Codice identificativo monumento: 9636
Scavi al Foro romano portano alla scoperta del basolato della Via Sacra e all'identificazione del Tempio di Vesta.
Continuata l'esplorazione della via Sacra dinanzi alla basilica di Costantino, è stato restituito alla luce un altro tratto della via medesima, in buono stato di conservazione, che segue la direzione già riconosciuta lungo il lato meridionale del Foro.
Fra la terra si sono rinvenuti vari frammenti marmorei di architettura; fra i quali è notevole un pezzo di epistilio curvilineo, con cornice intagliata, il quale conserva l'estremità destra di una grande iscrizione monumentale, che aveva le lettere in metallo: ...TONTAVS | ...MP II |...SSIIENTIT
Questo titolo non può riferirsi che ad Antonino Pio, od a Marco Aurelio. Ma se si suppliscono i nomi di M. Aurelio: imp. caes. m. aurelius anTONINVS aug. pont. max. trib. pot.... IMP II cos. iii. p. p. rESTITVIT, non si ha nei primi due versi tale numero di lettere, che dia lo spazio necessario a reintegrare convenientemente l’ultima linea. Onde sembra più probabile, che l'iscrizione sia da attribuire ad Antonino Pio, e debba essere supplita nel modo che segue: imp. caes t aelius hadrianus anTONINVS aug. pius. pont max trib pot.... IMP II COS ....pp (incendio consumptam) rESTITVIT
Antonino Pio avendo avuto la seconda salutazione imperatoria nell'anno 143, l'epigrafe e la restituzione, da lui fatta, di un monumento nelle adiacenze del Foro, dovranno collocarsi fra il predetto anno 148 ed il 161, nel quale Pio morì.
Giuseppe Gatti.
Scavi al Foro romano. Si è rimesso in luce un bel tratto di parete esterna della Reggia (nel mezzo di questa è apparsa una cisterna di costruzione primitiva a forma di volta ogivale) ed un ulteriore tratto in basolato del percorso della via sacra.
Nello scorso mese di giugno fu iniziato lo scavo della Sacra Via di fronte alla basilica di Costantino, dove il selciato antico si trova a due metri sotto quello della strada de papa, fatta con vecchi selci, ridotti a mazza, rotondeggianti, logori, solcati sconciamente in diverse direzioni, mal connessi e invadenti il terreno che ricopre antichi ruderi.
Il clivo finora scavato (Clivus Sacrae Viae, da non confondersi col Clivus Sacer), ha la pendenza di un decimo, la direzione a sinistra dell'arco di Tito e la larghezza di circa 6 m., confacente alla via imperiale costretta a passare sotto un arco repubblicano, quello di Fabio Massimo Allobrogico, largo m. 4,58. Della crepidine di sinistra, per chi sale il clivo, rimangono vestigia dell' allineamento dei selci; di quella a destra rimangono alcuni lastroni di travertino, riposanti su altra cordonata della stessa pietra.
A destra di chi sale il clivo, e quasi dirimpetto alla gradinata medioevale della basilica costantiniana, fu messa in luce una scaletta di peperino che scende entro un fabbricato a pareti di tufo, con arcuazioni a stretti cunei e soprapposto opus incertum, simile a quello del Porticus Aemilia alla Marmorata. Sotto la Sacra Via fu rimessa in luce ed espurgata una cloaca, larga m. 0,94, profonda m. 1,63, con pareti d'opus reticulatum di tufo, a elementi di m. 0,07 di lato, volta a botte, grossa m. 0,45 e platea di selci.
Caratteristiche principali della Sacra Via sono la lava basaltina (silex) cinereoazzurrognola delle cave di Capo di Bove sull'Appia antica; la forma poligonale di ciascun selce, a cinque o sei lati rettilinei; la spianatura ottenuta direttamente dal clivaggio, o corretta a punta; la lavorazione a scalpello nelle facce di contatto; l'accurato combaciamento, disturbato solo da parziali cedimenti dovuti a frane o a lavorio dell'acqua del sottosuolo; la quasi impercettibile solcatura di ruote.
