Codice identificativo monumento: 5817
Avvio dei lavori per realizzare l'undicesimo acquedotto di Roma, finalizzato all'approvvigionamento idrico delle nuove terme in costruzione a nord del Pantheon. Il percorso di circa 22 km č in buona parte su arcuazioni in laterizio, con una portata giornaliera pari a 21.632 m3 (250 litri al secondo). Le fonti utilizzate si trovano presso le falde acquifere in localitā (chiamata oggi) Pantano Borghese.
Papa Adriano I, secondo un piano di interventi finalizzato a garantire il funzionamento delle diaconie e dei principali edifici di culto, avvia il restauro dei principali acquedotti: La "forma Claudia" che alimenta il complesso lateranense, attraversa il Celio fino alla diaconia di Santa Maria in Domnica, per poi raggiungevano il Palatino; L'acquedotto Giovio, diramazione dell'Acqua Marcia, che scorre fino alla diaconia di Santa Maria in Cosmedin; la "forma Sabbatina", che aziona i mulini del Gianicolo e alimentava la fontana nell'atrio della basilica di San Pietro e i bagni adiacenti (ricostrundo un centinaio di arcate a parecchi chilometri di distanza dalla cittā e restaurando le condutture in piombo); l'acquedotto dell'Acqua Vergine, che partiva da Porta Salaria e proseguiva fino al Pantheon, alimetando le diaconie di Sant'Eustachio e di Santa Maria in Aquiro.
Raffaele Fabretti pubblica De Aquis et Aquaeductibus Veteris Romae, primo studio sistematico sugli acquedotti romani. L'archeologo č il primo a identificare (per esclusione) l'appartenenza ad un unico acquedotto delle arcate che riemergono attraverso le vallate presso la via Labicana, associandole all'acqua Alessandrina.