Data: 1509
Codice identificativo monumento: 9862
Nella vigna del sig. Raffaele Scavalli-Borgia, posta in vocabolo s. Rocco, a poca distanza dalla città di Palestrina, ove esistono alcuni ruderi comunemente attribuiti al Foro ed alla Curia dell'antica Praeneste, il Ministero della Pubblica Istruzione ha fatto eseguire alcune indagini, per vedere se quivi potesse eventualmente rinvevirsi qualche frammento del celebre calendario marmoreo coi fasti di Verrio Flacco; sapendosi che appunto in inferiore fori parte circa hemicyclium (Suet de gramm. 17) quell'insigne monumento era stato affisso. Esplorato però tutto il terreno compreso nell'area, che è chiusa da muri reticolati con ricorsi di mattoni, ed approfondato lo scavo anche al disotto del pavimento di quella vasta aula, nulla si rinvenne dei frammenti desiderati.
Soltanto potè riconoscersi che la parete maggiormente interrata, la quale sembrava avere forma semicircolare e avrebbe potuto perciò identificarsi con l'emiciclio dei fasti Verriani, era invece rettilinea; che l'edificio fu fabbricato sopra avanzi di una più antica costruzione a blocchi rettangolari di tufo.
Nella parte infima delle pareti e nel pavimento si trovarono avanzi di lastre marmoree colorate. Il livello però del pavimento medesimo fu più volte modificato; essendosi rinvenuti a m. 1,50 sotto il piano di campagna avanzi di musaico a tesselle bianche; e più sotto, altro pavimento a piccoli mattoncini disposti a spina pesce. Alla profondità poi di m. 2,50 presso l'angolo sud-est dell'edificio s'incontrò una tomba costruita con tegoloni, e coperta alla cappuccina; ed a maggiore profondità apparvero i resti di un muro ad opera quadrata di tufo.
I pochi oggetti raccolti nello sterro sono i seguenti: Marmo. Rocchio di colonna, di bigio, alto m. 0,40, diam. 0,32; mano di statua muliebre, mancante della metà delle dita; pezzo di panneggiamento, alto m. 0,34 X 0,10; frammento di hassorilievo, alto m. 0,15 X 0,18, che da una parte presenta i resti di un cavallo, dall’altra quelli di un toro coricato. Tre frammenti di lastrone scorniciato, che conservano le lettere. Terracotta. Frammento di fregio, con avanzo di porticato in rilievo; lucerna ovale, senza ornati; fondo di vaso aretino, col bollo MR. Bronzo. Due monete, ossidate; piccoli frammenti diversi, fra i quali un pezzo di catenella. Osso. Un ago crinale.
Luigi Borsari.
Di due nuovi frammenti del calendario di Verrio Flacco, rinvenuti presso la città, e di altro frammento che appartiene ai fasti consolari prcnestini.
Il r. ispettore degli scavi sig. Vincoozo Cicerchia ha riferito a questo Ministero, che il giorno 20 dello scorso mese di ottobre nel sito denominato Carrara pubblica, vocabolo Rocca Piana o valle Losbriiido, in territorio di Palestrina, dal signor Agapito Cesini si rinvenne casualmente, tra un mucchio di rottami, un frammento di lastrone marmoreo, alto m. 0,13, largo m. 0,19. con resto di antica iscrizione.
È facile riconoscere in questo avanzo epigrafico un frammento dei celebri fasti che nel foro dell'antica Preneste M. Verrio Fiacco a se ordinatos et marmoreo parieti incisos publicarat. Il luogo, dove il presente frammento è stato raccolto, trovasi ad ovest della moderna città, ed è perciò ben distante si dal sito dell'antico foro, come dal luogo denominato le Quadrelle, che trovansi a sud, donde tornarono in luce gli altri pezzi già noti di queir insigne calendario. Ma il fatto stesso del rinvenimento in mezzo a sassi e macerie da lungo tempo accumulate, fa conoscere che tale frammento, dissepolto già in epoca forse remota, fu colà trasportato con altre pietre, né giammai ne fu avvertita la parte scritta.
Questa contiene l'indicazione delle feste proprie del primo giorno di agosto; poiché vi é ricordato il sacrifizio che in tale giorno facevasi alla Speranza, nel tempio edicato a questa divinità nel foro Olitorio.
Un altro piccolo frammento (m. 0,12X(), lu), che sembra pure appartenere ai fasti di Verrio Fiacco, è stato recuperato, in questi ultimi giorni, nel fondo denominato le Quadrelle, fra le rovine della basilica suburbana di s. Agapito, rimane soltanto la parola: PROVENIEBANT
Giuseppe Gatti.
