Codice identificativo monumento: 7095
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Progetto per un terzo acquedotto di Roma, captando sorgenti nell'alta valle dell'Aniene, vicino Arsoli. I lavori sono rinviati a causa del veto di Marco Licinio Crasso, che si oppone al passaggio delle condutture sul terreno di sua proprietà.
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Il pretore Quinto Marcio avvia la costruzione del terzo acquedotto di Roma. Il percorso definitivo è di 61.710 passi (91,208 km). Per 54.247 passi sotterraneo, per i restanti all'aperto, sostenuto da strutture e arcuazioni.
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I censori Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino avviano la costruzione del quarto acquedotto di Roma, l’Aqua Tepula. Il nome è dovuto alla temperatura tiepida dell'acqua, a 16-17 gradi alle sorgenti situate al X miglio della via Latina (tra gli odierni comuni di Grottaferrata e Marino). La lunghezza complessiva raggiunge le 12 miglia romane (circa 18 km), più della metà dei quali sfruttando le arcate dell'Acquedotto Marcio.
33 a.C.
L'edile Marco Vipsanio Agrippa avvia la costruzione del quinto acquedotto della città di Roma. Le sorgenti si trovano al XII miglio della via Latina (identificate presso l'attuale ponte degli "Squarciarelli", nel comune di Grottaferrata), a poca distanza da quelle che alimentavano l'acquedotto dell'Aqua Tepula. L'intero percorso misura 15,426 miglia romane (22,5 km), delle quali quasi la metà in superficie sfruttando le arcate dell'Acquedotto Marcio. La portata giornaliera si stima a 1.206 quinarie (corrispondenti a 579 litri d'acqua al secondo).
4 a.C.
Si concludono i lavori di restauro dell'Acquedotto Marcio, raddoppiata la portata con la captazione di una nuova sorgente (detta Aqua Augusta), nei pressi del comune di Agosta. I restauri sono ricordati sull'attico dell'Arco Monumentale che scavalca la via Tiburtina.
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Per sostenere le esigenze idriche delle nuove Terme di Caracalla, viene potenziata la portata dell'Acquedotto Marcio con la captazione di una nuova sorgente nei pressi di Arsoli e la realizzazione della diramazione dell'aqua Antoniniana. I lavori sono ricordati presso l'arco monumentale che scavalca la via Tiburtina.
3/537
Fallito il tentativo di prendere la città al primo assalto, le truppe di Vitige realizzano un accampamento in una zona dove le arcate degli Acquedotti Claudio e Marcio si inersecano ripetutamente. Per fiaccare gli assediati fa tagliare tutti gli antichi acquedotti che approvvigionavano d'acqua la città. I grandi impianti termali cessano definitivamente la loro funzione. Belisario, dal canto suo, fa murare gli sbocchi affinché non potessero essere utilizzati come passaggi per introdursi in città.