Archeologo
Nascita: 2/1/1845 Roma
Morte: 21/5/1929 Roma
Archeologo, ingegnere e topografo italiano.
1868
Seconda campagna di scavi di John Henry Parker e Rodolfo Lanciani, presso il Monte della Giustizia. Gli ambienti ritrovati, alcune insule imperiali appartenenti al I secolo d.C., vengono tutti demoliti due anni dopo. I blocchi di tufo delle Mura Serviane furono numerati e smontati.
5/12/1876
In casa del barone Pietro Ercole Visconti, viene fondata la Società romana di storia patria. I soci fondatori sono: Pasquale Adinolfi, Ugo Balzani, Carlo Castellani, Ignazio Ciampi, Costantino Corvisieri, Giuseppe Cugnoni, Giovan Battista De Rossi, Ignazio Giorgi, Ignazio Guidi, Rodolfo Lanciani, Ernesto Monaci, Giulio Navone, Giuseppe Tomassetti, Oreste Tommasini, Carlo Valenziani, Pietro Ercole Visconti.
1878
Scavi del Lanciani nel Portico di Ottavia portano all'isolamento del Propileo di Accesso. Scoperta una monumentale base di una statua in bronzo dedicata a Cornelia, madre dei Gracchi (ora conservata nel corridoio del Tabularium ai Musei Capitolini).
1878
L'archeologo Rodolfo Lanciani, avvia una serie di scavi e restauri del Ninfeo di Alessandro Severo all'Esquilino.
1879
I fratelli Giambattista e Bernardo Lugari acquistarono dai Torlonia un vasto appezzamento di terreno nei pressi del Mausoleo di Sant'Urbano, effettuando nuove indagini archeologiche sotto la direzione dell'archeologo Lanciani.
20/7/1881
Su iniziativa del Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli e con la direzione dei lavori del Lanciani, parte un ampio ciclo di lavori di risanamento del Pantheon. Viene completo l'isolamento dei fianchi (via della Minerva e Via della Palombella), scavi che portano alla luce la Basilica di Nettuno ed il portico degli Argonauti. Viene eliminata la cancellata e ripristinata la scritta in lettere di bronzo sul frontale del tempio.
1882
L'archeologo Lanciani scava una grande villa romana del I sec, nei pressi del Casale del Sellaretto a Roma vecchia.
1883
L'archeologo Lanciani riferisce della scoperta di «antiche pareti di reticolato e di cortina», resti di intonaco dipinto e di pavimenti tessellati in via Margutta, «nell’area dei cosiddetti Orti di Napoli, già di casa Nari».
5/7/1883
L'archeologo Rodolfo Lanciani, durante una campagna di scavi tra la Tribuna della chiesa e il Convento di Santa Maria sopra Minerva, scopre un nuovo obelisco dell'Iseo Campese perfettamente conservato. Il monolite, dopo essere stato estratto con gli argani, viene trasportato e depositato a Piazza del Collegio Romano.
1885
Viene indetto un concorso per realizzare un edificio museale presso il Giardino Botanico del Cielio. L'edificio avrebbe dovuto ospitare il Museo Urbano e il Museo Latino, articolandosi su un brillante progetto espositivo ideato da Rodolfo Lanciani.
1888
Rodolfo Lanciani conduce i primi scavi archeologici in un'area acquistata dal comune di Roma presso l'Arco dei Pantani.
1891
L'archeologo Lanciani visita con Grisar le cavità di Monte delle Grotte. Ipotizza siano tombe etrusche per la presenza, forse a quel tempo evidente, di un vestibolo dinanzi a ciascuna grotta.
7/5/1894
Su proposta del Lanciani, viene aperto al pubblico il Magazzino archeologico comunale al Celio.
1903
Viene decisa la demolizione dell'aula ottagona realizzata all'interno del Cortile del Palazzo dei Conservatori. Sotto la supervisione dell'archeologo Rodolfo Lanciani, i reperti ospitati, vengono riallestiti nelle nuove sale espositive.
13/3/1910
Censure dei critici e degli artisti alla realizzazione della passeggiata Archeologica:
"Roma, finalmente, va ad avere la famosa passeggiata archeologica, che il divo Guido Baccelli annunziò ventitrò anni addietro, e che, allora, doveva essere attuata con la spesa di cinquanta milioni, ed oggi si cerca di attuare spendendone appena sei. Roma, la città dalle passeggiate deliziose, romantiche, classiche, signorili, incantevoli (Villa Borghese e Villa Doria Pamfili prime fra tutte) non aveva probabilmente bisogno di questa nuova passeggiata archeologica . Ma, tant'è, essa era stata messa come uno dei numeri principali nel programma delle grandi novità che Roma deve inaugarare nel 1911, ed oramai il piccone demolitore ha spinta molto avanti la sua opera di trasformazione, che, a gindizio di critici e competenti, gelosi della classica bellezza di Roma antica e medievale, è stata opera deplorevole di devastazione.