Nella vigna Rossi, distante circa m. 300 da Palestrina, presso la via Vecchia, che dalla porta del Sole conduce alla Madonna dell'Aquila, è stato eseguito dal cav. Attilio Sbardella un piccolo scavo, pel quale sono state rimesse all’ aperto costruzioni di età romana, ed un tratto di antica strada formata con poligoni di pietra calcarea locale.
L'area esplorata è di circa m. 5 in larghezza, per l'estensione di m. 60. Alla profondità di m. 1,80 sotto il piano di campagna, oltre alcuni muri in opera reticolata di tufo, dello spessore di m. 0,50, con stabilitura ed intonaco dipinto, si è scoperta una stanza di forma rettangolare A, larga m. 5,06, lunga m. 7,55, con tre ingressi diversi, uno largo m. 1,20, l'altro m. 1,48 ed il terzo m. 2,95.
Questa stanza conserva ancora intero il pavimento a musaico, formato con tasselli bianchi e neri: i primi ne costituiscono il fondo, ed i secondi sono disposti in doppia fila formando figure esagone, inquadrate da una sottile fascia parallela alle pareti. L'intonaco di queste pareti ha lo zoccolo dipinto in rosso, alto m. 0,60, limitato inferiormente da una fascia nera, alta m. 0,13 e superiormente da una fascia bianca alta m. 0,10. Nel campo dello zoccolo medesimo si veggono tracce di decorazioni geometriche.
Adiacenti a questa stanza rimangono altri avanzi di pavimenti, pure a tasselli bianchi e neri, spettanti ad altre stanze che comunicavano con la prima per mezzo degli ingressi sopra accennati.
Alla distanza di m. 5,95 dal muro di fondo della stanza A, era un gradino in muratura, alto m. 0,30, largo m. 0,30, terminato alle estremità da due mezze colonne in laterizio, del diametro di m. 0,75, distanti fra loro m. 4. Addosso a questo gradino era un muro, largo m. 0,60; e nella parte opposta si trovò una scala, le cui pareti sono rivestite, in basso, da sottili lastre marmoree, e sopra con intonaco, del quale però rimangono soltanto poche tracce.
La rampa B, che dal piano dei pavimenti sopra detti scende parallelamenti alla stanza A, è composta di 14 gradini rivestiti di lastre marmoree, larghi m. 1,30: ogni gradino ha m. 0,30 di pedata e m. 0,20 di alzata. Al termine poi della prima rampa si ha un ripiano a musaico, con tasselli bianchi e una sottile fascia, all'ingiro, di tasselli neri. Questo ripiano è alquanto inclinato, e si svolge normalmente alla prima rampa per una lunghezza di circa m. 7; segue poi un' altra rampa, la quale non fu sterrata e se ne videro solo due gradini. La scala era coperta con vôlta a botte, e nell'angolo era a crociera, come attestano le tracce delle imposte.
A poca distanza dal punto ove terminano i muri in opera reticolata, si è scoperto, allo stesso piano dei pavimenti a musaico, un tratto di antica strada C, formata con poligoni calcari, larga m. 4,30 e limitata ai due lati da cigli in travertino della larghezza di m. 0,25. La strada ha la direzione da sud-est a nord-ovest, e lungo il lato nord-est ha un marciapiede, largo m. 2, costruito con lastroni di pietra tufacea. Da questa stessa parte si sono rinvenuti avanzi di muri in opera quadrata di tufo, dello spessore di m. 0,47.
Fra la terra rimossa nello scavo furono raccolti i seguenti oggetti: Marmo. Frammento di braccio, ed altro di gamba, appartenenti ad una piccola statuetta. Frammento di coscia, spettante ad una statua grande al vero, con tronco d'albero ad essa vicino. Parecchi frammenti di lastrine di varia forma e di marmi diversi colorati. Travertino. Piccolo piedistallo, alto m. 0,25 X 0,35, con ramo d' edera scolpito nel centro. Frammento di transenna, lungo m. 0,43 X 0,40 X 0,17. Frammento di lastrone, alto m. 0,23 X 0,13, con avanzo d'iscrizione votiva: VS LCL HERCOL. Bronzo. Quattro monete, di cui due di piccolo modulo e due di modulo medio, irriconoscibili per l'ossidazione. Una borchia, un globetto e un pezzo di utensile incerto. Ferro. Due chiavi, una lunga m. 0,10, l'altra m. 0,07. Varî chiodi, ossidati. Piombo. Un peso di stadera, mancante del gancio di sospensione. Terracotta. Due frammenti di antefisse, decorate con palmette. Un pezzo di fregio, di m. 0,18 X 0,18, che ha in rilievo un guerriero coll'arco teso. Un pezzo di cornice, con tre fori per i chiodi. Uno dei così detti pesi da telaio, alto m. 0,07. Due vasetti, ad un manico, e varî altri pezzi di vasi diversi, alcuni dei quali coperti di vernice nera. Coppa, di fabbrica aretina, in pezzi, del diam. di m. 0.21. Una lucerna monolicne, senza ornati. Frammento di grande lucerna, pure monolicne. Frammenti di tegole, coi seguenti bolli di fabbrica, tutti di forma rettangolare; eccetto d, che è circolare: a) M ANTONI SOBARI b) m. ant ON SOBAR c) CALLISTVS (3 es) COCCEI NERVAE d) c. gal ERI VENVSTI (2 es.) e) A ORBI f) PLOTIAE PHOEBE g) SENTID TRAN h) Q T S (2 es.) Il sigillo di Sentidio Tiranno (g) sembra inedito: per gli altri, cfr. C. I. L. XV, 2806, 2314, 2329, 2342, 2346, 2369.
