Codice identificativo monumento: 6348
Con i fondi del bottino derivato dalla guerra vittoriosa combattuta da Roma contro Taranto e Pirro, il senato incarica il censore Manio Curio Dentato (appositamente nominato duumvir aquae perducendae), insieme a Fulvio Flacco (morto pochi giorni dopo il conferimento dell'incarico), di realizzare il secondo acquedotto di Roma. Captava le acque all'altezza del XXIX miglio della via Valeria, direttamente dal fiume Aniene presso la confluenza con il torrente Fiumicino. Il castello finale viene realizzato presso la porta Esquilina. Il condotto sotterraneo (1,75 x 0,80 m), era realizzato in blocchi di tufo, e la portata era di 4.398 quinarie (182.517 m³ giornalieri e 2.111 litri al secondo).
Arcate dell'Acquedotto Anio Vetus.