Diretta l'escavazione a rintracciare gli avanzi della celeberrima basilica, che il papa Giulio I edificò presso il sepolcro di s. Valentino prete, sulla metà del secolo quarto, e che nei secoli seguenti fu più volte restaurata, ingrandita e mirifice ornata, s'incominci a sterrare l'area sulla quale era fabbricato il casino della vigna Tanlongo. Imperocchè nei muri di questo edificio, oltre numerosi avanzi epigrafici, si trovò in costruzione un rocchio di colonna di granito orientale, del diametro di m. 0,60, posto sulla propria base attica, e col suo capitello ionico ; ed inoltre una simile base di eguale grandezza.
Parve naturale, che la fabbrica moderna fosse, almeno in parte, piantata sopra ruderi dell'antico edificio sacro, il quale rimasto in piedi e venerato fino al secolo XIV, due secoli dopo, per testimonianza del Bosio, era ridotto a pochi avanzi di vecchie muraglie.
E difatti, approfondato lo scavo, a m. 1,60 sotto il piano di campagna, fu scoperto un avanzo di antico muro, largo m. 1,50, diretto da oriente ad occidente; e seguendo le tracce del medesimo, presto si trovò una base di colonna, larga m. 0,80, ancora al posto. Il predetto muro è stato scoperto per la lunghezza di oltre 25 metri; e sovr'esso si sono trovate nel proprio luogo altre due basi di colonne. La distanza da una base all’ altra è di m. 2,15. L'ultima base, di poco più grande delle altre, sta in posizione leggermente obliqua: e quivi il muro, che per tutto il tratto precedente segue una linea retta, sembra piegare a sinistra. Presso quest'ultima base è conservato un piccolo tratto di pavimento, lastricato di marmo.
Il proseguimento degli scavi farà conoscere se il predetto muro sosteneva le colonne e le arcate della nave destra della basilica, e se la curva, sopra accennata debba attribuirsi all’abside della medesima. Ma potrebbero anche cotesti avanzi appartenere ad un porticato esteriore : quindi ogni giudizio deve rimanere per ora sospeso. Certo è che siffatti ruderi spettano agli edifizi monumentali, che sorsero al primo miglio della via Flaminia ad onore di s. Valentino, e dei quali da almeno tre secoli si era perduta ogni traccia.
Sotto il supposto piano della basilica, sono tornati in luce sepolcri cristiani, consistenti in arche di terracotta; e fra le terre sono stati rinvenuti fuori di posto parecchi avanzi di lapidi funerarie.
Sono state continuate le escavazioni nel sito dell'antica basilica di s. Valentino, di cui si disse nelle Notizie del passato mese.
Alcuni muri tornati in luce sotto la collina, e come sembra, coordinati con quello scoperto nel sito dell’antico casino Tanlongo (cfr. Notizie cit. p. 448), gioveranno forse a chiarire il problema, circa la posizione di quel celebre santuario. Parecchie epigrafi sepolcrali, intiere o frammentate, sono state raccolte negli sterri, e vengono qui appresso trascritte.
Presso la stanza sepolcrale pagana, esplorata nel mese scorso, un'altra n'è stata sterrata; ove parimenti si rinvennero arche di terracotta, e loculi con olle cinerarie. A m. 6,00 di distanza dai predetti colombari, verso sud, si è trovata un'altra cella costruita a mattoncini di tufa, ma totalmente disfatta e manomessa in antico. Approfondato lo scavo fino a m. 5,00 dal piano di campagna, è tornato in luce un sepolero, composto di una cassa di piombo, lunga m. 2,00, larga m. 0,50, ed alta m. 0,35, coperta con tegoloni di terracotta. Conteneva lo scheletro ben conservato, che al contatto dell’aria si è quasi intieramente disfatto. La cassa plumbea era assai consumata; e dentro di essa non si è trovato altro che una moneta di bronzo, portante l'effigie di Faustina.
Nello sterro di questo sepolcro, sono state trovate le poche iscrizioni pagane che seguono, e niuna cristiana; cosicchè possiamo quivi determinare e ricononoscere il limite, tra il gruppo delle tombe che fiancheggiavano in questo sito il margine destro della Flaminia, e il sepolcreto cristiano del secolo IV e seguenti, il quale si estende a sud delle tombe predette.
