Pubblicazione: 1897
L'Illustrazione Italiana. 2 maggio 1897. "L'attentato a Umberto, fortunatamente fallito, rinnovò le simpatie al sovrano, a Casa Savoja, posta a capo di questa Italia, la quale pare un destino debba correre a ogni momento un pericolo. L'Africa non ci dava ormai più pensiero... ed ecco Acciarito! Dopo Passanante, Acciarito; dopo un esaltato e un fanatico, un altro esaltato, un altro fanatico: dopo un cuoco colla testa rimpinzata di letture mal capite e peggio digerite, un fabbro ferrajo disoccupato colle fisime più perverse della vendetta anarchica pel capo. Siamo nel caso abbominevole che sî ripete in Italia, e fuori; poichè bisogna aspettarsele queste violenze di mattoidi e di malvagi, di disperati che potrebbero tirarsi un colpo di pistola all'orecchio per finirla col mondo, e preferiscono, invece, attirare sopra di sè l’attenzione del mondo e diventar celebri a buon mercato, brandendo un pugnale contro un petto augusto, contro un capo; sia il capo d’un regno o d'una repubblica. Avrà complici l’Acciarito, come, alcuni sospettano ?... Aveva fame, com'egli disse, quando l'arrestarono, e dopo?... Nun se magna: qualche cosa bisogna fare. Queste le sue parole, la sua scusa, il suo ritornello. Ma in questa dichiarazione di miseria, non c'entra la smania di parlare di sò, la smania della réclame, che perseguitava anche Sante Caserio?... Si dà la combinazione che l'Acciarito (qual nome predestinato per chi fabbrica e maneggia pugnali!) è nativo di Artena, da tanti secoli nido di grassatori o d'assassini: il virus del delitto lo ha dunque ereditato, lo ha nel sangue. Ciò produrrà bei squarci di dottrina da parte della nuova scuola; ma non varrà a distruggere il fatto che quella specie di delinquenti è una specie di attori che vogliono avere una platea, sia pure una platea di giudici e di maledizioni."