Codice identificativo monumento: 572
Un incendio distrgge una parte della città, e l'imperatore Commodo pretende di rifondarla con il nome "Colonia Commodiana". Danni al Tempio di vesta ed all'ala occidentale della Casa delle Vestali, al Foro della Pace, al Portico di Ottavia ed ai palazzi imperiali.
Durante degli scavi nel Campo Vaccino, sono rinvenute le rovine del Tempio di Vesta.
Narra Fra Giocondo: reperta sunt in ruinis templi Vestae, quod erat ante templum S. Cosmae et Damiani sola via mediante in quodam harundineto, dodici piedistalli di statue erette ad onore di alcune vergini vestali massime.
Campagna di scavi e spoliazione al Campo Vaccino.
Nello spazio di dieci anni appena si distrussero: la gradinata del tempio di di Antonino e Faustina, quella del tempio dei Castori, tutto l’altissimo basamento marmoreo del tempio di Cesare, coi fasti che rimanevano ancora nel proprio loro luogo; si sfondò la volta della cloaca massima; si disfece l'arco fabiano ed il tempio di Vesta; si ridussero ad altri usi le colonne, i fregi, i cornicioni, le soglie, gli altari dei varî tempî, e si fece calce di quanto per la viltà della materia o pel volume non meritava d'essere trasferito altrove.
Rodolfo Lanciani.
Gli scavi nel foro romano portono alla scoperta dei resti del Tempio di Vesta.
Per ordine di S. E. il Ministero della pubblica Istruzione sono stati intrapresi nel Foro romano i lavori necessarî per la conservazione ed il ristauro dei grandiosi resti monumentali e pel riordinamento dei materiali decorativi, che in tutta l'area del Foro si trovano da lungo tempo accumulati. Si è ricostruita l' edicola di Vesta coi frammenti architettonici, che furono scoperti nel 1882; e sono stati ricollocati sul proprio basamento i pezzi di una delle colonne onorarie, erette nel secolo quarto presso la Sacra via, di fronte alla basilica Giulia.
Si è pure posto mano a raccogliere insieme i marmi, che appartengono al celeberrimo tempio rotondo, ove ardeva il fuoco sacro, per studiarne la ricomposizione nel miglior modo possibile. Ed a tale scopo, essendo stato liberato dalla terra il basamento del tempio, che si era creduto intieramente fabbricato di solida costruzione, è stata scoperta sotto il piano della cella una piccola camera quadrilatera, di buon laterizio, che si potrebbe supporre quel locus intimus in aede Vestae, ove sì custodivano il Palladio e le reliquie più sacre dell'impero, alle quali si dicevano legati i fatali destini di Roma.
Un'altra importante scoperta è stata fatta dinanzi al tempio del divo Giulio, edificato nel luogo stesso ove fu bruciato il cadavere dell'ucciso dittatore. Rimossa la terra che era addossata all'emiciclo, di cui appariva soltanto la parte superiore nel basamento della fronte del tempio, si è riconosciuto che nella prima costruzione dell'edificio quella forma semicircolare era stata imposta dal rispetto che si volle avere ad una specie di base rotonda, la quale era stata costruita sulle lastre di travertino, che formano l'antico pavimento del Foro.
Di questo basamento, che in origine fu rivestito di lastre marmoree, è stato scoperto il nucleo costruito in massiccio: e con tutta probabilità deve in esso riconoscersi l'ara che eretta dalla plebe nel sito ove arse il rogo di Cesare, e poco dopo distrutta da Dolahella, dovette poi essere riedificata e religiosamente mantenuta al proprio luogo, quando Augusto innalzò il tempio sacro al culto del suo padre adottivo.
In seguito poi agli sterri praticati nell'area a nord dei Rostri, si è riconosciuto che questo insigne monumento fu da quel lato ingrandito con una costruzione laterizia certamente non anteriore al secolo quinto, nella quale furono infissi muovi rostri a somiglianza di quelli che ornavano la più antica tribuna ivi trasportata da Giulio Cesare. E poichè a questo prolungamento dei vecchi Rostri assai bene si adatta, come ha già dimostrato il ch. prof. Hilsen (Bull. d. Istit. 1895, p. 62), l'epistilio marmoreo che porta scritto il nome di Ulpio Giunio Valentino prefetto della città nell'anno 472, così se ne deduce, che tale memoria deve mettersi in relazione con le barbariche incursioni dei Vandali, e che perciò ì rostri aggiunti a quelli delle navi Anziati ci rappresentano una vittoria navale ottenuta dai Romani sulle orde Vandaliche, le quali infestavano audacemente tutte le coste del Mediterraneo.
Finalmente togliendo la terra, che copriva ancora un tratto del lastricato del Foro dinanzi all'arco di Settimio Severo, si è ritrovato in gran parte l'antico pavimento in lastroni di travertino.
In un sito però più prossimo al Comizio il lastricato è di marmo nero; e l'area coperta da queste pietre nere, la quale misura dodici piedi romani di lato si vede essere stata in origine recinta con lastre marmoree, le quali furono anche rinnovate in tarda età.