Rimuovendo le terre presso il muro con le basi di colonne, descritto precedentemente (p. 443), e dentro l’area del sepolereto cristiano, è stato trovato questo avanzo di da tavola arvalica, che servì alla costruzione di un sepolcro di tarda età, od ai restauri della basilica.
Giuseppe Gatti.
L'esplorazione tanto dei sepolcri pagani, che della basilica di s. Valentino e del circostante cimitero cristiano, al primo miglio della Flaminia, intrapresa nel luglio decorso (cfr. Notzie 1888, p. 440 e 500), è stata proseguita nei mesi di settembre ed ottobre, ed ha dato i risultati seguenti.
Fra le due stanze di sepolcri pagani, già descritte precedentemente, ne sono state sterrate altre due; le quali formano con le prime una linea continua, ed hanno tutte la porta verso occidente, cioè verso il margine destro dell'antica via Flaminia. Ambedue le camere ora sooperte sono costruite in laterizio, ed hanno nei quattro lati fosse profonde (formae), capaci di più cadaveri: i quali erano sovrapposti l'uno all'altro, e separati da tramezzi orizzontali formati da grandi tegoli. I bolli improntati sopra alcuni di questi fittili, sono tutti circolari, e portano le leggende.
Il colombario più prossimo a quello, che fu scoperto nel mese di luglio, è privo di qualsiasi decorazione. Nella parete di fondo ha una piccola nicchia, destinata forse ad un vaso cinerario. L'altro colombario, ad esso contiguo, ha parimenti una nicchia nel fondo, ma alquanto più ampia: sullo stucco vi erano dei dipinti, dei quali rimane soltanto la figura di un pavone. Il pavimento di questa stanza era decorato di musaico a chiaroscuro, in gran parte perito. Nel mezzo v'era un disco ripieno di piccoli rombi, per metà bianchi e per metà neri; ai lati, due grandi festoni ed un cratere, sul cui orlo è posato un uccello.
Alla distanza di m. 37,50, verso nord, dal predetto gruppo di sepolcri, cioè più di m. 50 dal muro della basilica di s. Valentino, e del tutto fuori dell’area del cimitero annesso alla basilica medesima, si è rinvenuta un'altra tomba, di singolare costruzione, perfettamente conservata nel suo stato primitivo. Si compone di una stanza quadrilunga (m. 3,15 X 2,20), costruita in mattoni e tufi: nel mezzo vi era una grande arca, costruita anch'essa in laterizio, e foderata all’interno con lastroni di marmo, i quali evidentemente erano stati tolti da un preesistente monumento, essendo ornati di cornice e di altri intagli architettonici. Il loculo era coperto da una enorme tavola di marmo, parimente scorniciata, lunga m. 2,15, larga m. 1,10. Su questo coperchio era stata costruita una specie di gradinata piramidale, composta di cinque ordini; i quali venivano restringendosi verso l'alto, fino a formare un rettangolo di m. 1,80X0,34.
Aperto il sepolcro, vi si rinvenne il cadavere totalmente disfatto e ridotto in polvere. Esaminato diligentemente il terriccio, fu constatata la presenza di alcune scheggie di legno, e si raccolsero parecchi chiodi di ferro: onde risultò, che il defunto era stato tumulato entro una cassa di legno. Nel posto corrispondente ai fianchi del defunto, si trovarono gli avanzi di una ricca cintura.
Sono questi: a) un fermaglio quasi circolare, d'argento, con suo ardiglione, lungo millim. 48: il diametro maggiore della fibbia è di millim. 40, la grossezza millim. b) una laminetta quadrilunga, d'argento, (millim. 45 X 30) con due piccoli chiodetti rilevati sopra una faccia; c) due ornamenti in forma di aquile, le cui teste sono rivolte in senso opposto. La piastrina di fondo è d'oro; e sovr'essa è saldata con stagno un’altra piastrina d'argento, che porta un gancio per esser fermata alla cintura. D'oro è pure il contorno e il rilievo, che disegna le aquile: fra le linee del disegno, sono inseriti pezzi di granate scure trasparenti, che armonizzano con bellissimo effetto. L'altezza di cotesti cimelii è di millim. 46, la maggior larghezza millim. 27.
La forma del sepolcro e gli ornamenti in esso raccolti, non convengono ad età anteriore al secolo sesto o settimo dell'era nostra.
