in occasione del trionfo del console Gaio Duilio al Foro Romano, che aveva condotto con successo la battaglia di Milazzo contro la flotta cartaginese, viene realizzata una colonna celebrativa utilizzando i rostri delle navi nemiche.
Il censore del Marco Fulvio Nobiliore, costruisce una prima Basilica civile al foro romano (sul lato corto sud-orientale della piazza), la Basilica Fulvia.
Cesare celebra i suo trionfi lungo la via Sacra, uno per ciascuna campagna militare che aveva con successo portato a termine: Gallia, Egitto, Ponto e Africa.
Papa Onorio I trasforma in una chiesa l'edificio della Curia Iulia al Foro Romano: "Fecit ecclesiam beato Hadriano martyri in Tribus Fatis, quam et dedicavit et dona multa obtulit"
Papa Paolo I costruisce, l'Oratorio di San Pietro in Silice, sul lato destro del Tempio di Romolo, riutilizzando alcune rovine della Basilica di Massenzio, denominate Archi della Pace.
L'imperatore Carlo V giunge a Roma. Il corteo entra trionfalmente da Porta San Sebastiano alle ore 11. In testa marciano quattromila fanti spagnoli al comando del marchese del Vasto, in righe di sette e cinquecento cavalieri, seguivano gli inviati di Firenze, Ferrara e Venezia, i baroni romani, i grandi di Spagna, il senatore di Roma e il governatore della città. Procedono davanti all'imperatore, vestito di velluto viola e su un cavallo bianco, cinquanta giovinetti dell'aristocrazia romana, vestiti di seta viola. Seguono l'imperatore, i cardinali a cavallo a due a due. Poi 1500 soldati di fanteria, 300 cavdeggeri alla borgognona e 1000 archibugieri. Chiude il corteo la guardia imperiale, di duecento uomini. Il corteo percorre l' Appia, passando davanti alle Terme di Caracalla e al Settizonio, sotto gli archi di Costantino e di Tito, attraverso il Foro e l'Arco Settimio Severo, girando intorno al colle capitolino, raggiungendo la piazza di San Marco) dove era stato eretto da Sangallo il Giovane un arco trionfale ornato di statue e pitture). Probabilmente l'imperatore, fa sosta al palazzo Caffarelli, per poi proseguuire lungo la via Papale e i Banchi, il ponte di Castel Sant'Angelo e attraverso Borgo, arriva in piazza San Pietro salutato dal rombo delle artiglierie di Castello. Davanti alla basilica, Carlo V scese da cavallo e presenta il rituale omaggio al pontefice che lo aspettava nel portico. Insieme entrano in San Pietro per assistere a una funzione religiosa e si recarono nella sala Regia e nella cappella di Nicolò V, dove il papa prese congedo e l'imperatore fu accompagnato nell'alloggio predisposto.
L'ammiraglio Marcantonio II Colonna celebra il trionfo dopo la vittoria sui turchi ottenuta a Lepanto dalla Flotta della Lega Santa. Il corteo si muove da Porta San Sebastiano a San Pietro, con tappe all'arco di Costantino, di Tito, di Settimio Severo e dal Campidoglio al Vaticano. La porta era adorna di festoni e della rappresentazione "di varie spoglie tolte ai nemici; si scorgevano timoni, remi, antenne, galee fracassate, artiglierie ed altre cose relative alla battaglia navale". Sulla grande arcata della predetta porta, così come sui tre antichi archi di trionfo ch'egli avrebbe attraversato lungo la Via Trionfale e la Via Sacra, erano state affisse delle grandi iscrizioni in latino inneggianti alla vittoria navale ed ai suoi artefici. La prima di esse, in particolare, recava la dedica del Senato e del Popolo Romano a "Marco Antonio Colonna, ammiraglio della flotta pontificia, altamente benemerito della s. Sede, della salute degli alleati e della dignità del popolo romano". I festeggiamenti proseguono per sette giorni.
I Conservatori del Popolo Romano incaricano Giacomo della porta di realizzare una fontana abbeveratoio a Campo Vaccino, riutilizzando la grande vasca di granito, scoperta nei pressi pochi anni prima. L'alimentazione della fontana viene assicurata dall'acqua di ritorno (il cosiddetto sopravanzo) della fontana di piazza Madonna dei Monti (questa alimentata dall'Acqua Felice).
In occasione del Giubileo, viene costituita la Archiconfraternita degli Amanti di Gesù e di Maria. Scopo della sodalizio è l'organizzazione della Via Crucis all'interno del Colosseo tutte le domeniche e venerdì dell'anno, ogni giorno del Carnevale, ogni giorno dell'Ottava dei Defunti (dal 2 al 9 novembre), nei giorni della Santa Croce a maggio e dicembre, durante i tre giorni di mercoledì, giovedì e sabato della Settimana Santa e il giorno di San Giovanni Evangelista. I fedeli si riuniscono all'oratorio dei SS. Cosma e Damiano al Foro, dove nel primo pomeriggio si svolge la catechesi, per poi proseguire al Colosseo con l'adorazione della Santa Croce e la Via Crucis. Al termine, dopo un altro sermone, i fedeli tornavano all'oratorio cantando inni.
Papa Pio VII avvia una campagnia di scavi al Foro Romano. Sono abbattute le strutture che gli si addossavano. Viene scoperta la base di una grande porzione del Miliare aureo, centro di tutte le strade dell'impero.
L'Arco di Settimio Severo e Costantino vengono scavati fino alle basi e circondato di mura.
Per l'occasione, presso l'Arco di Settimio Severo, viene posta una targa celebrativa (ora a villa Centurini) con scritto: PIUS VII P M RUDERIBUS CIRCUM EGESTIS ARCUM RESTITUENDUM ET MURUM SEPIENDUM CURAVIT AN MDCCCIII.
Giuseppe Valadier viene incaricato da Guy de Gisors, ispettore generale del Conseil des bâtiments civils, di liberare dai detriti nel Foro Romano e in quello di Traiano. I lavori, che rientravano negli interventi previsti dal piano d'impiego dei poveri per pubblica beneficenza, durarono tre anni e riguardarono: l'area del tempio di Antonio e Faustina, i templi del Foro Boario, il Velabro, l'area del Tabularium e il Colosseo.
Decreto Imperiale che istituisce “una passeggiata sulla periferia del Foro, del Colosseo e del Monte Palatino” che prenderà il nome di Giardino del Campidoglio.
L'archeologo Antonio Nibby, identifica come Basilica di Costantino, i resti nel foro romano fino ad allora considerati come il Tempio della Pace.
Al Campo Vaccino viene pianatata una filiera di olmi.
Scavi al Foro romano portano alla scoperta del basolato della Via Sacra e all'identificazione del Tempio di Vesta.
Le grandi escavazioni nella valle del Foro romano, sospese nel mese di agosto a causa dei forti calori, e proseguite alacremente nell'ultimo bimestre, incominciano a produrre quei risultamenti che da luogo sì nobile, benché già frugato, era dato aspettare.
Le formalità legali per la espropriazione dei fondi limitrofi, hanno impedito fino ad ora di profilare lo scavo sul lato orientale, giungendo fino al piede dei monumenti, i quali da questo lato prospettano sulla via sacra, fra cui il più importante è il tempio del divo Romolo, trasformato in vestibolo della chiesa dei ss. Cosma e Damiano. Ma il pavimento della celebre strada è già scoperto, in tutto il tratto compreso fra il sito dell'arco fabiano, ed il dinao di Adriano. Sull'antico pavimento (assai malconcio e pieno di lacune) è disteso un secondo, più alto di circa met. 1,10, al cui livello corrispondono avanzi di edifici dei tempi di mezzo.« La via misura in alcuni punti una larghezza di 12 metri.
Dalla parte occidentale, cioè verso i confini della regione X, incomincia ad apparire la fronte perfettamente rettilinea di un grande edificio in opera laterizia, le cui pareti si intersecano tutte ad angolo retto. I bolli di mattoni, letti nel vivo dei muri, spettano alla seconda metà del secondo secolo. Nei punti ove le pareti si intersecano, l'edificio era rafforzato con pilastri di grandi massi di travertino, dei quali rimangono le sole impronte; essendo evidentemente stati rimossi in epoca ignota. La fronte dell'edificio, distando circa 12 metri dal margine della via sacra, lascia una striscia di suolo libera, la quale sembra sia stata occupata da monumenti di modeste proporzioni, ed indipendenti 1' uno dall'altro. Il più ragguardevole è un emiciclo di opera laterizia propria del secolo IV, il cui pavimento, commesso di lastrami diversi ed anche di frantumi di titoli sepolcrali, si innalza met. 1,35 sul piano della strada.
Nel corso delle ricerche fin qui accennate sono stati rinvenuti questi monumenti. Frammento dei fasti consolari, trovato il giorno 10 ottobre sul piano della via, presso il sito dell'arco fabiano. Si connette al frammento capitolino segnato col n. XXVII nel Corpus Inscr. Lat. vol. V, p. 439.
Frammento dei fasti trionfali, trovato nell'istesso luogo il giorno ! 5 ottobre. Fa seguito al frammento capitolino segnato coi num. XXIV. XXV nel Corpus vol. I, p. 460.
