La draga che ha eseguito lo spurgo dell'alveo del Tevere, in prossimità del nuovo ponte Principe Amedeo (oggi Mazzini), ha estratto i seguenti oggetti: Piccolo anello d’oro, di moderna fattura, che nel castone ha un'antica corniola incisa con arte mediocre. Vi è rappresentata una figurina distesa sulla terra e sovr'essa un'aquila ad ali spiegate; Genietto alato, di bronzo, alto m. 0,04, già servito ad ornamento di un vggetto al quale era innestato. È in atto di sedere, con la mano destra avvicinata alla bocca e col braccio sinistro, di cui manca la mano, sollevato; Frammenti di lastra marmorea.
Il consiglio comunale approva la messa in dimora di due filari di platani, uno per ciascuno dei lungotevere. I primi a essere piantati sono quelli tra Ponte Umberto e Ponte Margherita.
In via della Lungara, per i lavori del collettore dicontro al carcere di Regina Coeli è stato scoperto, alla profondità di m. 2,60 dal piano stradale, un muro in opera reticolata di tufo, ed a piccola distanza da esso un avanzo di pavimento a mattoncini disposti ad opera spicata.
Giuseppe Gatti.
In via della Lungara, eseguendosi lo sterro per la costruzione del muraglione sulla sponda destra del Tevere, di fronte al vicolo delle Mantellate, è stato rimesso all'aperto, per la lunghezza di m. 5,20, un avanzo di grosso muro formato con massi squadrati di tufo. La direzione di questo muro è normale alla riva e all'asse del fiume, ed accenna a continuare verso la via della Lungara, sotto il cui livello trovasi circa tre metri.
Alla distanza di m. 10 dal descritto muro in tufo, ne è stato scoperto un altro costruito in buona opera laterizia, il quale però segue la direzione della strada moderna ed è parallelo al corso del Tevere.
Giuseppe Gatti.
In via della Lungara, proseguendosi gli sterri per il muraglione sulla riva destra del Tevere, sono stati trovati due pezzi di un lastrone di travertino, i quali si ricongiungono e presentano questo avanzo di iscrizione sepolcrale, incisa entro una tabella semiciclata.
Giuseppe Gatti.
Nello sterro, che si eseguisce in via della Lungara per la costruzione del muraglione sulla sponda destra del Tevere, si è scoperto, quasi di fronte alla via delle Mantellate e alla profondità di m. 4,50 sotto il livello stradale, un tratto di antica costruzione in grandi massi squadrati di tufo, ad un solo filare. I massi misurano, in media, m. 1,48 X 0,58 X 0,55.
Giuseppe Gatti.
In via della Lungara, negli sterri per la costruzione del muraglione del Tevere, dirimpetto alla via delle Mantellate, si è trovato un antico sarcofago fittile, in forma di labrum, coperto con tegole a doppia pendenza. Vi erano conservate le ossa del defunto, senza alcun oggetto di suppellettile funebre.
Giuseppe Gatti.
Continuandosi i lavori di sterro per la costruzione del muraglione sulla riva destra del Tevere, in via della Lungara, e quasi di fronte alla via delle Mantellate, si è scoperto un lungo tratto di antica costruzione in opera quadrata, la cui direzione è quasi parallela alla stessa riva del fiume.
Essa trovasi a circa tre metri sopra il livello di magra delle acque; ed è formato di parallelepipedi di tufo, lunghi m. 1,20 X 0,60 X 0,60, disposti alternatamente per lunghezza e per testata. Ne era conservato un solo filare.
Fra la terra si sono raccolti due frammenti di sarcofagi marmorei, uno dei quali porta in rilievo un grifo alato, l’altro ha le solite baccellature strigilate. È stato pure recuperato un pezzo di lastra marmorea, di m. 0,20 X 0,16, che conserva: ...EW ...|... IC HC ...|... PWN B ...|... IA MAT ...|... TAC TA ...
