Data: 1925
Codice identificativo monumento: 7545
In via Malabarba, che corrisponde all'antica via Collatina, nel Quarto S. Giacomo, in occasione dei lavori ferroviari, a cinque metri sotto il piano di campagna si è rinvenuto un sarcofago di marmo bianco, il cui coperchio era fermato con grappe. Conteneva uno scheletro, un vasetto di vetro e due frammenti di un denaro d'argento coniato da Tito in onore del divus Augustus Vespasiahus.
Questi frammenti furono raccolti dentro il teschio. Il sarcofago stesso era contenuto in una specie di controcassa composta di tegoloni di terracotta; il tutto poi era racchiuso dentro muratura in pietrisc, ciò che ha contribuito alla sua perfetta mirabile conservazione.
Esso misura m. 1,86 per 0,50; il coperchio m. 1,88 per 0,80. Quello ha in basso a destra un incasso, evidentemente per essere fermato. Sulla fronte del sarcofago (fig.5) sono rappresentate in altorilievo molte scene di genere guerresco. Cominciando dalla sinistra, l'angolo è costituito da un trofeo composto di corazza, schinieri, corto pilum e, in alto, un elmo con pelo.
Procedendo verso destra, segue un barbaro con folta barba, in moto verso destra, nudo il torso, bracato, coperta la testa di berretto frigio, da cui sfuggono tutto all'intorno i folti e lunghi capelli, con le braccia sul dorso, strette ai polsi le manette, la cui caleiui e rotta da un soldato romano che lo segue, quasi tratleneudone l'andare. Due altri soldati romani assistono alla sceua. Tra i piedi del prigioniero a terra un berretto frigio, e dietro di esso a terra appoggiato sul fondo uno scudo ovale.
Il prossimo gruppo (fig. 6) ci presenta un'altra scena, una famìglia di barbari prigionieri: l'uomo, con breve barba, lunghi e folti capelli, con berretto frigio, bracato, seduto in terra quasi di fronte, riguardante a destra, con le mani legate sul dorso; una giovane donna coi lunghi capelli sciolti sulle spalle, vestita di tunica manicata, stretti i polsi dello manette che divergono da una lunga o forte catena, in atto di dirigersi verso sinistra spingendo innanzi a se un bambino che con mantello svolazzante, appoggiando la sua sinistra sul ginocchio destro del padre, avanza verso sinistra quasi precedendo la donna.
A dividero queste due scene, piene di vita e di movimento, dal resto della rappresentazione che pur essa, come vedremo, è tutto moto e vita, sta, ritto in piedi, un soldato romano barbato, ignudo, con elmo e spada fermata sul fianco dal balteo, ap- poggiato con la sinistra allo scudo (fig. 7). È volto verso sinistra ed appende con la destra alzata la spada ad un trofeo, da cui già pendono la lorica, il paludamento, lo scudo, l'elmo con bassa calotta e lunghi barbozzi; ai piedi del trofeo sono un turcasso ed un altro elmo.
La scena principale è quella di destra (fig. 8), dove, presenti soldati romani e barbari, un soldato romano, ignudo, con elmo, mantello avvolto sulla spalla sinistra e spada sguainata nella destra, spinge con atto feroce, acciuffandolo con la sinistra per i capelli e colpendolo sulle reni con il ginocchio destro, un barbaro vestito di tunica e bracae, costringendolo ad inginocchiarsi innanzi a un personaggio seduto su di una roccia.
È questi un giovane sbarbato, con i capelli corti tirati innanzi sulla fronte, ignudo, con mantello avvolto sulla spalla e sul braccio sinistro. La si- nistra egli appoggia sull'impugnatura della spada e la destra protende con atto bene- volo verso il prigioniero caduto in ginocchio, probabilmente in atto di accettarne la deditio. In questo personaggio, raffigurato nudo come un eroe, è rappresentato certa- mente o l'imperatore sotto i cui auspicî si era combattuto, o un generale romano, forse un membro stesso della famiglia imperiale. Davanti al prigioniero è posato per terra un elmo.
All'angolo destro un barbaro ignudo, con le mani legate sul dorso, siede sullo scudo ai piedi di un trofeo costituito di lorica, paludamento, elmo come nel trofeo di sinistra, e due scudi, ornati l'uno come quello di un soldato romano della scena a destra, l'altro come quello di due soldati della scena a sinistra. Questo trofeo fa riscontro a quello dell'angolo sinistro.
