Caterina d'Angelo Ciocci, effettua allo Spedale di Sancta Sanctorum una donazione "inter vivos di una Vigna di circa 4 pezze posta nel luogo detto la Botte di Termine (prima menzione nota del toponimo), che pagava alla Chiesa di S. Maria Maggiore l'annuo Canone d'una cavallata di mosto e 2 quarte d'uva, con la riserva dell'usufrutto sua vita durante e con patto che i Signori Guardiani di detto Ospedale, dovessero darle ogni anno un rubbio di grano e 4 some di legna e farle a loro spese l'anniversario nella Chiesa di S. Anastasio".
Durante i lavori per la costruzione della stazione ferroviaria provvisoria, emergono imponenti resti delle mura serviane e alcune edifici del I sec., che vi si erano addossate.
"in seguito dei lavori che vi si stanno facendo per munificenza della Santità di NS s è tro vata una parte del recinto di Numa fabbricato a grandi parallelepipedi di tufo locale Grifi queste mura erano già occupate da altri avanzi antichi che si stimano quelli del tempio del Sole Sarebbe da conservarsi visibile tutto l a vanzo delle mura che s interna sotto le rimesse pontificie talché da quella parte se ne vegga la grossezza dalla parte opposta giacché le mura traversano la nuova salita si lascerebbe eguale testimonio nel muro che si costruirà di sostruzione alla piazza. (Pietro Ercole Visconti)"
Seconda campagna di scavi di John Henry Parker e Rodolfo Lanciani, presso il Monte della Giustizia. Gli ambienti ritrovati, alcune insule imperiali appartenenti al I secolo d.C., vengono tutti demoliti due anni dopo. I blocchi di tufo delle Mura Serviane furono numerati e smontati.
Durante scavi nei pressi della porta Viminalis, per la realizzazione dell'ampliamento della Stazione Termini, vengono scoperti due cippi di travertino, alti m 2,20 per 0,65:
"Gli scavi aveano ridonato pure alla luce due grandi cippi di travertino che facevano menzione di acquedotti e che erano stati qui posti per ordine dei curatori delle acque."
Doopo la costituzione dell'Impresa dell'Esquilino, viene fatta una richiesta di variante al progetto di Espanzione I del nuovo Quartiere Esquilino, chidendo l'eliminazione (perchè non economicamente conveniente) del tridente viario che sarebbe dovuto partiva dalla stazione termini, permettendo una lottizzazione a scacchiera di Villa Massimo. Il comune approva la richiesta, eliminando dal progetto di espanzione le due strade laterali e ridimensionando di due isolati la piazza della Stazione.
Dobbiamo ora illustrare gli avanzi dell'abitazione privata, discoperti presso il picchetto d, ed esaminati quasi per intiero a spese della Commissione nel decorso dicembre.
La disposizione architettonica di questa casa, o almeno della parte finora scoperta, è molto irregolare, e torna quindi difficile riconoscere la destinazione dei varii luoghi a tenore delle regole vitruviane. Il portichetto n. 1 era decorato di colonne doriche, d'opera laterizia rivestita di stucco, e prendeva luce dall'atrio n. 3. Gli intercolumi son chiusi da parapetto alto m. 0.80, ad eccezione di quello centrale, dicontro al quale rimangono al posto alcuni scalini, che conducevano ad altre camere, ora scomparse.
All'estremità del portico, verso tramontana, si rinvenne un'altra scaletta di quattro gradi discendente ad una vasta sala rettangolare, con pavimento di musaico bianco, intrecciato di fasce nere, come meglio apparisce dalla icnografia. Nel centro della parete ad oriente evvi una elegante fontana col bacino incrostato di lastre marmoree, mentre le pareti e la volticella della nicchia son rivestite di tartari dipinti in azzurro. Le pareti, di color rosso fino all'altezza di m. 2., mostrano nel breve tratto superiore il nascimento di architetture di buona maniera. Non ostante la esistenza della fontana, questa sala deve essere stata coperta, e ne porge indizio la mancanza di qualunque inclinazione nel pavimento, atta a facilitare lo scolo delle acque.