Taluni selci hanno straordinaria dimensione, raggiungendo la lunghezza di m. 1,53 e la larghezza di m. 1,28; i loro angoli più acuti sono smussati e riempiti con selci di piccola misura. In qualche tratto la via Sacra era sfondata, ma dopo risarcita la volta della sottostante cloaca, fu facile estrarre i poligoni sepolti e restituirli nella loro posizione originaria, servendosi d' una verga flessibile di piombo, quella che Aristotile chiamò il regolo dei dorici.
Tra i frammenti marmorei che stavano buttati sul selciato del clivo sono notevoli: un cornicione adrianeo, riccamente intagliato, e un epistilio curvilineo appartenente a un edificio antoniniano, del diametro di m. 3,86 circa, con architrave e fregio sul quale sta scolpita una figurina muliebre a panneggio svolazzante. L'architrave e il fregio sono riuniti in una tabella incorniciata che porta le incassature di lettere di bronzo, alte m. 0,11, salvo alcune che hanno una parte dell' incassatura rifatta per modo da raggiungere l'altezza di m. 0,14.
L'iscrizione, reintegrata dal ch. prof. Gatti, fu edita nel precedente fascicolo di giugno p. 223.
Lo scavo della via Sacra ha offerto l'occasione di prendere in esame, ripulendoli dai moderni imbratti, i due selci affissi al muro della crocera a destra nella chiesa di s. Francesca Romana, venerati come quelli ubi cecidit Simon Magus iuxta templum Romuli, e intorno ai quali il compianto De Rossi (Bull. d' arch. crist., 1867-70) diceva doversi aspettare dal tempo e dai progressi delle scoperte archeologiche e critiche, qualche nuovo raggio di luce.
Senza presumere di trattare a fondo una questione che esce dal mio ordine di studi, osservo, che se il regesto di Innocenzo IV, e un altro documento medioevale, dicono in silice la chiesa dei ss. Cosma e Damiano, e se il papa Paolo I consacrò sulla via Sacra, circa l'anno 760, una chiesa agli apostoli Pietro e Paolo, dinanzi al sito detto in silice, questa non è come congettura l’Armellini (Chiese di Roma, pag. 148), quella le cui vestigia trovansi nella basilica costantiniana. Potrebbe essere invece la cappella, coperta a volta, addossata al muro esterno di un excubditorium imperiale, sulla via Sacra, di fronte al tempio di Romolo.
D'altra parte, il codice vaticano n. 4265 ricorda all’ anno 1375 (pag. 213) una pietra segnata dalle ginocchia di s. Pietro, allora già trasferita nella chiesa di s. Maria Nuova (s. Francesca Romana), mentre i selci ivi venerati sono due e scheggiati agli orli in guisa da far credere che venissero così ridotti colla mazza per facilitarne il trasporto. Ciascun selce presenta una cavità simile a quelle prodotte dalla macinazione dello smeriglio, cavità che si riscontrano anche in altri selci medioevali sulla strada di fronte alla basilica Giulia. Per poco che i selci di s. Francesca Romana siano stati ridotti di superficie, le loro cavità dovevano trovarsi alla distanza di almeno m. 0,80 una dall’ altra.
Giacomo Boni.
1903
Pianta della Via Sacra
Gli scavi recenti nel Foro Romano
1883
John Henry Parker
Plan of Forum Romanum and Via Sacra
The Archeology of Rome
1883
John Henry Parker
The Ruins of via Sacræ excavated in 1882
The Archeology of Rome
1883
John Henry Parker
Plan of Clivus Sacer as excavated in 1881
The Archeology of Rome
1882
Pianta degli scavi nel Foro del 1882
1879
Pianta degli sterri del 1879 al Foro Romano