Codice identificativo monumento: 587
Nei cavi per la fondazione del portico del monumento nazionale a Vittorio Emanuele, in un punto quasi equidistante dallo spigolo nord ovest della chiesa in Aracoeli e dall'abside della chiesa della beata Rita, sono tornate in luce eleganti costruzioni dell'età augustea. Comprendono:
1° Una sala lunga m. 8,00 larga m. 3,80, divisa in due sezioni dall'aggetto di una coppia di pilastri. Le pareti hanno zoccolo di bardiglio, e specchi dipinti a fogliami su fondo di cinabro vivacissimo. I due pilastri (che sostenevano piattabanda lunettata) hanno il nucleo di travertino, e rivestimento di lastre di bardiglio o bigio, finamente intagliate con intarsi di giallo antico. Il pavimento, conservato a perfezione, è composto di quadri di palombino, con fasce di giallo, racchiuse da doppio filetto di nero, e presenta un effetto sobrio e armonioso al più alto grado.
2° Altra sala più piccola, con avanzi di pittura policroma nelle pareti, e pavimento di battuto alla veneziana, con rombi di pietruzze bianche. È divisa dalla precedente da un corridoio, largo m. 1,00, spogliato d'ogni suo ornamento. Vi sono tracce d'altri ambienti, con pavimenti di esagoni di palombino; ma non è possibile comprenderne e descriverne la disposizione.
Queste camere, costruite in reticolato e laterizio del 1° secolo dell'impero, sostruiscono con la parete di fondo il terrapieno del monte, ed i loro pavimenti stanno quasi esattamente a metà di altezza, fra il livello di via della Pedacchia ed il livello dell'Aracoeli. È difficile il conciliare questa singolare scoperta, con le vecchie teorie sull'inaccessibilità dell'arce capitolina dal lato di tramontana: poichè in questo lato, invece di mostrarsi la rupe a picco, coronata da robusto muraglione, si presenta tagliata a scaglioni, ognuno dei quali contiene avanzi di fabbriche, che si direbbero di carattere privato, se non si trattasse dell'acropoli di Roma.
Ed aggiungo che questi scaglioni, con avanzi di fabbriche dei buoni tempi, scendono sino al piano antico della nona regione. Sul lato destro della chiesa della B. Rita, nelle cantine e nei magazzini terreni della bottega d'angolo, si veggono belli ed importanti avanzi di costruzioni laterizie, le quali passano sotto la scala dell'Aracoeli, e si mostrano nuovamente nel giardino municipale detto della Lupa. Le volte di questo sconosciuto edifizio, stanno allo stesso livello dei pavimenti dell'edifizio augusteo descritto di sopra.
Gli scrittori antichi, e Tacito fra gli altri, accennano a fabbriche costruite abusivamente contro la rupe capitolina, i tetti delle quali venivano ad uguagliare l’area del tempio di Giove ottimo massimo. Ma nel caso presente si tratta di fabbriche costruite, non addosso, ma sopra la rupe tagliata a gradini.
Nelle fondamenta di un muraccio de’ bassi tempi, demolito nel corso degli scavi, si è trovato un pezzo di latercolo militare, incrostato di calce tenace, che ne rende difficile o incerta la lettura.
Rodolfo Lanciani
Nei lavori pel muro stesso del monumento a V. E. presso la chiesa di s. Brigida, riapparvero costruzioni laterizie importanti per due ragioni. Primieramente perchè danno la « orientazione » delle fabbriche della regione IX, addossate alla rupe capitolina, orientazione che concorda con quella della strada scoperta nella primavera dell'anno 1871, sotto la casa che forma angolo tra la via Giulio Romano e la piazza dell'Aracoeli (n. 55 e 56). In secondo luogo perchè permettono di determinare la differenza di livello, fra il piano antico ed il piano moderno a m. 10. Il cono di ruderi appoggiato alla base del sasso capitolino, è formato per metà di materiali caduti dall'alto, per metà di materiali prodotti dalla rovina delle case sottostanti. Uno dei muri scoperti è orlato di blocchi, o cuscini di travertino, del volume di circa 0,80 m2 per ciascuno, e destinati a sostenere un colonnato.
Rodolfo Lanciani.
Praticando un cavo nel giardino della casa Jannetti in via delle Tre Pile n. 7, allo scopo di costruire un muro di consolidamento alla fondazione della casa, furono posti allo scoperto alcuni antichi resti di abitazione privata, con muri laterizi.
I muri si incontrarono alla profondità di circa m. 2 sotto il suolo moderno, ed a m. 4,30 si trovò il pavimento di una camera con marmi di vario colore, disposti a intarsio, con scomparti geometrici di esagoni di marmo bianco e rombi di giallo brecciato. Circa m. 0,30 al di sotto di questo pavimento, se ne trovò un altro, a mosaico bianco, piuttosto consunto.