Nel lato sinistro, un bellissimo Pegaso imbrigliato (fig. 9), in corsa veloce, come spiccando il volo, verso destra, pare che esca da una porta o di sotto ad un arco di costruzione quadrata; giacciono a terra un elmo ed un pilum. Non credo di errare riconoscendo in questo Pegaso, che esce da un arco, piuttosto che il solito elemento decorativo, l'insegna della legione romana vittoriosa.
Nel lato destro, si vede un soldato romano barbato (fig. 10), il cui elmo giace a terra, il quale chinato in avanti, estrae il pilum dalla ferita inferta nel petto di un barbaro giacente sul suolo in completo abbandono, quasi nella rigidità della morte, ai piedi di un albero, con la destra posata sul petto del giacente, ove si apre la ferita sanguinante.
Non so comprendere che cosa sia l'oggetto a tre punte, che potrebbe essere un viscere. Sulla fronte del coperchio (fig. 5) è rappresentata nel centro la protome del defunto entro corona di alloro sostenuta da due Vittorie volanti; a ciascun lato sono due prigionieri barbari, nudi, seduti a terra, con le braccia legate sul dorso. Fanno ad essi sfondo una quantità di scudi rotondi ed ovali, di pelte ed alcuni pila. Formano gli angoli del coperchio due teste di barbari con berretto frigio, che ricordano nella espressione e nell'insieme della figurazione la tradizionale Medusa, che in quelli si è trasformata.
...Il sarcofago certamente appartiene al secondo secolo d. Cr. La rappresentanza di fatti personali sostituiti alle scene mitologiche, l'importanza della rappresentanza del coperchio che porta il ritratto del defunto e continua la scena del sarcofago, l'uso della barba e le pupille incise, ci portano a questo periodo, anzi secondo la opinione comune ci porterebbero ad un tempo piuttosto avanzato del secondo secolo. Ma la squisitezza e la ricercatezza, il movimento, l'espressione, una cera aria di dolcezza anche nelle scene più truci, l'acconciatura dei capelli dell'imperatore o capitano che sia, mi obbligano a risalire più indietro. E la moneta di Tito rinvenuta nel cranio del defunto, che certo gli fu deposta in bocca come viatico e i tegolooi del'anno 12o in un consimile seppellimento della stessa via Collatina, a distanza uou tioppo grande, mi sorreggono in questa induzione. Oltremodo importante sarebbe per la questione cronologica l'identilicazione del personaggio, rappresentato siccome un eroe, clie dal suo seggio domina la scena, vei"so il quale è orientato tutto il movimento, perocché verso lui riguardano romani e barbari. Non sarà intanto inutile, né troppo azzardato l'emettere un min '^'itidizio, che cioè in esso si possano sorprendero i tratti fisionomici di Traiano giovane o almeno di personaggio che no ricordava in qiiaiclie modo la fisouomia e l'acconciatura dei capelli. Altri più di me idonei potranno confermare o rigettare l'ipotesi con più forti argomenti dati da profondi sludi comparativi sui munumenti consimili rimastici.
Por gli stessi lavori lungo e sotto la stessa via Malalbarba, a circa 400 metri dal suo imbocco, alla profondità di m. 2,00 sotto il piano di campagna, sono usciti in luco avanzi di sepolcri in opera laterizia mista a reticolata. Uno di questi sepolcri orientato da nord e sud, con l'ingresso a sud, era largo m. 4,15 e nelle pareti erano costruiti i loculi per le olle, dello quali si ritrovarono solo pochi frammenti; nella parole ovest ora un'edicola.
Dante Vaglieri.
Durante i lavori di sterro por la realizzazione del nuovo scalo merci fuori Porta Maggiore, alla profondità di tre metri sotto il piano di campagna, di fronte all'ex Vigna Fumaroli, è stata scoperta l'antica via Collatina, il cui allineamento è quasi parallelo all'odierno vicolo Malabarba.
Si è veduta per una larghezza di circa cinque metri. Nel lato nord sono stati scoperti vari avanzi dei sepolcri descritti nel fascicolo precedente.
A pochi metri dal Colombario, di cui si è riferito, si è rinvenuto un sarcofago marmoreo con coperchio a schiena d'asino quivi fermato per mezzo di grappe.
