Architetto
Nascita: 5/3/1873 Bologna
Morte: 30/3/1939 Roma
Ingegnere civile ed architetto. Figlio del pittore Luigi Bazzani, della sua instancabile attività sono testimonianza La biblioteca nazionale la facciata di S. Lorenzo a Firenze, il palazzo della Galleria nazionale di arte moderna ed il ministero dell'educazione nazionale a Roma, la stazione marittima del littorio a Napoli, la facciata di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Accademico d'Italia dal 1929.
4/1908
Il Comitato per le feste commemorative della proclamazione della Capitale d’Italia, invita gli architetti romani a presentare un progetto per il nuovo palazzo di Belle Arti.
"I sei architetti invitati erano: Giulio Magni, Guido Cirilli, Marcello Piacentini, Cesare Bazzani, Giovanni Battista Milani, Filippo Galassi. Il Galassi si ritira dal concorso.
La Commissione giudicatrice è composta: del presidente del Comitato, conte di San Martino, e degli architetti Camillo Boito, Guglielmo Calderini, Giulio Podesti; degli scultori Emilio Gallori, Ettore Ferrari, Giuseppe Guastalla, dei pittori Cesare Maccari e Aristide Sartorio e del commendatore Corrado Ricci.
Dopo lunga discussione sui due progetti del Bazzani e del Piacentini che avevano maggiormente attirata l’attenzione (dei giudici, ritenuta inattuabile la proposta da molti appoggiata di incaricare ambedue gli architetti di redigere insieme un progetto definitivo, si venne alla votazione dalla quale riuscì vincitore il Bazzani.
Al Piacentini fu assegnato un premio speciale in considerazione dei pregi del suo progetto.
Fu pure valutato con molta distinzione il progetto del giovine e valente architetto Cirilli, allievo ed intimo cooperatore del compianto architetto Sacconi.
Il nuovo palazzo sorgerà in un'area situata fuori Porta del Popolo, a destra, tra la Villa Borghese e la Villa di Papa Giulio, in modo da formare un'unica passeggiata d'arte.
L'area veramente è stata molto bene scelta, ed i ciò va tributata lode all'Istituto Internazionale d'Agricoltura che l'ha suggerita."
14/4/1930
Nella sala Giulio Cesare in Campidoglio, il Duce Mussolini presiede all'insediamento della commissione nominata dal Governatorato di Roma, nata per la redazione del nuovo Piano regolatore di Roma. Tra i membri della commissione: l'ingegner Del Bufalo, l'archeologo Paribeni, l'architetto Piacentini, l'accademico d'Italia C. Bazzani, A. Munoz; l'architetto A. Calza Bini; l'architetto A. Brasini ed il governatore di Roma Boncompagni Ludovisi.
28/10/1930
La Commissione nominata dal Governatorato di Roma per il progetto del Piano Regolatore della Capitale (progetto che si potrebbe intitolare Roma Mussoliniana), termina i suoi lavori, consegnandoli al Duce.
La Commissione è stata presieduta dal Governatore Principe Francesco Boncompagni-Ludovisi, il quale, con una assiduità, una fermezza e una genialità esemplari, ha guidato la difficile impresa (attraverso sei mesi di fatiche) al suo felice compimento.
Nella Commissione erano i rappresentanti dell'Accademia, e cioè i tre architetti Bazzani, Brasini e il sottoscritto (Marcello Piacentini); il direttore generale delle Antichità e Belle Arti Paribeni, il direttore degli Uffici Tecnici del Governatorato ing. Salatino, il direttore dell' Ufficio Belle Arti Munoz, l'ispettore superiore del Genio Civile ing. Palazzo, il direttore della Scuola Superiore di Architettura Giovannoni, l'on. Calza Bini segretario generale dei Sindacati Architetti, l’on. Del Bufalo, segretario generale dei sindacati Ingegneri.
Hanno collaborato con fede ed entusiasmo i funzionari del Governatorato commendator ing. Maccari, direttore della Sezione di Edilizia, l'ing. Bianchi, direttore dell'ufficio del Piano Regolatore, l'arch. Bandini, dello stesso Ufficio; inoltre gli architetti Fuselli, Piccinato, Susini e Valle, chiamati quali giovani professionisti competenti; segretario l'ing. Magri.
Questo lavoro immane, per quanto affascinante, si è concretato in un numero vastissimo di disegni, comprendenti una pianta in scala 1:5000 di tutta la Roma futura, di un'altra pianta in scala 1:1000 limitata al centro della Città, di piante speciali per il programma regionale, per gli impianti ferroviarî e metropolitani, per le zone verdi, ecc.
Inoltre un numero grandissimo di prospettive illustranti i nuovi quartieri e i nuovi quadri architettonici.
Finalmente due grandi plastici in gesso: uno riguardante tutta la zona centralissima, da Piazza Venezia fino al Colosseo, l'altro riguardante tutti i colli intorno alla città.
Due relazioni sono state stese, una generale tecnico-artistica, ed una giuridico-finanziaria.
Dalla prima specialmente stralcerò le parti più significative ed atte alla comprensione della nostra visione della Roma Mussoliniana.
Noi abbiamo cercato, in primo luogo, di salvare quanto più fosse possibile il patrimonio artistico e storico dell'Urbe, lasciando alla città vecchia il suo fascino e le sue caratteristiche.
Riuscimmo così a mantenere integri i quattro quartieri vecchi che queste caratteristiche meglio palesano per la loro quasi perfetta conservazione.
Nel rimanente della parte vecchia qualche nuovo tracciato s'è dovuto pur adottare, ma sempre rispettando nel modo più assoluto le opere monumentali e gli ambienti architettonici e panoramici. S'è anzi veduto come spesso questi nuovi tracciati, resi indispensabili dalle ferree imposizioni del traffico, ci abbiano offerto la possibilità di mettere in vista monumenti soffocati, dando alla cittadinanza ,godimenti insospettati e alla città nuova grandezza.
Abbiamo ancora considerato come ormai in una metropoli moderna, e in Roma in ispecial modo, non sia più ragionevole la considerazione di un grande centro unico, ma che all'opposto il susseguirsi e il concatenarsi di. tanti centri diversi e nuovi (da Piazza Venezia all’Esedra, da Piazza Colonna a Piazza Barberini, da Piazza del Popolo a Porta Pia) rispondano al più sano funzionamento della città e insieme ne deferminino una più variata bellezza.
Marcello Piacentini"