Papa Pio IX inaugura la prima ferrovia dello Stato Pontificio, la Roma-Frascati. Realizzata dall'Impresa York & Co di proprietà dell'ingegnere John Oliver York. A Frascati la stazione viene realizzata ad alcuni km dal centro abitato nella località Campitelli, mentre a Roma viene posta presso Porta Maggiore. Per la notevole distanza dall'abitato, la Società Generale delle Strade Ferrate Romane attiva la linea piazza Montecitorio-porta Maggiore. Sono programmati cinque viaggi al giorno, tre al mattino e due il pomeriggio con un tempo di percorrenza di 28 minuti. La dotazione d'esercizio comprende sei locomotive di fabbricazione britannica e altrettanti vagoni (i nomi delle quattro locomotive principali, “Pio”, “Pietro”, “Paolo” e “Giovanni” furono scelti personalmente da Pio IX).
Presso il traguardo di Porta Maggiore, si conclude la 4° tappa della prima edizione del Giro d'Italia di Ciclismo, con la vittroia di Luigi Ganna.
Aperto all'esercizio del tronco Roma Genazzano della Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone. Il servizio (Lungo un percorso di 47,3 km (con capolinea a Termini lato via Cavour usecendo a Via Casilina dalle Mura presso Porta Maggiore) parte con due classi (prima e terza) ed inizia con quattro coppie giornaliere di treni.
Durante i lavori di consolidamento del viadotto ferroviario presso porta Maggiore, vivne riscoperta una sala basilicale ipogea. Corrado Ricci racconta la scoperta:
Il giorno 23 aprile 1917 alla R. Soprintendenza agli Scavi di Roma diretta dall'illustre prof. Ancolini, fu data dall'ing. Francesco ispettore principale delle ferrovie, notizia che sotto i binari della linea Roma-Napoli, meno di due chilometri dalla stazione ferroviaria di Roma, erasi scoperto un antico edificio. La scoperta, devesi ad un caso fortuito, cioè al cedimento del terreno sotto i binari stessi.
L'ufficio lavori delle ferrovie dovette allora esplorare il sottosuolo , ciò che condusse al rinvenimento. In seguito, la Soprintendenza stessa continuò il lavoro di sterramento e di esplorazione, agevolata però grandemente clan amministrazione delle ferrovie, tutta compresa della grande importanza dell'edifici rinnvenuto.
Il quale consiste in un vasto e principale ambiente diviso in tre navate con un abside di fronte alla mediana, nonchè in un pronao illuminato da un'apertura (praticata nella volta a guisa di lucernaio, forse affiorante a terra) e messo in comunicazione col mondo esterno a mezzo di una galleria o corridoio non totalmente esplorato, quantunque ora percorso per quasi trenta metri.
Tanto il tempio (chiamiamolo così), quanto il pronao appaiono decorati da una serie di pregevolissinú stucchi. Nel pronao si hanno inoltre delle pitture. I soggetti sono numerosissimi; alcuni sono semplicemente decorativi, altri rappresentano figure o scene mitologiche quasi interamente riconoscibili, come il ratto di una Leucippide, Giasone e il vello d'oro, la liberazione di Esione, Ercole che ricevei pomi da 'bui Esperide, Apollo che scortica Marsia, ecc.; altri ancora rappresentano corse, lotte, danze, pigmei, oppure funzioni o suppellettili rituali.
Il magnifico monumento è così complesso e ancora così enigmatico circa la sua stessa originaria destinazione, da consigliare per ora molta prudenza nell'avanzare congetture. Non conviene quindi che degli Scavi (quantunque avverta certe affinità Con le primitive forme cristiane e sia persuaso che si tratti di un luogo di culto recondito e misterioso) crecenti ipotesi che ulteriori indagini pos-sono senz altro distruggere.
Edoardo Gatti. Storia della scoperta e topografia dello scavo sul monumento sotterraneo, rinvenuto presso Porta Maggiore.
Il giorno 23 aprile 1917 fu denunziata alla R. Soprintendenza agli scari di Roma la scoperta di un antico edificio esistente sotto la linea ferroviaria, nel tratto compreso tra il ponte in cemento armato sulla via Malabarba ed il cavalcavia ferroviario sulla via Prenestina. La scoperta si deve ad un fatto puramente fortuito, cioè al cedimento del terreno sotto uno dei binarii della linea di Napoli.
Per accertare le condizioni del sottosuolo e la causa che determinò la frana, 1' Ufficio lavori delle Ferrovie dello Stato eseguì uno scavo nel punto dove il terreno aveva ceduto, e quivi, alla profondità di circa m. 8,00 sotto il piano dei binarii, fu scoperto un pozzo a sezione circolare del diametro di m. 0,90, costruito sopra la volta di' una galleria che in quel punto piega ad angolo retto. Dalla galleria, in gran parte interrata, si penetrò, per mezzo di una apertura nella parete est, nell' interno di un grandioso ambiente, anch'esso interrato per un terzo circa dell'altezza.
