Codice identificativo monumento: 668
L'antiquario Giuseppe Spithoever inizia dei lavori di urbanizzazione nella sua villa lungo via XX settembre. Sono creati quattro lotti e l'attuale Via Flavia.
Nella vigna Spithoever, tracciandosi una strada parallela alla via di porta Salaria, è stato scoperto un brevissimo tratto delle mura di Servio, già visibile sul piano del suolo; alquante pareti di laterizio e di reticolato, che si collegano col ninfeo degli orti Sallustiani, e racchiudono pavimenti di musaico monocromo; frammenti di colonnine baccellate di giallo con la trabeazione rispettiva; ed un catillo di molino intatto, con le sigle HIL
Rodolfo Lanciani.
Il sig. Giuseppe Spithoever cominciò gli scavi del ninfeo negli orti Sallustiani, sotto la vigilanza dell'ing. cav. Rololfo Lanciani, il quale intorno alle scoperte finora avvenute in quel luogo e nelle adiacenze, compilò il rapporto che qui appresso trascrivo:
Furono rinvenute finora cinque opere di scultura, di non comune importanza, queste sono: 1. Statua marmorea grande al vero, rappresentante il giovinetto Endimione addormentato sulle rupi del Latmos. Benchè la scultura sia men che perfetta, pure la rarità della rappresentanza rende questo marmo pregevolissimo. 2. Statua marmorea alquanto minore del vero, rappresentante Leda col cigno stretto al seno, sul motivo della Leda capitolina. Il volto è alquanto corroso; il cigno è appena riconoscibile. 3. Statua marmorea grande al vero, riproduzione trascurata del Fauno di Prassitele. Manca della testa e delle mani. Al tronco d'albero è sostituita una stele. 4. Statua marmorea grande al vero, di personaggio barbato e togato. Manca delle braccia. 5. Figura di montone in rosso antico, molto danneggiata. I num. 1,2, 4, 5, sono stati trovati negli sterri per le nuove strade del quartiere, e nelle fondazioni delle nuove case sull'area già occupata dagli orti Sallustiani. Il n.3 è stato trovato negli scavi del ninfeo. Per ciò che spetta alla topografia degli orti Sallustiani, due scoperte meritano speciale attenzione.
La prima è quella del selciato della Salaria, a circa 150 met. dalla porta Collina, dalla quale aveva origine. È avvenuto presso l’attuale bivio delle vie Venti settembre e di porta Salaria.
La seconda è quella delle fondamenta del famoso tempio di Venere Ericina, più comunemente detta Venus hortorum Sallustianorum. Il tempio, fondato com'è sul terrapieno Serviano, ha sostruzioni robustissime, grosse più che due metri, profonde dodici.
Sono costruite a scaglie di selce, impastate col cemento fra le shadacchiature, delle quali possono riconoscersi i più minuti particolari. In due mesi di lavoro continuo, non si è riusciti a demolirne che una piccola parte, non ostante l’uso della dinamite. Dalla pianta delle fondamenta può dedursi, che il tempio fosse periptero esastilo. All’infuori degli accennati muri -a sacco, non è stato ritrovato il più piccolo frammento d’architettura. Ho visto un solo tronco di colonna di granito rosso, troppo piccolo per potersi attribuire ad una fabbrica così grande.
Nella vigna Spithoever già Barberini, sotto il muro di fronte del tempio di Venere Ericina « hortorum Sallustianorum cioè sotto gli ultimi strati delle fondamenta, è stato scoperto uno stanzino profondissimo, lungo met. 2,40, largo met. 1,25, con pareti di reticolato per 2/3, e a cortina nel terzo superiore.
È coperto con volta a botte, nella quale s’apre un trombino rettangolo. Questo ipogeo era stato reso inaccessibile dopo la ricostruzione del tempio, in quanto che le fondamenta del muro di prospetto l’avviluppano e lo rinchiudono d’ogni parte. La facile immaginazione degli abitanti di quel quartiere, vi ha riconosciuto il sepolcro delle Vestali.
Rodolfo Lanciani.
Convenzione tra comune di Roma e l'antiquario Giuseppe Spithover, per la lottizzazione dei suoi terreni presso via XX settembre. La zona è sconvolta dai lavori e la valle viene completamente riempita di terra. Invano il Ministero dell'Istruzione tenta di evitare l'interramento dallo Spithover, che chiede un indennizzo troppo alto. Viene creata solo una piccola zona di rispetto a Piazza Sallustio, dove sono realizzati muri di contenimento posti attorno alle antiche rovine.