Essa inoltre fu decorata di una statua di Fauno giovanetto, grande al vero, la quale senza presentare uno straordinario valore artistico, è però modellata con estrema franchezza e vivacità. Ne abbiamo finora rinvenuto la testa, coronata di ramoscelli e pomi di pino, con traccie di policromia, ed un frammento di gamba.
L'atrio n. 3 ha il piano di musaico grossolano, contornato da una fascia marmorea, ed è attraversato dalla chiavichetta contenente il condotto di piombo che alimentava la fontana. Nel punto corrispondente sotto il chiusino si lesse nel condotto la seguente iscrizione: L OCTAVIVS FELIX CV I, dalla quale sappiamo che il proprietario della casa, L. Ottavio Felice (Clarissimus Yir), personaggio per quanto ne sembra sconosciuto, apparteneva all'ordine senatorio.
La parete che divide l'atrio dall'attigua sala n. 4 conservava tracce di affreschi rappresentanti palmizii, ed uccelli; sull'intonaco si lesse graffita tre volte la parola BOMA: il principio di un alfabeto, in lettere epigrafiche: la frase VTI ME AMI (ovvio idiotismo per uti me ames) accompagnata da segni priapici: più, altre sigle di difficile interpretazione, le quali trasportate su tela, insieme agli altri graffiti, dal nostro ispettore Sig. Arieti, sono ora conservate negli ufficii della Commissione.
Nel vano seguente distinto col n. 3 dobbiamo notare soltanto l'eccellente disegno e la perfetta conservazione di una metà circa del suo pavimento marmoreo, composto delle più belle macchie di pavonazzetto, africano, giallo, alabastro, e portasanta. Rimosso questo pavimento per dar passaggio alla chiavica della nuova via, si scoprì al di sotto un pozzuolo scavato nel terreno vergine, e ripieno di rottami di utensili diversi, e di lucerne, alcuni balsamarii di vetro; e parecchi frammenti di vasi aretini.
Dietro l'abside di questa sala, corrisponde un camerino rettangolare n. 5, con pavimento di musaico ben conservato. Al disotto di esso v'è l'ipocausto, dal quale diramavansi caloriferi in terra cotta attorno le pareti. Le mura poi erano rivestite d'intonaco dipinto a grandi riquadri con figurine, ed uccelli nel centro. Nessun bollo di mattone essendo stato rinvenuto in opera, ed i muri istessi essendo costruiti in differenti maniere è difficile definire l'epoca nella quale fu eostruita l' abitazione esquilina di L. Ottavio Felice. Nondimeno lo stile dell' architettura in generale, dei musaici, degli affreschi, e dei graffiti in particolare ci invitano ad ascriverla alla prima metà del secolo III.
Terza campagna di scavi al Monte di Giustizia, che comporta il definitivo spianamento dell'altura, per ampliare la stazione Termini, con la costruzione del grande edificio della Dogana (posto sulla piazza di Termini) e alcuni edifici minori.
Durante la terza campagna di scavi presso la stazione termini, mentre si procede allo spianamento completo del Monte di Giustizia, affiora un grande tratto di Mura Serviane lungo 94 m, e viene scavata anche la Porta Viminalis. Torna alla luce un bottino delle acque Marcia Tepula e Julia, di forma circolare, in tufo e travertino. La Compagnia Ferroviaria, chiede all'Amministrazione Capitolina il permesso di demolire i ruderi per consentire l'ingrandimento dei servizi stazione. Vengono intanto demoliti i muri perimetrali superstiti della Botte di Termini.
Approvata la sistemazione del piazzale della stazione termini, con la realizzazione di due edifici gemelli monumentali, dotati di portici rivestiti in granito, denominati isolati I e IX nella lottizazione I del nuovo Quartiere Esquilino.
La Direzione Generale dei Musei e degli Scavi di Antichità proclamava le mura serviane scoperte presso la Stazione Termini necessaria la «conservazione integra del rudere preziosissimo, secondo i voti espressi dai cultori delle antichità patrie e relatori sinceri del decoro del Governo e della Nazione».
