Decreto Imperiale che istituisce “una passeggiata sulla periferia del Foro, del Colosseo e del Monte Palatino” che prenderà il nome di Giardino del Campidoglio.
Nel mese di gennaio è stato compiuto lo sterro della parte meridionale della valle del Foro, fra la Basilica di Costantino e la somma Sacra Via. In questo spazio si è ritrovato il basamento di una fontana fatta, probabilmente in forma di meta, e rivestita nel giro esteriore con lastroni di marmo. Nel centro del nucleo si vede il foro pel condotto portatore, e questo foro è in comunicazione con un cunicolo coperto a capanna.
Fra il margine occidentale della Sacra Via e la estremità dello scavo, sotto il muraglione degli orti farnesiani sono stati scoperti alcuni muri laterizi, costruiti contemporaneamente alle taberne, descritte nei rapporti antecedenti. Le ordinate dei pavimenti di queste fabbriche, determinate sia per mezzo degli avanzi dei pavimenti stessi, sia per mezzo delle riseghe delle pareti di perimetro, dimostrano che i piani salivano regolarmente, a partire dall'ordinata della Sacra Via, seguendo la pendice del Palatino: onde detta via trovavasi nel fondo di una gola.
Nell'eseguire un cavo per condottura di acqua sotto il muraglione degli orti farnesiani, fra il portone del Vignola e l'arco di Tito, si è riconosciuto che i muri laterizi proseguono anche al di sotto del terrapieno della strada, che mantiene provvisoriamente la comunicazione fra le valli del Foro e del Colosseo.
Essendosi poi compiuta la demolizione della casa già Beccari e dell'attiguo granaio, si è riconosciuta la esistenza di grandiose costruzioni laterizie, connesse con la Basilica di Costantino e ad essa contemporanee, la natura e la disposizione delle quali potrà meglio determinarsi dopo che sarà rimosso il terrapieno moderno, che ne ricopre la base.
Rodolfo Lanciani.
Gli scavi nella valle del Foro, fra la via sacra e gli orti farnesiani, hanno dato luogo alla scoperta di molte altre camere dell'edificio laterizio incerto, descritto antecedentemente. Una camera ha il pavimento pensile sulla fornace, e il basso delle pareti foderato di tubi caloriferi. Un' altra cella sembra fosse destinata ad uso di cucina, con annesso sterquilinio. Vi sono inoltre traccie di due scale per ascendere ai piani superiori. Quasi tutte le camere conservano qualche brano dei pavimenti, alcuni di lastra di marmi colorati, altri di mosaico a chiaroscuro. L'epoca della costruzione di questo vasto edificio è confermata dai seguenti bolli, esistenti in opera.
O DOL EX PR DPFLVCPAALEX NIGROE CAMER COS; EX FIG TVRSEI... SERV1ANO III ET COS; APR ET PAET COS EX PR T CLAND MAXIMI ISIACI; IMP CAE TROAVGEX fig. MARC DOLI C CAL FAYORIS; NICOMACHI DOMITI TVLLI; FALERNI... DOMITIOrwm LVCANI ET Tulli; Q OPPI VERECVNDI; CN DOMITI EVIARESTI; CN DOMITI CLEMENTIS; BBVTTmwA LVPI; L ANTONR... SYMFILO. Quest'ultimo dà indizio di restauri eseguiti nel secolo quarto: OFF SRF DOM
Nelle terre di scarico furono ritrovati : Una statuina di Esculapio di buona maniera, acefala. Testa, che sembra ritrarre i lineamenti di Nerone. Masso informe di marmo, in un lato del quale è graffi ta a grandi lettere: VIC S IVL
Negli ultimi giorni di febbraio, sotto il piano delle risegli delle pareti di una camera, lungo la via sacra, è stato ritrovato un frammento di piano di musaico a chiaroscuro, il quale offre la singolarità di una orientazione affatto diversa con l'asse del fabbricato. Ciò fa supporre che si tratti di un edificio anteriore, distrutto per ignota causa nel secondo secolo.
Rodolfo Lanciani.
