Pubblicazione: 1926
L'Illustrazione Italiana. 7 agosto 1927
"Il Brasini ha presentato in questi giorni un secondo progetto di « centro romano » che ha accentuate le tendenze scenografiche del primo anziché moderarle. Ne son seguite polemiche vivaci: e, in generale, il Brasini non ha una buona stampa. Il culto idolatrico pel barocco sta giocando un brutto tiro.
La scenografia pittoresca dei grandi barocchi è fuori posto nella vita che noi viviamo, piena di meccanico furore e an-siosa di sviluppi rettilinei e nemica istintiva dei grandi spazi sonnecchianti in pittoresca compostezza. Quando Roma sta diventando un porto aereo, che senso hanno più queste enormi macchine barocche che presuppongono tutte uno spettatore pedestre, un buon pellegrino dalle scarpe grosse?
Che valore ha più la esuberante festosità scenografica dei Bibbiena e dei Rainaldi in una società che ogni giorno più si prepara a veder Roma dall'alto d' una carlinga, volando cioè assai più che passeggiando? Il barocco, visto dal l'alto, è la più triste cosa che si possa immaginare perché, come tutti gli scenari teatrali, mostra soltanto la corda.
Il Brasini deve finalmente capire che le grandi scenografie del barocco sono oggi possibili soltanto in teatro. C'è infatti in Europa un uomo di talento, Max Reinhardt, che da qualche anno non fa che questo ricostruire pel teatro moderno le ariose, le felici, le immense scenografie dei barocchi.
I Bibbiena, i Rainaldi sono (ed egli lo confessa) i grandi maestri di questo poeta della messinscena. Ma voler rifare una città, e Roma soprattutto, col genio dei Rainaldi e dei Bibbiena è oggi una delle più anacronistiche assurdità che possano venire in mente ad un uomo di talento com'è, senza dubbio, il Brasini. "