Piedistallo di marmo, alto met. 1,30 x 0,67 x 0,62, trovato il giorno 23 ottobre innanzi il tempio di Romolo. FABIVS TITIANVS VO CONSVI PRAEF VEBI CVRAVIT
Piedistallo di marmo alto met. 1,17, largo met. 0,68, grosso met. 0,56. Sosteneva una statua di bronzo. TOTO ORBE VICTORI D N CONSTANTIO MAX TRIVMFATORI SEMPER AVG FL LEONTIVS VC PRAEF VRBI ITERVM VICE SACRATVDICANS D NMQ EIVS
Due massi di marmo parallelepipedi, con trabeazione intagliata nella costa, e cassettoni intagliati nella superficie inferiore. Nel fregio era scritto con lettere di metallo, alte met. 0,17
Base e cimasa di un piedistallo, forse di statua equestre, lungo met. 3,42. largo met. 1,60. In un frammento del zoccolo rimangono le sigle ...INV. ...
Rodolfo Lanciani.
Nel mese di gennaio è stato compiuto lo sterro della parte meridionale della valle del Foro, fra la Basilica di Costantino e la somma Sacra Via. In questo spazio si è ritrovato il basamento di una fontana fatta, probabilmente in forma di meta, e rivestita nel giro esteriore con lastroni di marmo. Nel centro del nucleo si vede il foro pel condotto portatore, e questo foro è in comunicazione con un cunicolo coperto a capanna.
Fra il margine occidentale della Sacra Via e la estremità dello scavo, sotto il muraglione degli orti farnesiani sono stati scoperti alcuni muri laterizi, costruiti contemporaneamente alle taberne, descritte nei rapporti antecedenti. Le ordinate dei pavimenti di queste fabbriche, determinate sia per mezzo degli avanzi dei pavimenti stessi, sia per mezzo delle riseghe delle pareti di perimetro, dimostrano che i piani salivano regolarmente, a partire dall'ordinata della Sacra Via, seguendo la pendice del Palatino: onde detta via trovavasi nel fondo di una gola.
Nell'eseguire un cavo per condottura di acqua sotto il muraglione degli orti farnesiani, fra il portone del Vignola e l'arco di Tito, si è riconosciuto che i muri laterizi proseguono anche al di sotto del terrapieno della strada, che mantiene provvisoriamente la comunicazione fra le valli del Foro e del Colosseo.
Essendosi poi compiuta la demolizione della casa già Beccari e dell'attiguo granaio, si è riconosciuta la esistenza di grandiose costruzioni laterizie, connesse con la Basilica di Costantino e ad essa contemporanee, la natura e la disposizione delle quali potrà meglio determinarsi dopo che sarà rimosso il terrapieno moderno, che ne ricopre la base.
Rodolfo Lanciani.
Gli scavi nella valle del Foro, fra la via sacra e gli orti farnesiani, hanno dato luogo alla scoperta di molte altre camere dell'edificio laterizio incerto, descritto antecedentemente. Una camera ha il pavimento pensile sulla fornace, e il basso delle pareti foderato di tubi caloriferi. Un' altra cella sembra fosse destinata ad uso di cucina, con annesso sterquilinio. Vi sono inoltre traccie di due scale per ascendere ai piani superiori. Quasi tutte le camere conservano qualche brano dei pavimenti, alcuni di lastra di marmi colorati, altri di mosaico a chiaroscuro. L'epoca della costruzione di questo vasto edificio è confermata dai seguenti bolli, esistenti in opera.
O DOL EX PR DPFLVCPAALEX NIGROE CAMER COS; EX FIG TVRSEI... SERV1ANO III ET COS; APR ET PAET COS EX PR T CLAND MAXIMI ISIACI; IMP CAE TROAVGEX fig. MARC DOLI C CAL FAYORIS; NICOMACHI DOMITI TVLLI; FALERNI... DOMITIOrwm LVCANI ET Tulli; Q OPPI VERECVNDI; CN DOMITI EVIARESTI; CN DOMITI CLEMENTIS; BBVTTmwA LVPI; L ANTONR... SYMFILO. Quest'ultimo dà indizio di restauri eseguiti nel secolo quarto: OFF SRF DOM
Nelle terre di scarico furono ritrovati : Una statuina di Esculapio di buona maniera, acefala. Testa, che sembra ritrarre i lineamenti di Nerone. Masso informe di marmo, in un lato del quale è graffi ta a grandi lettere: VIC S IVL
Negli ultimi giorni di febbraio, sotto il piano delle risegli delle pareti di una camera, lungo la via sacra, è stato ritrovato un frammento di piano di musaico a chiaroscuro, il quale offre la singolarità di una orientazione affatto diversa con l'asse del fabbricato. Ciò fa supporre che si tratti di un edificio anteriore, distrutto per ignota causa nel secondo secolo.
Rodolfo Lanciani.
La escavazione della zona compresa fra il tempio di Antonino e Faustina e l'arco di Tito, fra la basilica di Costantino e gli orti Farnesiani, è stata condotta a termine.
Le notizie già pubblicate intorno le scoperte avvenute in questa zona, e quelle intorno ai trovamenti più recenti, sono illustrate in una tavola topografica, nella quale la tinta più leggera indica gli edifici appartenenti agli ultimi tempi della repubblica, ovvero ai primi dell'impero: la tinta più scura quelli fabbricati dopo la fine del primo secolo dell'e. v.
Nel decorso mese di aprile, continuandosi lo sterro sul margine occidentale della via Sacra, sono tornati in luce questi monumenti:
a) piedistallo di marmo, scorniciato nei quattro lati, di met. 0,70 x 0,50 x 0,50, ridotto ad altro uso nel secolo IV o V. L'iscrizione, troncata nell' estremo lembo a destra, dice: T CAESAE A ...| VESPASIANO IM ...| TRIB POTEST CC ...| CENSORI DESI ...| COLLEGIORV ...| OMNIVM SACER
b) parte di piedistallo di marmo, assai più lungo che alto.
c) piedistallo di marmo, di met. 0,95 x 0,59 x 0,51. rustico nella superficie posteriore, con pilastrini agli angoli, patera a destra, urceo a sinistra, fastìgio nei tre lati. Nella fronte ha scritto: LARIBVS AVG SACEVM
d) frammento di lastrone di marmo, ridotto ad uso di gradino.
e) scaglione di base rozzissima di marmo, rescritta: SIVS | S..| VS... la sigla S incisa sulla cornice spetta al titolo abraso.
f) lastra di marmo, rozzamente granita: tVLLEXTVS SE
Tutti questi monumenti furono trovati dinnanzi alla chiesa dei ss. Cosma e Damiano.
Rodolfo Lanciani.
Giunti a termine gli scavi sul lato occidentale della Via Sacra, si è posto mano a liberare dalle terre e dalle sopraedificazioni moderne quel portichetto laterizio medioevale, che trovasi sul margine orientale della via, tra il tempio del divo Romulo e la Basilica nova.
Sembra che quel portico racchiudesse per tre lati un cortile, chiuso nel quarto lato dal muro di fianco della Basilica, Nel cortile rimane un pozzo di acqua potabile, non molto profondo. Sono stati trovati negli sterri, frammenti di architetture assai malconci, e tolti a più vetusti edifici; uno stipite finamente intagliato, sullo stile del secolo XIII, con una striscia di musaico del genere messo in voga dai Cosimati; od un tegolo da tetto, sul quale sono tracciate a carbone queste cifre: ...LVII | ...CXX | ...DC XXII LXXXXV CCCLL
Rodolfo Lanciani.
Hanno avuto principio i grandi lavori di sterro, destinati a congiungere la Via Sacra con il Foro della Pace, ed a scoprire quella parte del detto Foro, sulla quale è caduta l'antica pianta marmorea della città.
Gli scavi seguono l'andamento della strada, che divide la basilica di Costantino dal tempio di Romulo, e dagli altri vetusti monumenti incorporati nella chiesa ed ex-convento dei ss. Cosma e Damiano. Benché il taglio delle terre sia ancora poco profondo, pure sono state già riconosciute tre particolarità, assai importanti per la storia architettonica della basilica di Costantino.
La prima consiste nel fatto, che parte del lato di tramontana è innestato a fabbriche laterizie, di molto anteriori ai tempi costantiniani: la seconda, che l'abside lia un sotterraneo, chiuso da muri perimetrali, in parte contemporanei in parte anteriori all'abside stessa: la terza, che a sinistra di chi guarda l'abside, nel piano della basilica s'apre una porta che ora mette nel vuoto, ma che in origine dovea dare comunicazione ad una sala annessa alla basilica, della quale si troveranno certamente i muri perimetrali con l'abbassamento delle terre.
Rodolfo Lanciani.
Gli scavi lungo la Via Sacra, portano alla liberazione della facciata del Tempio di Romolo.
A piedi della scarpa del terrapieno, che sostiene la via della Consolazione, di rimpetto all'arco di Settimio Severo, è stato scoperto nella sua piena integrità un monumento isterico assai importante. È formato di un zoccolo grezzo di travertino alto met. 0,72, sul quale è collocato un piedistallo, già, usato per una statua equestre, messo in piedi sopra una delle testate, ossia lati minori. Nella fronte del marmo che guarda oriente è scritto:
FlDEI VIRTVTIQE VOTISSIMORVM MILITVM DOMNORVM NOSTRORVM ARCADI HONORI ET THEODOSI PERENNIVM AVGVSTORVM POST CONFECTVM GOTHICVM BELLVM FELICITATE AETERNI PRINCIPIS DOMNI NOSTRI HONORI CONSILIISET FORTITVDINE INLVSTRIS VIRI COMITIS ET...
Il piedistallo capovolto, ha cornice di base e di coronamento, ed è alto met. 2,31, largo met. 1,01. Tra i sassi ed i frammenti diversi, che ingombrano questo lato del Foro, è stato ritrovato uno scaglione di piedistallo di marmo, che è forse inedito.
Rodolfo Lanciani.
