Pubblicazione: 1894
L'Illustrazione Italiana. 18 marzo 1894. "Se ne parla sempre — della bomba scoppiata giovedì passato in piazza di Montecitorio, proprio sotto uno de' finestroni barocchi del pian terreno del palazzo; — se ne parlerà ancora per molto tempo, e dai figli e dai nipoti, — più ancora che da noi, che siamo gvvezzi a non sorprenderci di nulla, a non spaventarci di nulla, Nil admirari! Anzi eravamo tutti sorpresi che i numerosi anarchici di nazionalità italiana non lavorassero che per l’ esportazione. Con tante bombe a Parigi, a Barcellona, perfino a Londra e a Nova York, non ce n'era nessuna per l’Italia ?... Le 17 0 18 dell’anno passato non erano che bombe piccole, ridicole, da dilettanti, avevano fatto poco male, nessuno se n'era accorto 0 né uveva fatto caso; passavano per scherzi della polizia a fine di far qualche arresto, 0 dello stesso Crispi per salvare la patria. Ma quella dell'8 marzo è stata la prima bomba autentica, tragica, scellerata Il raccapriccio fu grande, generale; ina la sorpresa fu piccola, S'aspettava. — Anzi, com'è che non è scoppiata nell'aula? in piena Camera? quello sarebbe stato il voro posto! — Questo grido dell'anima, partito da cento, da mille bocche romane, è riferito da due corrispondenti così diversi che formano proprio i due testi necessari a stabilire la verità: uno è un giornalista e deputato moderato, l’altro è un giornalista repubblicano. Per i posteri ciò sarà un bell'indizio della stima che s'aveva in Italia nell’anno di grazia 1894 per il parlamentarismo, e dell’alfezione particolare che godevano i 508 tiranni che formano una Camera. La polizia? quella povera polizia così messa in ridicolo per le precauzioni che aveva prese entro e fuori Monte Citorio, adesso si trova che ne avea prese troppo poche."