A sud poi dagli avanzi della basilica cristiana, sono state praticate alcune indagini, che hanno fatto tornare a luce, in piccolo spazio di terreno, otto o dieci antichi sepolcri, formati di tegoloni e coperti alla cappuccina. Trovandosi a pochi centimetri di profondità sotto l'odierno piano di campagna, erano in gran parte guasti e rovinati.. Quasi tutti: erano di piccole dimensioni, e vi si rinvennero ossa di fanciulli e di bambini. In uno di cotesti sepolcri si raccolse un piccolo orecchino d’oro, ed un frammento di sottile catenina, parimente di oro. In un altro furono recuperati parecchi grani di collana d'ambra: ed alcune monete di bronzo, corrose ed ossidate, furono trovate in altre tombe del medesimo gruppo.
In quanto agli edificî cristiani, è stata intieramente sterrata l'area frapposta tra la collina ed il muro con basi di colonne, descritto nelle Notizie 1888, p. 443. Si è trovata a ridosso dei Parioli una costruzione laterizia, che forma il fondo come di un'ampia sala, di cui un muro laterale è perfettamente in linea con le predette basi di colonne. Nel mezzo della parete di fondo trovasi una piccola abside, che ha nel centro il nucleo di un basso pilastro, il quale sembra aver sostenuto la mensa di un altare. L'abside era intonacata; ma lo stucco è quasi totalmente caduto. Sopra alcuni laceri avanzi di esso, veggonsi tracciate a colore rosso alcune lettere di un'iscrizione, che girava per tutta la curva dell'abside, in una sola riga.
Tutto ciò rende certo, che cotesti avanzi di costruzione appartengano veramente ad una parte della basilica di s. Valentino, qual'era dopo i restauri ch'ebbe nel secolo VII per opera del papa Onorio è del papa Teodoro. Imperocchè il genere piuttosto grossolano di fabbrica, mentre non conviene alla metà del quarto secolo — epoca nella quale il santuario fu edificato dal papa Giulio —, può benissimo attribuirsi al secolo settimo, presentando tutti i caratteri di quel tempo. È da notare però, che gli anzidetti due muri paralleli non sono di eguale grossezza; nè destinati al medesimo scopo. Quello a nord sorge alto sul pavimento dell'edificio, ed è largo circa m. 0,50. Quello opposto, che serviva a sostenere le colonne, e non s' innalza oltre le basi di queste, è largo m. 1,50 (cfr. Notizie 1888, p. 443). Laonde è da credere, che questa fila di colonne fosse quella della navata sinistra della basilica, e non della navata destra, come sembrò da principio (cfr. Notizie 1. c.); ed il muro ad essa parallelo, è da tenersi per un avanzo del lato settentrionale della basilica stessa.
A piccola distanza dall'estremità del muro di sostegno delle colonne, è stato scoperto un lungo ‘corridoio, costruito in mattoni, largo m. 1,25, al quale si discende per due gradini, posti presso la base dell'ultima colonna. Siffatto corridoio, che procede verso sud, cioè perpendicolarmente all'asse della basilica, è stato sterrato per tutta la sua lunghezza, che è di m. 17,60. Conserva in gran parte il pavimento lastricato di marmo; e le sue pareti erano ornate di simili lastre marmoree, vedendosene qua e là qualche piccolo avanzo. Nicchiette quadrate si aprono in vari punti del corridoio, destinate a sostenere le lucerne. Una di esse ha nella copertura un mattone col bollo circolare: A ARISTI MENANDRI DOLIAREM V Q F
Il corridoio termina volgendo ad angolo retto; e per cinque gradini si sale nuovamente al piano della basilica.
Il muro sinistro del descritto ambulacro, alla distanza di m. 8,00 dall’ ingresso, rientra alquanto, formando una specie di nicchia quadrata (di m. 1,60 X 1,30). Quivi a ridosso del monte appariscono gli avanzi di una grande costruzione curvilinea, che ha nel mezzo un’altra nicchia larga m. 1,40. È dessa probabilmente l’abside della basilica: poichè la curva dei muri superstiti accenna ad una notabile larghezza, ed il suo mezzo corrisponde esattamente col centro dell'ambulacro di passaggio tra le due navate. Il piano di cotesta abside si eleva m. 1,75 sopra il pavimento del corridoio.
