Codice identificativo monumento: 9667
Papa Gregorio XVI istituisce al Celio una passeggiata pubblica e un Orto Botanico, come ampliamento/sostituzione di quello al Palatino presso il convento di San Bonaventura.
Congresso ginnastico Italiano con inaugurazione della Palestra all'Orto Botanico e gran concorso di gente. Partenza dei Ginnasti dall'arco di Tito al Foro Romano per la palestra all'Orto Botanico Esercizi individuali obbligatori Esercizi di velocipedisti Grande Accademia di scherma alla Sala Dante 5. Al Museo Capitolino Tiro del giavellotto. Esercizio della palla di cannone.
Censure dei critici e degli artisti alla realizzazione della passeggiata Archeologica:
"Roma, finalmente, va ad avere la famosa passeggiata archeologica, che il divo Guido Baccelli annunziò ventitrò anni addietro, e che, allora, doveva essere attuata con la spesa di cinquanta milioni, ed oggi si cerca di attuare spendendone appena sei. Roma, la città dalle passeggiate deliziose, romantiche, classiche, signorili, incantevoli (Villa Borghese e Villa Doria Pamfili prime fra tutte) non aveva probabilmente bisogno di questa nuova passeggiata archeologica . Ma, tant'è, essa era stata messa come uno dei numeri principali nel programma delle grandi novità che Roma deve inaugarare nel 1911, ed oramai il piccone demolitore ha spinta molto avanti la sua opera di trasformazione, che, a gindizio di critici e competenti, gelosi della classica bellezza di Roma antica e medievale, è stata opera deplorevole di devastazione.
Diego Angeli, nel Marzocco del 27 febbraio ha fatto un molto malinconico inventario di questa opera di distrazione: C'era un parapetto quattrocentesco, che si chiamava graziosamente la Vignola, e che qualcuno voleva perfino attribuire al Bramante, ed è stato demolito, nascostamente, maliziosamente, di notte, dopo aver promesso che si sarebbe rispettato; c'era una edicoletta cristiana, alla cui grata i pastori che entravano da porta San Sebastiano appendevano i fiori dell'Agro come una dolce offerta votiva, ed è stata atterrata nonostante che Corrado Ricci se ne fosse interessato personalmente: c’era un gruppo di costruzioni medievali sull'antica porta Capena, costruzioni importantissime per la topografia della Roma cristiana e sono oramai via di demolizione senza speranza dî un tardo ravvedimento; c'erano due bei portali che aprivano l'ingresso dell'Orto Botanico sulla piazza di San Gregorio, portali che Gregorio XVI aveva fatto edificare per nascondere l'asimmetria di quella piazza e che del pontefice portavano le consuete iscrizioni magnificative, e sono stati demoliti; c'era la cancellata di Villa Guidi, caratteristica per i molti frammenti antichi murati nei smoi pilastri e per una curiosa lapide che rammentava una piacevole visita di Pio IX, una di quelle cancellate romane, quasi nascosta dai cespugli dei lauri e degli oleandri, ed è stata abbattuta, scomparsa la lapide, schiantati al suolo gli alberi e gli oleandri; c'erano parecchie centinaia di alberi d'alto fusto e se n'è fatta legna da ardere nell'unico scopo di livellare il terreno, togliendogli appunto così la caratteristica dei terreni nostri, che sono pieni di movimento e hanno suggerito le più belle architetture di paceaggio che un artista possa concepire.
Non meno amara quella di Diego Angeli è la critica mordace di Ugo Ojetti nel Corriere della Sera del 5 marzo: Dalle Terme di Caracalla alla villa Mattei sul Celio; dalla chiesa di San Nereo e Achilleo fino al Settizonio e al Circo Massimo che, come si sa, è stato da noi romani moderni convertito in gasometro, non esiste più che un deserto polveroso; una bella piazza d'armi, se non per le truppe vere, pei soldatini lattanti dei ricreatori romani. Vigne, case, casupole, compresa la bella Vignola, di Prospero Boccapaduli, archi, mura, ruderi, prati, alberi, alberate, compresa l'olmata a piè della collinetta di Santa Balbina, tutto è scomparso. Polvere e fango, all'infinito. E su da quella spianata irta di biffe bianche e rosse, le muraglie delle Terme e gli archi colossali del Settizonio appaiono rimpiccioliti della metà.
