Codice identificativo monumento: 5198
20/7/1857: Lorenzo Fortunati, un insegnante con la passione per l'archeologia, ottiene licena di scavo al III miglio della via Latina dal Ministero del Commercio, Belle Arti, Industria e Agricoltura.
19/3/1858: Papa Pio IX visita gli scavi al III miglio della via latina, dopo la scoperta della basilica paleocristiana di Santo Stefano.
1879: Acquisizione dell'area corrispondente all'attuale Parco della via latina da parte dello Stato Italiano. Primi restauri, tra i quali la struttura in alzato della Tomba dei Valeri.
1982: Lavori di consolidamento e di restauro della struttura e delle superfici delle tombe Barberini, Valeri e Pancrazi al III miglio della via latina.
Di fronte si trova il Sepolcro dei Pancrazi, della fine del I - inizi II secolo d.C., così chiamato per il riferimento all’iscrizione che cita il collegio funeratizio dei “Pancratii”.
La struttura esterna è stata realizzata per preservare gli ambienti inferiori. Il piano terra conserva un mosaico bianco e nero raffiguranti pesci.
La prima camera sepolcrale è decorata da affreschi lungo le volte e nelle lunette degli archetti del basamento, rappresentanti paesaggi naturali, scene figurate, teste allegoriche e figure femminili.
La seconda camera sepolcrale conserva, sulla volta e sulle pareti, una complessa e ricchissima decorazione ad affresco policromo e stucco, rappresentante scene mitologiche ed epiche, personaggi divini ed eroici
Nel medaglione circolare al centro della volta spicca la rappresentazione di “Giove e dell'Aquila”.
Di fronte all'ingresso “Il giudizio di Parie”. Dall'altro lato “Priamo che richiede ad Achille il corpo di Ettore”.
A sinistra “Ercole e Bacco si sfidano musicalmente” con a destra “Satiro che suona un flauto” e a sinistra “Bacco Minerva e Diana”.
A destra “Nozze di Alcesti e Peleo” con a destra “Admeto sul Carro tirato dal leone e dal Cinghiale” e a sinistra “Apollo e Diana”.
All’interno della camera vennero rinvenuti 8 sarcofagi. Il sarcofago ancora in sito al centro della sala venne posto prima della costruzione del sepolcro. Essendo troppo grande per poter passare attraverso i varchi della camera, impedì agli ingegneri pontifici di spostarlo con gli altri ai Musei Vaticani. Riporta la scritta Pancratii, che ha dato il nome al sepolcro.
Il pavimento della camera sepolcrale è in mosaico bianco e nero; lo stesso pavimento fu posto in opera con il sarcofago "inamovibile" come si deduce da alcuni difetti nella messa in opera.