Data: 1903
Codice identificativo monumento: 8610
Incominciati gli scavi per la costruzione di un grande serbatoio dell'acqua Marcia, presso la chiesa di s. Croce in Gerusalemme, fra gli archi dell’acquedotto Claudio e il così detto tempio di Venere, si sono messi allo scoperto grandiosi avanzi di un edificio laterizio, appartenente agli inizi in circa del secondo secolo dell'impero. I mattoni posti in fabbrica hanno il bollo circolare:
L LANIVS FELICISSIMVS DEIS
PRAEDIS DOM AVG N
Giuseppe Gatti e Luigi Borsari.
In prossimità dell'acquedotto Claudio, a S. Croce in Gerusalemme, nei movimenti di terra per la costruzione di un vasto serbatoio dell'acqua Marcia, in mezzo agli avanzi di antico fabbricato, si sono rinvenuti quattro pezzi di fistule aquarie in piombo copiate dal prof. Gatti. In uno di essi sl legge:
AVFIDIA CORNELIA VALENTILLA
Negli altri tre si ha il nome di uno stagnaio, già conosciuto per altri tubi trovati vicino al Castro pretorio e al palazzo de'Cesari (v. Lanciani, 7//0ge aquar. n. 127 e 158):
VALERIVS COLONICVS FEC
Ivi stesso si è recuperato un tronco di statua virile, in marmo greco, che probabilmente rappresentava Mercurio.
Giuseppe Gatti e Luigi Borsari.
Fra la porta Maggiore e la chiesa di s. Croce sono stati trovati tre pezzi di fistule aquarie in piombo, di medio modulo, che portano la stessa leggenda di un altro simile tubo, trovato nello stesso luogo l'anno scorso (cfr. Notizie 1887, p. 108): VALERIVS COLONICVS FEC
Intrapresi gli sterri per la costruzione di una nuova caserma militare nel terreno adiacente alla basilica di s. Croce in Gerusalemme, ove sorsero le splendide fabbriche dei giardini Variani, alla profondità di m. 1,40 dal piano di campagna sono stati scoperti avanzi di antichi muri in opera laterizia.
Un piccolo tratto ne è stato riconosciuto in vicinanza della bella costruzione absidata, che volgarmente sl attribuisce al tempio di Venere e Cupidine; ed a m. 45 di distanza da esso, sulla linea dei piloni in facciata, è tornata in luce una platea di muratura in materiale minuto e compatto. Questa si estende per m. 20,40 da un lato, e m. 16,30 da un altro.
Nello sterro sono state recuperate due anfore fittili, alte circa un metro, ed una base di colonna, in marmo bianco, del diametro di m. 0,50.
Giuseppe Gatti.
Costruendosi una fogna presso la nuova caserma militare a S. Croce in Gerusalemme, si sono incontrate, alla profondità di tre metri dal piano della fabbrica ed alla distanza di otto metri dal così detto tempio di Venere e Cupidine, verso est, tre tombe coperte alla cappuccina. Erano orientate da nord-est a sud-ovest, larghe m. 0,50 e distanti m. 1,50 l'una dall'altra. Una delle tegole, che servivano di copertura, porta il bollo di Publicia Quintina, C. I. L.. XV, 761; ed un'altra quello dell'età diocleziana, ibid. 1610.
Giuseppe Gatti.
Presso la chiesa di s. Croce in Gerusalemme, nel fare un cavo per condurre l'acqua alla nuova caserma Umberto I, è stata recuperata una colonna intiera di granito bigio, lunga m. 4,20, col diametro di m. 0,56 all'imoscapo e di m. 0,46 in alto. Si sono pure trovati un rocchio di colonna, in marmo bianco, lungo m. 0,60, diam. m. 0,30, e varî pezzi di cornice in marmo bigio, che insieme misurano circa 8 metri.
Giuseppe Gatti.
Re Vittorio Emanuele III presenzia alla festa per il 250° anniversario dei Granatieri, nella Caserma Umberto I a Santa Croce: "Alle 10, il colonnello del 2° reggimento, cav. Molaioni, fece scendere i suoi soldati e quelli del 1° reggimento lungo il cortile, e due compagnie all'ingresso della caserma, per fare gli onori al Re, che giunse alle 11, insieme al ministro della guerra, ai generali comandanti il corpo d'armata e la divisione, agli ufficiali stranieri addetti alle Ambasciate ed alle Legazioni. Il generale Camerana presentò la brigata al Re, che la passò in rassegna, poi si collocò di fronte alle musiche, ammirando la truppa, che sfilava in ordine perfettissimo. Il Re sì avvicinò quindi al monumento, attorno al quale eransi raggrup pate le bandiere: quella antichissima del primitivo regimento, azzurra, a ricami e stemmi, la bandiera che vide la sventura di Staffarda e di Managlio, le vittorie di Torino, di Asti e dell'Assietta, le due bandiere sarde del 1815 rosse con la croce bianca, le due vecchie bandiere italiane spiegate la prima volta, nel 1848, al passaggio del Ticino, recate al fuoco di Santa Lucia e di Goito, poi vittoriose nel 59, 60, 61.