Le escavazioni intraprese fino dal giugno sull'angolo del Palatino rivolto al Foro romano, benchè progrediscano lentamente, a cagione della considerevole profondità delle terre di scarico (la quale rende necessario il taglio e trasporto di 15 met. cubi per ogni met. quadrato d’avanzamento), pure hanno già dato luogo a scoperte di non comune importanza.
La soprappozizione, l'incrociamento dei muri, di ogni epoca e di ogni specie, genera a prima vista una straordinaria confusione: per scioglier la quale è necessario, prima di ogni altra cosa, stabilire nettamente le linee topografiche direttrici di quel gruppo di fabbriche.
La linea fondamentale è quella tracciata dalla Via Nova, la quale dalla sommità del giogo della Velia, presso l'arco di Tito, scende al vico Tusco passando dietro al tempio dei Castori. La Via Nova è già scoperta per un tratto rettilineo di circa 80 metri. Essa segna il confine orientale delle fabbriche palatine di Caligola, le quali si conservano in questo tratto per un’ altezza media di 12 metri.
Il piano terreno è occupato da una serie di taberne: il piano superiore conta varie celle (con pavimenti di mosaico e pitture murali), cui si accede per mezzo di scale con gradini di travertino, assai ben conservate. Sugli inizî del secolo III dell'e. v., tutta la fronte del fabbricato minacciando rovina, sia per vetustà sia per vizio del suolo, furono costruiti arconi di sostegno attraverso la Via Nova, a doppio ordine, e sostenuti da pilastri grossi met. 1,45. Questa serie di fornici si appoggia, da un lato contro le fabbriche di Caligola, dall'altro contro le fabbriche connesse con le taberne margaritarie.
Lo scavo non ha, fino ad ora, restituito alcun monumento scritto o scolpito, ad eccezione di un solo brano di lapide imperiale che dice: IVL IMP VIII
Rodolfo Lanciani.
Per ordine di S. E. il Ministro della Istruzione sono incominciati i grandi lavori di sterro e di demolizione, destinati a congiungere gli scavi ed i monumenti del Palatino con gli scavi ed i monumenti del Foro.
Tutta la fronte dei giardini farnesiani è stata abbattuta, come pure alcune delle fabbriche costruite dai Farnesi sui ruderi del palazzo imperiale.
In questo primo periodo dei grandiosi lavori, sì ha in mira in mira la scoperta degli edificî posti fra la Sacra via e là via Nuova. Benchè spogliati d’ogni adornamento, i muri si mantengono in piedi fino a grande altezza, e presentano il tipo architettonico della seconda metà del secondo secolo.
Non v'ha dubbio che i lavori, condotti con somma alacrità e con grande forza di uomini e di carri, non abbiano a dar luogo a scoperte topografiche di primo ordine, ed alla risoluzione di problemi controversi da lungo tempo.
(Il portale viene smontato e portato in deposito per una possibile ricostruzione)
Rodolfo Lanciani.
Nella zona compresa fra la Sacra e la Nova via, sotto l’angolo del Palatino che guarda il Foro, è stato rimesso in luce l'edificio nobilissimo che fu la sede delle Vergini Vestali. Intorno alla quale scoperta, ch'è della più alta importanza per lo studio della topografia urbana e della storia, mi riserbo di presentare un particolareggiato rapporto, non appena sarà compiuto il disterro.
Rodolfo Lanciani.
Negli scavi intrapresi dal Ministero, fra la estremità meridionale dell'atrio di Vesta e la somma Sacra Via, si è già ottenuto un risultamento notevole, quale è quello della scoperta di tutto il percorso della Nova Via, fino alla sua origine sulla somma Velia.
Salendo il pendio della strada, si hanno a sinistra costruzioni simili a quelle dell'Atrio delle Vestali, con grandi taberne, le cui pareti divisorie riposano in parte sopra macigni squadrati di travertino.
A destra continuano le fabbriche palatine dei tempi Severiani, ridotte in istato completo di rovina. Vi sono state ritrovate traccie di una scala, larga oltre ai 5 metri, la quale non può, in ogni caso, ritenersi come una delle scale nobili della residenza imperiale, perchè sbocca direttamente sull'angusta Nova Via, senza vestibolo, e perchè non conduce al palazzo propriamente detto, ma a quella appendice che si estende fra la Nova Via ed il clivo della Vittoria.