Conteneva uno scheletro di donna con molti avanzi dei capelli neri e della stoffa entro cui era avvolto. Anche questo sarcofago era contenuto in una controcassa di tegoloni, su tre dei quali è im presso il bollo C.I.L. XV, 359 dell'anno 123 d. C. e questa controcassa stava alla sua volta entro muratura in pietrisco (cfr. Notizie 1908, p. 154 nota).
Qui presso si rinvenne altresì un frammento di lastra marmorea (m. 0,90 X 0,18 X 0,04) con l'iscrizione: CYMATI... SCEPSII... ROGO NE MI... TANGASI...
E poi la metà di un mascherone marmoreo (m. 0,10 X 0,10); un gran bronzo di Tito (Cohen 113) ed uno di Massimino Trace (Cohen 100); un coperchio d'anfora con la scritta: THEOM, mattoni coi bolli C.I.L. XV, 1214 ed un esemplare completo del n. 1115 c: ABASCANTI CN DOMITI TROPHMI DOLIA pigna
Di fronte al n. 90 si rinvennero mattoni coi bolli C.I.L. XV, 1027 e 1348 b e un frammento di lastra marmorea (m. 0,86 X 0,56 X 0,03) con l'iscrizione: D... | M CERELlius | ETRUTILia... | A CSAEN... fi | LIO DULCissimo pare | NTES FE cerunt q. vix. ann. | X M V
A cento metri dall'angolo del muro di recinto dell'ex-villa Fumaroli, a m. 1,80 sotto il piano della via, è tornato in luce un sarcofago di travertino (m. 2,10 x 0,55 X 0.42), chiuso con quattro grappe di ferro, contenente il solo scheletro.
Qui presso si rinvennero due frammenti di lastre marmoree iscritte: 1. (m. 0,11 X 0,07 X 0,04): ...NIOTI ...SAPTVS; 2. (m. 0,13 X 0,10 X 0,15): MA E CARIS... XIT A... X D V...
Dante Vaglieri.
Al Vicolo Malabarba, quasi di fronte al cancello dell'ex-proprietà Fumaroli, ad un metro sopra il livello stradale, si è rinvenuto un cassettone di terracotta (m. 1,60 X 0,50 X 0,30) ricoperto di tegoloni alla cappuccina, uno dei quali recava il bollo C.I.L. XV, 440. Nel terreno dell'ex-villa Fumaroli, a m. 0.70 di profondità, si è rinvenuto un sarcofago marmoreo striato con targa, non iscritta (m. 1,98 X 0,60 × 0,45). Non con- teneva se non le ossa del defunto. Si rinvennero inoltre, sull'istessa via, due sarcofagi di terracotta (m. 1,14 X 0,43 X 0,28; m. 0,37 X 0,25 X 0,20), e un'olla cineraria di terracotta (m. 0,30 X 0,26) con ossa umane, una bella tazza aretina (m. 0,18 X 0,06), un cippo di travertino (m. 0,66 X 0,62 X 0,10) con l'iscrizione: STIOPPVS VIXIT ANNOS XIII e un frammento di lastra marmorea iscritta (m. 0,22 X 0,09): VIDIVSCHRESIMVS AENICAEVXOR
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Dante Vaglieri.
Vicolo Malabarba. Presso il Quarto s. Giacomo sono tornate in luce le seguenti iscrizioni: 1. Lastra marmorea (m. 0,40 X 0,31): DIIS MANIBVS CLAVDIA QVINTA IVLIO PARATO CONIVGI SVO BENE MERENTI FECIT; 2. Id., con corona lemniscata nel timpano (m. 0,20 X 0,22): DMS CLAVDIAE EVHODIA EFEC TI CLAVDIVS; 3. Id. (m. 0.27 X 0,19 X 0,09): ...TERENTI... | ...ORTVNATC... | FECIT | ...LODIAR... | ...NIVGIBM; 4. Lastra marmorea (m. 0,25 x 0,14): ...ISSIME... | ...PARABIL... | ...ORTVNA...; 5. Id. (m. 0,26 0,15 x 0,08): ANNIS XX MENSIBVS DIEBVS. Si rinvennero inoltre: una grande testa marmorea di Pallade galeata (m. 0,37 X 0,15); un sarcofago marmoreo liscio (m. 0,40 X 0,40 X 0,30; 0,46 X 0,22); due lucerne (C.I.L., XV, 6486 a con leone e leonessa in corsa; 6573 con persona seduta in trono, che regge alcunchè nella sin. alzata).