Allo scopo di rendere più agevole l'accesso nel monumento (pianta fig.' 1) e per provvedere allo sgombro della terra, fu stabilito di aprire un pozzo, nell'area fuori la sede dei binarii verso la via Prenestina, fino a raggiungere il piano del monumento, che trovasi a m. 13,34 sotto il livello dei binarii ; quindi fu cominciato lo sterro del vestibolo che precede l'ambiente suddetto. Il vestibolo era completamente pieno di terra penetratavi da un ampio lucernario rettangolare esistente nella volta. Per sostenere il soprastante terrapieno, alto circa m. 6,00, e sopra il quale corrono due delle più importanti linee ferroviarie, fu necessario di chiudere il detto lucernario con volticine a mattoni.
Il vestibolo o pronao misura m. 8,62 X 3,50 di lato, ed ha il pavimento di musaico a tasselli bianchi, con doppia fascia a tasselli neri lungo le pareti. Il piano del pavimento è. leggermente inclinato verso il centro, dorè esiste un pozzetto, largo m. 0,88 X 0,53, profondo m. 2,55, circondato da una doppia fascia nera ai cui angoli sono delle palmette a tesselli neri. Inferiormente, nella parete settentrionale del pozzetto medesimo, si apre un cunicolo che discende con sensibile pendenza per una unghezza di circa m. 8,80, e termina nel piano in una specie di vasca concava. Tanto il pozzetto quanto il cunicolo sono scavati nel terreno vergine (cappellaccio di pozzolana), e servivano per raccogliere e smaltire l'acqua che eventualmente cadeva dal lucernario.
Le pareti del vestibolo conservano su tutta la superficie, le tracce della decorazione a figure in bassorilievo di stucco bianco, eccettuato lo zoccolo e la fascia che ricorre sotto l'imposta della volta, che sono dipinti di rosso con scent figurate a colori di buono stile; la volta è divisa in scomparti, alcuni dei quali racchiudono figure in stucco, altri sono dipinti.
Sopra il lucernario, in corrispondenza di uno dei lati lunghi, fu riconosciuto un muro di buona opera reticolata di tufo, dello spessore di m. 0,60, il quale serviva a recingere il vuoto del lucernario a guisa di parapetto.
Il vestibolo ha due ingressi arcuati: quello nella parete nord, largo m. 1,40, comunica con la galleria che dava accesso al monumento dall'esterno; l'altro, che si apre nel mezzo della parete est, largo m. 1,49, comunica direttamente con l'interno del monumento.
Questo misura m. 12,00 di lunghezza e m. 9,00 di larghezza; la sua forma è quella caratteristica della basilica, costituita da tre navate; quella centrale, larga m. 3,00, termina nel fondo con un'abside semicircolare ; le due laterali, larghe m. 2,00, comunicano con la principale per mezzo di quattro archi a sesto alquanto ribassato, che impostano sopra pilastri rettangolari di m. 0,95 X 1 ,25 di lato. Le navate sono coperte con volte a botte a tutto sesto.
I pilastri hanno, nella parete verso la navata centrale, una incassatura rettangolare, delimitata da cornice a stucco. Ciascuna di queste cornici doveva conteneruna lastra figurata od inscritta, fermata con grappe di ferro. Sotto ciascuna di queste incassature, al piano del pavimento, rimangono le tracce di pilastrini di muratura in pietrame, alti m. 0,80, larghi m. 0,35, serviti di base a qualche oggetto. Giova notare a questo proposilo, che sui pilastri, in ciascuna delle pareti opposte alle precedenti, sono riprodotte a bassorilievo di stucco teste virili e muliebri, probabilmente ritratti, dei quali tre soltanto sono in parte conservati. Ne diamo qui uno che è il meno danneggiato.
Il pavimento di tutto l'ambiente è di musaico finissimo a tesselli bianchi; una doppia fascia nera ricorre lungo la pareti ed intorno ai pilastri; alcune aree quasi quadrate negli spazi fra i pilastri, ed altre rettangolari esistenti nella navata centrale sono delimitate da una doppia fascia nera, simile alla precedente ; in dette aree dovevano essere compresi quadri figurati di musaico o di intarsii pregevoli, dei quali però non rimane la più piccola traccia.
L'abside, esistente nel fondo della navata centrale, è semicircolare col raggio di m. 1,55; nel mezzo di essa e sopra il pavimento era una cathedra o thronus, di cui sono tuttora visibili nel muro le incassatui 3 dei due fianchi. Nella parte cilindrica dell'abside è raffigurata una Nike, recante la palma e la corona, in mezzo a due figure adoranti; nella parte superiore è rappresentata una scena di cui or ora si dirà.