E. Gatti.
Iscrizioni onorarie scoperte nell'area dell'antico Foro prenestino.
Nella vigna del sig. Carlo Sbardella, sita non lungi dalla chiesa rurale della Madonna dell'Aquila, cioè nell'area del Foro dell'antica città di Preneste, in seguito alle recenti pioggie si è formata una larga frana, avvallandosi il terreno fino alla profondità di circa cinque metri. In fondo a detta rovina sono riapparsi alcuni antichi marmi, che quivi erano giacenti, ma non al proprio luogo, sibbene spezzati e frammisti alla terra. Furono questi con ogni cautela estratti dalla frana; ed avuta notizia della scoperta, l'ispettore cav. L. Borsari ed io ci siamo subito recati sul luogo per descriverli accuratamente. Essi sono:
1. Una statua virile, togata, di cui mancano la testa, che era lavorata a parte, il braccio destro, la mano sinistra ed i piedi. L'ampia toga avvolge tutta la persona in larghe pieghe, eseguite però con arte assai mediocre, che rivela la decadenza e può essere attribuita alla seconda metà del secolo quarto. La statua era alquanto maggiore del vero e, nello stato attuale, misura m. 1,75 di altezza.
2. Piedistallo di statua, con cornice e zoccolo intagliati, scheggiato e mancante di alcune parti nella sommità. Sul piano superiore veggonsi due incavi ed un foro circolare, che servivano a tenervi fissa ed impernata la statua. Il cippo è alto m. 1,35, grosso m. 0,55, largo m. 0,63 e alla base m. 0,74. Nella fronte vi è incisa l'iscrizione riportata alla pagina seguente, chiusa entro una semplice cornice, che occupa uno spazio alto m. 0,80 X 0,53. Le interpunzioni sono dapertutto incerte.
La trascrizione della lunga epigrafe è riuscita assai difficile, non solamente perchè nella parte sinistra la scrittura è in gran parte guasta e corrosa, ma anche per le correzioni che vi furono fatte in più luoghi e per le traccie rimaste di altre lettere e parole che vi erano state precedentemente incise. Parrebbe anzi che il piedistallo avesse contenuto in origine una più antica iscrizione, la quale fu totalmente cancellata, abbas- sando la superficie del marmo, per incidervi quella che ora vi si legge. Nello stesso Foro di Preneste si ha un simile esempio di epigrafe rescritta, nel basamento della statua eretta ad onore di Barbaro Pompeiano, consolare della Campania nell'anno 333, essendovi rimasta sul fianco, non cancellata, la data di una precedente dedicazione fatta nell'anno 227 (v. C.I.L. XIV, 2919).
Il nostro piedistallo non porta incisa alcuna data; ma evidentemente l'iscrizione è degli ultimi decennii del secolo quarto, e perciò è in circa contemporanea a quelle sottoposte alle statue erette nel medesimo Foro prenestino ad onore di Anicio Auchenio
Basso (a. 379-382) e di Postumio Giuliano (a. 385). Anzi con quest'ultima essa ha una particolare analogia, trattandosi egualmente di una statua onoraria posta dai Prenestini come attestato di gratitudine per la concessione di un fondo, fatta loro con disposizione di ultima volontà.