Nell'area del nuovo quartiere Sallustiano, non molto lungi dal Ninfeo, e precisamente sul terreno di proprietà Serafini e De Antonis, alla profondità di m. 12, sono stati scoperti i seguenti oggetti:
a) Statua marmorea virile, minor del vero, con barba e capelli ricciuti. Ha il capo coperto da un berretto, o elmetto conico, e con il bordo ripiegato in su. La figura ha la gamba sinistra inginocchiata, ed il corpo, gittato in avanti, poggia interamente su quella: il braccio sinistro, il cui gomito tocca il suolo, è proteso in avanti: la mano stringe il fodero della daga. Il braccio destro è ritirato, e la mano stringe l'impugnatura della daga stessa (che manca) come in atto di vibrare il colpo. La gamba sinistra manca per antica rottura, e la coscia è impernata d'antico. La figura è interamente nuda, ad eccezione del petto e del braccio sinistro, che sono difesi da una specie di clamide fermata sul collo, e girata come scudo sul petto. La figura è alta, dalla pianta su cui posa alla sommità del berretto, m. 0,70.
b) Testa muliebre forse di Venere, alquanto corrosa. Dal perno che ha al collo, si conosce che doveva essere inserita in un busto o statua. È alta m. 0,40.
c) Base di marmo, senza iscrizione od ornati.
Oltre a questi oggetti si asseriscono scoperti spezzati, e distrutti nell' istesso luogo, un piedestallo marmoreo scritto ed un candelabro istoriato.
Rodolfo Lanciani.
Dinanzi alla fronte del Ninféo degli orti Sallustiani, ed alla profondità di 18 metri sotto il piano del nuovo quartiere, è stata ritrovata una statua marmorea acefala, di stile imitante l’arcaico, alta sino alla frattura del collo m. 1,39. Esprime una figura di giovinetta, vestita di tunica e chitone, con le gambe e le braccia in attitudine perfettamente simmetrica. La tunica ha pieghe verticali parallele: i lembi del chitone sono sollevati dalla fanciulla, con graziosa movenza delle braccia e delle mani. La fanciulla inoltre è alata. L'insieme di questa rara opera d'arte è piacevole, ma la esecuzione non ne è perfetta.
Rodolfo Lanciani.
Nella regione degli Orti Sallustiani, facendosi un cavo per il pilone angolare della nuova fabbrica appartenente al sig. Cesare Bai, quasi dicontro la fronte del noto Ninfeo, è tornata in luce, alla profondità di m. 15,00, un'ara rotonda di marmo .alta m. 0,70; nel giro della quale sono scolpiti di altorilievo i Genietti delle stagioni, divisi fra loro da quattro colonnine, sorreggenti un panneggio.
Nell'istesso luogo sono stati ritrovati: la parte posteriore, la testa, e una zampa di cerva, ed un piede di statua munito di calzare.
Rodolfo Lanciani
Nel nuovo quartiere agli orti Sallustiani, quasi di contro al noto ninfeo, ed alla profondità considerevole di m. 18, è tornato in luce un vano di gentile architettura rustica, con le pareti incrostate di smalti, di pomici, e di conchiglie, e col piano di lastroni di peperino. Furono ritrovati giacenti su questo piano: un bel torso di statua di Diana, dal collo alle ginocchia; altro simile col panneggio svolazzante; una statuetta acefala di Silvano; moltissimi altri frammenti da ricomporsi.
Rodolfo Lanciani.
Nel prolungamento della via delle Finanze, e propriamente dove questa s'incontra con la via Flavia, da un piccolo cavo per fognolo, è tornato in luce un grosso capitello di marmo, in gran parte danneggiato. In uno degli angoli dell’abaco era scolpito un busto virile, di cui è conservata soltanto la parte inferiore.
Giuseppe Gatti e Luigi Borsari.
Presso l'angolo della via Boncompagni con la via Quintino Sella, a poco più di un metro sotto il piano stradale, sono stati ritrovati parecchi pezzi di un grande fregio marmoreo, intagliato con arte eccellente e di bellissimo effetto. Vi sono rappresentate volute e fogliami con fiori d’acqua, intercalati con sfingi alate, una di fronte dell'altra, e con altri ornati fantastici.