Dopo ciò il Re si recò nel piccolo giardino della caserma ove erano imbandierate le mense. Accettata una coppa di vino spumante, si rivolse agli ufficiali ed ai soldati, e disse loro: Granatieri, Per due secoli e mezzo la vostra brigata diede gloriose prove di fedeltà ai miei maggiori, alla mia Casa, al mio popolo. Ve ne ringrazio in questo giorno solenne di festa, ve ne ringrazio come principe, come tadino, come soldato, come italiano. In questo istante si ribadiscono i vincoli che uniscono me a voi; ed io ne sono lieto profondamente, pensando che ove occorrerà, voi darete a me, ai miei discendenti, novelle prove di fedeltà e di valore."
Nella Caserma di Santa Croce, si svolge la cerimonia della consegna della nuova bandiera.
"Madrina la principessa Jolanda, coll'intervento del principe ereditario che indossava l'uniforme di sergente dei granatieri, e che, accompagnato dal colonnello Dina, assunse il comando di un plotone. Per la prima volta il pubblico ha assistito ad esercitazioni militari in cui il giovane principe, in completa tenuta militare (elmetto, cartucciere e fucile) non era che un soldato fra soldati."
Su sollecitazione dello stesso Evan Gorga (che rimasto vedovo, per i debiti contratti aveva già dovuto cedere in garanzia, oltre la metà delle sue raccolte), il ministero della Pubblica Istruzione, nel timore che un patrimonio così importante possa andare disperso, pone un vincolo di interesse storico, artistico-archeologico ed etnografico e mette sotto sequestro amministrativo le sue collezioni, esteso anche agli oggetti in possesso dei creditori. Una sorta di immensa e sterminata Wunderkammer, composta da circa 150.000 pezzi dal valore stimato in circa duecento milioni di lire, suddivisi in trenta collezioni, comprendenti armi antiche, terrecotte, bilance, giocattoli e farmacie da viaggio, tra le quali spiccava per ricchezza quella dedicata agli strumenti musicali. Il materiale viene trasferito nei depositi di diverse sedi museali: la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, i sotterranei del Vittoriano, le soffitte di Palazzetto Venezia. Il Gorga propone di cedere allo Stato tutto il materiale, in cambio della creazione di una fondazione per la rinascita dell'arte lirica in Italia. La fondazione si sarebbe dovuta articolare in due istituzioni: il "collegio lirico", aperto alla formazione dei giovani cantanti di talento, e il "teatro massimo del popolo", una sorta di tempio della lirica destinato, grazie a un'organizzazione efficiente e tecnicamente d'avanguardia, a sostituire i teatri minori, ormai in piena decadenza, e a facilitare l'affermazione di giovani cantanti.
Celebrazione della Giornata dell'Esercito e dell’Impero. Nel cortile della caserma Principe di Piemonte, il Re Vittorio Emanuele III passa in rassegna le truppe accompagnato da alte autorità militari e su un palco consegna le ricompense al valore, la premiazione dei familiari dei caduti.
Lo Stato Italiano stipula una convenzione con il collezionista Evan Gorga, che cede al ministero della Pubblica Istruzione le sue collezioni. L'amministrazione statale si impegna: a istituire dieci borse di studio (di 300.000 lire ciascuna) da conferire per concorso a studenti di canto; a ordinare ed esporre convenientemente il materiale delle collezioni; a corrispondere a Gorga un vitalizio e a pagare i debiti da lui contratti. Tramonta l'utopistica idea di Gorgia nel realizzare un grande teatro lirico e anche le borse di studio saranno poi indirizzate a generici studi musicali. Inoltre le collezioni continueranno per lungo tempo a giacere abbandonate in diversi magazzini, i seminterrati della Farnesina al foro Italico, l'Accademia di Santa Cecilia, la Galleria Corsini, villa d'Este a Tivoli, palazzo Barberini.
Un aereo S.M. 82 viene trasportato dall'aeroporto di Centocelle al Museo militare, adiacente alla basilica di Santa Croce. L'aereo, viene rimontato alle spalle del Chiostro.
Grazie all’interessamento della musicologa Luisa Cervelli, la collezione di Strumenti Musicali di Evan Gorga, è finalmente trasferita e riuniti nella Palazzina Samoggia dell'ex-caserma Principe di Piemonte, in vista della costituzione del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma.
Composta da tre caseggiati disposti a ferro di cavallo, dedicate a tre eroici granatieri caduti: La Setti, la Capocci e la Samoggia. La prima è stata demolita nel 1960, mentre la Casermetta (oggi Palazzina) Capocci è stata restaurata nel 2007 ed è diventata la sede della Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo e della Direzione per il Cinema del MiBAC. Meno danneggiata dagli eventi bellici della Seconda Guerra, la Casermetta Samoggia è stata usata come campo profughi giuliani fino al 1959 e nel 1964 ha accolto la collezione di strumenti musicali del tenore Evan Gorga, prima dislocata in vari magazzini.