Informazioni storiche

Informazioni storiche artistiche sul monumento

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Codice identificativo monumento: 5574

Cronologia

12/1888

Nelle Notizie di aprile, p. 233, fu dato un breve cenno degli scavi intrapresi in Ostia per cura dello Stato, e fu detto che nella zona compresa fra la piazza del Teatro ed il cosidetto tempio di Matidia, si erano riconosciuti due edificii, il primo di carattere termale, il secondo destinato probabilmente a quartiere o stazione dei vigili. Interrotte le escavazioni pel sopraggiungere della estate, il problema concernente la origine, la natura, la destinazione dell'uno e dell'altro gruppo di fabbriche non è stato risoluto definitivamente: lo sarà fra breve con l'imminente campagna di scavo.

Frattanto devesi dar conto dei trovamenti avvenuti nella primavera scorsa, i quali non sono privi d'importanza, e per la topografia, e per i monumenti di quell'antica città.

L'edificio ad uso di bagni, del quale sono state rimesse all'aperto poche stanze, può dirsi relativamente intatto, conservando non solo le decorazioni architettoniche, ma anche le fisurate. La grossezza dei muri e delle volte, l'ampiezza e la nobiltà delle sale, lo dimostrano di carattere pubblico: le prossime scavazioni diranno se dobbiamo o no riconoscere in esso le ben note terme di Antonino iPio. Ecco la pianta dimostrativa della parte sinora sterrata.

Il frigidario B, lungo m. 14,09 largo m. 10,00, è terminato alle due estremità da piscine nobilmente decorate. La piscina orientale A era ed è divisa dal frigidario, per mezzo di un arco serliano a due pilastri e due colonne. I pilastri sono di cortina incrostata di marmo: le colonne di granito dell'Elba con basi attiche, e ricchi e bellissimi capitelli di marmo greco. Si discende in fondo alla vasca per mezzo di quattro gradini, anch'essi rivestiti di marmo. Le pareti sono decorate da nicchie, alternatamente rotonde e rettangole; a pie’ delle nicchie, oltre a numerosi frammenti architettonici, furono rinvenute le seguenti sculture figurate:

a) busto marm. grande al vero, di arte squisita e di conservazione perfetta. Rappresenta un personaggio barbato, con qualche rassomiglianza a Lucio Vero. Ha la spalla destra nuda, e la sinistra è coperta da clamide, assicurata per mezzo di fermaglio rotondo; b) busto virile intatto, con l’attaccatura delle braccia: porta barba e capelli corti, e guarda verso sinistra con vivacità di movenza e di espressione. Le pupille sono incise; c) busto di personaggio barbato, del tempo degli Antonini, con clamide gettata attraverso le spalle; d) testa-ritratto di donna, con acconciatura simile a quella di Plotina; e) testa-ritratto di donna, con capigliatura ricciuta e stefane (forse insegna sacerdotale) riccamente ornata; f) statuetta acefala della Fortuna con i consueti attributi; g) statua muliebre acefala, alta m. 1,65. E vestita di tunica e di manto, che tutta l'’avvolge nella persona, nascondendo le braccia e le mani; h) grande e bellissima statua atletica, mancante della testa, di una mano e della estremità della gamba sinistra; f) mezza statuetta in terra cotta, rappresentante una ninfa di fontana, col seno carico di frutti e di fiori. Oggetto raro e notabile.

La grande sala centrale D, della superficie di metri quadrati 188, aveva le mura non incrostate ma dipinte, ed era coperta a volta, come provano i blocchi caduti in disordine sul pavimento. Questo è tutto di mosaico chiaroscuro, con tardi restauri di marmi policromi. Le figure si succedono nell'ordine seguente, girando da destra a sinistra: Tritone con pedo (?) nella sin., Gazella, leone, ariete marini, Delfino, Toro, drago, tigre, cervo marini, Delfino cavalcato da un piccolo genio, Quadriga di cavalli marini, Figura incerta natante, Altro delfino con genietto.

