Data: 202 / 220
Codice identificativo monumento: 710
Gli agostiniani avviano una campagna di scavi sotto la chiesa di Santa Prisca, per trovare la Domus Ecclesiae dei Santi Aquila e Prisca sotto l’attuale chiesa. Furono trovati invece i resti di due domus del I e del II secolo, i quali nel corso dei decenni hanno subito molte modifiche e nel corso del III secolo si è insediato un mitreo.
Indagine archeologiche nei sotterranei di Santa Prisca, condotte dall'archeologo olandese C.C. van Essen.
Indagine archeologiche nei sotterranei di Santa Prisca, condotte dall'archeologo olandese M.J. Vermaseren
Si ritiene che i resti nella cripta di Santa prisca, siano riferiti alla casa e alle Terme di Lucio Licinio Sura, politico e generale molto influente sotto Traiano, di cui era amico e consigliere. Ciò sarebbe anche confermato dalla Forma Urbis Severiana, che in quest’area, adiacente al Tempio di Diana, indica la presenza delle Terme Surane.
I bolli laterizi fanno risalire al 95 d.C. la costruzione di un ptimo edificio con quadriportico. Intorno al 110 d.C. quest'ultimo viene chiuso e trasformato in abitazione. Nello stesso periodo un'altra casa posta subito a sud di questa venne invece ingrandita con la costruzione di un ninfeo.
Alla fine del II secolo viene realizzata un'ulteriore abitazione a due navate sulla quale si impianta l'attuale chiesa. La tradizione vuole far risalire quest’ultima casa all’abitazione dei coniugi ebrei Aquila e Prisca, che qui accolsero i Santi Pietro e Paolo; all’interno di essa sarebbe nata una ecclesia domestica e successivamente il vero e proprio titulus paleocristiano.
Sempre alla fine del II secolo si fa risalire la realizzazione del mitreo, che si impianta all'interno del quadriportico, a suo tempo già trasformato in abitazione (e che si trova nel sottosuolo subito dietro l'abside dell’attuale chiesa).
Il mitreo rimane in funzione fino al IV secolo, quando subisce una devastazione violenta, forse da ascriversi agli stessi cristiani che eressero Santa Prisca.
L'accesso ai sotterranei avviene ora dal giardino posto a destra della chiesa. Scendendo delle scale si entra in un primo ambiente, nel quale sono visibili i resti del ninfeo a emiciclo di una delle abitazioni del complesso.
Nel secondo ambiente, sono visibili inglobati nelle murature, degli imponenti rocchi di colonne in peperino del diametro di 90 centimetri, provenienti con tutta probabilità, dal vicino Tempio di Diana. L'ambiente successivo al quale si accede è la cripta, del XII secolo, collegata con una scala alla chiesa superiore.
Dopo averla attraversata si arriva all'ambiente V (lungo 6 metri e largo 4), una sorta di atrio al mitreo più antico che poi venne integrato allargando la porta di passaggio e aggiungendovi banconi laterali e un recinto, forse la fossa sanguinis utilizzata per il sacrificio di piccoli animali durante il rito in cui si rievocava l’uccisione del toro da parte del dio. In un angolo; sulla parete soprastante rimangono, inseriti nel muro, alcuni frammenti riferibili ad una statua, forse Saturno.
Dal vestibolo si accede all'ambiente principale, a pianta rettangolare stretta e allungata, dove aveva luogo il sacro banchetto cui prendevano parte gli iniziati. l’aula, con volta a botte, è, come consuetudine, stretta e lunga, e questa caratteristica fu ancor più accentuata quando l’originario vestibolo, fu aggiunto all’aula stessa, che passò così da 11 a 17 metri di lunghezza.
L'ambiente è caratterizzato da due nicchie poste simmetricamente ai lati dell'ingresso e da due podii leggermente inclinati che, addossati ai lati lunghi, delimitano un corridoio centrale in direzione della grande nicchia di culto addossata alla parete di fondo. Nelle due nicchie ai lati dell'ingresso erano collocate in origine le statue dei due dadofori, Cautes e Cautopates; ancora conservata, la statuetta di Cautes, probabilmente riadattata da una scultura raffigurante Mercurio con l'aggiunta di parti in stucco. Sui lati dell'aula, due lunghi podii in muratura sui quali prendevano posto i fedeli.
Nel sottarco altre due rappresentazioni illustrano momenti della vita di Mitra: a destra, sembra fosse rappresentata l’uccisione del toro (pochi i frammenti conservati); a sinistra, è ipotizzabile la raffigurazione della nascita del dio dalla roccia. Agli angoli erano le immagini del sole, traforata su una lamina di piombo dorato, e della luna completate quasi certamente dai dodici segni dello zodiaco.
Sul fondo l'altare, dietro al quale si apre una grande nicchia intonacata a pomice, all’interno della quale troviamo degli altorilievi in stucco rappresentanti Mitra vestito solamente di un mantello rosso svolazzante che uccide il toro. Davanti a lui in posizione distesa, la figura di Saturno (o Oceano), realizzata con pezzi di anfore ricoperte di stucco. All’interno della nicchia, sulla sinistra è da notare un’incisione, realizzata da un fedele, nella quale egli dichiara di essere nato il 21 novembre del 202 d.C., probabilmente la data della sua iniziazione al culto. Altri hanno voluto interpretarla come la data di inaugurazione dello stesso mitreo.