È stata condotta a termine la demolizione dell'oratorio della Via Crucis, aderente alla Rotonda del divo Romulo. Si è riconosciuto che l'oratorio eriifondato per intero su muri antichi, e che questi muri, conservati fino all'altezza di met. 5 . sul piano della via Sacra, appartengono e sono contemporanei alla fabbrica della Rotonda. La pianta di tutto il gruppo è assai singolare, e sarà quanto prima divulgata, a complemento di quella edita nella tav. VII delle Notizie del 1870. Dinnanzi a questo edificio, trovasi il piedistallo della statua di Gordiano con greca epigrafe.
Rodolfo Lanciani.
Frammenti di iscrizioni trovati nei muri di fondamento costruiti sotto Urbano VIII, a sostegno della porta dei SS. Cosma e Damiano, alzata da quel pontefice al livello del Campo Vaccino, ed ora collocata di nuovo al piano della Via Sacra.
Rodolfo Lanciani.
Condotta a termine nell'anno 1879 la escavazione della sacra via, fra il tempio di Romulo e l'arco di Tito, gli antichi edifici che fiancheggiano quella strada erano rimasti divisi in due gruppi, distinti ed indipendenti, a cagione di quell’argine di terra, largo 20 metri alto 10, che s’era dovuto mantenere a guisa di ponte attraverso l’area scavata, fra le chiese di s. Lorenzo in Miranda e di S. Maria Liberatrice.
La demolizione di questo terrapieno, il quale, oltre a dimezzare spiacevolmente gli scavi, ne impediva il regolare ordinamento, e lasciava non risolute controversie topografiche di molta gravità, fu decretata da S.E.il Ministro dell’ istruzione pubblica il giorno 4 febbraio 1882. I lavori di sterro, incominciati il giorno 6 di detto mese, furono felicemente condotti a termine nel giorno anniversario delle Palilie. In così breve spazio di tempo sono stati scavati, caricati sui carri, e condotti ai lontani luoghi di scarico, diecimila duecento metri cubi di terra; sono stati scoperti duemila ottocento metri quadrati dell’antico suolo: sono state ritrovate ventisei iscrizioni, e restituite alla luce lince topografiche e vestigia di monumenti, di non comune importanza; sono stati finalmente congiunti gli scavi del 1879 a quelli precedenti, di modo che oggi, per la prima volta dopo la caduta dell’ impero, ci è dato di poter percorrere l’intera linea della sacra via, dal suo caput .... ab Streniae sacello, fino al suo termine sulla vetta del Campidoglio. Me He
L'area scoperta costituisce un rettangolo, terminato verso oriente, dai tempî del divo Pio e del divo Romulo; verso occidente dal tempio di Vesta, e dallo sperone settentrionale del Palatino. Dal secolo XVI in poi era stata frugata e devastata più volte, cosicchè se v'era speranza da un lato, di risolvere alcuni problemi topografici connessi con l'andamento della sacra via, col sito dell'arco fabiano, della regia etc., si aveva certezza quasi assoluta dall'altro lato, di non ritrovare monumenti scritti o scolpiti, proprii delle terre ancor vergini di ricerche.
Rodolfo Lanciani.
Sistemandosi la scarpata dell'argine nel lato destro orientale del Foro Romano, e precisamente tra le chiese de' SS. Cosma e Damiano e S. Adriano, è stato ritrovato un frammento della famosa pianta marmorea capitolina. Il frammento, misura m. 0,40 di lunghezza e 0,29 di larghezza.
Disgraziatamente il frammento non si ricongiunge con alcuno dei pezzi, conosciuti e pubblicati per ultimo dal ch. Jordan. Vi si scorge il peristilio di un tempio con due ingressi, e parte del muro della cella.
Rodolfo Lanciani.
Per secondare i desiderî espressi dal ch. prof. O. Richter, il Ministero fece eseguire nel luogo indicato dal prof. predetto, e sotto la direzione di lui, alcuni scavi nel Foro Romano fra il tempio del Divo Cesare ed il tempio dei Castori, scavi che portarono a riconoscere in quel sito le fondamenta dell'Arco di Augusto (cfr. Notizie 1882, p. 225).
Si potè determinare che il detto arco aveva tre aperture, una maggiore nel centro, e due minori laterali, ed era posto sulla strada tra i due templi sopradetti.
Presso l'arco di Tito, eseguendosi alcuni lavori per incanalare le acque provenienti dalla vigna attigua, si è riconosciuta un'antica chiavica costruita in laterizio.
In uno dei tegoloni, ond' era coperta, si è letto il bollo C. I. Z. XV, 890. Fra le terre si è raccolto un frammento di lapide inscritta (m. 0,40X 0,30), le cuì lettere sono alte m. 0,10: PIO IN ...|... FRO...
Giuseppe Gatti.
Facendosi la nettezza al Foro romano, è stato trovato, presso il tempio di Romulo, un franmieuto di lastra marmorea, alto m. 0,24 X 0,14. È stato pure raccolto un pezzo di fregio in terracotta, nel quale riniane la parte superiore di una Vittoria alata, volta a sin., che col braccio destro levato in alto teneva forse una corona od altro simile emblema.
Giuseppe Gatti.
Per ordine di S. E. il Ministero della pubblica Istruzione sono stati intrapresi nel Foro romano i lavori necessari per la conservazione ed il ristauro dei grandiosi resti monumentali e pel riordinamento dei materiali decorativi, che in tutta l'area del Foro si trovano da lungo tempo accumulati. Si è ricostruita l'edicola di Vesta coi frammenti architettonici, che furono scoperti nel 1882; e sono stati ricollocati sul proprio basamento i pezzi di una delle colonne onorarie, erette nel secolo quarto presso la Sacra via, di fronte alla basilica Giulia.
Si è pure posto mano a raccogliere insieme i marmi, che appartengono al celeberrimo tempio rotondo, ove ardeva il fuoco sacro, per studiarne la ricomposizione nel miglior modo possibile. Ed a tale scopo, essendo stato liberato dalla terra il basamento del tempio, che si era creduto intieramente fabbricato di solida costruzione, è stata scoperta sotto il piano della cella una piccola camera quadrilatera, di buon laterizio, che si potrebbe supporre quel locus intimus in aede Vestae, ove sì custodivano il Palladio e le reliquie più sacre dell'impero, alle quali si dicevano legati i fatali destini di Roma.
Un'altra importante scoperta è stata fatta dinanzi al tempio del divo Giulio, edificato nel luogo stesso ove fu bruciato il cadavere dell'ucciso dittatore. Rimossa la terra che era addossata all'emiciclo, di cui appariva soltanto la parte superiore nel basamento della fronte del tempio, si è riconosciuto che nella prima costruzione dell'edificio quella forma semicircolare era stata imposta dal rispetto che si volle avere ad una specie di base rotonda, la quale era stata costruita sulle lastre di travertino, che formano l'antico pavimento del Foro.
Di questo basamento, che in origine fu rivestito di lastre marmoree, è stato scoperto il nucleo costruito in massiccio: e con tutta probabilità deve in esso riconoscersi l'ara che eretta dalla plebe nel sito ove arse il rogo di Cesare, e poco dopo distrutta da Dolahella, dovette poi essere riedificata e religiosamente mantenuta al proprio luogo, quando Augusto innalzò il tempio sacro al culto del suo padre adottivo.
In seguito poi agli sterri praticati nell'area a nord dei Rostri, si è riconosciuto che questo insigne monumento fu da quel lato ingrandito con una costruzione laterizia certamente non anteriore al secolo quinto, nella quale furono infissi muovi rostri a somiglianza di quelli che ornavano la più antica tribuna ivi trasportata da Giulio Cesare. E poichè a questo prolungamento dei vecchi Rostri assai bene si adatta, come ha già dimostrato il ch. prof. Hilsen (Bull. d. Istit. 1895, p. 62), l'epistilio marmoreo che porta scritto il nome di Ulpio Giunio Valentino prefetto della città nell'anno 472, così se ne deduce, che tale memoria deve mettersi in relazione con le barbariche incursioni dei Vandali, e che perciò ì rostri aggiunti a quelli delle navi Anziati ci rappresentano una vittoria navale ottenuta dai Romani sulle orde Vandaliche, le quali infestavano audacemente tutte le coste del Mediterraneo.
Finalmente togliendo la terra, che copriva ancora un tratto del lastricato del Foro dinanzi all'arco di Settimio Severo, si è ritrovato in gran parte l'antico pavimento in lastroni di travertino.
In un sito però più prossimo al Comizio il lastricato è di marmo nero; e l'area coperta da queste pietre nere, la quale misura dodici piedi romani di lato si vede essere stata in origine recinta con lastre marmoree, le quali furono anche rinnovate in tarda età.
Era questo dunque un locus religiosus, che doveva essere lasciato scoperto, e dove non doveva camminarsi nè costruirsi alcun edificio, siccome erano quelli che erano stati toccati dal fulmine. Taluni però opinano che vi sì possa riconoscere il niger lapis, che era nel Comizio, e di cui Festo ricorda la leggendaria tradizione che fosse stato destinato per la sepoltura di Romolo.
Giuseppe Gatti.
Facendosi un cavo per costruire una fogna sulla via Salaria nuova, in prossimità dell'ingresso alla villa Albani-Torlonia, è stato ritrovato questo titoletto sepolcrale, inciso su lastra marmorea lunga m. 0,40 ed alta m. 0,17: P CORDIVS P L APOLLONIVS SIBI ET SVEIS
Giuseppe Gatti.
