Codice identificativo monumento: 633
A Castel Sant'Angelo si svolgono le Mostre Retrospettive dell'Esposizione Universale. Come spazio espositivo sono utilizzate le Casermette e un padiglione costruito nello slargo libero accanto al Palazzaccio. Sul bastione ovest viene allestito un Padiglione per i Congressi. Tra l'esposizioni, la ricostruzione di una farmacia del XVII secolo e di un laboratorio alchemico con una sezione dedicata alla storia della medicina, che alla fine della fiera saranno il nucleo di un nuovo Museo di Storia dell'Arte Sanitaria. Il famoso tenore Evan Gorga, concede per l'esposizione alcune delle sue collezione, tra cui 280 strumenti musicali.
Nasce l’Istituto per il Museo Storico dell’Arte Sanitaria.
Il Pio Istituto Santo Spirito concede l’ex corsia Alessandrina all'Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria per alloggiare le collezioni, integrate con materiali provenienti dalla Mostra del 1911 e con altre collezioni aggiuntesi in seguito.
L'Istituto per il Museo Storico dell’Arte Sanitaria si trasforma in Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria con lo scopo di promuovere studi storico-medici e soprattutto dando vita ad un nuovo Museo:
"Il Museo che il mese scorso con l'intervento delle autorità dello Stato e del Comune, di grandissimo numero di insegnanti e di medici, è stato inaugurato nelle meravigliose sale dell'antico Ospedale di Santo Spirito,è senza dubbio uno dei più interessanti e più degni di studio fra gli istituti scientifici, che vanta la Capitale d'Italia. Esso raccoglie in un ambiente storico oltremodo suggestivo documenti preziosi di uno dei capitoli più belli della storia della scienza italiana.
Fino a pochi anni or sono era difficilissimo in Italia trovare le raffigurazioni delle opere sanitarie degli Etruschi, degli antichi cimiteri romani, degli istrumenti chirurgici, delle scuole mediche degli studi anatomici di Roma antica: difficilissimo, per uno studioso, farsi un'idea esatta di un ospedale italiano del Trecento, di una farmacia del Rinascimento; di un'operazione chirurgica, di una dissezione anatomica come venivano praticate dai nostri antichi maestri.
Oggi nel risveglio degli studi storici e nella nuova passione per la valorizzazione dell'opera compiuta, si va delineando un tentativo coraggioso per mutare radicalmente questo stato di cose.
Il Museo storico di Roma, come l'Istituto di storia della scienza di Firenze, dovuto all'opera intelligente e tenace del prof. Andrea Corsini, sarà senza dubbio uno dei grandi centri di queste preziose raccolte e di questi studi, e le recenti disposizioni a favore dell’Università padovana, dovute alla lungimirante politica culturale del Capo del Governo, danno sicuro affidamento che anche nell'antito Studio ove insegnarono Andrea Vesalio e Galileo e il Morgagni le preziose collezioni storiche avranno posto degno della loro importanza.
Il Museo non poteva frovare sede più bella di quella preparata ad accoglierlo, nell'antica Sala Alessandrina e negli ampi locali del primo piano ai quali si accede per un'ampia scala a due rampe.
Il materiale che oggi forma il primo nucleo del Museo proviene in parte dall'Istituto storico italiano dell'arte sanitaria ed è dovuto in parte a donazioni di privati e a depositi fatti dagli enti che costituiscono l'Istituto. Figurano tra questi depositi la raccolta preziosissima del prof. Giovanni Carbonelli, studioso e autore dì alcuni libri importantissimi di storia della medicina italiana; del Museo egli fu veramente il grande animatore, ma per un tragico caso non poté assistere all'inaugurazione dell'Istituto nel quale la sua raccolta aveva trovato un ordinamento perfetto: pochi giorni prima dell'inaugurazione il Carbonelli moriva improvvisamente lontano da Roma, ove i suoi amici accorsi alla festa appresero la dolorosa notizia.
Un'altra raccolta preziosa è quella del prof. Pietro Capparoni, segretario dell'Istituto storico dell'arte sanitaria fin dalla sua fondazione, instancabile nel propugnare l'istituzione del Museo, ricercatore e studioso pazientissimo che con grandissima cura e finissimo intendimento ne ordinò le collezioni.
Nella grande Sala Alessandrina sono raccolti i cimeli di grande mole: qui si vedono i modelli di antichi ospedali e di una tenda e un ospedale da campo della spedizione italiana del 1863 in Crimea; un enorme mortaio di farmacia in marmo pavonazzetto proveniente dall'Ospedale militare di Napoli ed è con vivo interesse che gli studiosi osservano la grande macina che servì per macinare la corteccia di china e fu regalata al Museo dal Cardinale de Lugo, importatore della corteccia di china in Italia: nell'Ospedale di Santo Spirito infatti furono eseguite le prime esperienze scientifiche sul valore terapeutico della china nella cura della malaria.
