Codice identificativo monumento: 590
Dopo la vittoria sui Sabini con la conquista di Cures, l'antica strada del saleviene migliorata e parzialmente ricostruita lungo tutto il suo percorso, lastricando la superficie e costruendo nuovi ponti in pietra. Il console Manio Curio Dentato realizza nel Campo Marzio un tempio dedicato a Feronia, antica dea italica della fertilitā protettrice dei boschi e delle messi.
Il nipote del duoviro Aulo Postumio Albino, in occasione della Lex Plaetoria, realizza un altare in peperino di fronte al Tempio di Feronia al Campo Marzio.
Un incendio distrugge il tempio di Cibele sul Palatino. Probabile danni anche ai Templi nell'area sacra del Campo Marzio, dove il piano del calpestio venne sopraelevato di circa 1,40 con un pavimento unico di tufo.
Un incendio devasta il Campo Marzio. Danni al Portico di Ottavia, al Teatro di Pompeo ed alle Terme di Agrippa. Il Pantheon, il Tempio di Minerva Calcidica, il Diribitorium e la Basilica di Nettuno sono distrutti. A causa dei detriti, nell'area sacra viene realizzata una nuova pavimentazione in travertino, che accorcia le scalinate d'ingresso ai templi.
Firmata la convenzione tra l'Istituto romano beni Stabili ed il Governatore di Roma per la riqualificazione della zona dei Cesarini (attuale Largo Argentina). Avvio dei lavori di demolizione che si svolsero in tre tempi: · demolizione dei palazzi Acquari e Rossi che si affacciavano su via di Torre Argentina; demolizione di parte del palazzo Chiassi-Cesarini fino al limite della retrostante chiesa di S. Nicola ai Cesarini; demolizione del fronte prospettante su Corso Vittorio; demolizione dei fronti prospettanti sulle vie Florida e S. Nicola ai Cesarini.
Il Comitato di Storia ed Arte del Governatorato decise di procedere allo sterro generale nell'area in demolizione ai Cesarini, per una valutazione esatta dei resti "degni di essere conservati". Gli scavi sono diretti dall'archeologo Giuseppe Marchetti Longhi.
Terminano le demolizioni nell'area dei Cesarini. Appare chiaramente la presenza di quattro templi di epoca repubblicana. Presso il podio del cosidetto tempio D nel lato settentrionale viene riscoperti una testa, braccia e gambe di un colossale acrolito femminile, dedicato alla Fortuna Huiusce Diei.
A seguito di una supplica inviata dall'archeologo Giuseppe Marchetti Longhi, Mussolini dichiara la non edificabilitā nell'area di Largo Argentina, riconoscendo l'importanza storica dei ritrovamenti in corso.
Per realizzare la nuova area archeologica del Foro Argentina, il governatorato decide di rimborsare alla alla Societā Romana dei Beni Stabili, i soldi giā spesi per acquistare e demolire le case (venti milioni di lire).
Il Duce Mussolini innaugura l'area archeologica di Largo Argentina.
Il tempio poggia su un podio in tufo alto circa 3,8 metri, concluso in alto da una modanatura di semplice gusto arcaico.
La pianta č di tipo periptero (circondato da colonne) sine postico (senza colonne sul retro).
Le pareti della cella sono in mattoni. Non si conosce il numero delle colonne sulla fronte, mentre restano alcune basi del colonnato sui lati, che in fondo era chiuso da pareti continue.