Codice identificativo monumento: 591
Il comandante della flotta navale Lucio Emilio Regillo, durante la guerra romano-siriaca, vota un tempio ai Lares Permarini.
Un incendio distrugge il tempio di Cibele sul Palatino. Probabile danni anche ai Templi nell'area sacra del Campo Marzio, dove il piano del calpestio venne sopraelevato di circa 1,40 con un pavimento unico di tufo.
Un incendio devasta il Campo Marzio. Danni al Portico di Ottavia, al Teatro di Pompeo. Il Pantheon e la Basilica di Nettuno sono distrutti. A causa dei detriti, nell'area sacra viene realizzata una nuova pavimentazione in travertino, che accorcia le scalinate d'ingresso ai templi.
Firmata la convenzione tra l'Istituto romano beni Stabili ed il Governatore di Roma per la riqualificazione della zona dei Cesarini (attuale Largo Argentina). Avvio dei lavori di demolizione che si svolsero in tre tempi: · demolizione dei palazzi Acquari e Rossi che si affacciavano su via di Torre Argentina; demolizione di parte del palazzo Chiassi-Cesarini fino al limite della retrostante chiesa di S. Nicola ai Cesarini; demolizione del fronte prospettante su Corso Vittorio; demolizione dei fronti prospettanti sulle vie Florida e S. Nicola ai Cesarini.
Il Comitato di Storia ed Arte del Governatorato decise di procedere allo sterro generale nell'area in demolizione ai Cesarini, per una valutazione esatta dei resti "degni di essere conservati". Gli scavi sono diretti dall'archeologo Giuseppe Marchetti Longhi.
Terminano le demolizioni nell'area dei Cesarini. Appare chiaramente la presenza di quattro templi di epoca repubblicana. Presso il podio del cosidetto tempio D nel lato settentrionale viene riscoperti una testa, braccia e gambe di un colossale acrolito femminile, dedicato alla Fortuna Huiusce Diei.
A seguito di una supplica inviata dall'archeologo Giuseppe Marchetti Longhi, Mussolini dichiara la non edificabilità nell'area di Largo Argentina, riconoscendo l'importanza storica dei ritrovamenti in corso.
Per realizzare la nuova area archeologica del Foro Argentina, il governatorato decide di rimborsare alla alla Società Romana dei Beni Stabili, i soldi già spesi per acquistare e demolire le case (venti milioni di lire).
Il Duce Mussolini innaugura l'area archeologica di Largo Argentina.
Nella fase più antica, il podio del tempio era realizzato in opera cementizia e venne rifatto nel I secolo a.C. in travertino. La pianta è piuttosto arcaica, con una grande cella rettangolare preceduta da un pronao esastilo (a sei colonne), che è profondo quanto tre moduli intercolumni.