Ritrovata la strada, che attraversava l'aggere di Servio alla porta Viminale, tanto dentro la città presso l'angolo nord-est della stazione centrale, quanto al di fuori, presso l'angolo delle vie Magenta e Castro Pretorio. Questo secondo tratto è chiuso da sepolcri di epoca repubblicana, costruiti con rozzi tufi, senza cemento.
Rodolfo Lanciani.
La Società Anglo Romana costruisce presso la stazione di Termini, una Centrale termica della potenza di 90, per sperimentale l'illuminazione elettrica della ferrovia e dei piazzali.
La società delle Ferrovie Romane ha incominciato a disterrare gli ultimi avanzi del Monte della Giustizia, tra il cancello delle merci in via di porta s. Lorenzo, e la nuova Dogana. Si è scoperto un piccolo tratto della fronte esterna del muro di sostruzione all’aggere, a destra di chi entra nella porta Viminale. Parimenti sono state scoperte (ed abbattute) alcune camere dei bassi tempi, edificate sull'area della fossa. Hanno pareti di tufa con ricorsi di tegolozza, e soglie di travertino, tolte evidentemente da una fabbrica più antica.
Proseguiti gli scavi, è stato scoperto un tratto notevolissimo della fronte del muraglione che sostiene l’aggere serviano, con un selciato del medio evo, o degli ultimi anni dell'impero, il quale corre sul riempimento artificiale della vetusta fossa serviana.
Le costruzioni, che riempiono la zona fra il selciato e l’aggere, appartengono pure ai tempi bassi, e sono murate a ricorsi di mattone di tufi. Intorno gli speroni o contrafforti di peperino (cf. Lanciani, Mura di Servio p. 59). Quindi è stata rinvenuta nel suo proprio luogo una colonna di tufo rosso, larga nel diametro m. 0,45.
Emerge dal suolo per un metro, ed è coronata da capitello dorico in travertino di buona maniera. Doveva essere accompagnata da. altre simili colonne, essendosi già scoperto (fuori di posto) un secondo Copia d travertino. Il luogo merita di essere meglio esplorato..
Rodolfo Lanciani.
Inaugurazione del Monumento ai Cinquecento caduti di Dogali, posto di fronte alla stazione Termini. Presenti i sovrani, i membri del governo, molti parlamentari e il Sindaco Leopoldo Torlonia. La Piazza Termini cambia nome nell'occasione in Piazza dei Cinquecento. Una lapide commemorativa viene anche posta su Palazzo Senatorio.
Il Kaiser di Germania Guglielmo II giunge a Roma per una visita ufficiale. Arriva in treno alla Stazione, dove è riceveto da re Umberto, col principe ereditario, il duca d'Aosta e il duca di Genova, con le loro case militari, il presidente del Consiglio, il generale Pallavicini e D'Oncieu (comandanti dell'VIII corpo e della divisione di Roma), il prefetto Gravina ed il prosindaco marchese Guiccioli. Verso il piazzale esterno è stato eretto un padiglione în velluto e broccato: copre il marciapiede un ricco tappeto di Bruxelles. Alle due estremità del padiglione s'ergevano due pennoni che sorreggono, quello di destra lo stendardo imperiale tedesco, quello di sinistra lo stendardo italiano. Guglielmo II ed Umberto I prendono posto insieme al principe di Napoli, in una carrozza di Corte scoperta, con le livree rosse, percorrono la piazza di Termini dove è rinnovata l'antica fontana, e s'avviano per Via Nazionale. La grande strada, lungo la quale s'innalzavano più di 300 pennoni, eguali a quello del quale diamo il disegno, è straordinariamente affollata. Dai balconi e dalle finestre stipate di signore cadono sulla carrozza fiori e piccole bandiere con i ritratti dei due sovrani e i colori delle due nazioni alleate. La carrozza dei due sovrani si fa strada lentamente in mezzo alla folla fino al portone del Quirinale, dove l'imperatore sarà ospitato negli appartamenti imperiali realizzati al piano nobile della Manica Lunga. In onore di Guglielmo Il, si è preparata una grande dimostrazione popolare. L'architetto comunale Giocchino Ersoch è stato incaricato di realizzare un palco in stile eclettico intorno all'obelisco di piazza del Popolo e un quinta scenica al fondo di piazza del Campiglio, collegando Palazzo Senatorio e Palazzo Nuovo con una costruzione effimera in stile.
