Codice identificativo monumento: 5715
Il commissario delle Antichitą Carlo Fea inizia uno processo contro la famiglia Giorgi, la quale nel 1811-12 aveva scoperto le rovine di Veio: il commissario sostiene con successo che gli scavi hanno esorbitato dalle condizioni stabilite nella licenza, in quanto effettuati su terreno appartenente alla Camera apostolica (le Vignacce) e che, quindi, i reperti dovevano essere confiscati (le sculture ora trovano nei Musei Vaticani).
Durante gli scavi di Giulio Quirino Giglioli nell Santuario di Portonaccio presso Veio viene scoperta una scultura quasi integra in terracotta che verrą poi chiamata l'Apollo di Veio. L'opera viene portata e conservata nel Museo nazionale etrusco di Villa Giulia.
Durante gli scavi nella necropoli di Vej, vengono alla luce un mirabile gruppo di statue, che erano in un santuario appena fuori la cittą, grandi al vero, una delle quali quasi intatta.
Portate al Museo di Villa Giulia (che gią aveva accolto suppellettili preziosissime delle numerose tombe esplorate, frammenti delle decorazioni dei templi e innumerevoli oggetti votivi), solo dopo l'armistizio fu possibile farle restaurare, e riconoscere con qualche fondamento l'ordine e il significato. Per felice induzione e saggio confronto con altre opere dell'antichitą, il Giglioli ha potuto riconoscere in quei frammenti il mito ellenico di Ercole che lotta con Apollo.