Il pavimento, nella zona semicircolare, ha un Vano, scavato nel terreno vergine, che si estende fin sotto il muro di fondazione dell'abside, formando un piccolo loculo, entro il quale si trovarono gli scheletri di due animali, l'uno di cane, l'altro di maiale. Notevole è la presenza di due fossette concave, scavate sopra due piani differenti, e servite con molta probabilità per il sacrificio dei suddetti animali, allorché fu consacrato l'edificio.
Il monumento era illuminato da un vano esistente sopra l' ingresso, a contatto del lucernario del pronao, e formato in modo che tutto il pavimento della navata centrale era investito dalla luce djretta che entrava dal lucernario. Le navate minori dovevano essere invéce illuminate con lampade, situate sotto ciascun arco degli interpilastri, e sospese a fasce di metallo di cui rimangono evidenti tracce sotto gli archi stessi.
La galleria di accesso al monumento, nel tratto verso il pronao, è in piano orizzontale, mentre la parte che piega ad angolo retto verso est, per raggiungere l'ingresso sopra terra, va salendo con una pendenza di circa il 15°/0. Questo secondo tratto di galleria fu esplorato, per una lunghezza di oltre 25 metri, mediante un cunicolo praticato nella parte alta ; e si constatò che la volta di copertura della galleria medesima è completamente franata con buona jarte dei piedritti; si riconobbe invece un altro pozzo a sezione circolare, eguale a quello esistente sull'angolo della galleria, dal quale dista m. 20,50. Ambedue i pozzi servivano alla necessaria aereazione dell edificio sotterraneo, ed in parte anche alla illuminazione.
La volta della galleria doveva essere decorata con -stucchi figurati e dipinti, dei quali si rinvenne qualche frammento fra la terra di scarico. Del pavimento non rimangono che poche tracce dello strato di calce, sopra cui doveva probabilmente poggiare il piano di musaico.
Il monumento, orientato da est ad ovest, fu fatto appositamente sotterraneo, trovandosi l'estradosso delle volte ad un- piano più basso di quello dell'antica via Prenestina. La costruzione, come si può congetturare, deve essere stata eseguita mediante cavi aperti nel terreno vergine, in corrispondenza dei muri perimetrali e dei pilastri, e riempiti quindi con calcestruzzo di selce, di cui si compone essenzialmente tutto il monumento. Anche le volte e gli archi sono della medesima struttura dei muri, e sembrano ostruiti sopra centine ricavate nel terreno vergine. Tale congettura, relativa alla ostru '.ione dell'editino, può essere avvalorata dalla sensibile irregolaita, della linea dei muri, e dalla non simmetrica disposizione dei pilastri, rispetto l'asso longitudinale del monumento, non credendo possibile che tali difetti siano stati determinatamente voluti.
Un tratto della galleria che dà accesso al pronao, trovasi addossato alla parete est del muro perimetrale del monumento; ciò potrebbe indurci alla ipotesi che la galleria medesima, sia stata costruita dopo ultimata tutta la muratura del tempio e del pronao, e dopo avere tagliato il nucleo di terra vergine, rimasto fra i mini di perimetro e l'intradosso delle volte.
Il tempio, ora scoperto presso porta Maggiore, deve classificarsi nel numero di quei monumenti nei quali si celebravano culti di misteri; la sua origine deve riportarsi ai primi decennii dell' impero, in considerazione della buona e caratteristica struttura delle varie parti del monumento, e della ricca decorazione con stucchi e dipinti di buono stile, che coprono la quasi totalità della superficie delle pareti e delle volte.
Molto sagacemente il prof. Francesco Fornari ha potuto determinare, in base ad accurati studi oltre l'uso e la destinazione del tempio, anche il possessore del fondo in cui esisteva tale monumento, il quale interessa grandemente lo studio topografico della località, la storia dell'arte e soprattutto quella delle religioni.
Lavori per la ristrutturazione del nodo tranviario presso il Piazzale Labicano riportano alla luce delle lastre di basolato romano della Via Labicana.
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Direzione Centrale delle Pensioni
1967 edifici
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Stazione Porta Maggiore
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Torre delle Mura Aureliane restaurata da Niccolò V a Piazzale Labicano
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Porta Maggiore 52 archi
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Porta Onoriana Prenestina labicana porte
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Targa di Gregorio XVI presso porta Maggiore
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Sala affrescata presso Porta Maggiore
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Sepolcro di Eurisace sepolcri
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Basolato della via Labicana a Porta Maggiore
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Basilica neopitagorica di Porta Maggiore
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