Nel centro della sala è la cattedra dalla quale insegnò Giovanni Maria Lancisi principe dei clinici italiani, e nella parete si vede la porta di quel celebre gabinetto alchimico che erà nella vigna del marchese Palombara e dove lavorò l'alchimista medico Giuseppe Francesco Borri, tutta ornata di disegni simbolici e di strane iscrizioni.
Tutta la medicina italiana del Rinascimento è riassunta, si può dire, in una rapida dimostrazione eloquente. Qui sono, nella grande sala storica, le celebri tavole anatomiche del Mascagni che furono considerate l'opera più perfetta per l'esattezza e la bellezza dei disegni: qui i preziosi disegni di altri illustri anatomici italiani illuminano di nuova luce la storia dell'evoluzione del pensiero scientifico.
Le collezioni che si trovano nella prima sala, alla quale si accede dallo scalone, mettono in luce una nobile rivendicazione. Negli ampi armadi trova posto la grande raccolta di preparati anatomici creata da Giuseppe Flaiani, medico e chirurgo che fu il primo a descrivere nel 1802 il quadro di quella malattia alla quale quaranta anni dopo si diede ingiustamente il nome di Basedow. Questa raccolta preziosissima era stata dispersa ed ora finalmente si può apprezzare il valore della bellissima opera che dimostra come fossero onorati in Italia al principio del secolo scorso gli studi anatomici.
Nella seconda sala vi è la collezione Capparoni ed altri doni di privati vi hanno trovato posto. Fra gli oggetti più interessanti vi è uno di quei denti di narvalo che sotto il nome di “corno di liocorno, godevano grandissima fama perché si riteneva che fossero efficaci nel guarire l'avvelenamento derivato da vivande intossicate: e non v'era, nel Cinquecento, nessun principe in Italia che non cercasse di acquistare, ad altissimo prezzo, questo preziosissimo rimedio magico.
Vi sono in questa sala dei bellissimi ex-voto di tutte le epoche, tutti improntati alla medesima idea direttiva e quasi identici a secoli di distanza; qui si notano modelli in avorio di donna gravida che servivano per l'insegnamento degli organi interni, farmacie portatili e antichi istrumenti chirurgici e mortai e vasi di farmacia e una collezione delle più complete di medaglie mediche nella quale vi sono esemplari rarissimi. Ecco una protesi in metallo per un cavaliere che nel Trecento aveva perduto in battaglia la mano sinistra e per il quale era stato costruito questo oggetto, che se apparisce molto primitivo al nostro giudizio, pure rivela già una concezione abbastanza esatta dello scopo e della costruzione di una protesi.
È ancora, le magnifiche sale del Museo ostentano i loro tesori tali da ric! l'interesse non solo degli storici e dei medici, ma di tutte le persone colte che amano ritrovare la documentazione del progresso scientifico. Ecco la sala contenente la raccolta del Carbonelli, oltremodo preziosa per la rarità degli oggetti esposti e per la cura che egli aveva messo nel ricercarli, per lunghi anni, con immensa pazienza: istrumenti chirurgici di tutti i tempi e di tutte le fogge, vetri e vasi di farmacia, ex-voto e medaglie, diplomi e ricette, microscopi cominciando da quelli del Seicento fino ai moderni. Una biblioteca storico-medica, una larga collezione di stampe e un archivio fotografico comchocaao ili acne diesis al quale essa è dovuta.
Due sale veramente ammirevoli pet la bellezza degli oggetti esposti e per l'esattezza storica con la quale una farmacia del Seicento e il suo | atorio furono perfettamente ricostruiti. Si vedono ordinati negli armadi severi ed eleganti i vasi che provengono dalle farmacie degli ospedali di San Giacomo e della Consolazione di Roma: ecco il banco dove il medico usava ere le sue ricette, ecco il laboratorio col suo vasellame autentico, con la fornace ove venivano preparati i medicamenti, con le storte e gli alambicchi. Non si poteva più felicemente rievocare il tipo di quella farmacia italiana elegante ed austera ch ebbe una parte così importante nella storia della scienza e della culturà in Italia fu per tanti secoli il centro ove si raccolsero scienziati e letterati, uomini d'affari e politici e dove si discussero i più alti e più importanti problemi.
Tutto in questo Musco, che fa veramente onore a coloro che lo idearono e che contribuirono efficacemente alla sua creazione, corrisponde allo scopo: quello di formare un centro di studi storici dal quale possa irradiare ancora una volta, da Roma, un insegnamento severamente ordinato; nel quale abbiano posto e possano essere valorizzati degnamente i documenti che testimoniano le glorie della medicina italiana.
Guglielmo Bilancioni, clinico e storico insigne, presidente della Commissione esecutiva dell'Istituto storico no dell'arte sanitaria, alla quale ha dato una opera proficua e tenace, in un nobile discorso tenuto nel giorno dell'inaugurazione del Museo alla presenza di un. uditorio raccolto ed attento ha espresso il voto che da questo Musco abbia inizio una nuova e fervida attività di studi storici per documentare la continuità del pensiero latino nella storia della scienza.
A questo voto certo sì associano tutti coloro che intendono il valore. e la bellezza di quest'opera di. altissima importanza per la scienza italiana.
Arturo Castiglione.