Nei disterri di questa sala e della precedente, sono stati ritrovati vari monumenti scritti: a) base marmorea di statua, alta m. 1,10X0,67X0,55. L'iscrizione danneggiata nelle ultime linee; b) dieci frammenti di lastra marmorea, grossa m. 0,05, adoperati qua e là nei restauri ai pavimenti musivi; c) fondo di coppa vitrea, con leggenda di buon augurio a lettere d’oro, di forma eccellente; d) base marmorea, alta 40 centimetri, rovesciata in fondo alla piscina occidentale C.

Sulla linea E F, la grandiosa fabbrica termale confina con una ampia strada parallela al cardine, lungo la quale si aprono porte di case private, adorne di pilastri, con le membrature intagliate in mattone. Sotto il selciato corre un tubo di piombo con la leggenda: NASENNIVS MVS gevs fec.

Il secondo edificio, incominciato a pena a sterrarsi nella passata stagione, presenta l'apparenza di una vastissima domus rettangola, isolata e fiancheggiata da strade nei quattro lati. Esso occupa lo spazio compreso fra le terme descritte di sopra ed il Teatro. Il lato occidentale è lungo oltre 50 metri: il lato nord è stato scoperto per soli 28 metri: gli altri due sono stati appena tracciati in superficie del terreno.

La domus, costruita sulla fine del primo o sul principio del secondo secolo dell'impero, aveva tutto il giro del piano terreno occupato -da taberne. Ora tutti questi vani di porte, larghi m. 2,60, appariscono chiusi e murati con ottima muratura laterizia dei tempi Severiani. In alcune di queste pareti di chiusura sono state praticate feritoie, all'altezza di 3 metri dal piano stradale. Questa singolare condizione di cose, unita alla memoria che serbo di identico ritrovamento fatto in Porto dal principe Torlonia molti anni or sono, mi indusse a sospettare che l'edificio, in origine appartenente a privati, fosse espropriato o tolto in affitto dalla prefettura urbana, per alloggiarvi il distaccamento dei vigili, di servizio in Ostia ed in Porto.

Questa congettura è stata prima avvalorata, poi confermata, dalla scoperta di due documenti epigrafici. Il primo è inciso su d'un piedistallo marmoreo di statua, appoggiato alla parete di una stanza del lato nord. Il piedistallo, alto m. 1,55 X 0,58 X 0,56, conserva nel piano superiore i perni impiombati che tenevano ferma la statua imperiale. La pregevolissima iscrizione dedicatoria dice:

M OPELLIO | ANTONINO | DIADVMENIANO | NOBILISSIMO CAES | PRINCIPI IVVENTVTIS | IMP CAES M OPELLI SEVERI | MACRINI PII FELICIS AVG | TRIB POTEST COS DESIGN | II PP PROCOS FILIO | VAERIO TITANIANO | PRAEF VIG E M V | CVRANTE | FLAVIO LVPO SVB PRAEF

In altro vano dell’ edificio è stato raccolto un frammento di grossa latra marorea nel quale sono menzionati una coorte, due centurioni ed un tribuno dei vigili, non può considerarsi come fortuita, dopo quella del piedistallo di Macrino. Nè fortuita è la presenza di ambedue entro un edificio spazioso, disposto in modo da servire alla residenza di molti individui, ed appositamente chiuso e murato da tutti i lati. Un distaccamento adunque dei vigili urbani doveva alloggiare in questo luogo, come ne alloggiava un altro presso l'odierno Episcopio di Porto (cf. Lanciani, An. d. Ist. 1868, p. 185 sg.). Il proseguimento degli scavi ora appena iniziati, sarà certamente ferace di nuovi ed importantissimi ritrovamenti.

I muri finora scoperti sono quasi tutti privi d'intonaco: soltanto in una parete, ove questo è conservato, si è letto il graffito SAEC

Sotto il selciato della strada, che limita a ponente il lato della stazio vigelum, corre una condottura di piombo, con la leggenda ripetuta sei volte: IMP CAES ANTONI AVG SVB CVRA RATIONA | E PRIVATI AVG LIB PROCVR EX OFIC HERMETIS SERVI

Per i varii movimenti di terra, eseguiti dentro ed attorno gli edifici sopradescritti, sono stati ricuperati varî oggetti di uso domestico in terracotta, in metallo, in vetro, in osso: parecchie monete di mediocre conservazione: ed i seguenti frammenti epigrafici in lastre di marmo. I copiosissimi bolli di mattone portano date consolari, riferibili agli anni 123, 125, 126, 127, 129, 130 e 134.