Dante Vagliri.
Sul principio del vicolo Malabarba, dove distaccavasi la via Collatina dalla Praenestina, i grandi sterri che vi si continuano per l'allargamento dei binari del nuovo scalo merci, hanno restituite alla luce parecchie scolture marmoree, e lastre marmoree spezzate, con avanzi di iscrizioni sepolcrali.
a) Frammento di marmo lunense, scorniciato sopra, che doveva far parte di un sarcofago. Mostra scolpita in rilievo una testina di putto, e sopra a questa un ramoscello fiorito. Misura in larghezza m. 0,23; in altezza m. 0,13; b) Pezzo di marmo lunense grezzo, sferiforme, alto m. 0,18; c) Frammento d' iscrizione in lastra di marmo lunense, che conserva un'iscrizione sepolcrale dell'età degli Antonini, posta ad un fanciullo dalla pietà dei genitori. D M P AELI MOSC Q V ANNI VI DX PARENTES P S. Misura in larghezza (m. 0,27, in altezza m. 0,22, ed ha lo spessore di m. 0,025); d) Frammento di travertino appartenente ad un cippo sepolcrale, in cui rimane la leggenda: CN MANLIVS SOTERICHVS RCIA ATH. Misura in larghezza m. 0.26, in altezza m. 0,20, ed ha lo spessore di m. 0,15; e) Piccolo plinto di statuetta marmorea, dove restano due piedi nudi, uno dei quali rotto per metà. Il plinto misura m. 0,32 di larghezza, m. 0,20 di profon- dità e m. 0,10 di spessore; f) Fra i rottami di tegole e di mattoni se ne raccolsero due sui quali si legge il medesimo bollo (C.I.L. XV, 359); g) Si recuperò inoltre una lastra quadrata di marmo lunense di m. 0,47 X 0,47 × 0,02, bene conservata, con un'iscrizione cemeteriale cristiana recante il consolato di Flavio Paolo giuniore, cioè dell'anno 525.
Non può sorgere alcun dubbio sulla leggenda che dice: hic requiescit in pace ancilla C(h)risti Maxima, qu(a)e vixit ann(is) pl(us)m(inus) XXV d(e)p(osita) VIIII Kal(endas) Iulias Fl. Probo Iuniore V(iro) c(larissimo) cons(ule), qu(a)e fecit cum maritum suum ann(os) VII m(enses) VI; amicabilis fidelis in omnibus bona prudens.
Angiolo Pasqui.
Proseguendosi gli sterri per lavori ferroviari, verso il vicolo Malabarba, si sono scoperte due costruzioni ad uso di sepolcri. La prima di esse formava un ambiente di pianta rettangolare, orientato, i cui muri perimetrali composti di pietrami di tufo e di calce, erano ricoperti da intonaco di piccolo spessore ed incoerente. La volta a botte, di tutto sesto, era inclinata verso la parete occidentale (fig. 1) e rivestita dello stesso intonaco delle pareti, decorata di semplici festoni di tinta rossastra, sui quali posavano qua e là uccelli, di fattura assai rozza. Il piano di questa camera, fatto di calce battuta, era diviso da muretti bassi e sottili, intonacati, stondati in alto, i quali formavano degli scomparti di forma rettangolare, della profondità assai varia; come rilevasi anche dalla sezione. In ciascuna parete era un arcosolio a tutto sesto (fig. 2).
Questo vano non aveva entrata: di necessità quindi si doveva calar in esso da un foro aperto nella volta, la quale però era in gran parte crollata. Ogni scomparto ed ogni arcosolio conteneva ossa di più cadaveri messi alla rinfusa. Fra le ossa si rinvenne soltanto una lucerna fittile, senza bollo, e un frammento di vasello di vetro. A cinque metri di distanza da quello ora descritto, verso ovest, sorgeva un altro sepolcro in cui erano due ambienti; uno sovrapposto all'altro. A quello inferiore, quadrato di m. 4,10 di lato, si accedeva dal piano di campagna, per mezzo di una scaletta situata nell'angolo nord-est, la quale si componeva di tredici gradini lunghi m. 0,60, di m. 0,29 di alzata e di m. 0,27 di pedata.
