Informazioni storiche

Informazioni storiche artistiche sul monumento

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Codice identificativo monumento: 5583

Cronologia

4/1881

Dietro la scena del teatro ostiense, verso il nord e verso il ramo maestro del Tevere, si stende una. piazza, larga met. 78,70, lunga altrettanto. Sembra che fosse circondata da portici in tutti quattro i lati. Il lato aderente alla scena, che è quello di mezzogiorno, conta quattro piloni di muro, e quattordici colonne di marmo (bianco, bigio, cipollino), alte met. 3,65, larghe all'imoscapo met. 0,47.

Negli altri lati le colonne sono di mattoni, intonacati di stucco dipinto e scanalato, larghe met. 0,77. Se ne veggono qua e là alcuni tronchi, che sopravanzano pochi palmi da terra. Le colonne di marmo riposano sopra cuscini di tufa, conservati tutti al luogo loro, dimodoché se ne può trarre la misura precisa dell'intercolunnio, che è di met. 2,81.

Quasi tutti i fusti sono stati ritrovati; alcuni integri, altri rotti in più tronchi: e si vanno ora rialzando sulle basi rispettive. Il pavimento del portico è di battuto « alla veneziana » nel lato di mezzogiorno ; di musaico a chiaro scuro negli altri lati. Alle estremità del colonnato meridionale corrispondono due camere, di uguale disegno, lunghe met. 4,45 larghe met. 3,48, con un altare di fabbrica nella parete di fondo, e sedili sui fianchi, rivestiti di marmo. Nella camera dalla parte di ponente è stata ritrovata un'ara marmorea, che io stimo essere il monumento più bello ed il piii erudito venuto in luce negli scavi ostiensi dal 1870 in poi.

L'ara è scolpita da artefice espertissimo, in marmo bianco di Carrara. È alta met. 0,945 fino all'orlo della cornice, met. 1,095, compresi i pulvini: ed è larga in tutti i sensi met. 0,90. La cornice inferiore, che riposa sullo zoccolo alto met. 0,07, è intagliata di fusarola e di gola diritta, coi listelli rispettivi ; la cornice di sopra è intagliata di doppia gola e dentello.

Sugli spigoli, in alto, si veggono teste di ariete, dalle corna delle quali pendono vezzi di perle e festoni di frutta e di fiori, addoppiati di nastri; in basso, si veggono le tracce di quattro sfingi, o altro qualsiasi animale fantastico. I pulvini sono intagliati a foglie d'alloro, con rosoni nelle testate. Nel piano fra i due pulvini, si veggono le impernature di un simulacro. « L'argomento dei rilievi, svolto sulle quattro faccie del piedistallo, è allusivo al mito delle origini di Roma.

Nella prima scena, che costituisce la fronte dell'ara, e che perciò contiene le iscrizioni più importanti, si veggono le figure di Marte e di Venere, stipite della gente Giulia, ignudo l'uno, succinta l'altra. Marte distinguesi dall'elmo cristato, e da una leggera clamide, gittata sulla spalla e sul braccio sinistro : Venere ha la metà inferiore del corpo bellissimo velato dalla tunica: un balteo le attraversa' il busto, e armille le adomano le braccia. Tra i due amanti, in alto, un erote alato che sembra tentare di ravvicinarli: in basso, un'oca. A sinistra di Venere è espressa la figura di un giovinetto ignudo, con un oggetto di forma triangolare nella mano destra, che non saprei definire.

La scena, nel lato che segue girando a destra, rappresenta la biga del nume battagliero, affidata alla custodia di quattro genietti alati , espressi in movenze diverse e gentilissime. Uno, quasi peritoso di salire sul carro, con il piede sinistro a terra, e l'altro posato sul montatoio, si attenta a sferzare i cavalli: i quali, impazienti del freno e della sferza, son trattenuti a stento da una coppia di amorini, uno in terra, l'altro librato sulle ali. La quarta figurina sta accovacciata dappresso, o sotto il cavallo a mancina. Sul plinto è incisa la data del 1 ottobre 124.

La scena del terzo lato, a sinistra della fronte, forma in certa guisa la continuazione di quella testé descritta. Una coppia di eroti regge la corazza del nume : un'altra il suo scudo, ornato della testa gorgonica: un quinto genietto maneggia la lancia poderosa: un sesto le vvc;uòsg o ocree. L'elmo non apparisce in cotesta panoplia, perchè il nume se l'è lasciato sul capo. Sul listello della cornice è scritto: VOTVM SILVANO, dedicazione che ben si collega con quella del genio del collegio de' sacomarì.

...