Rodolfo Lanciani.

Fonte: Notizie degli scavi di antichità

1/1889

La stagione di scavi ha avuto principio col giorno 3 gennaio, ed ha per iscopo il compimento dei lavori intrapresi nella primavera scorsa, ossia il congiungimento degli scavi 1881-1886 con quelli del 1888, e la scoperta completa della stazione de’ Vigili.

Il primo scopo è già stato raggiunto e conseguito nel modo che segue. Esaminando la pianta annessa alla mia relazione edita nelle Mozzzze del 1881, tav. I si si vede, che la grande piazza del Teatro era limitata verso oriente da un muraglione continuo, ornato di portico a colonne laterizie, sotto il quale furono allogati gli uffici delle principali corporazioni ostiensi d'arti e mestieri (sacomarii, pellioni, navicularii, lignarii etc.). Ho seguitato quel muraglione per la lunghezza ulteriore di m. 51,32 (complessiva di m. 81,32), fino alla prima soluzione di continuità, ed ho così scoperto una strada spaziosa e diritta, la quale congiungeva, evidentemente, il quartiere del teatro con quello della porta Romana. La topografia generale della regione è indicata nel seguente bozzetto dimostrativo.

Il tratto di strada, che ora riunisce la caserma dei Vigili alla piazza, è largo m. 7,40 e lungo m. 27,87, sino al canto della prossima via. Le fabbriche che lo fiancheggiano hanno il carattere di edifici pubblici; ma non è possibile di esplorarle in questa stagione. |

La stazione dei Vigili sembra costituire un rettangolo, lungo m. 69,45, largo m. 39,36, della superficie di m. q. 2733,55, isolato da ogni parte da strade la cui larghezza varia da m. 7,40 a m. 3,80. Il lato settentrionale, parallelo al Tevere, è scoperto per la lunghezza di m. 22,77: il lato di occidente, parallelo alla piazza ed all'asse del teatro, per la lunghezza totale di m. 39,36: il lato di mezzogiorno, perpendicolare al teatro, per la lunghezza di m. 18,17. Il carattere delle tre fronti è caratteristico, e dichiara assai bene la natura e la destinazione dell’edificio. Si tratta certamente di una domus signorile, con botteghe, ed ingressi sulle quattro strade, tolta in affitto 0 comperata dal fisco, e trasformata in caserma. La trasformazione ha avuto effetto mediante la chiusura di tutti i vani di porte o botteghe, eon muro a cortina traforato da feritoie. I muri di chiusura hanno impronte figuline dei tempi di Severo e Caracalla: mentre il resto della fabbrica sembra appartenere ai tempi di Adriano.

Moderando la naturale impazienza che ne spingerebbe a penetrare ad ogni costo nel recinto della stazio, ed a investigare i misteri della vita di caserma di quel distaccamento di poliziotti, è stata presa la determinazione di scoprire innanzi tutto l'ingresso principale, che suppongo decorato con eleganza di intagli in mattone, conforme recava la moda architettonica ostiense del secolo terzo incipiente. La ricerca di questo ingresso porta di conseguenza lo isolamento della caserma dai quattro lati.

I soli monumenti scritti raccolti in questi primi giorni nel disterro delle strade, sono: Una lastrina di palombino di m. 0,10 X 0,11, con iscrizione che si direbbe volgare contraffazione moderna, tanto male è incisa o meglio graffita, con lettere che nulla hanno di comune col tipo classico.

D M MARCO AVRELIO PAR THENOPEO NONCOTFATA SET PALAME D E S

Nella linea seconda, quella S incisa per errore del quadratario, è stata trasformata in « edera distinguente ». Sembra voglia indicare più o meno palesemente, come il defunto fosse perito di morte violenta, per mano di Palamede. Tale è il senso più probabile della formula: non cot (quod) fata (voluerunt) set (quod voluit) Palamedes.

Rodolfo Lanciani.

Fonte: Notizie degli scavi di antichità

3/1909

Stampe antiche

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