Data: 1603
Codice identificativo monumento: 7663
Bolla Pastoris Aeterni di papa Alessandro VII, dove condece al pio sacerdote romano di Giovanni Fortunati, beneficiato lateranense, la facoltà di ricostituire l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento al Laterano.
Visita Apostolica al Sancta Sanctorum dove si ordina ai signori Guardiani di Sancta Sanctorum di dicedere e concedere all'Arciconfraternita Lateranense del Ss.mo Sacramento il locale presso le Scale Sante che allora confinava coll'orto dei pp. Penitenzieri coll'obbligo da parte della Confraternita di passare ai signori Guardiani in perpetuo un annuo canone di una libbra di cera bianca nel giovedì santo.
Viene consegnato il locale della Scala Santa necessario ad ospiater la sede dell'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento al Laterano. L'atto viene stipulato al Monte di Pietà con intervento dei signori Guardiani e de' deputati dell'Archiconfraternita.
Durante i lavori per la realizzazione dell'Oratorio dell'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento presso la Scala Santa, viene rotto un muro delle sostruzioni del Sancta Sanctorum, le quali formavano come un terrapieno, con tanto danno che una delle cinque scale sprofonda, quia remanserunt sine fundamentis
Scoperte presso il Saneta Sanctorum. La cappella così chiamata nel Laterano, ove ora si venera la Scala Sancta, era come è notissimo una parte dell'antico patriarchio, cioè del palazzo abitato dai Papi dal tempo di Costantino, che lo donò a Milziade nel 313, fino agli inizi del secolo decimoquarto quando la sede pontificia fu trasferita in Francia. Quel grandioso edificio si estendeva dalla basilica del Salvatore (l'odierna di s. Giovanni) fino oltre alla cappella suddetta, che ne formava un nobile oratorio interno per uso dei Pontefici, in modo analogo a ciò che è oggi la Sistina nel Vaticano. Questa cappella pertanto, dopo le trasformazioni fatte specialmente da Sisto V, è l’unico avanzo ancora visibile del venerando patriarchio lateranense.
Il Laterano dopo essere stato degno oggetto di studio a varî autori venne recentemente illustrato dal Rohault de Fleury con il suo importante lavoro: Le Latran au moyen dge (Paris 1877), arricchito di numerosi ed importanti disegni che mostrano lo stato del monumento nelle diverse epoche della sua storia. Ma tale lavoro, quantunque assai pregevole ed apprezzato, non risolve varî problemi intorno alla storia ed alla topografia del monumento insigne; onde fu opportuno divisamento del ch. sig. dott. Filippo Lauer, allievo della scuola francese di Roma, di metter mano ad una nuova e più completa descrizione del palazzo lateranense e dei suoi annessi edificî. Alle sue ricerche, fatte con l'autorizzazione dell'Emo card. Satolli arciprete e coadiuvato dal P. Germano di s. Stanislao e dal P. Vincenzo Vannutelli, noi dobbiamo le odierne scoperte, delle quali brevissimamente renderò conto, rinviando a ciò che ne pubblicherà poi il benemerito scopritore.
AI disotto della Scala Sancta si sono sterrate alcune stanze abbandonate che corrispondono ad una cappella di s. Gregorio ricordata dal Panvinio e visibile ancora ai suoi giorni (secolo XVI); ed ivi, a tre metri di profondità si è costatata la presenza di un muro in blocchi di tufo, di costruzione repubblicana, orientato dal nord al sud. Tale muro non può appartenere all'antico recinto urbano, giacchè questo seguiva una linea più interna corrispondente presso a poco alla fronte dell'odierno ospedale. In una di quelle stanze si sono sgombrate dalle macerie, che quasi interamente le le ricoprivano, due colonne di cipollino ancora al posto appartenenti certamente al patriarchio; e sull’architrave che le unisce rimangono ancora le tracce degli anelli destinati a sorreggere le tende. Ivi sì è pure rinvenuto un capitello che presenta lo stile del VI secolo.
Nelle stanze medesime si sono isolati alcuni grossi pilastri di muro, veduti soltanto in parte dal Marangoni prima e poi del Rohault de Fleury, sui quali rimangono avanzi di pitture dell'undecimo o del duodecimo secolo. Una di queste rappresenta la deposizione del corpo di s. Giovanni evangelista nel sepolcro, da cui piove la manna secondo il racconto dei suoi atti apocrifi; in un’altra si vede il Salvatore in atto di benedire due santi, ed un vescovo rivestito di pallio.
Sembra che gli indicati avanzi possano appartenere al portico detto macrona dal liber pontificalis nella vita di Leone III. La cappella propriamente detta Sancta Sanctorum, costruita nello stato presente da Nicola III, alla fine del XIII secolo, è elevata sopra un largo ed alto basamento di muro che riempì alcune stanze più antiche rimaste poi sotterranee. Dentro questo muro sì è ora praticata una galleria perpendicolare all'asse della cappella; e vi sì sono incontrati alcuni muri medievali di differenti epoche ed un pozzo con avanzi di pitture e di iscrizioni dipinte che ancora non si sono potute decifrare per il pessimo stato di conservazione.
Sembra che il pozzo potesse essere un ripostiglio di sacre reliquie. Finalmente continuando innanzi si è incontrato l'angolo di una stanza che era ornata di affreschi e dei quali si vede fino ad ora la figura soltanto di un personaggio seduto e vestito di toga, che ha a sè d'innanzi un libro aperto sopra un leggìo. Al disotto vi si legge il seguente distico: DIVERSI DIVERSA PATRES(i)S(te) OMNIA DIXIT ROMANO ELOQVI (o) MYSTICA SENSA TONANS
La pittura può giudicarsi del quinto o del sesto secolo e dalla iscrizione qui riportata sembra che il personaggio rappresenti s. Agostino a cui quelle frasi potrebbero assai bene adattarsi.
Il ch. sig. Lauer è di opinione che la indicata stanza fosse una sala della biblioteca del patriarchio lateranense, il che sarebbe di grande importanza; ma° dovremo aspettare la continuazione di queste ricerche prima di pronunciare un giudizio sicuro sulla destinazione di questo come degli altri locali ora ritrovati.
O Marucchi.