Codice identificativo monumento: 5988
226: Avvio dei lavori per realizzare l'undicesimo acquedotto di Roma, finalizzato all'approvvigionamento idrico delle nuove terme in costruzione a nord del Pantheon. Il percorso di circa 22 km è in buona parte su arcuazioni in laterizio, con una portata giornaliera pari a 21.632 m3 (250 litri al secondo). Le fonti utilizzate si trovano presso le falde acquifere in località (chiamata oggi) Pantano Borghese.
/3/537: Fallito il tentativo di prendere la città al primo assalto, le truppe di Vitige realizzano un accampamento in una zona dove le arcate degli Acquedotti Claudio e Marcio si inersecano ripetutamente. Per fiaccare gli assediati fa tagliare tutti gli antichi acquedotti che approvvigionavano d'acqua la città. I grandi impianti termali cessano definitivamente la loro funzione. Belisario, dal canto suo, fa murare gli sbocchi affinché non potessero essere utilizzati come passaggi per introdursi in città.
784: Papa Adriano I, secondo un piano di interventi finalizzato a garantire il funzionamento delle diaconie e dei principali edifici di culto, avvia il restauro dei principali acquedotti: La "forma Claudia" che alimenta il complesso lateranense, attraversa il Celio fino alla diaconia di Santa Maria in Domnica, per poi raggiungevano il Palatino; L'acquedotto Giovio, diramazione dell'Acqua Marcia, che scorre fino alla diaconia di Santa Maria in Cosmedin; la "forma Sabbatina", che aziona i mulini del Gianicolo e alimentava la fontana nell'atrio della basilica di San Pietro e i bagni adiacenti (ricostrundo un centinaio di arcate a parecchi chilometri di distanza dalla città e restaurando le condutture in piombo); l'acquedotto dell'Acqua Vergine, che partiva da Porta Salaria e proseguiva fino al Pantheon, alimetando le diaconie di Sant'Eustachio e di Santa Maria in Aquiro.
1680: Raffaele Fabretti pubblica De Aquis et Aquaeductibus Veteris Romae, primo studio sistematico sugli acquedotti romani. L'archeologo è il primo a identificare (per esclusione) l'appartenenza ad un unico acquedotto delle arcate che riemergono attraverso le vallate presso la via Labicana, associandole all'acqua Alessandrina.
1985: Vengono demolite le ultime Baracche del Borghetto Alessandrino, un insediamento spontaneo formatosi presso le arcate dell'Acquedotto Alessandrino presso il Fosso dell'Acqua Bullicante.
21/10/1995: Il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali include il Comprensorio Ad duas lauros tra le aree di interesse archeologico e lo sottopone a vincolo paesagistico. L'area è costituita da una larga fascia di territorio non edificato che si estende dal Parco di Centocelle, sulla Casilina, fino a Villa Gordiani, sulla Prenestina, includendo le vie di Torpignattara, Acqua Bullicante e Tor de Schiavi.
1997: Restauri all'arcate dell'Acquedotto Alessandrino presso il Parco Sangalli.
2001: A seguito del progetto Cento Piazze, inizia la riqualificazione del Parco Giordano Sangalli a tor Pignattara, con la costruzione di un grande piazzale (Largo Pettazzoni), la sistemazione definitiva dell'area verde e la realizzazione di nuovi sentieri e illuminazione.
Le arcate dell'acquedotto sono realizzate in opera laterizia. In questo tratto l'apertura degli archi è di 10,5 piedi (311 centimetri) mentre i piloni quadrati hanno lati di 8 per 8 piedi (237 centimetri).
Le arcate su via di Torpignattara risultano particolarmente danneggiate (forse per il taglio degli acquedotti effettuati durante le guerre gotiche). Sono evidenti i restauri effettuati sotto Adriano I, con rinforzi eseguiti sia in opera quadrata con grossi blocchi di tufo di reimpiego, sia in opera listata.