L'ingresso, evidentemente antico, perchè la scaletta scendeva fra due muri reticolati, era dalla parte opposta della via Collatina, ed a considerevole altezza da questa. Nella parete est, sotto la scaletta, era un arcosolio; due ve n'erano in quella nord, e fra questi un pilastro, in cui era un loculo per due olle di terracotta, delle quali rimanevano solo piccoli avanzi. Nel lato ovest, presso l'angolo nord-ovest, era un vano largo m. 1,10 e quindi un brevissimo corridoio che non si può dire dove conducesse, perchè, dove finiva, fu solo rinvenuto terreno di scarico. Accanto al vano ora ricordato, nella stessa parete ovest, era un pilastro, simile a quello della parete nord, con due loculi per due olle ciascuno. All'altezza di circa un metro dagli arcosolii, tutto in giro nelle quattro pareti, si trovò una serie di loculi allineati, ciascuno dei quali poteva contenere due olle.
La volta della camera era a botte a tutto sesto e coperta, come anche i muri, di intonaco bianco. Le olle erano state tutte rotte; e non fu trovata neppure una targhetta iscritta; ma ciò non deve sorprendere, perchè quella camera era stata, da tempo, adoperata dai padroni del luogo a ripostiglio di strumenti e di prodotti agricoli. Dell'ambiente superiore non rimaneva che poco delle mura perimetrali e parte del pavimento a musaico. La parte centrale di questo pavimento era costituita da un rettangolo di m, 3,25 X 2,40, a tasselli bianchi, disposti in fila, secondo le diagonali del rettangolo stesso; seguivano quattro fasce; delle quali la prima, più interna, era pure a tasselli bianchi, ma disposti in fila, secondo i lati del rettangolo; la seconda fascia era nera: la terza bianca, e la quarta nera. Tutte queste fasce erano di tre ordini di tasselli; seguiva quindi un fascione nero, largo m. 0,21, i cui tasselli erano disposti come quelli bianchi del rettangolo centrale. Il musaico era abbastanza fine. Non si è potuto vedere se nel mezzo del rettangolo centrale fosse qualche figura, perchè recentemente ne venne portata via una parte abbastanza grande con una sezione della volta che la sosteneva per formare un lucernario, poco l'ambiente sottostante, ridotto a ripostiglio, come s'è detto. I muri di questo sepolcro erano in opera reticolata. Nell'interno si è rinvenuto solo un cinerario in forma di tronco di colonna, senza iscrizione, alto m. 0,54 e del diametro di m. 0,30. A pochi metri da questo colombario, si sono scoperti avanzi di altro sepolcro quasi interamente distrutto.
Presso queste costruzioni si sono rinvenute nel terreno, ad un'altezza di tre e quattro metri dall'antica via Collatina, parecchie casse di terracotta, coperte da tegole, con ossa umane: in una sola di queste casse si rinvenne un vasetto di vetro. Nel terreno presso queste tombe si sono trovate parecchie tegole coi seguenti, bolli conosciuti: quattro, C.I.L. XV, 1102 b; uno, C.I.L. XV, 1102a; uno, C.I.L. XV, 163; uno, C.I.L. XV, 440, e uno C.I.L. XV, 1348 b. Si è rinvenuto inoltre un frammento di parete di sarcofago, baccellata, con genietto alato che si appoggia con l'ascella destra ad una face rovesciata, e sul dorso della mano sinistra portata sulla spalla destra posa il capo inclinato. Si è pure raccolta una lastra marmorea scorniciata con la iscrizione: D M LPOMPO NIO BLASTO FECIT POMPONIA FELICISSIMA COLLI BERTO BENEMEREN TI FECIT. Sempre sul terreno circostante a queste tombe furono trovati un vasetto di vetro di forma affusolata e due medî bronzi, uno di Augusto (Cohen, 248), l'altro di Germanico (Cohen, 7).
Angiolo Pasqui.
Nel fare i pozzi per la costruzione di un capannone per le merci nella nuova stazione ferroviaria fuori Porta Maggiore è stata messa alla luce la antica pavimentazione a poligoni di selce della via Collatina (vedi Notizie, 1908, pagg. 234 e 265). Detta via segue in quel punto la direzione del vicolo Malabarba per un tratto di circa 20 metri. Conserva le crepidini alte m. 0,20; la larghezza della strada, senza le crepidini è di m. 2,60. Il piano di questa via è a m. 3 sotto il piano del vicolo Malabarba, e a m. 1,80 sotto il piano della nuova stazione ferroviaria. I poligoni di selce posano sul terreno vergine. La strada e le crepidini sono in quel tratto molto bene conservati.
