Pittore
Nascita: 1840 Siena
Morte: 1919 Roma
1902
Ettore Ferrari, Giulio Aristide Sartorio, Ernesto Basile, Cesare Maccari, Ettore Ximenes ed altri fondano l'Associazione Nazionale per l'abolizione delle Accademie di Belle Arti e per la nuova «pedagogia artistica, sodalizio antiaccademico contro la cristallizazione dei Saperi dell’Arte.
4/1908
Il Comitato per le feste commemorative della proclamazione della Capitale d’Italia, invita gli architetti romani a presentare un progetto per il nuovo palazzo di Belle Arti.
"I sei architetti invitati erano: Giulio Magni, Guido Cirilli, Marcello Piacentini, Cesare Bazzani, Giovanni Battista Milani, Filippo Galassi. Il Galassi si ritira dal concorso.
La Commissione giudicatrice è composta: del presidente del Comitato, conte di San Martino, e degli architetti Camillo Boito, Guglielmo Calderini, Giulio Podesti; degli scultori Emilio Gallori, Ettore Ferrari, Giuseppe Guastalla, dei pittori Cesare Maccari e Aristide Sartorio e del commendatore Corrado Ricci.
Dopo lunga discussione sui due progetti del Bazzani e del Piacentini che avevano maggiormente attirata l’attenzione (dei giudici, ritenuta inattuabile la proposta da molti appoggiata di incaricare ambedue gli architetti di redigere insieme un progetto definitivo, si venne alla votazione dalla quale riuscì vincitore il Bazzani.
Al Piacentini fu assegnato un premio speciale in considerazione dei pregi del suo progetto.
Fu pure valutato con molta distinzione il progetto del giovine e valente architetto Cirilli, allievo ed intimo cooperatore del compianto architetto Sacconi.
Il nuovo palazzo sorgerà in un'area situata fuori Porta del Popolo, a destra, tra la Villa Borghese e la Villa di Papa Giulio, in modo da formare un'unica passeggiata d'arte.
L'area veramente è stata molto bene scelta, ed i ciò va tributata lode all'Istituto Internazionale d'Agricoltura che l'ha suggerita."
1/1909
La Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II, presieduta dal Ministro dei Lavori Pubblici Pietro Bertolini, si riunisce per decretare il vincitore, cadiuvata dalla sottocommissione artistica, con a capo il senatore Gaspare Finali e composta da alcuni celebri architetti e scultori (da Ernesto Basile, Cesare Maccari, Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini a Domenico Trentacoste).
"I concorrenti furono in tutto 28, dei quali 19 s'inscrissero nel gruppo del «tema libero. La sottocommissione artistica (che doveva pronunciarsi prima della Commissione plenaria), designò subito come assolutamente migliori quattro bozzetti, tutti appartenenti a quest'ultimo gruppo: e furono quelli dello Zanelli, del Dazzi, del Pogliaghi e dell'Ugo, e fra questi poi quello dello Zanelli fu proposto per l'esecuzione."
La Commissione Reale, al contrario della sottocommissione artistica, non si trovò concorde sul nome di Angelo Zanelli: tre componenti (lo scultore Giulio Monteverde, l'architetto Alfredo d'Andrade e lo storico dell’arte Corrado Ricci, direttore generale delle Antichità e Belle Arti), preferirono astenersi.
"La Commissione plenaria modificò in parte il giudizio della sottocommissione artistica. Fu osservato che la designazione del solo Zanelli come vincitore pareva contraddire allo spirito se non alla lettera del bando di concorso il quale, per assicurare quant'era possibile l'esecuzione di una opera insigne, stabilivava che il concorso era di due gradi, riservando al secondo grado la traduzione in grande del bozzetto. Ora, proclamando il solo Zanelli meritevole di prender parte alla gara finale, si sarebbe venuti in sostanza a violare le norme del concorso, giacchè quando, nella prova finale, il solo Zanelli avesse messo sul posto l'opera sua a grandezza di esecuzione, sarebbe stato, nel fatto, quasi impossibile di non approvarla. Fu proposto dunque da Ugo Ojetti di bandire la gara di secondo grado, ammettendosi non solo lo Zanelli, ma anche il Dazzi, che pure essendosi inscritto nella categoria del tema libero, aveva però di fatto presentato un bozzetto che svolge il tema dei Precursori dell'unità; bozzetto che era stato lodatisimo, e che per più giorni, nell'opinione di parecchi Commissari, aveva conteso la vittoria a quello dello Zanelli."
Per comporre la questione si stabilì che i due artisti maggiormente apprezzati, Zanelli e Dazzi, sviluppassero i loro bozzetti a grandezza naturale e li consegnassero il 10 novembre 1910, per esporli a turno al pubblico nel 1911, in occasione del cinquantesimo dell'Unità d’Italia, lasciando la decisione finale al pubblico.