Saturo d'indignazione è l'articolo di Angelo Conti nel Marzocco del 6 marzo: La legge per la zona archeologica (egli dice) si sarebbe dovuta limitare alla sola espropriazione. Le somme che si spendono oggi per fare questi inutili e orrendi viali, si sarebbero dovute destinare agli scavi; e la terra ci avrebbe dato tesori per l'arte e per la cultura. In nome delle quali unicamente noi facciamo la nostra viva protesta. Noi non vogliamo essere confusi con gli esteti che cadono in delirio dinanzi ad ogni alberello abbattuto. Comprendiamo ed apprezziamo i bisogni nuovi delle città; in questo momento vertiginoso del vivere sociale; siamo convinti della necessità di rinunziare spesso a ciò che serve solo al godimento estetico, quando sia d'ostacolo al libero sviluppo della vita cittadina. Ma questa distruzione inutile, in un luogo lontano e malsano, dove nessuno andrà mai a divertirsi, dove d'estate si soffocherà per la polvere e d'inverno sì nuoterà nella mota, dove al più qualche coppia malinconica andrà a meditare sulla vanità delle cose umane; questa stupida e vana opera distruggitrice, è il fatto più assurdo e sarà la maggior vergogna che abbia sinora veduta la terza Italia.
Della commissione preposta alla costruzione della passeggiata archeologica, un solo uomo dava indiscutibili affidamenti che non si sarebbe fatto nulla che sminuisse la grandiosità gloriosa di Roma, Giacomo Boni, ed egli si è dimesso, per non avere la responsabilità di ciò che si compie.
Hanno protestato e protestano uomini come il Venturi, il Lanciani, il Tomassetti, il Gnoli, il Marncchi, l'Hermainn; nella Zribuna Attilio Rossi ha fatto una vera campagna; il Times, in nome di quanti al mondo amano intellettualmente Roma come patria comune, ha pubblicati severi articoli.
Ora quindici deputati (Rogadi, Fradeletto, Torre, Ciccotti, Pescetti, Mazza, Caetani, Manfredi, Molina, Comandini, Viazzi, Poscanelli, Rota, Bizzozer, Nava), hanno presentata questa mozione: La Camera, convinta che la sistemazione della Zona Monumentale di Roma non possa essere eseguita da una Commissione non tecnica, non completa, non soggetta alle norme comuni di tutela d'ogni opera d’archeologia è d'arte: convinta che una siffatta esecuzione reca grave pregiudizio alle fature opere di scavo e irreparabile danno attuale all'aspetto del paesaggio: convinta che le ragioni della storia e della bellezza di Roma. sono ragioni universali: invita il Governo a provvedere in virtù dei mezzi che sono in suo potere o altrimenti a presentare subito un disegno di legge affinchè la sistemazione della Zona Monumentale di Roma sia sottoposta all'esame ed alla responsabilità degli Uffici competenti del Ministero dell'Istruzione."
Primo raduno pubblico degli Arditi del Popolo all'Orto Botanico. Parteciparono repubblicani, socialisti, comunisti, anarchici ed anche cinquemila ex combattenti, guidati da Argo Secondari.
In Occasione delle celebrazioni per l'XI annuale del fascismo, il Re inaugura la Via dei Trionfi, prosecuzione della Via dell'Impero, dal Colosseo al Circo Massimo e Porta San Paolo. Si concludono i lavori di sistemazione dell'area alle pendici del Celio.
Apre al Pubblico il nuovo Museo della Forma Urbis e il Parco Archeologico del Celio. Il progetto è stato realizzato grazie al recupero degli edifici presenti nell'area, la Casina del Salvi e l'ex Palestra, e alla sistemazione del contiguo giardino archeologico, in cui sono stati organizzati per nuclei tematici una grande quantità di materiali epigrafici e architettonici di grandi dimensioni delle collezioni dell'ex Antiquarium Comunale, provenienti dagli scavi di Roma di fine Ottocento. L'allestimento della Forma urbis nell'Ex Palestra ONB, vede la sovrapposizione dei frammenti marmorei della mappa antica su una riproduzione in scala della settecentesca carta di Giovan Battista Nolli.
1876
Dante Paolocci
Palestra di Ginnastica all'Orto Botanico
L'Illustrazione Italiana 1876
1876
Dante Paolocci
Palestra di Ginnastica all'Orto Botanico
L'Illustrazione Italiana 1876
1817
Giovanni Battista Cipriani
Acquedotti sul Palatino
Degli edificj antichi e moderni di Roma
1765
Francesco Panini
Veduta dell'Anfiteatro Flavio
Vedute delle quattro principali basiliche e monumenti di Roma nel XVIII secolo