Ettore Ghislanzoni.
Proseguendosi i lavori della nuova stazione ferroviaria per lo Scalo Merci s. Lorenzo, dalla parte di via Malabarba si sono rinvenuti i tre seguenti cippi di travertino: 1. (m. 0,54 X 0,37): EPHESIAES HISP OSSA HIC SITA; 2. (m. 0,33 X 0,35): CHELIA DVLCISSIMA HAVE; 3. (m. 0,30 X 0,24): QTVRAN NI ON (sic).
E inoltre due casse di terracotta.
Per gli stessi lavori presso il Campo Verano, nella proprietà Torlonia, sono tornate a luce due iscrizioni: 1. Lastra marmorea rotta in più pezzi (m. 0,45 X 0,40): D M VENeRIAE FILIAE DVLCISsiMAE qVAE uiXITANXV MV die S XIII GEMInia MATER FECit.
Angiolo Pasqui.
Nei lavori di sterro per il nuovo scalo merci s. Lorenzo, presso i Tre Archi, si rinvenne un frammento d'iscrizione opistografa (m. 0,62 X 0,40 X 0,02); da un lato si legge: SILVANO SACRVM dell'altro lato rimane: SANCTO VS EPIGONIVS A CVM MENSIS M EX Voto
Nello stesso sterro, presso la via di Malabarba si trovarono le: | marmoree frammentarie con iscrizioni: 1. (m. 0,61 X 0,48 X 0,03): D M L QVINTIi O CRY SEROTI M SALBI VS GERMANVS FRATRI DVLCISSI MO B M F; 2. (m. 0,27 X 0,18 X 0,04): ... I | ...EC | ...IA | ...coniVGI | ...ET ...| posteriSQ ...| eOR -
D | C VEHILIO L FILIO PIISSImo | FEC CORNelia | SABINA Mater | B M ET SVis et | LIB LIBERTabusque | POSTERisque | EORum;
3. (m. 0,14 X 0,18 X 0,03): C CONS; 4. (m. 0,22 X 0,15 x 0,07): ... SSO ET... | ... IL EIVS | ... TRONIS... | ... LICIS FEC; 5. (m. 0,11 X 0,11 X 0,03): ...S T... | ...ALVM... | ...MO Q VA...; 6. (m. 0,23 X 0,20 X 0,26): ... ABRV... | ... INIS... | ... XI... ; 7. (m. 0,25 X 0,25 X 0,07): LO... | SIBI...; 8. (m. 0.18 X 0,12 X 0,05): ...AS | ... SIVI SV | ... FRAT; 9. (m. 0,14 X 0,08 X 0,03): IA... | NAI ... | FILIA... | FECIT... | PER...; 10. (m. 0,25 X 0,12 X 0,03): ...M | ...MAE | ...IVS | ...VS
Vennero fuori inoltre: un frammento di sarcofago di marmo bianco (m. 0.38 x 0,20) con la rappresentanza di un amorino seduto che s'appoggia con la destra ad un cesto di frutta, mentre un altro amorino abbraccia il cesto; un braccio di statuetta di marmo bianco mancante della mano (m. 0,17 X 0,04), un’anfora fittile (m. 1,00 X 0,38), una mensola di marmo bianco con protome di orso (m. 0,45 X 0,24), un vasetto aretino (m. 0,12 X 0,06) con bollo di fabbrica (C.Z £Z. XV, 5649 m), un altro vasetto aretino a ciotola con bollo indecifrabile (m. 0,08 X 0,04), e due bolli di mattone (C.I.L. XV, 336, 1148).
