Pubblicazione: 1907
Volume IV. Accademia nazionale dei Lincei. Fascicolo 4. Relazione di Dante Vaglieri:
« Fu cominciato il 17 aprile un sterro più ampio in prossimità di quel luogo, entro quell'area circondata da tre lati (fig. 2, GII, JQ, NO) da muri costituiti di blocchi squadrati di tufo. Venne immediatamente in luce, sotto uno strato di scarico di vasellame etrusco-campano del II sec. av. Cr., un muro di simili blocchi squadrati di tufo (fig. 2, n. 4: fig. 4, 5), largo sei piedi, piantato nel vergine (fig. 2, n. 2, 5; fig. 3; C).
La fossa 3 (cfr. fig. 3, E), che si ritenne da principio scavata per permettere ai costruttori del muro di collocare a posto i massi, risultò poi per il blocco 3 a aver contenuto una terza fila di blocchi. Taluni di questi parallelepipedi presentano la marca E (fig. 6).
Parve questo un muro di cinta, per la perfezione tecnica, non anteriore al V sec. av. Cr., opera probabilmente di operai etruschi qui chiamati per l’esperienza peculiare loro, il perfetto combaciamento dei blocchi, la conservazione degli spigoli, il posamento accurato e sistematico sul piano di fondazione dimostrando all'evidenza non trattarsi di rifacimenti, ma di un muro conservato nella sua forma originale e con massi estratti dalle cave espressamente per questa costruzione. A giudicare che facesse parte di un sistema di fortificazione, contribuì, oltre lo spessore suo, anche il fatto che si riconobbe come esso si interrompa sulla via delle scale di Caco, dove 3 i massi penetrano nel suolo in fondazione.
Continua poi il muro stesso sul lato nord della via (fig. 2, n. 23; fig. 3, 4; fig. 6). Tornò poi in luce più a sud un secondo muro corrispondente (fig. 2, n. 10), egualmente di blocchi con la stessa marca; esso sembra coordinato al primo, pur esistendo fra loro una notevole convergenza, che dimostra come dovessero ad una data distanza riunirsi. In prossimità del passaggio alle « scale di Caco » essi avevano quindi maggiore resistenza. Quando presso a poco sia stato distrutto, risulta dal materiale di cui era ricoperto, a specialmente da ciò, che i blocchi, che ne vennero tolti, sono quelli adoperati nei muri circostanti, piantati tutti su materiale di scarico di eguale vasellame etrusco campano del sec. II av. Cr. (fig. 2, VO, RSTV; fig. 3, A).
Forse non sarà ipotesi azzardata quella di riconnettere la distruzione di questo muro con la sostruzione del tempio della Mater Magna. Nel 205 av. Cr. fu portato l'idolo della dea da Pessinunte, deposto anzitutto nel tempio della Vittoria, antichissimo, preromuleo secondo la tradizione, che qui prossimamente sembrami essere sorto. Nel 204 si cominciò il nuovo tempio, che fu finito nel 191. Innanzi al tempio dovè essere una platea ben grande se su di essa in ipso Matris magnae conspectu sì facevano i solenni ludi megalensi. Lo Pseudolo di Plauto, come è noto, fu appunto rappresentato quando fu inaugurato il tempio.
Qualche piccolo frammento di bucchero rinvenuto nella terra a maggiore profondità accennava però alla vicinanza di tombe. Infatti il giorno 20 venne in luce un pozzo per grande dolio scavato nel vergine (fig. 2, n. 1; fig. 4). Sembrò ormai tolto ogni dubbio. Presso a questo pozzo si scoprirono alcuni buchi nel terreno, i quali per la loro forma non parvero destinati a contenere doliola, ma pali, forse per una tettoia straminea o una copertura a forma di capanna, la quale doveva coprire quella tomba. La quale sembrò più venerata anche per il fatto che solo ad una certa distanza da essa apparvero altre fossette per piccole olle sepolcrali (fig. 5, 7). È notevole il fatto che le fosse sono protette dall'invasione delle acque. mercè canaletti e cunette.
Nacque naturalmente subito anche il dubbio che quei pali accennassero forse ad una stazione anteriore alla necropoli, ed avessimo innanzi a noi delle abitazioni. Il dubbio però fu escluso dal fatto che non si rinvennero traccie di ceneri, di carboni combusti, di vasellame infranto d'uso domestico, nessuno insomma di quei dati che denotano un abitato. Laddove a sostegno dell'ipotesi opposta si offriva una massa di vasellame d'uso funebre. Tra i due muri su citati esisteva un riempimento di terra, molto tenace nella parte inferiore e disgregato nella superiore. La parte inferiore conteneva frammenti di vasellame evidentemente funebre non escludendosi qualche frammento d'uso privato, mentre la parte superiore, con riempitura posteriore al III sec., non conteneva che oggetti d'uso privato.