Nello sterrare questa parte dell’edificio fu recaperata una lastra di marmo, di m. 0,30 X 0,22, che reca in lettere del secolo sesto o settimo il nome: S ZENO
Il culto di s. Zenone essendo congiunto con quello di s. Valentino (cfr. de Rossi, Musaici delle chiese di Roma, nel testo illustrante il musaico della cappella di s. Zenone in s. Prassede), cotesta lapide è una evidente conferma, che nella basilica della via Flaminia esisteva anche una memoria monumentale di s. Zenone. E non è improbabile, che cotesta memoria s'abbia a riconoscere in quella specie di oratorio, ricavato nel fondo della nave sinistra della stessa basilica.
Varie epigrafi, pagane e cristiane, sono state raccolte nelle ultime escavazioni.
Giuseppe Gatti.
Continuandosi le scavazioni attorno ai ruderi dell'antica basilica di s. Valentino, è stato rimesso in luce dal lato sud, un altro muro parallelo a quello, che regge tuttora le basi di colonne (cf. Notizie 1888, p. 443, 632) e di eguale grossezza. Per tale scoperta si è potuta definitivamente riconoscere la pianta e l'estensione della basilica, della quale i due muri predetti sostenevano le arcate, che dividevano la grande navata di mezzo dalle due minori laterali. La larghezza della nave centrale è di circa m. 13,00; quella delle navi minori, di oltre m. 7,00.
Alla grande abside della basilica appartengono certamente gli avanzi descritti nella precedente relazione (p. 632); e l’ambulacro, che si estende dinanzi ad essa, serviva a congiungere le due navate minori, passando sotto il presbiterio, il quale trovavasi a livello più alto.
Si è pure incominciato a scoprire il muro perimetrale della basilica, dallo stesso lato sud, che corrisponde all’altro precedentemente scavato dal lato nord; ed il proseguimento dello sterro farà conoscere, se anche in fondo alla nave minore destra vi sia una piccola abside od oratorio, simile a quello che fu discoperto in fondo alla nave sinistra (cf. Notizie 1888, p. 633), e che come fu detto, probabilmente era dedicato ad onore di s. Zenone.
Sotto il piano del presbiterio si è rinvenuto un gruppo di sepoleri, costruiti generalmente con grandi lastre di marmo. Quivi è stata raccolta l’iscrizione metrica (n. 292), che allude alla g/oriza del martire Valentino, l’eponimo della basilica e del cimitero, del quale è invocata l’intercessione a pro’ del defunto. Si è pure trovato un capitello di pilastro, con la croce scolpita nel mezzo; e nel piano dei sepolcri stanno tuttora in costruzione due lapidi inscritte (n. 282, 293), una delle quali porta la data dell'anno 406. Molte altre epigrafi sepolcrali, quasi tutte ridotte in frammenti, sono state trovate fra le terre, e furono adoperate come materiali di fabbrica nelle costruzioni di tarda età.
Dalla navata destra è tornato in luce un sarcofago di marmo, decorato sulla fronte di baccellature ondulate, ed avente nel mezzo una figura muliebre orante, ed agli angoli due apostoli col fascio dei volumi ai piedi. Un altro frammento di sarcofago, raccolto fra le terre, conserva parte della scoltura che l’adornava, e rappresentava la nota scena della vendemmia fatta da genietti alati.
A circa 60 metri dal muro settentrionale della basilica, ed a m. 7,50 di dîstanza dal sepolcro medioevale, ove furono raccolti gli avanzi di una preziosa cintura (cf. Notizie 1888, p. 631), n'è stato esplorato un altro di simile costruzione. Consiste anche questo in una stanza edificata in laterizio, nel mezzo della quale si trovò l'arca sepolcrale foderata di lastre marmoree, e sormontata da una specie di gradinata costruita in mattoni. Nel loculo non si rinvenne alcun oggetto; ed il cadavere stesso era talmente disfatto, da potersene appena riconoscere l’esistenza in mezzo al terriccio depositato nel fondo.
Negli ultimi sterri sono state raccolte ancora varie iscrizioni .
Giuseppe Gatti.
