Codice identificativo monumento: 6007
In seguito all'assedio longobardo, Stefano III sposta le reliquie della martire Sinforosa dalla Basilica omonima sulla via Tiburtina alla chiesa di San'Angelo in Pescheria.
La chiesa di Santa Sinforosa a via Tiburtina è menzionata come appartenente al monastero di San Ciriaco di Roma.
La basilica di Santa Sinforosa viene ricordata da Marco Antonio Nicodemi tra le rovine del nono miglio della Tiburtina.
Su commissione della famiglia Grazioli, proprietaria del fondo, l'archeologo Enrico Stevenson avvia una campagna di scavi presso la Basilica paleocristiana di Santa Sinforosa sulla Via Tiburtina.
Nuovi scavi presso la basilica di Santa Sinforosa a via Tiburtina da parte scavi dell'Istitute of Fine Arts di New York e dell'Accademia Americana di Roma, condotti da R.W. Stappleford.
La Città metropolitana di Roma Capitale presenta le scoperte archeologiche avvenute durante i lavori di allargamento della via Tiburtina, da Albuccione alla struttura del Car di Guidonia. Lo scavo a riportato alla luce un lungo tratto di basolato romano della via Tiburtina e strutture collegate alla vicina Bailica paleocristiana di San Sinforosa.
L'area scavata dall'Archeologo inglese Stevenson, portò alla riscoperta di una basilica a tre navate con doppia fila di sei pilastri (40 x 20 metri della fine del IV-seconda metà del V secolo). La parte conservata è costituita da un'ampia abside di 6,20 metri di diametro, preceduta da un presbiterio rettangolare di 6,30 x 3,50 metri con volta a botte rinforzata da due costoloni in laterizi. Anche l’abside è rinforzata da una nervatura longitudinale che termina nell'incavo del columen della navata. La tecnica dell'opera laterizia con mattoni di colori diversi e abbastanza spessi. Ai lati del presbiterio si trovano due vani rettangolari con soffitto ad arco fortemente ribassato in laterizi. Della navata centrale è ancora conservato solamente un arco a tutto sesto poggiante su pilastri rettangolari. Durante lo scavo, dietro l'abside venne riscoperti i resti di muri in laterizio di un edificio più piccolo con pianta alquanto irregolare a forma di cella tricora (m 20 x 14 ca.). La seconda basilichetta a tricora, databile alla fine del III-metà del IV sec., venne costruita sul più antico sepolcro dei martiri San Sinforosa ed ai suoi sette figli.