Togliendo la terra nel lato sud-ovest del primo muro, si è notato come questo posasse in parte su una tomba a fossa (fig. 1, n. 6; fig. 2, G), cui serve di coperchio una lastra di tufo che era stata perfettamente squadrata con uno strumento potente. Tale forma di copertura fece dichiarare subito al Cozza non trattarsi di seppellimento fatto in tempo molto antico, cioè non anteriore al IV sec., non conoscendosi nell’ Italia centrali sepolcri a fossa coperti di lastroni, anteriori a quell'età. Senonchè, al di sopra di questa tomba, sopra al solito materiale di scarico riposavano taluni blocchi di tufo (fig. 3, L; fig. 8), tolti evidentemente dal muro su detto e ivi collocati non si comprende ancora bene per quale ragione. Sostenuti questi blocchi con un’impalcatura, si procedette allo scavo.
Immediatamente al di sopra della tomba notò l'operaio Fiorini che la terra non era la consueta, che forma il primo strato di riempimento (terra nera, compatta, riportata, in cui abbonda l'humus, misto a frammenti di vasi anteriori al sec. VII), ma terra della roccia locale, proveniente dal cavo stesso in cui fu praticato il sepolcro e senza alcun frammento di oggetti. Si mise in luce la tomba, il cui coperchio appariva essere stato gia mosso in antico (fig. 9), spostato, aperto e poi rinchiuso imperfettamente prima che il muro si costruisse o meglio durante la costruzione di questo, altro indizio forse che costruttori dei muri non furono romani. Il coperchio non fu da noi potuto rimuovere se non rompendolo, perchè stante la pressione delle mura soprastanti vi si notò una fenditura obliqua che segnò il distacco della parte rimanente.
Scoperchiata la tomba, si videro gl'incavi fatti sul terreno per collocarvi i paletti, cui si fece servire di punto di appoggio, per sollevare il coperchio, degli angoli di tegola, trovati nella tomba e provenienti da qualche edificio diruto del VI sec. av. Cr. L'opera dei depredatori apparve evidente: le ossa si trovarono spostate su un lato e nella tomba nulla di prezioso: uno skypkos (fig. 10), troppo misera cosa per essi, preziosissimo per noi, era soltanto rimasto abbandonato (fig. 11), un vaso di arte locale, attribuibile, pare, al IV sec. av. Cr. Esso ci indicava come ancora in questo tempo si seppellisse in quest'angolo del Cermalo e come il muro di cinta fosse, al più presto, di quel periodo.
Altre tombe tornarono in luce sotto la via detta delle Scale di Caco, fiancheggiata nel lato occidentale da un muro identico al su citato e che deve appartenere ‘al medesimo sistema di difesa (fig. 12). Queste tombe consistono in pozzi e fosse di forma molto antica, perchè appartenenti a quel periodo in cui il cavo centrale dove era deposto il cadavere, era fiancheggiato da piccoli loculi che servivano per deposito del corredo funebre (fig. 2, fi: n. 17).
Anche nella breve area di forma triangolare a nor-est del muro NO (fig. 2) si trovò l'impronta di un sepolcro a pozzo di tale larghezza da contenere olla o vaso cinerario, ed altri sepolcri minori. Lo scavo non ha potuto proseguire con l'istessa alacrità, in quanto che verso occidente non solo si ha una platea che convenne sorreggere per lavorare al di sotto, nulla volendosi distruggere di quanto nei vari secoli si è colà costruito, ma specialmente perchè vi erano sicuri indizî di un franamento (v. fig. 6).
Procedendo con cautela si riconobbe come questo fosse prodotto da una cava che largamente si estende, cava fatta forse in epoca recente per estrarre cappellaccio di tufo. E fu provvidenziale quest'opera nostra, perchè si constatò il pericolo che correvano muri pesanti piantati su scarico posato sul vuoto (fig. 13) e blocchi di tufo del muro, semplicemente spostati dalla loro direzione primitiva, che si reggevano per contrasto su terra smossa, penetrata lentamente dal di sopra. Pilastri da noi costruiti impediranno che essi precipitino. La pianta (fig. 2), eseguita dal sig. Edoardo Gatti, chiarirà meglio la disposi zione delle tombe e dei muri e permetterà lo studio delle necropoli:
1. Fossa circolare scavata nella roccia tufacea, diam. m. 1,00, prof. m. 0,90; nella parte superiore è un poco allargata. 1a. Fossa rettangolare, lunga m. 2,60, larga m. 0,58, prof. m. 0,87;
2. Piano leggermente inclinato di tufo, reso piano ed abbassato in epoca più recente; vi sono scavate delle piccole fosse : a, fossetta circolare, diam. m. 0,17, prof. m. 0,40; b, id., diam. m. 0,17, prof. m. 0,58; c, fossetta quadrangolare, larga m. 0,35 X 0,86, prof. m. 0,18; d, fossetta ovoidale, lunga m. 0,19, larga m. 0,17, prof. m. 0,32; f, fossetta circolare, diam. m. 0,20, prof. m. 0,29; 9g, id., diam. m. 0,25, prof. m. 0,15; î, fossetta circolare, diam. m. 0,18, prof. m. 0,26: I, fossetta ovoidale, lunga m. 0,19, larga m. 0,14, prof. m. 0,90; m, fossetta circolare, con piccolo incavo verso sud, lunga m. 0,29, larga m. 0,25, prof. m. 0,34; n, fossetta ovoidale allungata, lunga m. 0,20, larga m. 0,07, prof. m. 0,07; o, fossetta circolare, diam. m. 0,14, prof. m. 0,20; p. id., con incavatura verso nord, lunga m. 0,24, larga m. 0,20, prof. m. 0,25; q, id., diam. m. 0,31, prof. m. 0,18; r, id., diam. m. 0,30, prof. m. 0,40; s, id., diam. m. 0,08, prof. m. 0,08.