Nei due mesi decorsi dal principio dei lavori, nulla s'è ritrovato all'infuori dei più volgari bolli di mattone. Sul finire di maggio poi, sterrandosi una camera posta sull'angolo della Nova Via e la strada che conduce alla casa dei Flavii, sono stati ritrovati i seguenti oggetti:
Peso rettangolo di bronzo crocesegnato, del periodo bizantino; Scaglione di piedistallo scorniciato; Pezzo di lastrone, con le lettere di buona forma; Metà superiore di grande colonna marmorea scanalata; Orciuolo a vernice smaltata; Eipostigiio di pili centinaia di monetine del basso impero.
Rodolfo Lanciani.
Prosegue la campagnia di scavi di Giacomo Boni al foro romano: viene dissotterrata la facciata della Curia; scoperto il Sacello di Venere Cloacina; demolizione della chiesa di Santa Maria Liberatrice; nuovi scavi nella casa delle Vestali; rimozione delle fasi imperiali del basolato all'altezza dell'arco di Tito:
"Ma non era soltanto una esigenza estetica quella che ha determinato la demolizione di Santa Maria Liberatrice. Come in tutte le opere d'interesse archeologico compiute dal ministro Baccelli in Roma, così pure questa, Ja più grandiosa di tutte, degli scavi del Foro è informata a due principii, che spesso vengono fraintesi e raramente vengono applicati di conserva: i resti dell'antichità servono all'indagine scientifica e all'arte e quindi l'uno dei principiî non deve sopraffare od escludere l’altro.
La demolizione di Santa Maria Liberatrice serve dunque anche alla scienza e noi ci attendiamo dalle sue fondamenta qualche nuova conquista per la topografia di Roma e per la storia delle chiese primitive. Essa occupava infatti il posto dell'antica Via nova, che scoperta in parte negli scavi del ministro Baccelli nel 1882, tornerà ora completamente in luce per mostrarci come, secondo dice Varrone, essa comunicasse col Velabro e come dal Foro si salisse al Palatino per la porta Romanula; è questo un punto molto oscuro della topografia del Foro.
Più fondate sono le speranze nel ritrovamento degli avanzi di un’antichissima chiesa cristiana che si debbono nascondere nelle fondamenta di Santa Maria Liberatrice e di ciò saranno lieti coloro che nella demolizione di una chiesa moderna han visto una specie di sconsacrazione dell'antica Roma e noi che in questo monumento primitivo del cristianesimo uscito dalle viscere delia terra all'aria libera, vediamo una pagina della storia della civiltà un saggio di quell'arte tornata bambina per rivivere una seconda volta nella città eterna.
E anche a proposito di questa antica chiesetta c'è controversia tra gli studiosi: alcuni credono che sia S. Maria antiqua, o S. Maria de inferno, la più vetusta delle chiese di Roma dedicata alla Vergine Maria, nel luogo stesso sacro alla Vergine dea pagana, a Vesta; la costruzione di essa risale a papa Silvestro nel primo quarto del IV secolo, altri che tale chiesa fosse ove sorse poi Santa Francesca Romana e perciò anche a risolvere questo problema della topografia di Roma cristiana sono utili gli scavi del Foro e la demolizione di Santa Maria Liberatrice."
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Santa Maria Liberatrice al Foro
1617 chiese
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Horti Farnesiani
1520 ville
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Arco Partico o di Augusto
-19 archi
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Basilica Giulia
-54 archeologia
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Tempio dei Dioscuri al Foro Romano
-484 templi
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Dogana della grascia e bestiame
edifici
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Casatorre di Campo Vaccino
torri
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Campo Vaccino
parchi
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Fonte di Giuturna
archeologia
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Tempio di Vesta al Foro romano
templi
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Oratorio dei Quaranta Martiri
oratori
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Horrea Agrippiana
archeologia
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Ædicula Vestæ
archeologia
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Domus Tiberiana
domus
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Casa delle Vestali
domus
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Tomba di Giacomo Boni al Palatino
memoriali
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Basolato della Via Nova
archeologia
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Ninfeo della pioggia agli Orti Farnesiani
ville
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Horrea Margaritaria
archeologia