Ho parlato, nella prima relazione, dei piedistalli marmorei scritti, coi quali sono state rinforzate e addoppiate le pareti dell'ambulacro che mette nell'orchestra. Sarebbe cosa utile per la topografia e per la istoria di Ostia, il determinare donde (juei piedistalli sieno stati sottratti, da colui che indegnanu'nte ristaurò il teatro sulla line del secolo quinto. Io aveva pensato, sul principio, che provenissero dal Foro maggiore, il quale dista dal teatro di 300 metri: ma forse non lianno percorso così grande distanza. Infatti è d'uopo considerare, che delle sette basi lette tino ad oggi, cinque furono dedicate da collegi e da corporazioni ai loro benefattori: due sole da amici e parenti a parenti od amici.

La base (e s'intende altresì la statua) di Q. Calpurnio Modesto, fu posta dal corpus mercalorum frumentariorum : quello di Q. Acilio Fusco e di Q. Petronio Meliore dal corpus me{ì\)sorum frumentariorum [adiulorum H acceptorum ostiensium): quelle di C. Giulio Tiranno e di M. Licinio Privato, dall'insigne collegium fabrurn tignuariorum. Da ciò ne consegue, che il gruppo dei monumenti deve appartenere alle scliolae delle corporazioni rispettive, piuttosto che al Foro della colonia; poiché questo, popolato com'era di statue, anche equestri di imperatori, di uomini illustri, di patroni e benefattori dell'intera città, mal si sarebbe prestato ad ospitare statue e piedistalli di modesti cavalieri, benemeriti di questo o quel collegio di cittadini, la cui fama non oltrepassava la cerchia delle patrie mura.

Del resto, le corporazioni religiose e d'arte e mestieri nel porto di Roma erano così numerose, che se ciascuna di esse avesse eretta una sola statua nel Foro ostiense, la popolazione dei vivi non avrebbe potuto più muoversi fra quella popolazione di marmo. Le fabbriche che circondano il Foro annesso al teatro, non solo non hanno l'aspetto e la disposizione di case private -, ma sono fabbriche positivamente erette in suolo pubblico, sottoposto cioè alla giurisdizione dei decurioni, e si prestano benissimo a servir di sc/ioio . di luogo di riimione, di uffici ai vari collegi.

La sala nella quale fu ritrovata l'ara del natale di Roma, ornata di ricco pavimento marmoreo, certamente di spettanza del collegio dei Sacomarii, ha attorno le pareti quel sedile di muro, che sembra essere la caratteristica di una schoU'. Alla estremità opposta del colonnato v'è una sala di identica fattura (tav. cit. lìg. 17), che possiamo credere avere avuto identica destinazione.

Fonte: 1881. Notizie degli scavi di antichità.

12/1906

Eseguendosi una pulizia generale ed accurata dei monumenti di Ostia, sono stati rimessi allo scoperto e restaurati i mosaici delle Scholae nel così detto « Foro » dietro al Teatro, ritrovati nel 1882 e poscia ricoperti dalla terra, e quello del Mitreo del palazzo Imperiale, che più non si vedeva dal tempo degli scavi del Visconti. In questa occasione si sono fatti i seguenti ritrovamenti:

In fondo al Mitreo del così detto palazzo Imperiale (vedi la pianta in Casi Texles et monuments, II, pag. 240) il ripiano, cui si sale mercè i gradini, tot a sinistra dal muro di cinta m. 1,20. A m. 0,55 dal muro sinistro di cinta e a m. 0,50 a 0,60 dalla scala, a m. 2,25 di distanza dal muro di fondo, s'alza per “ba una lunghezza di m. 2 un muro costruito con cocci, mattoni, selci, sassi e terra, con- mi: servato per un'altezza di m. 1,40. Tra questo muro e la scaletta si sono rinvenuti, coricati per terra: vi un'anfora (C.I.L. tav. II, n. 28) alta m. 0,47 e col diametro alla bocca di m. 0,11; un frammento di dolio, su cui è scritta la lettera N; altri grandi frammenti di cocci. Tra il muro suddetto e quello di fondo, in mezzo a frammenti di nessun conto: un collo di anfora con turacciolo a metà del collo, coperto superiormente di calce; ne 4 un'antefissa con una testa nel centro di una palmetta (m. 0,16 X 0,10); un fondo di vaso aretino con la scritta (C.I.L. XV, 92): LGELLI