In piazza di Termini, rinnovandosi il pavimento stradale dinanzi al nuovo palazzo Massimo, si sono incontrati a pochi centimetri di profondità alcuni antichi muri laterizi, che appartengono al fianco orientale delle Terme diocleziane. Uno di detti muri è rettilineo, e normale al predetto lato del grandioso edificio; l’altro è parte d'uno dei piccoli emicicli, ch'erano addossati al muro interno di perimetro. La larghezza di cotesti muri è di m. 0,90.
Alcuni mattoni, tolti dai muri sopra descritti, portano i noti sigilli, impressi entro doppio circolo: R SP OF BOC SI; R S P OF DOM S II; R S P OF DOM S III
Fra le terre è stato recuperato un piccolo orecchino d'oro, e tre monete di bronzo.
Giuseppe Gatti.
L'Imperatore di Germania Guglielmo II giunge a Roma, in occasione dei festeggiamenti per le Nozze d'argento di Re Umberto I e della Regina Margherita. Viene organizzato un corteggio lungo Via nazionale, passaggio dalla stazione al palazzo del Quirinale.
Arrivo dei duchi d'Aosta a Roma dopo il matrimonio: "Gli sposi arrivarono la mattina di sabbato 6 luglio alle ore 9 e mezza. Erano ad attenderli alla stazione il Principe di Napoli, il Conte di Torino, il generale Ponzio Vaglia, i sottosegretari di Stato, il prefetto, il presidente della deputazione provinciale, il sindaco ed altre autorità dvili e militari.
Appena il treno si fermò discese il Duca d'Asta che aiutò a discendere la Duchessa. Gli sposi strinsero la mano al Principe di Napoli, al Conte di Torino e quindi entrarono nel salone reale. Intanto una compagnia degli allievi carabinieri con bandiera e musica rendeva gli onori militari, li pubblico nell'interno della stazione e fuori applaudiva agitando i fazzoletti. La Duchessa ringraziò e si trattenne affabilmente a parlare con le autorità.
Alle ore 9.45 i Principi uscirono dalla stazione, accolti da entusiastici applausi dalla folla ed al suono della marcia reale. Davanti alla stazione era schierata l'ufficialità del presidio, le associazioni e folla immensa che acclamava gli sposi, mentre le truppe, che facevano ala, presentavano le armi I Duchi d'Aosta ed i Principi presero posto nelle berline di gala, quindi i1 corteo si mosse verso il Quirinale.
Procede un battistrada di Corte; segue la berlina con un aiu-tante di campo del Duca d'Aosta e un gentiluomo di servizio della Duchessa d'Aosta. Viene poi un drappello di corazzieri e la berlina con gli sposi. Il generale Orcro ed il capitano dei corazzieri cavalcavanu ai lati. S'avanzano poi le berline col Principe di Napoli e il Conte di Torino e al loro seguito un drappello di corazzieri.
Il corteo sfila al passo. All'ingresso di via Nazionale e lungo la via, dalle finestre si agitano i fazzoletti. Dopo il palazzo dell'Esposizione la folla si staccò dai marciapiedi e circondò la berlina con grandi evviva ed applausi. Da questo momento la dimostrazione assunse un aspetto popolare, entusiastico. Fu un continuo urrà fino al Quifinale.
La piazza del Quirinalo, era gremita di folla plaudente. I Duchi d'Aosta salirono il grande scalone ai cui piedi furono ricevuti dal conte Giannotti. I Sovrani ed i loro seguiti vennero ad incontrare i Duchi d'Aosta nel salone di entrata. L'incontro fu affettuosissimo. Il Re la Regina abbracciarono e baciarono il Duca e la Duchessa che era visibilmente commossa. I Sovrani ed i principi si recarono quindi ella vicina galleria dove segui la presentazione alla Duchessa d'Aosta del cavalieri dell'Annunziata, dei preaidenti del Senato e della Camera e dei ministri.
