Pubblicazione: 1926
L'Illustrazione Italiana. 18 aprile 1926.
"La vecchia città serberà intatte le sue principali e tradizionali caratteristiche; mentre accanto ad essa, e collegata con i nuovi quartieri già costruiti, sorgerà una nuova città con i caratteri di una moderna e grande Metropoli. L'amministrazione romana ha studiato già e approvato un primo progetto di riforme del piano vigente, il quale non è quello definitivo, ma l'insieme organico dei provvedimenti più urgenti e improrogabili.
Questi studi costituiscono un punto di partenza per quello che sarà il piano definitivo della futura città. Frattanto l'esecuzione delle nuove opere più necessarie verrà praticata seguendo questi concetti fondamentali: non alterare la vecchia città; restaurare e restituire al decoro voluto i monumenti e le memorie del passato; ricorrere alle demolizioni con prudenza, proporzionando l’ampiezza delle radure all'importanza dei monumenti; concentrare nella nuova città tutti gli sforzi destinati a lasciare l'impronta del nostro tempo e a creare le testimonianze della nostra forza e dei nostri ideali per i tempi futuri.
I propositi del Governatore concordano sostanzialmente con le idee che da anni viene esponendo con tanta passione l’architetto romano Marcello Piacentini, il quale fu dei rimi a lamentare l'imprevidenza, segnalando le difficoltà e proponendone le soluzioni.
Egli fino dal 1916 studiò a fondo un nuovo piano regolatore, fornendolo di disegni e prospettive, il quale in fondo è quello tenuto presente nei suoi nuovi studi dall'amministra-zione comunale. L'architetto Piacentini pensa di costituire nella città due centri distinti: il centro aulico e storico, dove troveranno sede più degna la Reggia, il Governo, le Camere, le Ambasciate, il Municipio, i Musei, le Accademie: cittadella dell'Aristocrazia, dell'Arte e del Sapere; e il centro mondano che racchiuda i caffè, i teatri, i cinematografi, i grandi alberghi, le banche, i grandi istituti, i siti di traffico.
Luogo aulico sarà la vecchia città imperiale e papale, che rimarrà intatta, salvo i ritocchi indispensabili alla viabilità fino a che non sarà spostato il centro mondano e con i suoi monumenti liberati dalle contaminazioni della vita moderna.
A questo riguardo il Piacentini propone per la vecchia città alcuni tagli definitivi, praticando quel minimo di nuove vie che dovranno pur sempre servire anche quando Roma avrà il suo nuovo e più grande assetto. Quanto agli antichi monumenti, egli pensa che convenga isolarli e unirli fra loro, dov'è possibile, in zone più vaste e spaziate: A questo modo si potrebbe isolare il Campidoglio, denudare la Rupe Tarpea, liberare i Fori Imperiali, costituendo un unico e grandissimo parco archeologico che comprendesse insieme Campidoglio, Palatino, Foro Romano, Foro Traiano, Fori Imperiali, Teatro di Marcello, Circo Massimo e Passeggiata Archeologica: quadro unico al mondo.
E ancora fra l'altro: isolare Porta Maggiore e le Terme Diocleziane; sistemare Magnanapoli con la grande terrazza che s'apra sulla veduta superba dei Fori; risanare la zona del Rinascimento; e salvare tante ville e giardini, ch sebbene siano pochi rispetto a quanto si è distrutto, son tuttavia sufficienti per cingere la città d'una bellissima corona di parchi.
Quanto al centro mondano, questo dovrà essere gradualmente spostato verso altri luoghi e quartieri della città medesima i quali oggi hanno già una loro vita locale molto intensa e attiva, collegandoli fra loro mediante un grande arteria che unisca la spina dorsale del nuovo centro.
Questi luoghi sono: Piazza delle Terme, Porta Pia, Porta Salaria, Via Veneto, Porta Pinciana, Piazzale Flaminio, Trinità dei Monti, Piazza Barberini, Piazza San Bernardo, i quali, tutti congiunti fra loro per mezzo d'una grande via variamente spezzata, verrebbero a costituire un centro unico degno in tutto d'una città moderna, pari al king di Vienna o di Norimberga.
Spostando poi verso mezzogiorno la stazione di Termini, si avrà a disposizione un grandioso quartiere monumentale tagliato nel mezzo da un magnifico viale di larghezza imponente. A questo nucleo fondamentale della nuova città si connetterebbero gli altri quartieri nuovi già esistenti.
Così la vecchia Roma, collegata con la nuova, rimarrà pura, abbellita e inalterata (salvo, s'è detto, gl'indispensabili ritocchi) nei suoi caratteristici aspetti che più ci sono cari. E sarà la nostra Roma. Non più quella del pastore febbricitante, tra le muscose rovine del Foro, che commoveva il Lamartine; nè quella con il lume di luna tra gli archi del Colosseo che solo piaceva alle zitelle inglesi ; ma la nostra, quella che, monda dai detriti romantici, sarà più aerata, spaziosa e solo splendente della nostra gloria e della nostra bellezza.
Piero Torriani"