3. Incavo nella roccia largo m. 0,60, alto m. 0,57.
3a. Parallelepipedo di tufo.
4. Muro costituito da due filari di parallelepipedi di tufo, dello spessore di _m. 0,60, alto m. 0,60, poggiato sulla roccia (v. fig. 3, F).
5. Roccia tufacea.
6. Fossa rettangolare scavata nella roccia, lunga m. 2,05, larga m. 0,80, profondità media m. 0,75 e coperta con lastra di tufo lunga m. 2,28, larga m. 1,00, alta m. 0,20 (v. fig. 3, G). Il coperchio era intero, ma incrinato nel; senso della larghezza, onde si spezzò lungo l'incrinatura.
7. Fossetta circolare, diam. m. 0,25, prof. m. 0,20;
8. Fossetta ovoidale, lunga m. 0,19, larga m. 0,13, prof. m. 0,05; in essa immette un piccolo canaletto scavato nella roccia, largo m. 0,12.
9. Canaletto scavato nella roccia, largo m. 0,12 nella direzione da nord a sud, che prosegue sotto un muro di parallelepipedi di tufo.
10. Muro costituito da parallelepipedi di tufo a un solo filare, disposti nel senso della lunghezza: misura m. 1,20.
11. Fossa rettangolare scavata nel tufo, larga m. 0,60, per una lunghezza di m. 1,00 circa.
12. Fossa rettangolare scavata nel tufo, larga m. 1,20, che va al di sotto del muro a scaglie di selce.
13. Fossa circolare scavata nel tufo, diam. m. 0,40, prof. m. 0,30.
14. Fossa rettangolare scavata nel tufo, larga m. 1,00; continua sotto il muro a scaglie di tufo.
15. Fossetta rettangolare, lunga m. 0,63, larga m. 0,14, prof. m. 0,12.
16. Fossetta circolare, diam. m. 0,43, prof. m. 0,42.
17. Fossa rettangolare, che continua sotto il muro a scaglie di selce; misura m. 0,78 di larghezza, m. 0,24 di profondità; ai due lati ha due piccole fosse rettangolari, quella ad est di m. 0,28 di larghezza e m. 0,18 di profondità, quella ad ovest di m. 0,19 di larghezza e m. 0,16 di profondità.
18. Fossetta ovoidale, lunga m. 0,25, larga m. 0,21, prof. m. 0,23.
19. Id., lunga m. 0,34, larga m. 0,25, prof. m. 0,28.
20. Id., lunga m. 0,50, larga m. 0,51, prof. m. 0,32.
21. Fossa rettangolare, tagliata dal muro n. 23 verso nord.
22. Fossa circolare, tagliata dal muro in iscaglie di selce; diam. m. 0,86, È prof. m. 0,17.
23. Muro costituito di parallelepipedi di tufo, disposti nel senso della lunghezza, e poggiati ed incassati in questa.
24. Fossa di forma irregolare, di m. 0,50 X 0,55; profondità media m. 0,24.
25. Fossa rettangolare, lunga m. 1,90, larga m. 0,90. È tagliata da una fogna a cappuccina. | | i La sezione (fig. 3), fatta sulla linea «2 della fig. 2, chiarisce l'andamento del terreno: A, l. Muri a parallelepipedi di tufo giallo, visibili prima dello scavo; B. Strato di terra, alto m. 0,30, riportato sopra la roccia tufacea C; C. Roccia tufacea; D. Fossette scavate nella roccia; E. Incavo nella roccia, largo m. 0,60, alto m. 0,57; F. Muro costituito da due filari di parallelepipedi di tufo, dello spessore di m. 0, 60, poggiato sulla roccia. E; G. Fossa rettangolare scavata nella roccia, lunga m. i ,05, larga m. 0,80, coperta con lastrone di tufo rotto in due pezzi; H. Muro costituito da parallelepipedi di tufo ad un solo filare, disposti nel senso della lunghezza, largo m. 1,20; I. Mura parallelepipedi di tufo giallo, visibile antecedentemente allo scavo. »