Diego Angeli, nel Marzocco del 27 febbraio ha fatto un molto malinconico inventario di questa opera di distrazione: C'era un parapetto quattrocentesco, che si chiamava graziosamente la Vignola, e che qualcuno voleva perfino attribuire al Bramante, ed è stato demolito, nascostamente, maliziosamente, di notte, dopo aver promesso che si sarebbe rispettato; c'era una edicoletta cristiana, alla cui grata i pastori che entravano da porta San Sebastiano appendevano i fiori dell'Agro come una dolce offerta votiva, ed è stata atterrata nonostante che Corrado Ricci se ne fosse interessato personalmente: c’era un gruppo di costruzioni medievali sull'antica porta Capena, costruzioni importantissime per la topografia della Roma cristiana e sono oramai via di demolizione senza speranza dî un tardo ravvedimento; c'erano due bei portali che aprivano l'ingresso dell'Orto Botanico sulla piazza di San Gregorio, portali che Gregorio XVI aveva fatto edificare per nascondere l'asimmetria di quella piazza e che del pontefice portavano le consuete iscrizioni magnificative, e sono stati demoliti; c'era la cancellata di Villa Guidi, caratteristica per i molti frammenti antichi murati nei smoi pilastri e per una curiosa lapide che rammentava una piacevole visita di Pio IX, una di quelle cancellate romane, quasi nascosta dai cespugli dei lauri e degli oleandri, ed è stata abbattuta, scomparsa la lapide, schiantati al suolo gli alberi e gli oleandri; c'erano parecchie centinaia di alberi d'alto fusto e se n'è fatta legna da ardere nell'unico scopo di livellare il terreno, togliendogli appunto così la caratteristica dei terreni nostri, che sono pieni di movimento e hanno suggerito le più belle architetture di paceaggio che un artista possa concepire.
Non meno amara quella di Diego Angeli è la critica mordace di Ugo Ojetti nel Corriere della Sera del 5 marzo: Dalle Terme di Caracalla alla villa Mattei sul Celio; dalla chiesa di San Nereo e Achilleo fino al Settizonio e al Circo Massimo che, come si sa, è stato da noi romani moderni convertito in gasometro, non esiste più che un deserto polveroso; una bella piazza d'armi, se non per le truppe vere, pei soldatini lattanti dei ricreatori romani. Vigne, case, casupole, compresa la bella Vignola, di Prospero Boccapaduli, archi, mura, ruderi, prati, alberi, alberate, compresa l'olmata a piè della collinetta di Santa Balbina, tutto è scomparso. Polvere e fango, all'infinito. E su da quella spianata irta di biffe bianche e rosse, le muraglie delle Terme e gli archi colossali del Settizonio appaiono rimpiccioliti della metà.
Saturo d'indignazione è l'articolo di Angelo Conti nel Marzocco del 6 marzo: La legge per la zona archeologica (egli dice) si sarebbe dovuta limitare alla sola espropriazione. Le somme che si spendono oggi per fare questi inutili e orrendi viali, si sarebbero dovute destinare agli scavi; e la terra ci avrebbe dato tesori per l'arte e per la cultura. In nome delle quali unicamente noi facciamo la nostra viva protesta. Noi non vogliamo essere confusi con gli esteti che cadono in delirio dinanzi ad ogni alberello abbattuto. Comprendiamo ed apprezziamo i bisogni nuovi delle città; in questo momento vertiginoso del vivere sociale; siamo convinti della necessità di rinunziare spesso a ciò che serve solo al godimento estetico, quando sia d'ostacolo al libero sviluppo della vita cittadina. Ma questa distruzione inutile, in un luogo lontano e malsano, dove nessuno andrà mai a divertirsi, dove d'estate si soffocherà per la polvere e d'inverno sì nuoterà nella mota, dove al più qualche coppia malinconica andrà a meditare sulla vanità delle cose umane; questa stupida e vana opera distruggitrice, è il fatto più assurdo e sarà la maggior vergogna che abbia sinora veduta la terza Italia.
Della commissione preposta alla costruzione della passeggiata archeologica, un solo uomo dava indiscutibili affidamenti che non si sarebbe fatto nulla che sminuisse la grandiosità gloriosa di Roma, Giacomo Boni, ed egli si è dimesso, per non avere la responsabilità di ciò che si compie.
Hanno protestato e protestano uomini come il Venturi, il Lanciani, il Tomassetti, il Gnoli, il Marncchi, l'Hermainn; nella Zribuna Attilio Rossi ha fatto una vera campagna; il Times, in nome di quanti al mondo amano intellettualmente Roma come patria comune, ha pubblicati severi articoli.
Ora quindici deputati (Rogadi, Fradeletto, Torre, Ciccotti, Pescetti, Mazza, Caetani, Manfredi, Molina, Comandini, Viazzi, Poscanelli, Rota, Bizzozer, Nava), hanno presentata questa mozione: La Camera, convinta che la sistemazione della Zona Monumentale di Roma non possa essere eseguita da una Commissione non tecnica, non completa, non soggetta alle norme comuni di tutela d'ogni opera d’archeologia è d'arte: convinta che una siffatta esecuzione reca grave pregiudizio alle fature opere di scavo e irreparabile danno attuale all'aspetto del paesaggio: convinta che le ragioni della storia e della bellezza di Roma. sono ragioni universali: invita il Governo a provvedere in virtù dei mezzi che sono in suo potere o altrimenti a presentare subito un disegno di legge affinchè la sistemazione della Zona Monumentale di Roma sia sottoposta all'esame ed alla responsabilità degli Uffici competenti del Ministero dell'Istruzione."
8/4/1911
Mostra archeologica al Museo romano alle Terme di Diocleziano. L'iniziativa si collocava nel più ampio quadro delle celebrazioni del cinquantenario dell'Unità d'Italia e benchè designata in modo totalmente generico, essa nei fatti sarà ricordata come la "Mostra Archeologica" per eccellenza. Organizzata da Rodolfo Lanciani, è dedicata ad illustrare la civiltà romana nelle provincie.