Dopo un quarto d'ora la duchessa usci al balcone avendo a destra il Duca, e a sinistra la Regina e il Principe di Napoli. Le associazioni colle bandiere schierate sotto il balcone, e la folla fecero una dimostrazione enrusiastica e prolungata. La Duchessa saluta chinando leggermente la testa, La Regina pure salutò la popolazione agitando il fazzoletto; la folla rispose col grido di 'Viva la Regina'. La Principessa Elena si mostrò assai lieta e commossa della entusiastica accoglienza. E volle subito render partecipe della gioia le propria madre, Contessa di Parigi, narrandole in lungo telegramma l'accoglienza ricevuta."
II Gara Nazionale di Tiro a Segno: "S'inaugura il tiro a segno di Tor Quinto. Un imponente corteo de' tiratori muove in mezzo a una folla sterminata da piazza Termini, percorre le via Nazionale, del Corso, Fontanella di Borghese, della Scrofa, la salita dei Crescenzi e si schiera in piazza del Pantheon.
Il corteo è composto da 301 società. Sono 3285 tiratori in tutto. La società più numerosa è quella di Roma. Precedono il corteo le guardie municipali e gli allievi Carabinieri. Quindi viene la rappresentanza del Comitato centrale della gara, composto dai deputati Menotti Garibaldi, Fortis, Galletti, signor Silvano Lemmi, colonnello Guastalla e comm. Ferrando. La rappresentanza dell'esercito reca una stupenda corona destinata alla tomba di Vittorio Emanuele. Questa corona è deposta sulla tomba del gran Re dal Comitato cent della gara, dalla presidenza della federazione ginnastica italiana, dalle rappresentanze delle società e dell'esercito, mentre, le scorte di Roma, a cui fanno ala i vigili di Roma rimangono nell'atrio del Pantheon. Lungo tutto il percorso del corteo, applausi della folla ai tiratori, applausi alle bandiere, e grida di Viva l'Italia!
Nel pomeriggio, tutte le rappresentanze colle bandiere e colle musiche, si sono riunite oltre Ponte Molle, sulla via del Lazio; il corteo dei tiratori sfila lungo lo stradone di Tor di Quinto e ivi si schiera. Tutte le bandiere si sono raccolte dinanzi al padiglione reale. Scoppiano applausi ai Sovrani che giungono; si trovano già ad attendere le Loro Maestà nella tribuna reale tutti i ministri, i sottosegretari, le rappresentanze della Camera e del Senato, molti generali in divisa, senatori e deputati. L'onorevole Crispi pronuncia un discorso, a cui risponde l'avv. Nova pei tiratori bresciani."
Il re di Serbia Alessandro I giunge con treno speciale a Roma, nella cui stazione di Termini era schierata una compagnia del 1° fanteria: "sul piazzale esterno, presso alla porta d’ingresso, stavano numerosi ufficiali ad attenderlo. S. M. il Re, accompagnato dal generale Ponzio-Vaglia, da numeroso seguito e dai ministri, gli andò affabilmente incontro, mentre la banda suonava l'inno serbo e gli applausi risuonavano, saluto all'ospite regale. 1 due Sovrani si abbracciarono e baciarono; quindi passarono in rivista la compagnia d’onore, soggetto d'uno dei nostri disegni. Re Alessandro era in alta tenuta di generale serbo: divisa rossa con spalline d'oro e stivaloni; berretto di pelo bianco. È bruno, d'aspetto deciso, simpatico; ha baffi nacenti. Essendo: molto miope, porta gli occhiali. Parla speditamente l'italiano, e in italiano s'intrattenne coi ministri. Finite le presentazioni, i Reali preceduti dai corazzieri in alta tenuta, si recarono al Quirinale; molte case erano imbandierate, molta folla lungo le vie."
Ricciotti Garibaldi a Roma. "A sera, più di tremila persone erano riunite sotto la tettoia e sul piazzale della stazione di Termini: molte associazioni vi si erano recate con bandiere, Ricciotti fu accolto da fragorosi evviva: Viva Ricciotti! Viva gli eroi della Grecia!...
