Pubblicazione: 1914
L'Illustrazione Italiana. 18 gennaio 1914. Disegni di Gennaro d'Amato.
"Si sapeva già da tempo che alcuni grandi, importanti mosaici scoperti a Castel Porziano, e diverse opere di scultura, vasi ed armi, furono donati dalle LL. MM. al Museo Diocleziano ed altri Musei di Roma; s'ignorava però che da una diecina d'anni si proseguono nella vasta tenuta Reale delle fortunate ricerche archeologiche, dirette secondo i più moderni indirizzi scientifici, dalla nostra graziosa Sovrana, sapientemente coadiuvata da S. M. il Re, che tutti sanno avere indirizzato la mente alle nobili discipline dell'Arte e della Scienza.
Per gentile concessione Reale ho potuto avere il piacere di visitare gli scavi, riservati finora a un ristretto numero di distinti archeologi della Capitale. in dal 1903 — mi diceva il cav. Alfredo Venturini, che mi fu di guida preziosa a Castel Porziano — le LL. MM. studiano con passione qu scavi, interessandosi scrupolosamente alle minime cose.
La Regina se ne occupa specialmente; studia il terreno, fa sondare i punti che più sembrano rimuneratori; scinde i materiali esplorati, cura i ristauri affidati a specialisti, e cataloga tutto, tenendo in ordine perfetto un giornale di scavo. A mano a mano che progrediscono i lavori, la Regina fa delle fotografie, eseguisce dei rilievi, disegna le sezioni del terreno e talvolta copia a matita o ad acquarello gli affreschi, le statue, i mosaici, che Ella fece coprire di stuoie mobili e proteggere da solide e grandi tettoie.
Le opere d’arte meritevoli di custodia e i documenti storici più importanti, trovano degno posto nei Musei di Roma, perchè in questa proprietà privata, pochi potrebbero vederli e studiarli; d'altronde vi sono molti chilometri di distanza fra le diverse località degli scavi, ed occorrono rapidi mezzi di trasporto per poter visitare in un sol giorno i lavori a Pantanano di Lauro e quelli ai confini di Castel Fusano presso gli Stagni di Ostia, dove si rinvengono le tombe preistoriche degli aborigeni.
La Real tenuta di Castel Porzianno di ettari 8537,43 di superficie, in un circuito di oltre 60 chilometri si stende lungo la costa Romana, alla sinistra del Tevere. Oltrepassato il cancello d’entrata alla tenuta che dista 16 chilometri dalla Porta San Paolo (Roma) ne corrono un po meno della metà per giungere al Castello Reale, situato in mezzo a una rigogliosa vegetazione, ove scorrazzano indisturbati i cignali, i daini, i cervi, le antilopi, delle caccie Reali.
La selva Laurentina e i boschi circostanti, che furono già luoghi di caccia dei Cesari, e più tardi di principi e di cardinali, nascondono sotto le radici delle loro quercie secolari, dei loro fragranti pini marittimi cantati da Silio Italico, e dei lauri giganteschi immortalati da Virgilio, le reliquie più preziose dell'antica Storia di Roma, fra cui le tombe degli aborigeni, progenitori del popolo romano.
Non meno interessanti dei ruderi della Villa di Plinio sono gli avanzi di un'altra villa creduta di Ortensio, e quelli del Vicus Augustanus, di cui sì riconoscono ancora il Foro e la Curia. Questo villaggio fu ritrovato negli scavi del 1874 fatti per cura del Re Vittotio Emanuele II. Per brevità non enumero la quantità di altri avanzi d’antichi acquedotti grotte, tumuli, nascosti nella selva; ma dal già detto si può arguire di quanta importanza archeologica e storica possono essere gli scavi nella Real tenuta di Castel Porziano.
Vero è che lo stato delle costruzioni messe in luce dimostra che già furono esplorate in passato e private di marmi, colonne, statue, affreschi, e di quanto poteva servire da materiale per altre nuove costruzioni. Più che le scorrerie barbariche prima e barbaresche poi, avvenute su questo territorio, sono da deplorarsi le manomissioni di coloro che scavarono a scopo di rapina. Con tutto ciò si trovarono delle buone cose in genere di scultura, epigrafi, mosaici, vetri, vasi, monete; sicchè data l’importanza dei siti e la vastità del territorio, molto può rinvenirsi ancora, specialmente nei luoghi di avvallamento, o dove la sabbia col volgere dei secoli e per la decomposizione dei vegetabili divenne terreno sodo, coperto di erbe pratensi e disseminato di alberi giganteschi.
I lavori per creare nuovi e spaziosi viali nella storica tenuta furono la causa promotrice degli attuali scavi; già in diversi punti si rinvennero imprevisti avanzi d'importanti costruzioni romane e di necropoli preistoriche. Che cosa non dovremmo spettarci se l'esplorazione fosse più estesa in questa regione già ricca di ville, di villaggi e di città, dai porti capaci di contenere le flotte commerciali e militari Romane. Sotto ogni zolla della campagna oggi deserta, di bellezza fantastica e varia, può essere sepolto qualche tesoro d’arte o qualche avanzo delle epoche preistoriche, prezioso per la conoscenza della vita degli aborigeni Laziali e di quella dei vicini Campani ed Etruschi, che tanta influenza ebbero sulle arti dei Romani.
La zona detta dell'Infermeria ai confini di Castel Fusano è oltremodo preziosa per gli scavi del periodo arcaico. Non lungi si estendono diversi gruppi di grandi costruzioni romane, ove furono rinvenuti grandi e lunghi mosaici a fondo bianco con figure in nero di animali diversi e figure mitologiche.
Ma di mosaici di minori proporzioni ma non meno importanti ve n'è molti anche nella zona di Pantan di Lauro, dove furono sterrate varie costruzioni romane ragguardevoli, con avanzi di colonne, scalinate e camere da bagno. Il numero e la grandioità delle vasche attestano l'importanza di antiche Terme. La maggior parte di queste camere sono a mosaico di disegno geometrico (nero su fondo bianco) altrî hanno figure d'animali, costruite con pietrine di diversi colori. Così è il bellissimo mosaico detto del pappagallo (in parte rovinato), e così dovevano essere tanti altri pavimenti, di cui ora rimangono le pietrine luccicanti sparse sul terreno. In questa zona fu trovata una statua del Discobulo Mironiano, il bassorilievo Werrere e Amore, con altre sculture.
La Regina Elena con lodevole cercato di ripristinare gli edi i rottami sparsi al suolo; ha fatto innalzare le colonne e fissare al muro i frammenti di epigrafi, pareti, fregi, vasi, antefisse, perchè tutto sia esposto, e nulla vada deteriorato o disperso."