In un altro sterro, sempre per i lavori del nuovo Scalo Merci s. Lorenzo presso il ponte della ferrovia che traversa la via Prenestina, si rinvenne quanto segue: 1. Un torso di statuetta di marmo bianco con panneggiamento che lascia scoperto l’avambraccio (alt. m. 0,45); 2. Una tomba a cappuccina (m. 1,80 X 0,50) con entro un’ anforetta fittile (m. 0,15 X 0,05) con il rigonfiamento schiacciato da ambo le parti; 3. Cinque capitelli marmorei, di cui tre di stile dorico (m. 0,30 X 0,24; m. 0,33 X 0,26; m. 0,40 X 0,10), uno di stile ionico (m. 0,21 X 0,34), ed uno di stile composito (m. 0,44 X 0,50); 4. Due piccoli rocchi di colonna; il primo di marmo bianco (alt. m. 0,40; diam. m. 0,19), il secondo scanalato, di cipollino (alt. m. 1; diam. m. 0,25); 5. Tre coperchietti di anfore fittili, rozzamente decorati; 6. Due frammenti di mattoni con bolli (C.I.L., XV, 896, 1383); 7. Molti fondi di tazze aretine con bolli di fabbrica (C.I.L., XV, 4932 5, 5148 a, 5285 a, 5370 p, 53944, 54230, 5449 a, 5456, 5466, 5551, 5756 f), di cui il seguente completa il bollo edito finora soltanto in parte al C.I.L., XI, 6701, 19: ATAV VERN; 8. Un frammento di lastra marmorea iscritta (m. 0,21 X 0,14 X 0,10): SVIS QVE
Angiolo Pasqui.
Facendosi i cavi per fondare i pilastri centrali di sostegno del capannone del nuovo Scalo Merci S. Lorenzo, presso la già via Malabarba, furono visti alla profondità di m. 3,70 sotto il livello stradale, due tratti dell'antica via Collatina.
La sua direzione è precisamente da ovest ad est, la larghezza fra le crepidini è di m. 2,60; l'orlo delle crepidini è fatto con massi di selce larghi m. 0,30, alti m. 0,20, mentre il resto è di terra battuta.
In un altro cavo consimile, a m. 3,80 sotto il livello stradale, ed a m. 8 a destra del suddetto tratto della via Collatina, è stato veduto un resto di piccolo colombario, sorgente su fondazioni alte m. 1,10 e formato da due muri a reticolato, dello spessore di m. 0,40, che si incontravano ad angolo retto.
Sulle due pareti superstiti erano ancora al loro posto alcune olle di forma usuale, murate fino al coperchio. Sotto le fondazioni di questo colombario corre un cunicolo, in direzione obliqua alla via, lungo, per quel che si è potuto vedere, m. 3,40, largo m. 0,45, alto m. 0,45..
Angiolo Pasqui.
Protocollo d'Intesa tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze e il Comune di Roma, a firma ministro Tremonti e sindaco Veltroni, “in attuazione della L. 410/2001”, relativo agli immobili dello Stato (Torri dell'Eur, ex Zecca, ex Dogana San Lorenzo e altri) di cui tramite l’Agenzia del Demanio il Ministero intende avviare la valorizzazione. Di tali immobili è previsto il cambio di destinazione d’uso mediante accordi di programma.
Il Comune di Roma stringe un accordo con Fintecna (di proprietà Cassa Depositi e Prestiti) per attuare un piano di riqualificazione e di valorizzazione di alcuni immobili della capitale tra cui l’ex Dogana di San Lorenzo. Ad aggiudicarsi la gara per la vendita dell'area indetta da Fintecna Immobiliare sono Pirelli Re con Fingen e Gruppo Maire, che Insieme danno vita a Residenziale immobiliare 2004 SpA.
La Residenziale Immobiliare 2004 SpA stipula un contratto di affitto per L'Ex Dogana allo scalo San Lorenzo, con la Dead Poets Society srl, che dal 29 agosto, ottiene la prima autorizzazione temporanea per organizzare eventi nell’ambito della manifestazione chiamata EX DOGANA.
Residenziale Immobiliare 2004 Spa avvia una joint-venture biennale con la società di eventi culturali MondoMostre e l'editore e produttore di mostre Skira, per utilizzare la Regia Dogana allo scalo San Lorenzo, come location per eventi, in attesa della sua definitiva dismissione.
The Student Hotel firma un preliminare con Cassa Depositi e Prestiti immobiliare srl per l'acquisizione del complesso Ex Dogana allo Scalo San Lorenzo, con l'obiettivo di realizzare una struttura ibrida di 21.000 mq, comprensiva di 444 stanze per studenti, ospiti hotel e giovani professionisti, nonché spazi per il coworking, meeting ed eventi.