L'archeologo Giacomo Boni, durante una campagna di scavi presso la zona del comizio al Foro Romano, scopre i resti del Lapis niger. "Il 10 gennajo corrente (gli archeologi ne hanno notata la data come memoranda) si è scoperta sulla Via Sacra un’arca di pochi metri-quadrati, lastricata di massi di pietra nera ben diversa dalle selci, provenendo essa dal capo Tanaro (ora Matapan) nella Grecia. Secondo Varrone, il luogo dove fu sepolto Romolo era lastricato di pietra nera; e bastò questa scoperta di pietre nere perchè i cronisti telegrafassero ai quattro venti che era stata trovata la tomba di Romolo!"
Di fronte al tempio di Faustina e Antonino, scavato il terreno fino all'antico livello della Sacra via, sono stati rimessi allo scoperto tre gradini del tempio medesimo, costruiti a cortina laterizia; e dal lato opposto della via sono stati pure scoperti tre gradini della Regia, formati da lastroni di travertino.
Proseguito lo scavo in direzione del clivo, si sono trovati, insieme a gran numero di selci nella terra di riempimento, frammenti marmorei scolpiti ed epigrafici dell'età imperiale ed anche del secolo nono. Tra i frammenti scritti è notevole un pezzo di basamento onorario, dedicato all’ imperatore Adriano: imp. CAESARI divi traiani | paRTHICI FILIO divi nervae | nEPOTI Tratano | hADRAIANO aug pontifici | mAXIMO bunic potest... | cOS III MAXIMO... |sa NCTISSIMO PO...
Sotto la Sacra via si è riconosciuta un'ampia cloaca, che ha le pareti costruite in opera reticolata di tufo.
Presso l'arco di Settimio Severo è stato vuotato il pozzo medioevale, di cui fu riferito nelle Notizie del corr. anno 1899, p. 11, ed è stata fatta la terebrazione del terreno fino a m. 23 di profondità dal piano del Comizio, attraverso a marne sabbiose. Fra la terra rimossa accanto al suddetto pozzo, ed a m. 1,76 di profondità, si è rinvenuta una figurina arcaica in bronzo, ben conservata, alta mm. 76, del peso di 105 grammi. Rappresenta un uomo nudo, che con le mani supine tiene un bastone ricurvo, ed è in atteggiamento di guardare in alto. Le braccia della figura sono staccate dal corpo, mentre le gambe stanno riunite fra loro.
Giuseppe Gatti.
Continuandosi gli sterri fra il tempio di Faustina ed Antonino e quello di Romolo, per scoprire l'antico livello della via Sacra, si è rinvenuto un pezzo di piedistallo marmoreo, che ho riconosciuto ricongiungersi esattamente con un altro, trovato circa il medesimo luogo negli scavi del 1882 e pubblicato al n. 3748 del C. I. L. vol. VI. I due frammenti riuniti danno il seguente titolo onorario di Gaio Cesare, figlio adottivo di Augusto:
c. CAESARI AV gusti f. divi n. | PRINCIPI Iuventutis | PONTIFIC i. cos. des. | sen ATVS ET POPV lus romanus | hiC PRIMVS OMnium annos | natus XIIII Cos. creatus est
Di un simile titolo dedicato all'altro figliuolo di Augusto, Lucio Cesare, è stato recuperato nello stesso luogo un piccolo pezzo; ed un altro, tuttora inedito, giaceva da alcuni anni tra i varî marmi accumulati nel Foro. A questi due frammenti aggiun- gendone un terzo, d' ignota provenienza edito nel C.I.L. VI, n. 901, si ricompone una buona parte dell'iscrizione nel modo che segue:
L CAESARI AVGVSTi f. divi n. | prinCIPIIVVENTVTIS | cos. des. au GVRI | senatus et populus romanus etc.
Giuseppe Gatti.
Intrapreso lo sterro del terrapieno, ove debbono trovarsi sepolti gli avanzi della basilica Emilia, si sono rinvenuti altri frammenti architettonici spettanti al tempio di Giulio Cesare.
Inoltre è stato recuperato un piedistallo marmoreo, alto m. 1.45 X 0,67 X 0,56, ornato di cornice e zoccolo rozzamente intagliati Sulla fronte vi è incisa l'epigrafe: FABIVS TITIANVS VC CONSVL PRAEF VRBI CVRAVIT
Sul lato destro del cippo si veggono alcune leggiere concavità, rotonde e qua- drate, le quali servirono per qualche giuoco, quando la pietra era già caduta a terra e quel lafo si trovava in piano orizzontale. Nel mezzo poi vi è graffita a grandi lettere la parola: BONO cui forse doveva seguire l'altra: ROMAE.
Sono già conosciuti altri quattro simili piedistalli, trovati circa il medesimo luogo, cioè lungo la via Sacra e presso il tempio di Faustina ed Antonino, sui quali Fabio Tiziano, prefetto di Roma per la prima volta negli anni 339-341, eresse statue a pub- blico ornamento del Foro (cfr. C.I.L. VI, 1653; Notizie 1878 p. 343, 1882 p. 221).
Giuseppe Gatti.
Prime ascensioni e riprese realizzate su un pallone frenato della Brigata Specialisti ad altezze variabili fra 300 e 500 metri, sulla cui navicella di vimini, l'archeologo Giacomo Boni (direttore degli scavi) era accompagnato da due uffi ciali del Genio. Le attività erano finalizzate a documentare la situazione degli scavi in corso nell'area centrale della città, in particolar modo nella zona del Comizio. In una lettera indirizzata al suo amico St. Clair Baddeley, il Boni scriveva: «Ho fatto tre ascensioni nel pallone del genio militare a 400 metri sopra il Palatino e il Foro Romano, e ho preso qualche dozzina di fotografi e delle piante dei monumenti e delle vedute panoramiche".
Continuata l'esplorazione della via Sacra dinanzi alla basilica di Costantino, è stato restituito alla luce un altro tratto della via medesima, in buono stato di conservazione, che segue la direzione già riconosciuta lungo il lato meridionale del Foro.
Fra la terra si sono rinvenuti vari frammenti marmorei di architettura; fra i quali è notevole un pezzo di epistilio curvilineo, con cornice intagliata, il quale conserva l'estremità destra di una grande iscrizione monumentale, che aveva le lettere in metallo: ...TONTAVS | ...MP II |...SSIIENTIT
Questo titolo non può riferirsi che ad Antonino Pio, od a Marco Aurelio. Ma se si suppliscono i nomi di M. Aurelio: imp. caes. m. aurelius anTONINVS aug. pont. max. trib. pot.... IMP II cos. iii. p. p. rESTITVIT, non si ha nei primi due versi tale numero di lettere, che dia lo spazio necessario a reintegrare convenientemente l’ultima linea. Onde sembra più probabile, che l'iscrizione sia da attribuire ad Antonino Pio, e debba essere supplita nel modo che segue: imp. caes t aelius hadrianus anTONINVS aug. pius. pont max trib pot.... IMP II COS ....pp (incendio consumptam) rESTITVIT
Antonino Pio avendo avuto la seconda salutazione imperatoria nell'anno 143, l'epigrafe e la restituzione, da lui fatta, di un monumento nelle adiacenze del Foro, dovranno collocarsi fra il predetto anno 148 ed il 161, nel quale Pio morì.
Giuseppe Gatti.
Scavi al Foro romano. Si è rimesso in luce un bel tratto di parete esterna della Reggia (nel mezzo di questa è apparsa una cisterna di costruzione primitiva a forma di volta ogivale) ed un ulteriore tratto in basolato del percorso della via sacra.
Nello scorso mese di giugno fu iniziato lo scavo della Sacra Via di fronte alla basilica di Costantino, dove il selciato antico si trova a due metri sotto quello della strada de papa, fatta con vecchi selci, ridotti a mazza, rotondeggianti, logori, solcati sconciamente in diverse direzioni, mal connessi e invadenti il terreno che ricopre antichi ruderi.
Il clivo finora scavato (Clivus Sacrae Viae, da non confondersi col Clivus Sacer), ha la pendenza di un decimo, la direzione a sinistra dell'arco di Tito e la larghezza di circa 6 m., confacente alla via imperiale costretta a passare sotto un arco repubblicano, quello di Fabio Massimo Allobrogico, largo m. 4,58. Della crepidine di sinistra, per chi sale il clivo, rimangono vestigia dell' allineamento dei selci; di quella a destra rimangono alcuni lastroni di travertino, riposanti su altra cordonata della stessa pietra.
A destra di chi sale il clivo, e quasi dirimpetto alla gradinata medioevale della basilica costantiniana, fu messa in luce una scaletta di peperino che scende entro un fabbricato a pareti di tufo, con arcuazioni a stretti cunei e soprapposto opus incertum, simile a quello del Porticus Aemilia alla Marmorata. Sotto la Sacra Via fu rimessa in luce ed espurgata una cloaca, larga m. 0,94, profonda m. 1,63, con pareti d'opus reticulatum di tufo, a elementi di m. 0,07 di lato, volta a botte, grossa m. 0,45 e platea di selci.
Caratteristiche principali della Sacra Via sono la lava basaltina (silex) cinereoazzurrognola delle cave di Capo di Bove sull'Appia antica; la forma poligonale di ciascun selce, a cinque o sei lati rettilinei; la spianatura ottenuta direttamente dal clivaggio, o corretta a punta; la lavorazione a scalpello nelle facce di contatto; l'accurato combaciamento, disturbato solo da parziali cedimenti dovuti a frane o a lavorio dell'acqua del sottosuolo; la quasi impercettibile solcatura di ruote.