Alle spalle della parete settentrionale e parallelo, corre uno stretto corridoio risultante dalle modifiche apportate alla struttura originaria per inserirvi il mitreo. Su questa stessa parete si apre, tagliando lo stretto corridoio, l’accesso a tre ambienti intercomunicanti, ricavati dall’originario portico e destinati alle cerimonie preliminari: quello a sinistra, che ha un secondo ingresso presso il vestibolo e banconi sulle pareti, è identificabile con l’apparatorium, dove avvenivano le vestizioni.
L'ultimo a destra, separato dall'ambiente principale tramite una parete continua, deve essere interpretato come la stanza delle iniziazioni; l’ambiente centrale è identificato con il caelus, destinato alle cerimonie di purificazione, e presenta la stessa disposizione di quello principale avendo bassi podii sui due lati maggiori e nel fondo una nicchia decorata con la raffigurazione dello zodiaco. La datazione della prima fase del mitreo è ricavata dall’iscrizione graffita nell’estradosso della grande nicchia, sulla parete sinistra: 20 novembre del 202 d.C. (anno in cui furono consoli L. Settimio Severo e M. Aurelio Antonino Caracalla), giorno di sabato, luna XVIII.
Alla seconda fase del 220 d.C. sono riferibili la costruzione del bancone nel vestibolo, il restauro di diversi elementi e l'acquisizione dei tre ambienti a nord.
Le pareti laterali erano ricoperte di pitture, oggi visibili e leggibili solo in parte, anche perché si tratta di due strati sovrapposti, rappresentanti le stesse scene, realizzati nel 200 e nel 220 d.C. e Raffigurano le sacre processioni, i sette gradi di iniziazione dei mystae e il banchetto divino.
Sulla parete di destra si riconosce una processione di personaggi rappresentanti i sette gradi di iniziazione del culto, ad ognuno dei quali è abbinata una frase che inizia sempre con la parola persiana Nama, vale a dire “onore” , quindi il grado di iniziazione, a seguire la parola tutela, (“sotto la protezione”), abbreviata in vari modi, per chiudere con il rispettivo pianeta che proteggeva quel grado di iniziazione.
Uomo seduto con berretto frigio vestito di rosso, a sinistra compare l'iscrizione Nama [patribus] / ab oriente / ad occidente[m] / tutela Saturni.
Personaggio giovanile con nimbo e globo in mano, con iscrizione [na]mai tute[l]a S[ol] is.
Qui si vede sotto l'intonaco caduto anche l'iscrizione dello strato inferiore nama h[el]iodrom[i]s / t[utela ...]
Gambe e braccio destro di una figura, con iscrizione [na]ma persis / tutela [Mer]curis
Personaggio poco visibile con iscrizione nama l[e]on[i]b[us] / tutela Iovis
Personaggio posto di tre quarti che regge il mantello della figura precedente e tiene serrato contro il petto un oggetto tondeggiante, con l'iscrizione nama militibus / tutela Mart[is]
Personaggio in piedi con un oggetto rosso vivo in mano, con iscrizione nama nyn[phis] / tut[ela...]
Nello strato inferiore visibile dove è caduto l'intonaco si può leggere [n]a[ma] nymph[i]s / tut[ela Ve]n[eri]s
Tracce di un altro personaggio
Il significato della processione dei personaggi è spiegato in una lettera di san Girolamo del 403: « Il vostro parente Gracco... pochi anni fa, mentre era prefetto urbano non rovesciò, ruppe, distrusse una grotta mitriaca, e tutti quei loro strani misteri ai quali vengono iniziati, come il corax (corvo), il nymphus, il miles (soldato), il leo (leone), il perses (Persiano), lo heliodromus, il pater (padre) e non li obbligò, quasi come assediati, a prendere il battesimo di Cristo? » Non è dimostrabile che san Girolamo parli dello stesso mitreo di Santa Prisca, ma comunque dovette almeno trattarsi di un caso analogo, più o meno riferibile agli stessi anni. Particolarmente interessante in questo testo è l'elenco dei gradi di iniziazione mitraici, che corrispondono, nel medesimo ordine, a quelli raffigurati sulle pareti del mitreo: in questo caso l'iscrizione mancante dell'ultimo personaggio sarebbe dovuta essere nama coracibus / tutela Lunae.
Ciascuno dei sette gradi di iniziazione era tutelato da un pianeta e nama è una parola di origine persiana che significa "onore", "venerazione". Le varie iscrizioni dovevano quindi suonare come "onore al leone, protetto da Giove", e così via. La presenza dei pianeti nel culto mitraico è confermata anche dal pavimento del mitreo delle Sette Sfere a Ostia. La parete è poi interrotta da una tamponatura: essa nasconde la porta dalla quale originariamente si accedeva al santuario sotterraneo.
Più in avanti in direzione dell'altare, sono raffigurati dei personaggi reali, tutti al grado di leones, vicino ad ognuno dei quali è riportato il nome; essi si dirigono verso una figura seduta, identificabile con il Pater, vale a dire il grado più alto raggiungibile, al quale portano degli oggetti, forse delle offerte: un toro, un gallo, un cratere, un montone ed un maiale. In alcuni punti si vede lo strato sottostante che doveva presentare una scena simile.
Sulla parete sinistra continuava la processione dei leones e al termine del corteo sulla destra, era raffigurata una grotta con quattro personaggi: Mitra e Sole sdraiati a banchetto, mentre le altre due (una con la testa di corvo) le servovo. Probabilmente è una simbologia lagata al patto di alleanza tra Mitra e il Sole.