L'unica parete visibile di questo antico ambiente venne scoperta sul lato destro dello scavo; e vi aderiva tuttora l'intonaco con bella pittura, a vivaci colori, ben conservata fino all'altezza di m. 2,30 dal piano del pavimento. La decorazione di questa parete presentava uno zoccolo a scomparti geometrici, di fascioni e specchi imitanti marmi di vario colore. Al di sopra, la parete era decorata a riquadratura di specchi, ‘ con sfondi dipinti, alternamente, a colore rosso e morellone, intramezzati da pilastri con sfondo dipinto a colore giallo, e questi decorati sugli angoli da eleganti colonnine binate.
In uno dei predetti specchi figurava un cervo, di accurato disegno e diligente lavoro di pittura.
All'estremità del cavo e sul confine della proprietà attigua dei signori Lugari, videsi che l'antico edificio era a contatto con alcuni resti delle mura ‘ serviane, recingenti da quel lato il Campidoglio, delle quali sonosi scoperti due ordini di pietra tufacea, il cui allineamento coincide coi noti resti già precedentemente rinvenuti, e che sono tuttora visibili sulla sinistra della indicata via pubblica e di fronte alla casa Jannetti.
Gli oggetti recuperati nello scavo sono: Varî pezzi di marmo bianco, porfido, serpentino, bigio morato ecc. Un frammento di fregio in terracotta, rappreseutante una figurina muliebre, acefala, inginocchiata, di buona modellatura, alta. m. 0,20. Una testina, pure muliebre, fittile, alta m. 0,08, con capelli ondeggianti, raccolti al di dietro e cinti da strofio. È ben modellata e conserva traccia di pittura color carne sul volto e color castagno nella capigliatura.
Faceva certamente parte di un altorilievo, come desumesi dalla frattura laterale del collo e dalla modellatura che è completa, e molto più fine nella parte che era visibile della testa, trascurata invece nella parte aderente al fondo del rilievo.
(Queste scoperte hanno stretta relazione con quelle avvenute nella località medesima nel 1873
D. Marchetti.
Avvio delle demolizioni alla falde del Campidoglio per la realizzazione della Via del Mare e liberare il colle. Nell'Occasione vengono scavate l'insula dell'Ara coeli, la taberna di via delle tre Pile, l'insula magiore, la casa cristiana ed un Balneum, il portico repubblicano al Vico Jugario. La chiesa di Santa Rita viene smontata ed i pezzi sono depositati in un magazzino comunale in attesa della ricostruzione. Oltre ai resti dell'insula imperiale, ritornano alla luce due piccole memorie di San Biagio de Mercatello: il campaniletto romanico dell’XI secolo con due bifore e l'arcosolio affrescato con la quattrocentesca "Deposizione di Cristo tra la Madonna e S. Giovanni".
Avviati dei lavori di costruzione di un corridoio che collega Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo passando sotto Piazza del Campidoglio. Sono scoperti altri ambienti delle insule dell'Ara Coeli e i resti del Tempio di Veiove, preservato dalla distruzione per il progressivo accumulo delle fondamenta degli edifici che sorsero sul Campidoglio. Nelle vicinanze viene trovato anche un tesoretto formato da 77 monete d'argento delle prime serie romano repubblicane, e da esemplari celtici e magnogreci.
Il fabbricato Venne riscoperto durante i lavori del 1926 per l’isolamento del Campidoglio. Alcuni ambienti erano già noti nel '700.
Realizzato nel II secolo d.C., il prospetto esterno è in opera laterizia, non era intonacata e dava su un cortile (di cui si conservano due lati).
La parete di fondo databile al I secolo d.C., è realizzata in opera reticolata, poggia direttamente sulla roccia dell’Arce capitolina e riguarda una fase di regolarizzazione del colle.
Sopra l'ingresso delle tabernae sono le finestre arcuate del mezzanino con pavimento a mosaico bianco e nero.
Il secondo piano, dove si aprivano finestre quadrate, è costituito da sei stanze con volte a botte, appartenenti probabilmente a due unità abitative. Alcuni ambienti presentano sulla parete di fondo delle porte che conducono a piccole stanze scavate nella roccia, probabilmente di età medievale.
Il terzo piano è diviso in quattro parti; le prime tre sono di tre stanze con ingresso; la quarta è costituita da un unico ambiente a pianta trapezoidale. Tutti gli ambienti sono coperti da volte a botte.
Il quarto piano, di cui restano il muro addossato al colle, è in opera reticolata e laterizia, diviso come il piano inferiore.