A stento egli potè uscire nel piazzale, tanta era la ressa degli acclamanti. In piazza i garibaldini tentarono di difendere Ricciotti, facendo un quadrato, ma non vi riuscirono. Finalmente egli riesce a raggiungere il suo Jandeau, e vi sale. “Stacchiamo i cavalli!”, si grida da ogni parte. Ricciotti si oppone, ma non gli si dà ascolto.
I cavalli furono allora circondati, finchè la folla riuscì a toglierli, e la carrozza, tirata e circondata dal popolo acclamante, percorse, senza incidenti, la via di Termini, il piazzale omonimo e imboccò la via Torino. La banda precedeva lo strano corteggio; la folla gridava, e Ricciotti, col figlio, salutavano togliendosi il cappello ed agitando le braccia."
Grande dimostrazione dei Romani ai bersaglieri in partenza per la guerra in Cina: "Alle 6 e mezzo, nel cortile della Caserma di San Francesco a Ripa un caporal-tromba dei bersaglieri suona assemblea. Immediatamente il cortile si riempie di soldati partenti. Si mettono su due righe. Ciascun tenente ha fatto l’appello del proprio plotone. Nessuno manca. Terminato l'appello, vi è un affettuoso scambio di saluti, di abbracci, di baci, fra ufficiali e soldati.
Alle 7 precise, a passo di corsa, escono dalla caserma. Precede la fanfara; seguono tutti gli ufficiali del 5° con a capo il tenente colonnello Ferrucci: vengono poi i quattro plotoni di partenti. Non appena i berretti rossi si mostrano sulla porta della caserma un applauso fragoroso parte dalla numerosa folla (tutta di trasfeverini) che staziona da oltre mezz'ora sulla piazza. I plotoni che hanno tentato di uscire a passo di corsa, fatti appena cinquanta metri, sono costretti mettersi a passo e non è più possibile mutare, tanta e tale è la folla acclamante.
Traversato il ponte Garibaldi, fin dalla Via Arenula si comincia a veder meglio la grandissima parte che la popolazione romana prende alla partenza. Una ventina di signorine allacciate in cinque finestre al terzo piano del palazzo Del Vecchio lanciano centinaia di mazzolini di fiori ai partenti. Sulla piazza Sant'Elena (in prossimità del teatro Argentina) si sono intanto raccolte la fanfara degli ex-militari, le Società di Tiro a Segno, associazione universitaria, fratellanza italiana, fratellanza militare, exbersaglieri, ex-carabinieri, ecc., tutte con bandiere.
Le fanfare intuonano allegre marcie; quindi insieme colle Società si mettono in testa al corteo che ormai si compone di oltre 50.000 persone. Ma la folla, la maggior folla la troviamo dal largo del Corso Vittorio Emanuele a Via del Plebiscito, e Via Nazionale. Tutta Roma vi è accorsa; dal principe romano al falegname, dalla dama alla stiratrice, dal senatore all'usciere della Camera, dal monsignore al sagrestano. E tutti applaudono.
Parecchi balconi di Via Nazionale sono ornati di bandiere, Affacciato al suo balcone, in Via Nazionale, di fronte al palazzo Aldobrandini, il presidente del Consiglio on. Saracco è commosso. I tramtways, impediti nella loro circolazione, servono di balcone a moltissimi che sì sono arrampicati fin sul cielo di essi.
Le adjacenze della ferrovia rigurgitano di altra folla, che ha acclamato i soldati di artiglieria giunti nella notte a Roma e che già hanno preso posto nello stesso treno che deve accompagnare i nostri bersaglieri.
Nelle sale di aspetto della ferrovia si sono intanto raccolti: il sottosegretario di stato alla guerra generale Zanelli, il sindaco principe Colonna con tutti gli assessori non esclusi quelli clericali; parecchi generali, il maggiore Agliardi, e una larga rappresentanza del ministero della marina.
Non era certo desiderio delle autorità politiche, militari e ferroviare, di far entrare la folla sotto la stazione. Ma contro la volontà della folla non si reagisce; i cordoni sono spezzati, i cancelli aperti, e dai diversi ingressi vere fiumane di popolo entrano sotto la grande tettoia gridando: Evviva l’esercito! Quando i bersaglieri, con la fanfara alla testa entrano sotto la stazione, l'entusiasmo è un delirio, Preso posto alla meglio nei vagoni loro destinati, continuano le scene affettuosissime, fra soldati e popolo.