Giuseppe Gatti.
In via della Lungara, continuandosi i lavori di sterro per la costruzione. del collettore sulla riva destra del Tevere, di fronte al casamento segnato coi numeri civici 61, 62, ed a m. 5,60 sotto il piano stradale, sono stati scoperti due grandi sarcofagi in marmo, tuttora chiusi dal loro coperchio, che era tenuto fermo con grappe di ferro impiombate. Il primo è lungo m. 2,15, largo m. 0,60, alto m. 0,67; l'altro è parimenti lungo m. 2,15, largo m. 0,76, alto m. 0,70.
Ambedue portano sulla fronte e sulla cimasa del coperchio sculture figurate: l'uno rappresenta scene di caccia; l'altro ha soggetti cristiani, cioè, nel mezzo, la defunta in atteggiamento d'orante, sull'angolo destro il buon pastore, sull'angolo sinistro il pescatore, ed inoltre nei due fianchi vi sono figurati i mistici agnelli e la scena del battesimo. Ne daremo prossimamente una più completa illustrazione.
Fu pure ricuperato nello stesso luogo un frammento di cippo, in travertino, su cui restano queste poche parole: ...ORI... | ...RIS DIVI... | ...AE TRAIA... | ...K TRIB. Spetta questo frammento ad un cippo terminale delle ripe del Tevere, posto sotto Traiano; e precisamente alla serie di quelli che furono eretti da Tib. Giulio Feroce nell'anno 101, e di cui sono già noti due esemplari (C.I.L. VI, 31549 c, e).
Altri simili cippi appartengono all'anno 103; ma il nuovo frammento non può essere attribuito a questa serie, perchè quivi si trovano aggiunte la quarta salutazione imperatoria di Traiano e l'appellazione di Dacico, che quest'imperatore assunse nel 102, e per tali indicazioni manca assolutamente lo spazio, come risulta dalla reintegrazione che può esserne sicuramente fatta nel modo seguente: ex aucTORIT ate | imp. caesa RIS DIVI | nervae f. nerv AE TRAIAni | aug. germ. pont. max TRIB pot. v | cos. iiii p. p. | ti. iulius ferox cur. a ei et | riparum tiberis et cloacarum | urbis terminavit ripam r. r. | prox. cipp. p. .......
Giuseppe Gatti.
Presentazione al Duce Mussolini e al Governatore Gian Giacomo Borghese, del progetto definitivo per la grandiosa sistemazione dell'area della Farnesina e delle falde del Gianicolo, in conformità del Piano regolatore generale dell'Urbe:
"...in occasione di un'adunanza della Classe delle Arti all'Accademia d'Italia, alla presenza del Governatore di Roma, di un gran numero di Accademici e di una rapresentanza della stampa, il Presidente Luigi Federzoni ha posto in rilievo le ragioni dell'iniziativa ed i caratteri salienti della sistemazione della zona in parola, plaudendo în modo particolare all'opera di Marcello Piacentini, il quale è riuscito a dare (come ha detto il Presidente) la prova più alta e convincente del suo eccezionale talento nel campo dell'urbanistica.
Ed ha anche ricordato e lodato, il lungo e intelligente lavoro compiuto dalla Commissione presieduta da Ugo Ojetti e composta degli Accademici Giovannoni, Marangoni e Pession. È giusto accennare che al progetto Piacentini hanno collaborato l'ing. Fuselli del Governatorato di Roma e gli ingegneri Jacopini e Massari dell'ufficio tecnico dell'Accademia d'Italia.
Dopo il breve discorso del Presidente dell'Accademia, Marcello Piacentini ha fatto un'ampia lucida e colorita illustrazione del progetto di sistemazione della zona, con l'ausilio di fotografie, di piante topografiche e di un grande plastico.