ar LENII | P.AELIVS APOLLINARIS ARLENIVS NATVS DIE | IIII KAL NOB HONESTE VITA MORIBVS ADOVE | LITTERIS EDVCATVS CVM DIE VIII KAL IVLIAS | AGENS ANNVM OCTAVVM DECIMVM CAELO | DESIDERATVS CORPOREO CARCERE LIBERA | RETVR PETIT ADQVE IMPETRAVIT A PVBLIO | aELIO APOLLINARE V P PATRE SVO ACTORE CA | SARVM PRESIDE PROVINCIAE CORSICAE PRAE | FECTO VIGILIBVS VTI FVNDVM QADDVAS CASAS | CON/INIVM TERRITORIO PRAENESTINORVM | DARET AC TRADERET COLLEGIIS PRAENESTI | nae CIVITATIS EA CONDICIONE VT ISDEM VEL | cuIQVE IN EORVM IVRA CORPVSQVE SVCCESSERIT | aBALIENANDI QVOCVMQVE PACTO POTESTAS | NON ESSET SED EX IPSIVS FVNDI FRVCTIEVS CON | VIVIA BIS ANNVA DIEBVS SVPRASCRIPTIS EXHI | BERENTVR ET QVO AVCTIOR ESSET EIVSDEM | VOLVNTAS PETIT A SVPRADICTO PATRE SVO | VT QVINQVE MILIBVS FOLLIVM HORTI SIBE | POSSESSIO CONPARARET VR QVAE EORVM | IVRI ADQVE CORPORI CVM SVPRADICTA | CONDICIONE TRADERETVR ADQVE ITA OB C | CAVSA SS IN FVNDVM SS ET HORTOS CONPARATOS | SVPRADICTO MODO PECVNIAE | OMNES COLLEGIATI INDVCTI SVNT PROP | TER QVOD VENEFICIVM COLLEGIATI OMNES | STATVAM EIDEM TOGATAM | IN FORO CONLOCARVNT
Il personaggio, cui fu dedicata la statua, aveva nome P. Aelius Apollinaris Arlenius: il secondo cognome di lui è ripetuto a grandi lettere ed in secondo caso, giusta l'uso di quella età, al di sopra della cornice del basamento
...
Dall'importante iscrizione, risulta non solamente che nel quarto secolo i cittadini di Preneste erano organizzati in collegii, i quali costituivano un corpus con personalità giuridica; ma eziandio che ai personaggi benemeriti della città continuavano ad innalzarsi nel Foro statue onorarie.
Non può decidersi se la statua, testè rinvenuta insieme col piedistallo inscritto, fosse pro priamente quella del giovinetto P. Elio Apollinare Arlenio, mancando la testa che dovrebbe presentarne le giovanili fattezze. Anzi le dimensioni di quella statua sembrerebbero escludere tale identità, poichè il piedistallo apparisce troppo piccolo e ad essa sproporzionato. Ma se questo basamento preesisteva e fu utilizzato qual era, non desterebbe meraviglia, per quella età di decadenza dell'arte, che non si fosse badato troppo pel sottile ad osservare tutte le regole delle giuste proporzioni che avrebbero dovuto avere la nuova statua e l'antico piedistallo su cui essa venne eretta.
3. Grande tavola di marmo, della quale sono stati recuperati otto frammenti che, ricongiunti insieme, conservano le ultime righe di una iscrizione onoraria, incisa in bellissimi caratteri del primo secolo: ... VIR SACRIS FACIVND | VIVIR EPVL SODALI AVGVSTALI | L NERIANVS TERTIVS PRAECO APPARITOr | IPSIVS ET L NERIANVS VENVSTYS... | SEVIRI AVGVSTALES | FRATRES... Del personaggio, a cui l'epigrafe è dedicata, resta soltanto l'indicazione dei sacerdozî pubblici da lui avuti; [quindecim]vir(o) sacris faciund(is), septemvir(o) epul(onum), sodali augustali. Doveva precedere la menzione delle magistrature civili; e fra queste non poteva mancare quella di consul o praetor, giacchè è indicato quale praeco apparitor ipsius, il primo dei due fratelli che, appartenendo ai seviri Augustales in Preneste, dedicarono questo monumento in onore di lui.
4. Frammenti di lastre marmoree, spettanti anch'essi ad iscrizioni onorarie che ornavano il Foro prenestino nei primi secoli dell'impero: P VEI... | PVP... | ATTIAN ...|... COS PO...; ...NIENI ...|... ET EROS ...|... L F ANNI...; ...OVINC ...|... EDONIA ...|... AR PROCO.... Il primo di questi frammenti ricorda un personaggio, di nome P VEI...., della tribù Pupinia, il quale aveva forse il secondo cognome Attianus, ed era stato console (certamente suffetto, giacchè fra gli ordinarii non si trova una persona cui convengano gli elementi dei predetti nomi) e probabilmente anche pontifex).
Giuseppe Gatti.
Scoperto nell'area dell'antico Foro prenestino. Nella vigna del sig. Carlo Sbardella, posta in contrada Madonna dell'Aquila, dove nel dicembre dello scorso anno si rinvenne la statua ed il basamento con la iscrizione di P. Elio Apollinare Arlenio (cfr. Notizie 1903, pag. 575), vennero in luce altri frammenti di lapidi inscritte, uno dei quali appartiene al celebre calendario di Verrio Flacco.
A. Sbardella