Data: 1930
Codice identificativo monumento: 8802
Nella vigna di Antonio Jacobini, via Portuense n. 31, al 3° chilometro dalla Porta, ed alla base del monte Verde, aprendosi una strada per accedere alle cave di tufa, è stata scoperta una cella sepolcrale, lunga e larga met. 4,95, e rinchiusa fra pareti laterizie, grosse met. 0,45, intonacate di stucco bianco. La cella sembra spogliata ab antico de’ suoi adornamenti, mancandovi perfino il pavimento, che forse era di marmo, forse di mosaico.
Scavandosi a maggior profondità, quasi al piano di risega del fondamento, sono stati scoperti quattro sarcofagi di marmo, e molta suppellettile funebre. Il primo sarcofago, lungo met. 2,10 X 0,55 X 0,55 con coperchio a battente liscio, è grezzo per tre lati.
Nel mezzo della fronte è scolpito un clipeo con busto di donna, acconciata alla moda di Otacilia Severa, e sott’esso è rappresentato di bassorilievo un fanciullo, seduto su d’ un trespolo, in atto di mungere una capra. Seguono due campi baccellati. Nella testata o spigolo a sinistra, è una figura muliebre tunicata, con maschera scenica nella d. e una specie di clava nella s. Nello spigolo opposto, vedesi una figura simile seminuda, con pedo nella d. e con la sinistra appoggiata ad una maschera, la quale, alla sua volta, è collocata su d’ un’ ara. Nel campo, in alto, è una seconda maschera.
Il secondo sarcofago, lungo met. 2,00 X 0,55 x 0,55 coperto da un lastrone, ha nel mezzo della fronte un cartello anepigrafe, fra due campi di baccellature. Sugli spigoli, è una coppia di pilastri corinzî scanalati.
Il terzo sacofago lungo met. 2,40 X 0,80 X 0,55 reca scolpiti, nelle testate o lati minori, due grifoni bellissimi, i quali riposando sulle tre zampe, stringono con gli artigli della quarta una testa mozza di ariete. Nel mezzo della fronte è un clipeo con busto muliebre, acconciato come il primo descritto: e sotto di esso una coppia di maschere sceniche, con diadema acuminato. Seguono due campi di baccellatura.
Nello spigolo a sinistra, una figura di giovinetto ignudo, con la clamide sulle spalle, coronato di spighe, con pedo nella d., mentre la sinistra protesa in alto, solleva un paniere di frutta. Nello spigolo opposto altra figura in tutto simile. Questo sarcofago conteneva due scheletri, e presenta la singolarità di non essere monolite ma formato di cinque lastre, commesse con tanto artificio, che è difficile rintracciare le commessure.
Il quarto sarcofago è di fanciullo, lungo met. 1,10, baccellato, con due genietti alati sugli angoli, appoggiati sulle faci rivolte all’ingiù. Il coperchio imita la forma di un tetto a due pioventi, con orlatura di antefisse.
Le quattro casse erano regolarmente collocate, sui quattro lati dei muri di fondamento. Sono di arte scadente, ma di conservazione perfetta.
La suppellettile comprende un balsamario di vetro iridescente, alquante lucerne di terracotta con bolli già noti, dadi da giuoco di avorio, vasellame minuto d’ogni specie, pezzi di vasi aretini coi bolli OCTAVI, CRASINI, CNV......., abbeveratori da uccellini etc. Non è stata ritrovata alcuna iscrizione.
Rodolfo Lanciani.
Nei lavori di sterro che si eseguiscono sulla destra della Portuense, al piede delle colline di Monteverde, nel tratto compreso fra la odierna fermata del ponte S. Paolo e l'antica stazione di Civitavecchia, sono avvenute le seguenti scoperte.
Presso il cancello d'ingresso alla cava di tufo di Lorenzo Jacobini, è stato scoperto il selciato della via Portuense, fiancheggiato da colombai del secolo I. Uno di questi, non ancora esplorato, ha le pareti esterne di cortina così perfetta, che la grossezza degli strati di cemento non arriva a due millimetri. Gli angoli sono decorati con pilastri, le cui modanature sono intagliate in mattone con arte squisita.
Nulla è stato rinvenuto sino ad ora, perchè gli scavi non hanno raggiunto la profondità necessaria; ma non mancano gli indizî dell'esistenza di una ricca suppellettile funebre, lungo l'intera linea di quegli ipogei.
Rodolfo Lanciani.
Gran parte del tufo utilizzato per la costruzione degli edifici dell'ospedale Forlanini venne estratto da una cava realizzata all'interno dello stesso cantiere, forse ampliandone una cava preesistente. Il risultato fu un enorme ambiente sotterraneo di 7000 metri quadrati ed alto circa 10 metri, nel quale furono lasciati, a cadenze irregolari, enormi pilastri di roccia per garantirne la stabilità.