Alle 8,40 i fischi delle due locomotive annunciano la partenza; allora vi è un secondo di profondo silenzio. Ma quando la prima vampata di vapore si sprigiona dagli stantuffi delle macchine e produce il primo mezzo giro delle ruote delle vetture, un grido solo sì innalza da migliaia di petti: Viva l’esercito, Viva Savoja, Viva l'Italia!"
La AATM inaugura la II linea, da piazza Colonna alla stazione Termini (piazza dei Cinquecento).
Un imponente corteo accompagna alla stazione Termini, i soldati in partenza per Tripoli.
A sera, Gabriele D'Annunzio arriva a Roma. Centomila romani, alla stazione di Termini, lo acclamano in piazza, dopo il quinquennio di esilio francese.
Il presidente degli Stati Uniti d'America Woodrow Wilson, giunge a Roma, dove permane per 6 giorni. Appena arrivato sfila in corteo sulle automobili "reali" Fiat al fianco di Vittorio Emanuele III per dirigersi ospite al Quirinale.
Le bandiere degli oltre 300 corpi di armata si muovono verso il Quirinale. Un grante corteo si ritrova alla stazione Termini, si sofferma a piazza Esedra, percorre via Nazionale e raggiunge la reggia del Quirinale.
Viene soppressa la linea 29 (già linea V) da piazza Indipendenza alla barriera Trionfale. Viene istituita una nuova doppia linea per il quartiere Sebastiani, con capolinea ad anello percorso dalle due linee 32 e 33 nei due sensi. La linea 32 parte da piazza della Regina e attraverso piazza dei Cinquecento ritorna per via Po a piazza della Regina; la linea 33 percorre invece, in partenza da piazza della Regina, via Po e al ritorno è instradata per piazza dei Cinquecento.
Funerali di Stato della Regina Margherita.
Il convoglio partito da Bordighera alle 11,30 del 10 gennaio, nel tragitto fino a Roma, effettua 92 soste per permettere l'omaggio delle popolazioni.
Alle ore 9, il convoglio giunge a Termini da dove iniziarono i solenni funerali con arrivo e la sepoltura della Regina al Pantheon.
Umberto Nobile accolto in trionfo a Roma dopo la trasvolata polare:
"Veramente solenne è stato il ricevimento alla stazione da parte del Ministero dell’Aeronauti e del Governatore di Roma e coll'intervento delle maggiori autorità della capitale.
L'imponente corteo, a capo del quale è l'automobile col generale Nobile e alcune autorità, si snoda attraverso le vie della città affollate da un pubblico plaudente, ac mante, commosso. Una pioggia di fiori cade dall'alto; lo spettacolo è meraviglioso, surge alla grandezza dell’apoteosi.
Si compone il corteo, che tra gli evviva del popolo plaudente e commosso, per; via Nazionale, Piazza Venezia — dove sosta brevemente per un tacito e devoto saluto al Milite ignoto e dopo aver attraversato Corso Umberto, giunge a palazzo Chigi.
Piazza Colonna è gremitissima. L'incontro fra l'on. Mussoli e il generale Nobile, alla presenza di tutti i sottosegretari di Stato, è veramente commovente. Quando il Duce, insieme col Nobile e i suoi cinque compagni, appare al balcone d'angolo di Palazzo Chigi, un immenso clamore si leva dalla folla.
L'on. Mussolini, con un forte discorso, saluta i vincitori del mistero e del rischio, rievocando le ore di trepidazione quando la lio, pregio ed orgoglio d'Italia, per due giorni tacque. «Roma fu triste è parve che un velo di malinconia avvolgesse gli uomini e le cose: ma quando Roma seppe che avevate attitito la mèta fu uno di gioia. Dio vi aveva assistito»
L'on. Mussolini, appare commosso e, dopo avere stretto calorosamente la mano all’ Eroe del Polo, lo abbraccia e lo bacia tra un irrefrenabile impeto di applausi."
Variazione di itinerario della linea tramviaria 15 che viene deviata per via Merulana verso piazza dei Cinquecento.