Taluni selci hanno straordinaria dimensione, raggiungendo la lunghezza di m. 1,53 e la larghezza di m. 1,28; i loro angoli più acuti sono smussati e riempiti con selci di piccola misura. In qualche tratto la via Sacra era sfondata, ma dopo risarcita la volta della sottostante cloaca, fu facile estrarre i poligoni sepolti e restituirli nella loro posizione originaria, servendosi d' una verga flessibile di piombo, quella che Aristotile chiamò il regolo dei dorici.
Tra i frammenti marmorei che stavano buttati sul selciato del clivo sono notevoli: un cornicione adrianeo, riccamente intagliato, e un epistilio curvilineo appartenente a un edificio antoniniano, del diametro di m. 3,86 circa, con architrave e fregio sul quale sta scolpita una figurina muliebre a panneggio svolazzante. L'architrave e il fregio sono riuniti in una tabella incorniciata che porta le incassature di lettere di bronzo, alte m. 0,11, salvo alcune che hanno una parte dell' incassatura rifatta per modo da raggiungere l'altezza di m. 0,14.
L'iscrizione, reintegrata dal ch. prof. Gatti, fu edita nel precedente fascicolo di giugno p. 223.
Lo scavo della via Sacra ha offerto l'occasione di prendere in esame, ripulendoli dai moderni imbratti, i due selci affissi al muro della crocera a destra nella chiesa di s. Francesca Romana, venerati come quelli ubi cecidit Simon Magus iuxta templum Romuli, e intorno ai quali il compianto De Rossi (Bull. d' arch. crist., 1867-70) diceva doversi aspettare dal tempo e dai progressi delle scoperte archeologiche e critiche, qualche nuovo raggio di luce.
Senza presumere di trattare a fondo una questione che esce dal mio ordine di studi, osservo, che se il regesto di Innocenzo IV, e un altro documento medioevale, dicono in silice la chiesa dei ss. Cosma e Damiano, e se il papa Paolo I consacrò sulla via Sacra, circa l'anno 760, una chiesa agli apostoli Pietro e Paolo, dinanzi al sito detto in silice, questa non è come congettura l’Armellini (Chiese di Roma, pag. 148), quella le cui vestigia trovansi nella basilica costantiniana. Potrebbe essere invece la cappella, coperta a volta, addossata al muro esterno di un excubditorium imperiale, sulla via Sacra, di fronte al tempio di Romolo.
D'altra parte, il codice vaticano n. 4265 ricorda all’ anno 1375 (pag. 213) una pietra segnata dalle ginocchia di s. Pietro, allora già trasferita nella chiesa di s. Maria Nuova (s. Francesca Romana), mentre i selci ivi venerati sono due e scheggiati agli orli in guisa da far credere che venissero così ridotti colla mazza per facilitarne il trasporto. Ciascun selce presenta una cavità simile a quelle prodotte dalla macinazione dello smeriglio, cavità che si riscontrano anche in altri selci medioevali sulla strada di fronte alla basilica Giulia. Per poco che i selci di s. Francesca Romana siano stati ridotti di superficie, le loro cavità dovevano trovarsi alla distanza di almeno m. 0,80 una dall’ altra.
Giacomo Boni.
Fra la terra rimossa dall'area sopra descritta (della Sacra Via di fronte alla basilica di Costantino) si è rinvenuto un frammento di lastra marmorea, di m. 0,22 X 0,18 X 0,04, che appartiene alla serie dei celebri Atti dei fratelli Arvali. Esso si ricongiunge, senza alcun dubbio, con un altro frammento già noto e pubblicato nel C.I.L. VI, 2109
Dal terrapieno medesimo provengono pure questi frammenti epigrafici:
a) piccola base marmorea di m. 0,32 X 0,18 x 0,18, con dedicazione a Giulia
Domna madre di Caracalla:
IVLIAE AVG. p.f. MATRI CASTRORum IMPERATORIS et senatus et patriae
etc.
b) frammento di lastra marmorea, di m. 0,30 x 0,20: M ...|... L B ELPIDEPH ...|... GRIPPINE COII ...|... POST MVLTA ...|... ENITOR IVCV ...|... VE MATERSVSC ...|... RENTES VIXITA ...|... INVIDIACAR ...|... TVS HAEC MELI ...|... VRAE QVIET ...|... AHITVR ...|... ITA
c) frammento di stele sepolcrale, di m. 0,50 X 0,40: ...VIII SI NE VLLA QVERELLA B M PHOEBVS CONS
Giuseppe Gatti.
Sono stati continuati gli scavi al Foro Romano, diretti principalmente a liberarne dalle terre tutto il lato settentrionale dalla Curia al tempio di Antonino e Faustina, per esplorare l’area ove sorse la basilica Emilia.
In una cantina delle case Fiori si è trovata, in un muro di fondazione, adoperata come materiale e capovolta, una base di marmo, con cornice e zoccolo intagliati, alta m. 0,62X0,56X 0,50. Vi si legge l'epigrafe: NVMINI DEAE VIENNAE EX D D M NIGIDIVS PATERNVS II VIRAL PON CVR
La divinità, cui M. Nigidio Paterno dedicò questo monumento, è affatto ignota ed ora apparisce per la prima volta. Trattasi certamente di una di quelle divinità topiche, che portano lo stesso nome dei luoghi posti sotto la loro tutela, e non sono rare nell’ epigrafia, specialmente delle Gallie. Così in una tabella di bronzo, dottamente illustrata dalla contessa Ersilia Caetani Lovatelli (Bull. comun. 1891, p. 245), si legge il nome di Araussi, cui fu dedicato il donario, come a genio tutelare della omonima città nella Gallia Narbonese; e giustamente la illustre scrittrice rammenta le deità Nemauso, Vasio, Auzio, Nemetone ed altre, ricordate nelle antiche epigrafi ed omonime delle città e dei luoghi, di cui esse erano i geni tutelari.
Fra la terra rimossa nell’escavazione di questo lato del Foro sono stati recuperati parecchi frammenti architettonici ed i seguenti monumenti epigrafici:
1. Base di marmo, alta m. 0,26 X0,44X 0,44: VESTAE DONVM PRo salute IMP M ANTONINI PII AV pont. max. TRIB POTEST XVI COS III p. p. EVTYCHES:LIB FICTOR CVM FILI is VOTO SVSCEPTO. Dalla nota della decimasesta potestà tribunicia di Caracalla risulta, che questo donario fu posto nell'anno 213, anno nel quale l’imperatore intraprese e compiè con successo la spedizione per limitem Raetiae, ad hostes eatirpandos, e riportò contro gli Alamanni la vittoria, dalla quale prese il nome di Germanieus. Una simile base di donario offerto a Vesta dallo stesso Eutyches fictor, cum filiis, voto suscepto, fu trovata nell’anno 1858, parimenti nel Foro, all'estremità meridionale della basilica Giulia (C.I.L. VI, 786). La basetta è ora conservata nel museo Laterano, e porta le stesse formole di quella ora ricuperata; salvo che invece di nominare l'imperatore, indica essere stato promesso ed offerto l'altro donativo, pro salute Juliae Aug(ustae), matris M. Antonini Aug. nostri) p(ontificis) m(aximi).
2. Piedistallo di marmo con cornice e zoccolo, rozzamente intagliato, alto m. 1,76 × 0,96 × 0,55: PETRONIVS MAXIMVS VC ITERVM PRAEF VRB CVRAVIT. Le lettere sono tutte abrase, ed appena se ne riconoscono le tracce, ma la lettura è certa. Il cippo sostenne una di quelle statue di artefici insigni, che per cura dei prefetti della città, nei secoli quarto e quinto, furono tolte dai templi pagani, profanati e collocate ad ornamento della città.
3. Frammento di lastra marmorea, di m. 0,23 X 0,24, che conteneva i nomi ed i titoli di un imperatore: ...AVG ... MAX …; 4. Frammento di lastra marmorea, alto m. 0,52 X 0,36: SIM... DEDICAN te...?; 5. Frammento di piccolo architrave in marmo, lungo m. 0,16 x 0,11; 6. Frammento di lastrone marmoreo, alto m. 050 X 0,27: CC... RC… Le lettere della prima riga sono di bellissima forma classica, ed attribuibili al primo secolo dell' impero; le altre sono rozze e grossolanamente incise non prima del secolo quinto o sesto; 7. Lastra marmorea, di m. 0,28 × 0,29: D M C IVLIVS ENNY CHVS IVLIAE PRIMAE COMIV GI SAN CTIS con due manichi SIME BENE MERE NTI ET POSTERISQVE MEQRVM; 8. Lastra marmorea, mancante di tutta la parte superiore, alta m. 0,20 X 0,26: CAZONEI HECEMONIAS FILIO PIISSimo V A XVII M D XI. Questo titolo sepolcrale, dopo i nomi del figliuolo defunto, portava quelli dei genitori di lui: ... gazon et Hegemonias;
È stata pure continuata l'esplorazione della Regia, e se ne è riconosciuto l'intiero perimetro. Fra la terra è stato raccolto un frammento di blocco di peperino, alto m. 0,25 X 0,36, sulla cui superficie, leggermente convessa, si legge, con bellissime lettere d'età repubblicana, il nome: COVRI
Proseguito lo scoprimento della via Sacra dinanzi la basilica di Costantino, si è rinvenuta la parte inferiore di una statuetta muliebre, vestita di lungo chitone, poggiante sopra un plinto leggermente sgusciato, ove si legge la dedicazione: ICMHNOC IWHNOY YIOC TIBEPIEYC TH CTATIW NI. Il frammento, compreso il plinto, è alto m. 0,15 x 0,12.
Giuseppe Gatti.