Siffatta decorazione converrebbe assai bene ad un grandioso ninfeo; ed è probabile che avesse adornato quello dei nobilissimi giardini di Sallustio.
Ivi stesso è stato recuperato un frammento di statua colossale, panneggiata.
Giuseppe Gatti.
Sull'angolo formato dalla via Boncompagni con la via Piemonte, nel nuovo quartiere di villa Ludovisi, facendosi un cavo per immettere un fognolo nella fogna principale di via Boncompagni, è stato trovato un grande trofeo militare, in marmo.
Si compone di un grosso tronco d'albero, nel quale è innestata una lorica adorna di doppia fimbria, e dietro di questa sta distesa la clamide, fermata da ambo le parti al posto delle spalle. Le maniche hanno un ampio foro, ove erano inseriti i gruppi delle armi, ora perduti: ed un simile foro è nel collo, dal quale doveva uscire l'estremità del tronco d'albero con la galea sovrapposta. Ciò che avanza di questo insigne monumento è ben conservato. La sua altezza complessiva è di m. 2,30; quella della lorica, dal collo alla estremità della fimbria, m. 1,80.
Giuseppe Gatti.
Restauri agli ambienti degli Horti Sallustiani, in seguito a infiltrazioni d'acqua.
Sottofondandosi un casamento in via Cadorna, di fronte al Ninfeo degli Orti Sallustiani, si sono rinvenuti, alla profondità di m. 13, due pezzi di cornicione intagliato in marmo, con ovoli e dentelli, di buon lavoro e benissimo conservati. Uno dei frammenti misura m. 0,.5.5 X 0,15, l'altro m. 0,3.5 X 10.
Giuseppe Gatti.
Nei fondamenti del fabbricato posto in via Sallustiana, n. 1A, ove fu ritrovato nell'anno 1886 un pregevole frammento di statua, che sì è creduta rappresentare una fanciulla spartana nell'atto di correre nello stadio (cfr. Bu. Com. 1886, pag. 299, 390), il sig. prof. Studniczka ha fatto eseguire nuove indagini allo scopo di ricercare, se fosse possibile, qualche altro frammento di quella rara scultura.
Alla profondità di m. 13,30 dal piano stradale è stata scoperta una platea composta di grandi lastroni di pietra albana, e fra la terra si sono rinvenuti: tre piccoli frammenti scolpiti in marmo greco, appartenenti al panneggio ed al braccio di una statua; un pezzo di tazza in portasanta, alto m. 0,19 X 0,80; sette frammenti di cornici marmoree, intagliate; un frammento di antefissa fittile baccellata; un pezzo d'intonaco dipinto a fondo nero, con fascie gialle; parecchi piccoli pezzi di lastrine in marmo bianco, e un mattone col bollo di Epagato, servo di Claudio Quinquatrale (ofr. C.I.L. XV, 10750).
Giuseppe Gatti.
Sull'angolo della via Collina e via Boncompagni fabbricandosi i muovo casamento, si è trovato, alla profondità di m. 12 dal piano stradale, un ammento di grande fregio marmoreo, alto m. 0,42 X 0,35, che in alto rilievo porta scolpite volute e fogliami, di buona fattura.
Statua di una Niobide, scoperta nell'area degli Orti Sallustiani.
Nel giugno del 1906, dentro un cunicolo a volta, profondo dal piano stradale moderno circa m. 11, in uno stabile pertinente alla Banca Commerciale Italiana, situato nella Regione VI, fra piazza Sallustiana, via Collina, via Servio Tullio e via Flavia e precisamente presso l'angolo di via Collina, fu trovata una statua muliebre, della quale do qui, per dovere d'ufficio, una breve descrizione. Quando io la vidi, pochi giorni dopo la scoperta, la statua era depositata nella casa del cav. Enrico Maraini, in via di Porta Salaria, e trovavasi ancora nelle condizioni in cui era stata rinvenuta: cioè ottimamente conservata, tranne il braccio destro spezzato, ma che potevasi facilmente ricongiungere, e qualche piccola scheggiatura e corrosione, ricavata da una fotografia gentilmente datami dallo stesso cav. Maraini.