Nell'istesso Mitreo, presso l'edicola accanto all'ingresso, si è notato un vuoto nel muro, chiuso inferiormente da rozzi pezzi di tufo. Dietro si vedevano delle anfore coricate. Aperto un cavo della stanza adiacente, il cui pavimento è m. 1,20 più alto del piano del Mitreo, a un metro sotto a quello, si sono rinvenuti: un'anfora (C.I.L. XV, tav. II, n. 20) col bollo SER sull’ansa (C.I.L. XV, 3180) (alta m. 0,65; diam. al ventre m. 0,56); un frammento d'anfora (forma c. s.) col bollo CHRYSANT; un'ansa di anfora con il bollo MON; un ventre ‘l’anfora con la lettera R alta m 0,15; un vasetto di terra rossa (alt. m. 0,45; diam. m. 0,12); molti frammenti di vasi aretini, di vasi di terra verniciata in rosso e di altri più grandi di impasto rozzo scuro; tre frammenti di rozzo mosaico bianco-nero; una laminetta di bronzo (m. 0,08 X 0,09 X 0,01); un chiodo di bronzo; una lucerna (C.I.L. XV, tav. III, n. 30) con la marca: FLORENT; un frammento del bollo di mattone C.I.L. XV, 368; tre frammenti di vasi di terracotta a vernice invetriata, su uno dei quali sono rappresentate foglie e ghiande; molte ossa di animali. Il buco nei muro e tutto questo materiale colà scaricato doveva servire a facilitare lo scolo dell'acqua. Nell’intercapedine dei magazzini, accanto al muro di massi squadrati di tufo, sono tornati in luce alcuni bolli di mattoni: C.I.L. XV, 658 a, 658 b, 2150 (2 es ), 2197 e: ENNI EVTYCH forse: Her]enni Eutyeh[etis] (cfr. C.I.L. XV, 2171) e EX OFICINA EGRILI EVTYCH. Il nome Egrilius ricorre di frequente nelle iscrizioni di Ostia.

Nelle due prime stanze, a destra per chi vien dal Tevere, nel così detto « Piccolo mercato » sono tornati in luce molti frammenti di bolli di mattoni (C.I.L. XV, 19 d, 25 c, 495 (16 es.), 525 c (2 es.). 693 (2 es.), 633 c, (2 es.), 1347, 1348 3); un mezzo follis di Costantino IV Pogonato, Eraclio e Tiberio (a. 668-669 d. C.; Sabatier, II, pag. 16, n. 18, tav. 36,7); un frammento di sarcofago (m. 0,14 X 0,15 X 0,07) della cui rappresentanza resta soltanto parte della figura di Diana, che si rivolge indietro mentre sale sul carro, ed un frammento di cornicione in terracotta (m. 0,18 X 0,12 x 0,08).

Dante Vaglieri

Fonte: Notizie degli scavi di antichità

10/1907

Essendosi ripulita in parte la fogna che passa innanzi alla scena del teatro, con pendenza da sud-ovest a nord-est, a venti metri dall'angolo sud di questa si riconobbe che in antico ne fu restaurata la volta con parallelepipedi di travertino appartenenti a qualche edificio e con un cippo marmoreo scorniciato (m. 1,19 X 0,35 X 0,934) adorno di patera a d. e di prefericolo (scalpellato) a sin. Nello specchio del cippo (m. 0,72 X 0,245) è incisa l'iscrizione: NVMINI DOMVS AVGYVSTI VICTOR ET HEDISTVS VERN DISP CVM TRAIANO ba AVG LIB A X M. Cioè: Numini domus Augusti Victor et Hedistus, vern(ae) disp(ensatores) cum / Traiano Aug(usti) lib(erto) a .... X mo .... (ovvero a Xm..... o). Non si intende quale indicazione sia contenuta nelle tre lettere dell'ultima linea, se di un ufficio ignoto, o di qualche altra cosa. Su uno dei pezzi di travertino si legge la lettera P alta m. 0,185.

Fra la terra che riempiva la fogna si sono rinvenuti, oltre a frammenti di minor conto, i bolli di mattoni C.I.L. XV, 171, 228, 1436; un medio bronzo di Valeriano padre, piccoli bronzi di Valente, Teodosio, e due altri postcostantiniani, irriconoscibili; un frammento del braccio destro di una statuina (m. 0,105); una piastrina di bronzo di rivestimento di un mobile (m. 0,055), ecc.

A m. 24 dal suddetto angolo sud della scena la fogna era tagliata da un muro che la ostruiva completamente. Nella strada che corre innanzi al teatro, proprio davanti alla porta, a m. 0,40 sotto il piano stradale, fu scoperto un tubo di piombo, del diam. di m. 0,085, che attraversa obliquamente la strada. A m. 1,55 sotto il piano stradale si incontra la volta della fogna, la quale corre da nord a sud, nella direzione della strada. È alta m. 1,05 e larga m. 0,60. La volta, alla cappuccina, è formata da grossi tegoloni (m. 0,60 x 0,60). A quasi cinque metri dall'ingresso del teatro, verso sud, la fogna si divide, un ramo scendendo verso sud-ovest e un altro verso est. Quest'ultimo è più largo e più alto: ha i muri in opera laterizia, vôlta arcuata con grossi tegoloni al di sotto e pavimento rivestito ugualmente da grossi tegoloni. Ad ambedue i gomiti la fogna è munita di archi regolari a tutto sesto, dove pure si trovano adoperati frammenti marmorei.

Dante Vaglieri.

Fonte: Notizie degli scavi di antichità

8/1908

Stampe antiche

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