Continuando lo sterramento dell'area posta fra il tempio di Antonino e Faustina e la Curia, è stato ritrovato un grande piedistallo marmoreo, scheggiato nell'angolo superiore destro, ed alto m. 1,20 X 0,70 X 0,60. Sulla fronte si legge la seguente epigrafe onoraria: DOMINO NOSTE0 FL VALENTI P f TOTO ORBE VICTORi AC TRIVMFATORI SEMPER AVGVSTO PLACIDVS SEVERVS V C A PRAEF PRAET D N M Q EIVS. Il dedicante, Placido Severo, che sosteneva l'ufficio di a(gerns) v(ices) praef(ecti) praet(orio), è un personaggio del tutto sconosciuto.
Nel fianco destro del piedistallo è scolpita la consueta patera rituale: nel fianco sinistro, ove doveva essere scolpito l'urceo, la superficie del marmo venne abbassata, e vi fu incisa l iscrizione: PETRONIVS MAXIMVS V C ITERVM PRAEF VRB CVRAVIT
Petronio Massimo fu prefetto di Roma per la prima volta negli anni 420-421, ed ebbe il consolato nell'anno 483. Non si sa quando egli esercitasse la prefettura urbana per la seconda volta; ma trovandosi questa ricordata nelle iscrizioni senza il consolato di lui, dovè essere anteriore al predetto anno 433. Ora il piedistallo testè scoperto ci insegna, che dopo essere stata dedicata una statua all'imperatore Valente fra gli anni 364 e 378, Petronio Massimo, trascorsi appena sessanta anni, la tolse di mezzo, e si servì del piedistallo per incidervi il proprio nome a ricordo di una opera pubblica da lui compiuta nel Foro Romano.
Un altro basamento, col nome di Petronio Massimo abraso, si rinvenne circa lo stesso sito nello scorso mese (cfr. Notizie 1899 pag. 291); ed in questi ultimi giorni ne è tornato in luce un'terzo, alto m. 1,76 X 0,92 X 0,73, che è egualmente importante per la storia e le vicende dei monumenti del Foro nell'alto medio evo.
Questo cippo è in tutto simile agli altri trovati precedentemente e, come il primo
rinvenuto, porta l'iscrizione totalmente cancellata, ma leggibile: PETRONIVS MAXIMVS V C ITERVM PRAEF VRBI CVRAVIT
Il piedistallo, al pari di quello dedicato all' imperatore Valente, aveva già servito ad altro uso onorario, quando Petronio Massimo vi segnò il proprio nome. L'antica iscrizione fu fatta scomparire, abbassando il piano ove essa era incisa; ma nei due lati del cippo rimane ancora la memoria scritta della primitiva dedicazione. Sul fianco sinistro si ha la data dell'anno 242: DEDIC X... CVETTIO GRATO ATTICO SABINIANO C ASINIO LEPIDO. PRAETEXTATO COS. E sul fianco destro si legge: CVRANTIBVS HERMEN ET GELASINO ADIVTT PROC ITEM CRESCENTE ADIVT TABVL PAR T S C
Risulta dunque manifestamente, che Petronio Massimo, per i lavori fatti nel Foro durante la seconda sua prefettura urbana, prese i materiali dai monumenti ivi preesistenti, e ne sono certi testimoni questo basamento, che era stato posto non sap- piamo ad onore di chi, nell'anno 242, e l'altro della statua dell'imperatore Valente dedicata nella seconda metà del secolo quarto. La data consolare testè riferita leggevasi anche nella base, ora perduta, della Vestale Massima Flavia Mamilia (C.I.L. VI, 2133), ove era scritto: COLLOCATA XII KAL APRIL C VETTIO ATTICO ET CASINIO PRAETEXTATO COS
Tutti i nomi di C. Vettio Attico, quali sono dati dal piedistallo ora scoperto, conoscevansi soltanto per una iscrizione africana (C.I.L. VIII, 823), in cui egli è ricordato ancora fanciullo, con l'appellativo di c(larissimus) p(uer). Di C. Asinio Pretestato poi, impariamo ora per la prima volta che portasse anche il cognome di Lepido.
Dagli sterri medesimi proviene un pezzo di lastrone marmoreo, alto m. 0,16 0,08,
su cui leggesi: ... ENSIS ... ENTIVSTAB ... DESICININO ... AELIOGRATE ... SECVNDENSF ... TIBVRTINS ... DANVBI ...
Questo frammento è parte di un editto emanato da Tarracio Basso, prefetto di Roma poco dopo l'anno 368, contro taluni esercenti arti ed industrie private, i quali avevano commesso frodi ed abusi a proprio vantaggio contra disciplinam romanam. 1 nomi di tali esercenti, con la indicazione del luogo ove essi avevano dimora, furono per ordine del ricordato prefetto incisi su lastre di marmo, e queste vennero affisse in diverse parti della città. Un esemplare dell'editto fu esposto al pubblico nel Foro Romano; 6 già varî frammenti ne sono stati ritrovati, in tempi diversi, i negli scavi del Foro (v. Bull. archeol. comun. 1891, pag. 345 segg.).
Alla stessa tavola spetta certamente il frammento testè recuperato; nel quale è notevole la inicazione topografica de Sicinino, che segna la regione adiacente alla odierna basilica di s. Maria Maggiore. Anche l'appellativo Secunderse(s) è topografico, e deve riferirsi ad una regione che probabilmente non era molto discosta dal Szeininum. Nel v. 2 al nome [Lau]rentius è aggiunta la menzione del mestiere di tab(ernari) da lui esercitato.
E stata pure raccolta fra la terra una lastra di marmo, lunga m. 0,47 X 0,27, È che conserva il titolo sepolcrale: D M C CASSIVS DIADVMENVS FECIT SECVNDO LIB ET SIBI ET LIBERTABVSQ POSTERISQ EORVM
Davanti alla basilica di Costantino, continuandosi lo sterro della via Sacra, si è rinvenuta la seguente iscrizione sepolcrale: ...D | C JVLIVS FACV... | LIA CHRYSOP C... |TIVO CONIVGI... | Q VA XL ETSIBIF... | ET SVISETLIB LIE... | TERISQ EORVM... | TAM BENE RELIQVIAS N HOC VI... | NMANIBVS AEDIS ERIT QVAM BEN... | CHERRIMVSILLECLARIFICAT MAN. La pietra è mancante di circa la metà nella parte destra, e misura m. 0,29 × 0,24.
Giuseppe Gatti.
Gli sterri, che per l'energico e sapiente impulso dell'on. ministro Baccelli alacremente procedono nella parte settentrionale del Foro Romano, hanno rimesso alla luce molti avanzi di cospicue fabbriche, erette nei secoli V e VI sull'area dell'antica basilica Emilia.
Questi edificî erano ornati con colonne di granito rosso, parecchie delle quali sono state ritrovate unitamente ai loro basamenti marmorei. Una stanza, che misura m. 7,10 X 5,25, e le cui pareti sono abbastanza bene conservate, ha il pavimento ad opera tessellata, di marmi di vario colore, disposti a regolari figure geometriche. La porta di un'altra stanza ha la soglia marmorea, sovrapposta ad altra più antica; e questa soglia consiste in un lastrone lungo m. 1,88 X 0,65 X 0,25, il quale nel battente conserva un frammento dei fasti consolari dell'antica Roma.
Tutto il lastrone, che fu tolto dal rivestimento della Regia, era scritto; ma nell'adattarlo a soglia di porta, ne fu abbassata quasi totalmente la superficie, distruggendo la preziosa memoria, che vi era incisa, dei magistrati che furono a capo della repubblica per una certa serie di anni. Le poche linee rimaste sul solo battente ed in molta parte consunte per lungo attrito, sono scritte su due diverse colonne.
Nella prima colonna si hanno i nomi dei tribuni militari dell'anno 374 di Roma, e quello del dittatore T. Quinzio Cincinnato, che in quell'anno medesimo fu creato per la guerra contro i Prenestini, i quali audacemente si erano spinti fino alla porta Collina (cf. Liv., VI, 47). Nella seconda colonna poi si hanno i nomi dei magistrati per gli anni 423 e 424 di Roma. La prima riga superstite, di cui è scritta soltanto la parte destra, quasi tutta consunta, è stata letta dal ch. prof. Hilsen; si ha in essa il predicato onorifico di Sp. Postumio Albino, che nell'anno precedente il consolato di C. Valerio Potito e a M. Claudio Marcello, cioè nel 422, fu censore insieme con Q. Poblilio Filone 9 (cf. Liv., VIII, 17).
Considerata la misura della tavola marmorea, essa nella sua integrità doveva contenere nella prima colonna i fasti dall'anno 374 al 378 di Roma; poichè i frammenti capitolini dall'anno 379 in poi, si veggono scritti sopra un'altra tavola, che presenta intiero il margine superiore. Nell’altra colonna poì si contenevano i fasti consolari dall'anno 422 al 483, incominciando col 434 quelli di cui si hanno i resti nella serie capitolina.