Come ero stato sollecito a comunicare, per il primo, notizia della scoperta al Ministero, così mi affrettai a mandare una relazione sommaria della statua, quando ancora non s'era levato troppo rumore intorno ad essa, e quando alle parole, forse un po' premature, di un archeologo autorevole e meritamente famoso, non s'erano ancora mescolate le voci di lodatori incompetenti ed esaltati. Dirò, anzi, francamente, che questo eccessivo clamore e la pubblicità non ne- cessaria data alla scoperta, avevano contribuito a distogliermi dal proposito di far seguire, al mio rapporto ufficiale mandato al Ministero, la relazione destinata alle Notizie degli Scavi. Ma non era possibile che nei veri e proprî « annali » delle nostre scoperte, mancasse una breve illustrazione di questa scultura, che sarà molto e variamente discussa.
La statua è di marmo greco di grana media, con cristalli bianchi e lucenti, molto probabilmente pario, di patina calda c severa. La conservazione è ottima; il braccio destro, che ‘era spezzato quando la statua fu. scoperta, è stato ricqngiunto 3 dal restauratore addetto al Museo Nazionale sig. Dardano Bernardini; e mancava sol. tanto una scheggia che fu necessario restaurare col gesso; un’altra scheggiatura è rimasta dietro l'omero destro. Le dita della mano destra sono spezzate. Della mano — sinistra manca il pollice, già restaurato nell’ antichità, come dimostra il pernio di ferro, ancora al suo posto.
Una tassellatura, col taglio inferiore lasciato di gradina, sì osserva nel pan. neggio, all'angolo interno dal ginocchio sinistro; probabilmente per l’ inserzione di un pezzo che manca. Alcune dita del piede sinistro sono tagliate con le superficie d piano (tassellate?). Altre insignificanti scheggiature si osservano nel. panneggio. Lay statua è alta, dal plinto alla testa, m. 1,36; e fino all'angolo del gomito destro, a m. 1,49.
Rappresenta una Niobide, la quale, nell'atto concitato di sfuggire al certo pericolo della vendetta divina, cade ripiegando sul ginocchio sinistro, colpita alle spalle da un dardo mortale. Con naturalissimo gesto di dolore, essa comprime il dorso della mano sinistra sul punto della ferita (indicato precisamente da un foro, in cui doveva essere infissa una freccia di bronzo), verso la quale accosta un lembo del- l'ampia diploide, che, nell'atto della caduta, è scivolata dalle spalle, lasciando nudo quasi tutto il corpo giovanile. Il braccio destro, innalzato e ripiegato ad angolo oltre l'altezza della testa, corre istintivamente, con la mano, a tentar di strappare il dardo, e l'avambraccio serve intanto di appoggio alla testa fortemente reclinata indietro. La faccia, dalla bocca socchiusa, dagli occhi rivolti in su, è atteggiata ad espressione di dolore.
Giulio Emanuele Rizzo.
In via Flavia, nell'ex villa Spithover, nei lavori dì sterro per il nuovo fabbricato della Società Sallustiana, è stato scoperto al piano di quella vìa e alla distanza di m. 43, un tratto di muro in opera reticolata incerta, in direzione da nord a sud; i pìccoli pezzi dì tufo del rivestimento esìstevano soltanto dal lato verso est, l'altro essondo grezzo. Il muro era fondato su cappellaccio ed aveva uno spessore di m. O.60.
Nell'ìstessa area, entro una cavità, che sembra sìa stata appositamente eseguita per nasconderveli in temmpi forse non antico, si rinvennero due notevoli frammonti marmorei. Il primo, è una statua rappresentante un Sileno con nebride. La testa volta verso sinistra è coronata di edera. Mancano lo gambe e le braccia. Il lavoro della parte posteriore indica evidentemente che la statua aderiva alla parete.
Il secondo è una lastra, che doveva riposare sopra un piano, scolpita sulle duo fronti. È rotta superiormente: ma la rottura è antica, essendo ancora confitte nel marmo le spino di bronzo che riunivano le due parti. Su uno dei lati in rilievo bassissimo sono scolpiti due Fauni danzanti, con grandi pelli di tigre: uno dei due alza un segugio mostrandogli una lepre. Sull'altra faccia a grande rilievo sono rappresentate le protomi incoronate di un Sileno e di una Menade eseguite con un magistero veramente ammirevole.
Dante Vaglieri.
