Architetto
Nascita: 5/9/1846 Roma
Morte: 4/4/1928 Roma
12/7/1886
Teresa Glori, si affidava al parere di due eminenti ingegneri, Pio Piacentini e Augusto Innocenti, per realizzare una perizia sul valore dei suoi terreni sul Monte Cacciarello, oggetti di una richiesta di esproprio da parte del Comune. La perizia considera il terreno come “fabbricativo” e stabilisce un prezzo complessivo di 1.350.750 Lire, somma che ascende a 1.800.750 se vi viene incluso il sottosuolo, sfruttato dalla cava della ditta Albertini.
23/1/1890
Viene fondata per iniziativa dell'architetto Giovanni Battista Giovenale e di un gruppo di ventiquattro soci promotori (e Gaetano Koch, Pio Piacentini, Ernesto Basile, Giuseppe Sacconi), l'Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura. Nello Statuto è ben chiarito il fine dell'Associazione: "promuovere lo studio e rialzare il prestigio dell'architettura, la prima fra le arti belle", attraverso una serie di numerose iniziative, che comprendevano tra l'altro "escursioni artistiche tra i soci per lo studio e la riproduzione dei monumenti".
27/9/1893
La Corte di Cassazione, su ricorso del Comune di Roma, annulla la decisione della Corte di Appello circa il valore per gli espropri dei terreni di Vigna Glori al Monte Cacciarello.
1/1909
La Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II, presieduta dal Ministro dei Lavori Pubblici Pietro Bertolini, si riunisce per decretare il vincitore, cadiuvata dalla sottocommissione artistica, con a capo il senatore Gaspare Finali e composta da alcuni celebri architetti e scultori (da Ernesto Basile, Cesare Maccari, Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini a Domenico Trentacoste).
"I concorrenti furono in tutto 28, dei quali 19 s'inscrissero nel gruppo del «tema libero. La sottocommissione artistica (che doveva pronunciarsi prima della Commissione plenaria), designò subito come assolutamente migliori quattro bozzetti, tutti appartenenti a quest'ultimo gruppo: e furono quelli dello Zanelli, del Dazzi, del Pogliaghi e dell'Ugo, e fra questi poi quello dello Zanelli fu proposto per l'esecuzione."
La Commissione Reale, al contrario della sottocommissione artistica, non si trovò concorde sul nome di Angelo Zanelli: tre componenti (lo scultore Giulio Monteverde, l'architetto Alfredo d'Andrade e lo storico dell’arte Corrado Ricci, direttore generale delle Antichità e Belle Arti), preferirono astenersi.
"La Commissione plenaria modificò in parte il giudizio della sottocommissione artistica. Fu osservato che la designazione del solo Zanelli come vincitore pareva contraddire allo spirito se non alla lettera del bando di concorso il quale, per assicurare quant'era possibile l'esecuzione di una opera insigne, stabilivava che il concorso era di due gradi, riservando al secondo grado la traduzione in grande del bozzetto. Ora, proclamando il solo Zanelli meritevole di prender parte alla gara finale, si sarebbe venuti in sostanza a violare le norme del concorso, giacchè quando, nella prova finale, il solo Zanelli avesse messo sul posto l'opera sua a grandezza di esecuzione, sarebbe stato, nel fatto, quasi impossibile di non approvarla. Fu proposto dunque da Ugo Ojetti di bandire la gara di secondo grado, ammettendosi non solo lo Zanelli, ma anche il Dazzi, che pure essendosi inscritto nella categoria del tema libero, aveva però di fatto presentato un bozzetto che svolge il tema dei Precursori dell'unità; bozzetto che era stato lodatisimo, e che per più giorni, nell'opinione di parecchi Commissari, aveva conteso la vittoria a quello dello Zanelli."
Per comporre la questione si stabilì che i due artisti maggiormente apprezzati, Zanelli e Dazzi, sviluppassero i loro bozzetti a grandezza naturale e li consegnassero il 10 novembre 1910, per esporli a turno al pubblico nel 1911, in occasione del cinquantesimo dell'Unità d’Italia, lasciando la decisione finale al pubblico.
23/7/1913
Il Comune di Roma bandisce un concorso per il congiungimento stabile dei tre Palazzi Capitolini. Il concorso viene vinto da Marcello e Pio Piacentini:
"Poichè, scaduto il termine concesso all'Amministrazione bloccarda per demolire le braccia di cartapesta alzate ad allacciare al Palazzo dei Senatori le gallerie dei Musei ed i saloni gloriosi del Palazzo dei Conservatori, le mascherature burlesche non cadevano, l’atitorità governativa alzò la sua voce di comando. Il Comune allora, disposto a non cedere nemmeno di fronte alla forza, bandì un concorso pel congiungimento definitivo dei tre edifici superibi."
Il progetto che la reca e nasconde il nome dei suoi autori sotto il motto simbolico di Noli me tangere considera la questione del congiungimento in rapporto alla sistemazione stradale, al definitivo assetto degli uffici capitolini, a problemi severi di Arte e di Archeologia. Move da un progetto della Commissione direttiva del Monumento a Vittorio Emanuele che considerava l’accesso alla mole sacconiana dalla parte posteriore e prevedeva una rampa svolgentesi nelle aree di demolizione chiuse tra il Monumento, l'Ara Coeli, e le chiese di Santa Marina e di San Pietro in Carcere.
Nella planimetria dei Piacentini, questa rampa, dopo aver lasciato alla sua destra una via parallela, che alla quota del Tabularium conduce all'ingresso monumentale ideato per la sede delle Rappresentanze, sale fino alla Piazza del Campidoglio aprendo a sinistra del Palazzo Senatorio una superba terrazza adorna di balaustre e di statue e protesa sul suggestivo panorama dei Fori balzati completi dalla liberazione sapiente del contorno. Così invece di accecare la piazza, si darebbe ad essa una vista ampia quanto mai, lasciando al sole ed all'azzurro un trionfale varco.
"P.S: ll Consiglio superiore per le antichità e le Belle Arti aveva dovuto, con ripetuti pareri, in quale si rispettava l'apparenza della piazza del Campidoglio, ma si lasciava ai concorrenti piena libertà di trovare il passaggio pel congiungimento dei tre palazzi in qualunque parte eva qualunque livello del colle. Intanto il Consiglio superiore si è pronunciato in senso sfavorevole al concorso."