Fra la terra asportata nell’escavazione sono stati recuperati i seguenti frammenti epigrafici: 1. Frammento della parte superiore di una piccola colonna di marmo, votiva, di alto m. 0,36 X 0,15: ...VS IV ...ESPHO ...M COLVM ...DEC XI ...D D; 2. Quattro frammenti di una grande iscrizione dedicata agli imperatori Severo e Caracalla, che possono in circa reintegrarsi nel modo che segue: imp. caes. . septi MIO SEVE ro pio pertinaci aug. arabico adiabenico parthico maximo forti SSIMO FELICISS imo pont. max. trib. pot... imp... cos... procos. p. p. divi m. antonini pii g/ERM SARM FIL Ti commodi fratri divi antonini pii nep. divi hadrian pr ONEP DIVI TRAIANI parthici abnep. divi nervae adnep. et imp. caes. m. aur ELIO ANTONINO PIO felici aug. trib. pot st... cos.... procos imp. caes.l.septimi severi pii pRTINA CIS AVG ARAB A diab. parth. mAXIM i fortissimi felicissimi fil. divi m. antonini pii germ. sarm. nEFOTD ivi TONINI pii pronep. divi hadriani abnep. divi traiani parth. et divi nervae adn. ...IAN; 3. Architrave marmoreo, rotto in due pezzi, lungo m. 1,60, alto m. 0,32: incise lettere in greco; 4. Parte di piccola lastra marmorea, di m. 0,20 X 0,16, con cornice e zoccolo intagliato: ...triuMPHAVIT in CONSVLA t u... NOS 5. Frammento di lastroni in travertino, di m. 0,40 × 0,25: ARCI ... E POS ... OS ...; 6. Grande lastra di marmo, di m. 0,85 X 0,59, con iscrizione di sepolcro cri-
stiano, assai consunta:SEP ... IAN ... LIBV ... NPAC ... IIX ... SIN PAC ... IIX ... IIII DEPOSITI V X KALS ... Vi sono menzionati due defunti, il primo dei quali nominato Septimianus. Di ciascuno di essi è indicata l'età; essi morirono quasi contemporaneamente, dicendosi che furono deposti ambedue quinto decimo Kal. Se(ptembres).
Giuseppe Gatti.
Gli scavi nel Foro Romano hanno continuato in prossimità della chiesa di s. Adriano, ed è stata liberata dalla terra quasi tutta la fronte dell'edificio dell'antica Curia. A circa sei metri sotto il piano stradale si sono incontrati numerosi sepolcri del medio evo e depositi di ossa umane.
Alcune arche fittili, contenenti i resti di parecchi cadaveri e coperte con lastre di marmo, erano state collocate nell’area adiacente alla chiesa, quando essa trovavasi a circa due metri sopra il piano del Foro; altre giacevano sotto il livello di quell'area medesima. Fu quivi trovato anche un sarcofago marmoreo, di età romana, adoperato come ossario, e con la fronte addossata al muro dell'antica chiesa.
Una delle pietre, che servirono di copertura. a questo sarcofago, ha la cornice intagliata; è larga m. 0,52x0,60 e porta incisa la iscrizione: D M S A CORNELIVS PVMIDIVS MAGNVS FECIT PVMI DIAE ATTICAE NVTRICI SVAE MVLIERI OPTIMAE ET SIBI ET SVIS ET LIBERO LIBERTABVSQ POSTERISQ EORVM SE BIBO FECIT
Un altro lastrone di marmo, di m. 1,27 x 0,83, che parimenti fu adoperato per chiudere nello stesso luogo un deposito di ossami, reca questo titolo onorario, mutilo da ambo i lati: (prima colonna) iuLIAE AVG mATRI AVGG ET cASTRORVM; (seconda colonna) IMP CAESSLS SEPTIMIO SEVERO PIO PERTINACI AVG ARAB ADIAB PART MAX PONTIF MAX P P KALATORES BON CURANTE EVTYCHETE
Nel 2° verso della prima colonna fu cancellata la seconda G, dopo la uccisione di Geta. Assai probabilmente questa pietra portava a destra la dedicazione a Caracalla ed a Geta, essendo ciò indicato non solo dal contesto dell’ epigrafe, ma anche dalla lunghezza della penultima riga, che ricordando i KALATORES PONtificum et flaminum si estendeva al di là del titolo onorario di Settimio Severo. Fra la terra rimossa davanti alla chiesa di s. Adriano è stato raccolto un frammento di capitello di pilastro, lungo m. 0,50, alto m. 0,25, e sul lato liscio di esso leggonsi i nomi: ...CLODII OCTAVIA…
Un Clodius Octavianus, personaggio dell'ordine senatorio, poco dopo la metà del secolo quarto fu vicario di Roma. Ivi stesso si è rinvenuto un pezzo di cornice marmorea di m. 0,32 x 0,27, sul quale rimane: ...aTTICO V c...
Dai medesimi sterri si ebbero pure due lastre di marmo con iscrizioni cristiane, le quali evidentemente provengono da alcuno dei cimiteri suburbani. La prima, lunga m. 0,49, alta m. 0,29, dice: IOBINA VIBAS IN DEO. Sull'altra, lunga m. 0,75 x 0,49, rotta a destra, leggesi: PRIDIE NONAS FEBRAR... DECESSIT SABASSANVS A N... QUI BIXITAN P M XXXI I... CONOXORE
Una piccola base marmorea, alta m. 0,57 x 0,40 x 0,35, con cornice rozzamente intagliata, si è rinvenuta fra la terra, in mezzo ai ruderi medievali scoperti sotto la pubblica via, a lato della chiesa di s. Adriano: Vi si legge: CVRANTE CHETE CIO PELACIO VIRO PRAEFECTISSIMO CVRATORAEDIVM SACRARVM. Ignoto è cotesto Cetegio (o Cetego) Pelagio, che apparteneva all' ordine equestre, come rivela il predicato di vir perfectissimus. Questo secondo vocabolo fu dal lapicida stranamente mutato in praefectissimus. Errati sono pure il nome Chetecio per Cethegio, ed il vocabolo curator invece di curatore. L'iscrizione è da attribuire alla prima metà del secolo quarto.
Alla distanza poi di m. 13,60 dalla fronte della Curia, e posto ancora al suo luogo sull'antico pavimento del Foro, si è scoperto un grande piedistallo marmoreo, con cornice e zoccolo sagomati, alto m. 1,24 X 0,81 X 0,85. Nella fronte, cioè nel lato volto verso i Rostri, porta l'iscrizione: MARTI INVICTO PATRI ET AETERNAE VRBIS SVAE CONDITORIBVS DOMINVS NOSTER IMP MAXENTIVS P FINVICTVS AVG. Il nome di Massenzio è scarpellato, ma vi restano sufficienti tracce delle singole lettere per poterlo leggere con sicurezza. Sul fianco destro del basamento è incisa la memoria della dedicazione. DEDICATA DIE XI KAL MAIAS PER FVRIVM OCTAVIANVM V C CVR V AED SACR
Ponendo mente alla dedicazione fatta da Massenzio il giorno 21 di aprile, che è il giorno natale di Roma, e considerando le divinità, che egli volle onorare in quella data memoranda, si è facilmente indotti ad attribuire all'anno 308 questo insigne monumento… Furio Ottaviano, che come curator aedium sacrarum dedicò il monumento, è personaggio sconosciuto. Ma probabilmente è figlio di quel C. Furio Ottaviano, che fu console suffetto e pontefice sotto Elagabalo o so‘to Severo Alessandro (C./. L. VI, 1423), e che fin dall'anno 223 è ricordato come vir clarissimus fra i patroni del municipio di Canosa (C.I.L. IX, 358; cf. Borghesi, Oewvres III, p. 121).
Il piedistallo ora descritto, che Massenzio dedicò, nel luogo più insigne del Foro, Marti invicto patri et aeternae urbis suae conditoribus, non fu allora appositamente tagliato e messo in opera, ma fu tolto ad un monumento preesistente, ed era scritto su tutte e quattro le facce. L'epigrafe incisa sulla fronte, che doveva essere un titolo onorario, fu totalmente cancellata, abbassando la superficie del marmo, per sostituirvi quella di Massenzio. L'iscrizione del lato destro fu pure quasi totalmente abrasa, per segnarvi la data della nuova dedicazione. Ne rimane però la prima linea, appena leggibile: MAGISTRI QVINQ C... FABR TI... Questa intitolazione era seguita dai nomi dei magistri e degli altri officiali del collegio dei fabri, probabilmente tignarii; la quale lista di nomi continuava poi nel lato sinistro del piedistallo, che rimase inalterato quando Massenzio se ne servì. Quivi in fatti leggonsi numerosi nomi. Anche il quarto lato del basamento, quello cioè che è opposto all'iscrizionededicatoria, non fu toccato nel secolo quarto; e vi rimane incisa la data, in cui il monumento venne eretto la prima volta, che fu il 1° agosto dell' anno 154: DEDICATA K AVG L AELIO AVRELIO COMMODO T SEXTIO LATERANO COS. Onde è probabile, che in origine il basamento avesse sostenuta una statua dell'imperatore Antonino Pio, eretta dal collegio dei fabri tignarit, simile a quella che lo stesso collegio dedicò più tardi in onore di Caracalla (C.I.L. VI, 1060).
Continuandosi lo sterro verso la sommità della Sacra via, sono stati recuperati due frammenti di lastre marmoree inscritte. Il primo, di m. 0,55 X 0,39, conserva parte di un titolo greco. L'altro frammento misura m. 0,48 X 0,54, e vi rimane: ...AXIM... Le lettere sono alte m. 0,20 ed appartengono ad una grande epigrafe monumentale.
Giuseppe Gatti.