Nell'ex-villa Spithoever, verso via delle Finanze, si sono rinvenuti altri frammennti di sculture marmoree, che servirono di abbellimento in un giardino, probabilmente per ornare una fontana.
Notevole tra essi una statua di Fauno acefalo, seduto su un otre. Il simulacro di un montone legato per le zampe. Si scoprirono inoltre un braccio, una mano, un bel frammento di candelabro con foglie di quercia e ghiande, una base di bel pilastro ed altri pezzi di minor conto e e frammenti di terracotta decorativa. Sopra un pezzo di tufo (m. 0,57 X 0,40 X 0,18) si legge: CAEVI ET SCANTI PARIES CRASSVS P III COMMVNIS.
In questo medesimo sterro tornarono in luce parecchi avanzi di muri a reticolato e altri in laterizio.
Dante Vaglieri.
Proseguendosi il grande sterro nel fondo già Spithòver a via Flavia, dove appunto avvennero le scoperte segnalate in queste Mozizie, è stato trovato un piccolo gruppo di marmo, posato sopra una base circolare e rappresentante un fauno che cavalca un caprone. Di questo è scolpito soltanto il busto che dalla base stessa emerge dai fianchi in su. Il gruppo fu raccolto in frammenti, e manca della testa e delle braccia del fauno e del muso del caprone. Misura m. 0,70 di massima larghezza.
Angiolo Pasqui.
Progetto di restauro delle sale degli Horti Sallustiani, con opere di recupero per adattarle a sale conferenze della nuova proprietaria, la Unioncamere.
Padiglione degli Horti Sallustiani adibita a Cenatio estiva. Composta da una sala rotonda (11,21 metri di diametro per 13,28 di altezza, coperta da cupola a spicchi alternati concavi e piani da un vestibolo rettangolare). A sud, un edificio di forma semicircolare, addossato alla colina, probabilmente adibito ad alloggi per la servitù.
1888
Rovine del Giardino di Sallustio
L'antica Roma
1888
Rovine del Giardino di Sallustio
L'antica Roma
1874
John Henry Parker
Horti Sallustiani
The Archeology of Rome
1851
Luigi Cavalieri
Sepolcro delle Vestali al Campo Scellerato
Principali monumenti di Roma e sue vicinanze
1843
Gaetano Cottafavi
Circo di Sallustio
Raccolta delle principali vedute di Roma e suoi contorni
1835
Giovanni Battista Cipriani
Tempio di Venere Ericina
Itinerario figurato degli edificij più rimarchevoli di Roma
1833
Agostino Tofanelli
Tempio di Venere Ericina
Memorie di antichità e curiosità di Roma e dintorni
1818
Giardini di Villa Masimo di Rignano
Catasto Urbano
1817
Giovanni Battista Cipriani
Tempio di Venere ericina
Degli Edifici Antichi e Moderni di Roma
1817
Giovanni Battista Cipriani
Circo di Sallustio
Degli Edifici Antichi e Moderni di Roma
1814
Angelo Uggeri
Tempio di Venere Ericina nel Circo di Salustio
Nuove illustrazioni iconografiche dei Monumenti antichi all'interno di Roma
1804
Agostino Tofanelli
Rovine del Collegio delle Vestali
Giornate pittoriche degli edifici di Roma Antica e de suoi contorni
1796
Giuseppe Vasi
Tempio di Venere Ericina
Nuova raccolta di cento principali vedute antiche e moderne di Roma
1762
Giovan Battista Piranesi
Reliquiae Domus, et Balnearum Sallustianarum
Campus Martius Antiquae Urbis
1762
Giovan Battista Piranesi
Interiora Balnearum Sallustianarum
Campus Martius Antiquae Urbis
1762
Giovan Battista Piranesi
Reliquiae substructionum et anteridum moenium veteris Urbis
Campus Martius Antiquae Urbis
1756
Giovan Battista Piranesi
Horti Sallustiani
Le Antichità Romane - Tomo I
1747
Giovan Battista Piranesi
Tempio di Venere appresso il Circo Apollinare
Vedute di Roma
1669
Giovan Battista Falda
Chiesa di San Nicolò da Tolentino
Novo teatro delle Chiese di Roma date in luce sotto papa Clemente IX
1666
Pianta della VI Regioen Alta Semita
Roma antica
1615
Aloisio Giovannoli
Horti Sallustiani
Vedute degli antichi vestigj di Roma