Da piazza della Chiesa Nuova si dipartirà un grande rettifilo che, attraverso il ponte Mazzini, salirà fino alla terrazza belvedere aperta in cima al colle Gianicolense, in mezzo a un succedersi di scenari architettonici che avranno una cornice e un fondale di verde, mentre l'accesso al Gianicolo assumerà un'aspetto imponente che ricorderà quanto Valadier fece in Piazza del Papolo e sul Pincio. Roma si arriechirà così di una nuova magnifica prospettiva.
Subito dopo il ponte Mazzini si snoderà sul declivio del colle, un ampio viale inquadrato da nuovi edifici. La caratteristica via della Lungara sarà mantenuta nella sua attuale direttrice, ma rialzata nel piano stradale. Ancora più in alto, dipartendosi dal grande viale di accesso, si biforcheranno due rampe, una delle quali sì inserirà nella nuova strada dal Gianicolo a San Paolo e alla zona dell'E. 42, e l'altra discenderà verso le poetiche pendici di Sant'Onofrio.
La nuova sistemazione impone la demolizione di case di poco conto e dell'edificio del carcere giudiziario di Regina Coeli, mette in valore gli edifici monumentali della Farnesina e di Palazzo Corsini, la cui facciata verso il colle ha un aspetto elegante e severo ad un tempo, e dà un nuovo accesso alla R. Accademia d'Italia da un viale di alberi dell'Orto Botanico.
Il progetto di massima comprende edifici per il Conservatorio di Santa Cecilia, per l'Istituto dell'Arte Drammatica, per la Sala dei grandi concerti sinfonici, per un Teatro all'aperto e forse per la Biblioteca Nazionale. Comprenderà anche un edificio per la Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte, l'istituto fondato, da Corrado Ricci già a Palazzo Venezia e da poco trasferito in questa zona.
Attorno alla più importante istituzione della cultura quale è la R. Accademia d'Italia, dovrebbero sorgere quando il progetto sarà diventato realtà, enti culturali e artistici tali da formare di questo settore dell'Urbe la zona accademica per eccellenza.
In luogo adatto, quale sfondo al complesso architettonico, verrà collocata la fontana del Mosè, che per ragioni urbanistiche verrà spostata da Piazza S. Bernardo dove attualmente si trova e che nella nuova sede, verrà sistemata con opportuni, ampliamenti alle parti laterali in modo da renderla più proporzionata alla vastità dell'ambiente.
Ma la parte architettonica ed edilizia del progetto in discorso è subordinata all'importanza e alla vastità della zona arborea che deliberatimente si vuol lasciare protagonista di tutto il nuovo ordinamento, facendo assurgere la zona alla magnificenza delle ville tuscolane e tiburtine.
Parte essenziale del progetto è quindi l'utilizzazione, come parco pubblico, dell'Orto Botanico [...] di Villa Corsini, fatto risorgere a nuova Vita dal Pirotta nel 1885, ed ora affidato alle vigili cure dell'illustre prof. Enrico Carano, che l'insegnamento della botanica impartisce con l'ausilio anche del «giardino didattico» annesso alla Città Unversitaria, con la sistemazione ideata dal Piacentini potrà essere valorizzato e aperto al pubblico, mentre attualmento è si può dire, sconosciuto alla cittadinanza romana.
Il visitatore della zona, quando questa sarà opportunamente sistemata resa accessibile non soltanto a pochi privilegiati, sostando all'ombra delle palme e al murmure delle fontane e di cadute d'acqua, salendo la scalea cosiddetta garibaldina centro di uno degli episodi della gloriosa resistenza del '49, inoltrandosi poi lungo il viale che porta all’aerea terrazza da cui il monumento di Garibaldi e il monumento’ di Anita dominano il panorama dell'Urbe, respirerà il clima eroico di fasti memorabili, in cui Italia, nel brivido di un'ora sacra, ritrovava a Roma il suo cuore pulsante.
GIOVANNI BIADENE