La legione dei fasci italiani all'estero, di ritorno dall'Africa Orientale, sfila dalla Stazione su Via Nazionale, acclamata dalla folla, e vengono passati in rivista dal Duce Mussolini davanti al Palazzo Venezia.
Il Regente d'Ungheria Nicola de Horthy, giunge in visita a Roma per due giorni. Viene accolto dai sovrani alla stazione di Termini. La carrozza giunta a Piazza Esedra, si ferma per far leggere al Governatore di Roma Principipe Colonna, il saluto del popolo romano.
VI giorno di visita di Adolf Hitler a Roma. A bordo di una carrozza reale, Hitler accompagnato dal Re, lascia il Palazzo del Quirinale e percorrendo le vie romane fra una folla acclamante, arriva alla Stazione Termini e dopo aver passato la compagnia d'onore dei Granatieri, scambia i saluti col sovrano e si congeda dal Duce Mussolini, col quale si troverà poche ore dopo a Firenze.
Ripresa dei lavori per realizzare la stazione sotterranea della metropolitana di Termini. Si effettua un grande sterro a Piazza dei Cinquecento, demolendo i due monconi meridionali della vecchia stazione. Resta ancora in piedi solo la vecchia facciata con i suoi padiglioni colonnati.
Durante i lavori di realizzazione della Metropolitana B a Piazza dei Cinquecento, viene avviato un esteso scavo archeologico, che porta alla luce dapprima due insulae e successivamente un grandioso edificio signorile di epoca Antonina (II secolo d.C.).
Termina la campagna di scavo alla Domus della Stazione Termini. Sono stati messi in luce un salone d'ingresso, un impianto termale, un ninfeo e un'ampia sala absidata, riccamente decorata da mosaici con motivi floreali e pavoni. I ruderi murari sono demoliti per proseguire i lavori per l'ingresso della stazione Metropolitana. Gli elementi decorativi di pregio, sono distaccati e spostati al Museo Nazionale Romano (oggi gli affreschi a Palazzo Massimo, i mosaici alle Terme di Diocleziano).
Si conclude la demolizione della vecchia Stazione Termini, con lo smantellamento dei due edifici di testata.
Nonostante le distruzioni operate per la costruzione della Stazione come pure della Metropolitana, nuovi scavi per l'adeguamento funzionale della Stazione Termini, effettuati tra il ciglio settentrionale di Via Giolitti portando al ritrovamento di altri ambienti verosimilmente appartenenti alla domus del senatore Lucio Ottavio Felice, scoperta nel 1872.
Inaugurazione della scultura dedicata a Giovanni Paolo II di Oliviero Rainaldi a piazza dei Cinqucento, donata alla città da parte della Fondazione Silvana Paolini Angelucci Onlus. La scarsa somiglianza con il papa avvia un intensa critica sull'opera.
Nuova inaugurazione del Monumento a Giovanni Paolo II a Piazza dei Cinquecento, dopo i lavori di riqualificazione. Presenti l'artista, il sindaco Gianni Alemanno, il Sovraintendente ai Beni Culturali di Roma Capitale Umberto Broccoli e Mons. Matteo Zuppi, Vescovo Ausiliare di Roma.
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Monumento a Giovanni Paolo II
2011 statue
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Fontana dell'Ala Mazzoniana
1947 fontane
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Stazione Termini
1937 stazioni
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Cappella dell'istituto Massimo
1883 palazzi
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Palazzo dell'istituto Massimo
1883 palazzi
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Vecchia Stazione Termini
1861 stazioni
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Palazzi Peretti a Termini
1588 palazzi
☆ ★ ★ ★ ★
Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle terme
musei
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Albergo Continentale
palazzi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Domus di Lucius Octavii Felicis
domus
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Botte di Termini
cisterne
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Quartiere romano del Monte di Giustizia
domus
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Santuario di Giove Eterno
archeologia
☆ ☆ ★ ★ ★
Aggere delle Mura Serviane
fortificazioni
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Castellum Aquae dell'Acquedotti Marcia, Tepula e Julia
acquedotti
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Palazzo delle Poste delle FS
palazzi