In prossimità della Regia è stato raccolto fra la terra un frammento di lastra marmorea, alto m. 0,16X 0,20, che conserva questo piccolo brano dei fasti degli auguri: ... ARIOS ... exauVRAT ... DECVRia ... LENTVLCOS CMARCIVS CF RVTILVS ooptatuo ... aNX ... M VALERIO MF CORVINO, q. caedicis q. f. noctua cos. OST R C AN CC clxiiii ... c. mamiLIVSQFTVRRINYS cooptatus ... p. cornELIO P SCpione, p. licinio p. f. crasso cos. ... post r. c. an. dxlviii
Sono noti due altri piccoli frammenti dello stesso albo, trovati parimenti circa lo stesso luogo, uno nel 1811 (C.I.L. VI, 1976), l'altro nel 1884 (Bull. comun. 1884, p.6 n.703). Nella prima colonna non si può determinare esattamente la data del sacerdote exauguratus, essendo proprio di molti consoli della gente Cornelia il cognome Lentulus.
Ma trovandosi questo console nominato in secondo luogo, potrebbe intendersi per L. Cornelio Lentulo Caudino, che ebbe i fasci nell’anno di R. 479. ella seconda colonna, ove è segnata la lista degli auguri di un'altra decuria, è registrata la cooptatio di C. Marcio Rutilo, avvenuta sotto il consolato di M. Valerio Corvino e Q. Cedicio Noctua, post R(omam) clonditam) an(no) cec(elatiti), che è il 465 secondo il computo Varroniano; e quella di C. Mamilio Turrino, avvenuta nell’anno 549, essendo consoli P. Cornelio Scipione Africano e P. Licinio Crasso. C. Marcio Rutilo era stato console nel 444, nominato pontefice nel 454 e console nel 460. C. Mamilio Turrino ebbe il consolato nell’anno 515.
In questo nuovo frammento si ha un piccolo avanzo del titolo, che era premesso ai fasti degli auguri; ma ne rimangono troppo poche lettere per poterne tentare una ragionevole reintegrazione.
Giacomo Boni.
Liberandosi dalla terra, fino al piano di fondazione, il fianco settentrionale del tempio di Cesare, si è rinvenuto un piccolo frammento di un masso di travertino, ornato superiormente da una cornice a dentelli. Vi si legge, in lettere d'età repubblicana: VMVS ... VIT ... OBI.
Considerata la qualità della pietra, la forma delle lettere ed il luogo del rinvenimento, non è improbabile che questo pezzo appartenga al celebre arco Fabiano, che fu risarcito da Q. Fabio Massimo, nepote dell'Allobrogico, edile curule, e poi console nell'anno 709 di Roma.
Nel secolo XVI, circa il luogo medesimo, si trovarono altri frammenti epigrafici spettanti a quell' arco, ed incisi su piccoli massi di travertino, alcuni dei quali portavano scritto: Q. Fabius Q. f. Maxsumus aeid. cur. rest.. Le prime due linee del frammento ora scoperto converrebbero alla stessa
formola, che certamente era più volte ripetuta sul monumento, e potrebbero reintegrarsi: Q. fabius Q. f. maxs VMVS aeid. cur. restit VIT
Giacomo Boni.
Dinanzi alla chiesa di s. Adriano è stato compiuto lo sterro sino all'antico piano del Foro e del Comizio. In un avanzo di costruzione medievale sono stati trovati messi in opera alcuni cippi marmorei, tre dei quali portano iscrizioni onorarie. Il primo, tutto consunto nel lato inscritto, è alto m. 1,06 X 0,60 X 0,54, e porta una dedicazione all' imperatore Massimiano: PROPAGATORI ROMANi imp. OMniVM VIRTVTVM ... D N M AVREL valeriO MAXIMIANO pio. fel.invicto SE mper. aug. ...DEVOTI N M Q EIVS
Un altro piedistallo, alto m. 1,23 x 0,70 X 0,58, fu dedicato ad onore di Costantino Magno: DOMINO NOSTRO CONSTANTINO PIO FELICI INVICTO ET BEATISSIMO SEMPER AVGVSTO FILIO DIVI PII CONSTANTI AVGVSTIAPPIVS PRIMIANVS VP RAT SVMMAE PRIVAT NVMINI M Q EIVS DICATVS. Nel fianco sinistro era incisa, in quattro linee, la data di una dedicazione, che fu abrasa, e soltanto nell’ ultimo verso si può leggere: PROMAGG. Sul terzo basamento, alto m. 1,48 X 0,70 X 0,34, si legge: EX TINCTORI TYRANNORVM AC PVBLICAE SECVRITATI AVCTORI D N THEODOSIO PERPETVO ACFELICI SEMPER AVGVSTO CEIONIVS RVFIVS ALBINVS V C PRAE VRBI ITERVM VICE SACRA IVDICANS D N M Q EIVS.
Questo monumento fu dedicato da Ceionio Rufo Albino nell’anno 389, dopo la disfatta del tiranno Magno Massimo, che aveva cacciato d'Italia l'imperatore Valentiniano II. Sono conosciuti due altri simili piedistalli, dedicati dallo stesso Albino agli altri due imperatori che regnavano allora insieme con Teodosio, cioè Arcadio e Valentiniano (C. Z. Z. VI, 3791, 8): onde apparisce, che per celebrare la vittoria riportata da Teodosio su Massimo, il nominato prefetto di Roma eresse nel Foro un monumento con le tre statue degli imperatori, ripetendo sotto ognuna di esse la medesima iscrizione onoraria.
Dal muro con cui fu chiusa l'antica porta della chiesa di s. Adriano, quando per l'interramento del Foro fu rialzato il livello dell’edificio ed aperto un nuovo ingresso, provengono molti frammenti marmorei, alcuni dei quali portano avanzi di sculture ornamentali d'età classica, altri spettano a decorazioni del secolo ottavo e nono. Quivi si trovarono pure pezzi di marmi scritti in greco; tre dei quali spettano ad un grande lastrone marmoreo.
In un altro frammento di lastra marmorea, di m. 0,28 x 0,30, si legge: ... INC ... ISSIMO ... NIANO TR ... R AVGVSTO …; In un simile frammento, di marmo di m. 0,14X 0,14: … RARVM … RENIT …; Un altro pezzo di marmo, dim. 0,25 X 0,08 conserva: ... NIVS RVFIVS V …; Sulla calce, con cui quest'ultimo frammento fu murato, riman della scrittura, ed in fine della prima linea si veggono impresse onde è agevole restituire il nome: c. ceioNIVS RVFIVS VOLusianus v. c. prAEFE VRbi .... Di questo personaggio, che fu prefetto di Roma nell' anno 365, sono già note parecchie iscrizioni onorarie, poste agli imperatori Valentiniano e Valente (C.I.L. VI,1171-1174).
Giuseppe Gatti.
Fra la terra, che era accumulata presso la chiesa di s. Adriano, si sono trovati due titoletti sepolcrali.
Il primo è una lastra marmorea, di m. 0,30 X 0,40, con cornice, e vi si legge: D M A MARCIO HERMETI ANINIA TRANQOVILLA CONIVGI BENE MERENTI FECIT. Il lapicida aveva prima scritto, per errore, nel v. 3 ANNIA e nel v. 4 CONIGI; poi queste due parole furono da lui corrette.
L'altro consiste nella metà di una lastrina da colombario, di m. 0,125 X 0,115, che conserva questa parte dell'iscrizione: ...ES L PARIS ...XXVI ...SVPER OSSA ...IVAE MERVIT RAESTAT HONORE ...SVPEROS. Nei v. 3-4 facilmente si riconosce il noto esametro: [te lapis obtestor leviter ] super ossa [residas].
Giuseppe Gatti.
Scavi nei presso il tempio di Antonino e Faustina, portano alla scoperta del sepolcreto dell'Età del Ferro.
Scavi nei presso il tempio di Antonino e Faustina, portano alla scoperta del sepolcreto dell'Età del Ferro.
Scavo della Via Sacra, fra la Regia e il tempio di Antonino e Faustina. Un frammento di tre righe (m. 0,093 X 0,046), scheggiato tutto all’ingiro; contiene soltanto la desinenza di due nomi, ma sarà possibile di identificarli tenendo conto dell'ordine di successione delle sigle patronimiche. ...CF CN... VS CN F CN N... SC N F...
Giacomo Boni.
Restauri alla Fontana di Pio IX in Lungotevere Testaccio. Pagamenti al marmista Giovanni Trifogli per la realizzazione di sei colonnotti e ad Augusto D’Amasso per il restauro dello stemma e la fattura di 6 tasselli, l'esecuzione dei due festoni, il restauro del sarcofago, l'esecuzione di due sfere, delle mensole.
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Convento di Sant'Adriano al Foro
1938 conventi
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Antiquarium forense
1900 musei
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Oratorio di Santa Maria del Riscatto
1700 oratori
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Santa Maria Nova al foro
1615 basiliche
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San Lorenzo in Miranda 1610 chiese
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Collegio degli Speziali 1610 conventi
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Fontana di Campo Vaccino
1594 fontane
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Turris Chartularia
1145 torri
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Colonna di Foca
608 archeologia
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Base della statua equestre di Costanzo II
352 archeologia
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Colonna dei Decennalia al Foro
303 archeologia
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Adonaea poi Elagabalium
218 templi
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Arco di Settimio Severo
203 archi
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Tempio di Antonino e Faustina
141 templi
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Tempio di Venere e Roma
121 templi
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Tempio di Vespasiano e Tito
78 templi
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Arco Partico o di Augusto
-19 archi
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Miliario aureo al Foro Romano
-20 archeologia
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-44 archeologia
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Colonne onorarie del Foro
-44 archeologia
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-367 templi
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Tempio dei Dioscuri al Foro Romano
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archeologia
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Santi Sergio e Bacco al Foro Romano
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Fossa sepolcrale presso Sant'Adriano
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Sacello di Venere Cloacina al Foro Romano
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Horrea detti Terme di Elagabalo
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Domus tardo repubblicana presso la Meta Sudante
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