Era questo dunque un locus religiosus, che doveva essere lasciato scoperto, e dove non doveva camminarsi nè costruirsi alcun edificio, siccome erano quelli che erano stati toccati dal fulmine. Taluni però opinano che vi sì possa riconoscere il niger lapis, che era nel Comizio, e di cui Festo ricorda la leggendaria tradizione che fosse stato destinato per la sepoltura di Romolo.
Giuseppe Gatti.
Procedendo i lavori di esplorazione nel Foro Romano, è ritornato all'aperto il muro sud della Regia, costruito a massi squadrati di tufo e scavato due volte nell'ultimo ventennio. Alla distanza media di m. 4 dal detto muro è stata scoperta la recinzione del locus Vestae, a tre corsi di tufo, perfettamente squadrati, alti m. 0,55, grossi m. 0,51, e lunghi da m. 1,06 a m. 1,57. Ivi presso restano gli avanzi di un muricciolo formato da piccoli blocchi di tufo, che serviva probabilmente di sponda ad un canale di scolo per le acque.
Fra il muro della Regia e quello del sacrato di Vesta è stato rimesso in luce un antichissimo pozzo, del diametro interno di m. 0,71. È rivestito di anelli di tufo a cinque segmenti, alti m. 0,72, le cui commettiture verticali stanno in prolungamento l'una sull'altra; vi sono incavate, in due lati, quattordici pedarole per la discesa. Il rivestimento di tufo finisce a m. 4,65 di profondità, ove sì trova un grosso strato di ghiaia, dalla quale scaturisce una copiosa sorgente.
Il pozzo era ripieno di terriccio mescolato a carbone; e, vuotato intieramente, vi si trovarono molti frammenti fittili, ossa-bovine, ovine e suine, e scheletri di mustela. Nello spazio compreso fra la prima e la quinta pedarola, oltre a frammenti di vasi di tecnica diversa, si rinvennero alcuni pesi di terracotta, a forma tronca leggermente piramidata, ed una sottilissima patera verniciata nera.
Fra la quinta e la settima pedarola si trovarono alcune lucerne fittili d'età repubblicana: ed alla ottava pedarola, un'arula di rozza argilla raffigurante Tetide seduta su di un delfino; una piccola spatola di bronzo; qualche pezzo di stilo in osso; una testina in terracotta e tre monete di bronzo repubblicane.
Fra la nona e la decima pedarola fu raccolto un pezzo di antefissa con la figura di una Venere nuda, egregiamente modellata in altorilievo, e con panneggio colorito di rosso. Ivi pure si trovarono frammenti architettonici fittili, policromati, ed un pezzo del margine del puteale e rottami di tufo.
Fra la decima e la duodecima pedarola si rinvennero due tazze etrusco-campane; e più in fondo, un vaso ansato coperto di vernice nera, con palmette dipinte in bianco, e qualche frammento di bucchero. Misti al terriccio si trovarono anche frammenti di grandi vasi grezzi in terracotta, di dolî o di anfore vinarie, di tegole, e di intonachi dipinti; piccoli boli di color celeste e rossi; astragali, e qualche osso segato di traverso e cominciato a tornire.
Addossato al lato ovest della Regia si è riconosciuto un vano, di forma trapezoidale, formato dal prolungamento del lato sud e dall'avanzo di un muro in opera reticolata di tufo. Vi rimangono tracce del pavimento in musaico bianco: e quando il luogo fu trasformato e destinato ad altro uso nel medio evo, vi fu murato un pezzo di architrave marmoreo con cornice, nel quale è incisa l'iscrizione: kalatORES PONTIFICVM ET FLAMINVM
Un cippo marmoreo fu trovato in questo medesimo luogo nell'anno 1788, su due lati del quale sono scritti i nomi dei Lalatores pontificum et flaminum, che pare avessero in tal luogo la loro residenza (cfr. C.I.L. VI, 2184).
Giuseppe Gatti.
Parziale Ricostruzione del Saerario di Vesta.
1926
Progetti di restauro del Tempio di Vesta
1904
Rcisotruzione del Tempio di Vesta
Das Forum romanum
1904
Pianta del Tempio di Vesta
Das Forum romanum
1904
Spaccato ricostruttivo della Casa delle Vestali
Das Forum romanum
1904
Pianta della Casa delle Vestali
Das Forum romanum
1903
Rudero del Sacrario di Vesta
Rovine e scavi di Roma antica
1903
Pianta degli scavi del Sacrario di Giuturna
Rovine e scavi di Roma antica
1900
Pianta del rudere del Tempio di Vesta
1900
Sezione del rudere del Tempio di Vesta
1900
Ricomposizione del Sacrario di Vesta
1893
Foro romano
Corpus Inscriptionum Latinarum
1888
Pianta della Casa delle Vestali
L'antica Roma
1883
John Henry Parker
Plan of Forum Romanum and Via Sacra
The Archeology of Rome
1883
Scavo del Tempio di Vesta
1883
Rappresentazioni del Tempio di Vesta
1883
Particolari architettonici del Tempietto di Vesta
1882
Pianta degli scavi nel Foro del 1882