Duca
Nascita: 1/1/1800 Roma
Morte: 7/2/1886 Roma
Figlo di Giovanni Torlonia. Il 16 luglio 1840 sposa Teresa Colonna. Fà bonificare il lago del Fucino. La sua unica figlia ed erede Anna Maria Torlonia sposa Giulio Borghese che ne porta anche il nome per preservare la dinastia.
9/3/1844
Prima competizione ippica all'uso inglese. Don Alessandro Torlonia organizza una gara di corse nei prati di Roma vecchia. Durante la manifestazione chiamata Chesterfiel Hunt Raves, si svolgono sette gare.
1856
Alessandro Torlonia acquista la tenuta di Porto.
1861
Girolamo Sacchetti vendette la proprietà della Villa del Pineto al principe Alessandro Torlonia.
1875
Alessandro Torlonia istituisce il Museo Torlonia. Per ospitare i 517 marmi antichi, commissiona la costruzione di un edificio a Via della Lungara diviso in 77 sale espositive.
1876
Alessandro Torlonia incarica Pietro Ercole Visconti di realizzare il primo catalogo del Museo Torlonia.
3/1882
Il principe don Alessandro Torlonia, praticando alcuni scavi a ricerca di antichità nella sua tenuta di Roma Vecchia, e precisamente nel sito dove l'aquedotto della Claudia attraversa l'antica via Latina, scoprì i ruderi appartenenti al tempio della Fortuna Muliebre, già minutamente esplorato circa 40 anni or sono; e l'iscrizione del quale, incisa sull' architrave, recante i nomi di Livia Augusta e di Giulia
Domna, si conserva nel Tabulario capitolino.
Sono stati quindi visitati alcuni sepolcri della via Latina, anch'essi derubati ab antico d'ogni loro ornamento; ma pur nondimeno nell' intervallo fra due sepolcri è stata ritrovata una bella e quasi integra statua di Diana cacciatrice, grande oltre il vero, coi consueti attributi e col cane in corsa.
Roldolfo Lanciani.
5/1882
Da un rapporto inviatomi dall'ing. degli scavi cav. Rodolfo Lanciani rilevo, che il principe Alessandro Torlonia, continuando a scavare nella sua tenuta di Roma vecchia, nell’area compresa fra l'antica via Latina a oriente e l'acquedotto Claudio a occidente, ha trovato le seguenti cose:
a) Vasto e ricco fabbricato, con muri di opera reticolata e laterizia, del primo secolo dell'e. v.; pavimenti di mosaico a chiaroscuro, figurati o geometrici (lasciati sotterra senza danno); sale da bagno, foderate di tubi caloriferi, pareti dipinte in color rosso ecc; b) Quadro di mosaico finissimo, policromo, di m. 0,59X0,59, rappresentante due pernici che reggono un festone col becco; c) Statuina equestre di marmo, forse imperiale, alta m. 0,30, acefala, con la clamide sollevata dall'impeto della corsa; d) Testa muliebre, forse imperiale, di marmo, bellissima e ben conservata; e) Parte superiore di statua di Marsia, alla metà del vero; f) Altra di fanciullo, che giuoca con una maschera silenica; g) Statuetta di femmina giacente; h) Statua muliebre, mancante della spalla sinistra e del capo, finissima e ben conservata; î) Statua muliebre, acefala, mancante delle mani e dei piedi; k) Busto di perfettissimo artificio e di singolarissima conservazione, grande oltre il vero, rappresentante M. Aurelio giovine; l) Erma bicipite, barbata, finissima; m) Testa di Fauno giovinetto; n) Ritratto d’uomo, di età giovanile, con barba e baffi; o) Altra testolina di Fauno; p) Busto acefalo di donna, con tunica sottile, che le ricopre il seno; q) Urne, cinerarii e cippi anepigrafi.
Roldolfo Lanciani.
6/1883
Il sig. principe Alessandro Torlonia, facendo esplorare nella sua tenuta di Roma vecchia gli avanzi di un vasto fabbricato, della buona epoca adrianea, posto fra l'acquedotto Felice e la ferrovia, ha discoperto un vasto ambiente, largo met. 6, lungo (nella parte esplorata) circa met. 20, che termina dalla parte dell’acquedotto con un’ abside semicircolare, rinfiancata da due speroni, come vedesi dall’annessa pianta dimostrativa.
Le due pareti longitudinali e l'abside sono di reticolato, con legamenti, fascie e spigoli di cortina. Da queste due pareti aggettano pilastri, larghi un metro, con la fronte convessa ; e distano l’uno dall’altro, dove met. 2,00, dove met. 1,75. Gil’ interpilastri sono occupati da sedili di muro intonacati e dipinti a tinta gialla.
Il pavimento è composto di una specie di astrico, sotto del quale è un selciato di pentagoni di lava. In vari punti si veggono restauri di epoca tarda, a ricorsi di mattoni e di quadrelli di tufa. Nel terrapieno sono stati ritrovati tre rocchi di colonne, di met, 0,45 di diametro; due di bellissima breccia corallina, uno di marmo bigio.
Continuandosi gli scavi, sono state scoperte altre due grandi sale, e sette ambienti minori. La prima sala grande è posta a riscontro di quella descritta precedentemente: ha pure forma basilicale, di modo che le due absidi si toccano e si innestano nella loro convessità. La seconda sala grande ha forma circolare di m. 10 di diametro, con nicchie e porte nel perimetro, ed una specie di tribuna rettangola di riscontro alla maggior porta d’ingresso. Il pavimento di questa sala era tutto di verde antico.
I sette ambienti minori fino ad oggi scoperti, si distinguono per la irregolarità della forma, per la ricchezza dei pavimenti, e per i frammenti di belle pitture murali, che rimangono qua e là sulle pareti.
Un pavimento è formato di esagoni di marmo greco e di rombi di rosso, alternati con felice disegno. Un altro pavimento è formato di quadri di breccia e di rettangoli di verde. Il migliore di tutti è quello, che occupa il mezzo di uno stanzino di m. 3,00X3,20: è di mosaico a cinque colori bianco, rosso, verde, giallo, nero; contornato da quadruplice fascione. Il disegno è oltre ogni dire gentile, con intrecciamento di festoni, di guide, di greche, di fogliami, di arabeschi. Le tessere sono minutissime: la conservazione è perfetta.
Un ultimo ambiente, fornito di apparecchio calorifero, presenta una singolarità che non ho mai ritrovata altrove. Il pavimento a mosaico, pensile sull’ipocausto, non riposa sui consueti pilastrini di mattone, ma sopra cilindri vuoti di terracotta alti 57 centimetri, larghi nel diametro 25, con pareti grosse 23 millimetri. Ciascun cilindro è forato da quattro asole una delle quali rettangola, le tre altre a foggia di cuore, 0 meglio, di foglia di edera.
Roldolfo Lanciani.
1884
Alessandro Torlonia incarica Carlo Ludovico Visconti di curare un testo contenente le riproduzioni dei 620 marmi della Collezione Torlonia stampate in fototipia, da regalare alle maggiori istituzioni culturali Europee.
1895
Alessandro Torlonia realizza un primo colegamento idrico, tra le sue proprietà presso l'appia antica e le sorgenti della Cecchignola, dove ai piedi del castello, formano un laghetto. Per poter compensare il dislivello tra la quota delle sorgenti e quella dell'Appia, innalza l'antica torre esistente sistemandovi all'interno un serbatoio. L'acqua, prelevata attraverso delle pompe, raggiunge i 45 metri di altezza, ottiene così la pressione necassaria per alimentare un serbatoio a torretta costruito presso l'appia antica.