Compiuto lo sterro della navata destra della basilica di s. Valentino, si è trovato in fondo ad essa un piccolo oratorio, corrispondente a quello che fu scoperto nella navata sinistra (cfr. Notizie 1888, p. 653). La parete di fondo non ha abside, ma una larga nicchia quadrata; la quale era tutta intonacata e dipinta. Vi rimane al posto soltanto la testa di una figura muliebre con gemme nei capelli, che sta alquanto inclinata e volge lo sguardo verso la sua destra. Presso i estremità della nicchia, si vedono da ambedue i lati gli avanzi di alberi di palma; e dal lato della predetta figura restano le lettere di una iscrizione, parimente dipinta: V... S R I S
Raccolti fra le terre molti frantumi di quell’intonaco dipinto, si è avuta un'altra testa giovanile, dietro la quale è una fascia orizzontale turchina; e su questa vedesi dal lato destro la lettera E. Di una terza immagine, forse muliebre, e di libri gemmati sono stati pure riconosciuti parecchi avanzi: e non è forse improbabile, che dallo studio ed esame accurato di tutti questi frantumi, possa reintegrarsi una parte dell’antico dipinto. Lo stile della pittura sembra del secolo in circa settimo. Ma è da notare, che sotto lo stucco apparisce un altro intonaco, pure dipinto e di età anteriore, che pare avere rappresentato soltanto disegni architettonici ornamentali.
In questa scavazione sono stati raccolti pochi frammenti d'iscrizioni.
Sono stati inoltre recuperati vari frammenti di sarcofagi cristiani, due dei quali meritano d'essere specialmente ricordati. In uno di essi è scolpito, entro un clipeo a modo di conchiglia, il busto di un personaggio che stringe il volume. Il volto è appena abbozzato, ed avrebbe poi dovuto ritrarre l’immagine reale del defunto. Nel campo sono rappresentati in alto rilievo Tritoni e Nereidi, e qua e là piccoli genietti alati, alcuni dei quali suonano conche marine. Questo frammento si unisce con un altro, murato già nella parete sinistra della scala che discende alla chiesa di s. Agnese, ove è similmente scolpita la figura di una matrona, anch'essa non finita, e circondata da Tritoni e ninfe marine.
L'altro frammento è la metà destra della fronte di un grande sarcofago baccellato a spire. Sull'angolo v'è la figura di un apostolo, vestito di tunica e pallio, che stando in piedi sopra un alto sgabello o suggesto, tiene nella mano sinistra un volume, e solleva la destra aperta, quasi in atto d’indicare la figura, che doveva essere scolpita nel centro del sarcofago.
Giuseppe Gatti.
Intrapresa la costruzione di un muro di recinto alla basilica di s. Valentino, che fu disterrata nel decorso anno, al primo miglio della via Flaminia, si è scoperto un altro tratto del muro di perimetro dal lato meridionale, e di quello parallelo che sosteneva le colonne della navata destra. Dallo sterro per la fondazione di detto muro si sono avute queste altre iscrizioni, che aggiungo alla serie di quelle pubblicate nelle Notizie dell'anno scorso (p. 730).
Giuseppe Gatti.
Il portale di Vigna Capponi sulla via Flaminia, viene demolito e ricostruito come ingresso a Villa Glori.
Il governo polacco dona a Mussolini, un busto in memoria del maresciallo Pilsudski e urne, contenenti la terra prelevata dalle tombe dei colonnelli italiani Nullo e Bechi, caduti in Polonia nel 1863 per l'indipendenza di quella Nazion. Il monumento, progettato dall'Architetto Adolfo Peinier e dallo scultore Enrico Kuma, viene montato presso un ingresso di Villa Glori. Il marmista Umberto Bruni viene incaricato dal Governatore di provvedere a tutte le opere in pietra (travertino e marmo di Trani) per la sistemazione del busto e della retrostante esedra.
Il governatore Piero Colonna inaugura il busto in memoria del maresciallo Pilsudski, presso il recinto di villa Glori.
Presso l'ingresso secondario di Villa glori, viene inaugurato un memoriale ai caduti per la patria, offerto dal Quartiere Parioli.
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Stadio Flaminio
1959 impianti sportivi
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Memoriale ai romani morti per la Patria
1958 memoriali
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Palazzina in viale Pilsudski 61
1948 palazzine
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Monumento a Jozef Pilsudski
1937 memoriali
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Fontana di Villa Glori
1935 fontane
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Ippodromo di Villa Glori
1926 impianti sportivi
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Parco della Rimembranza a Villa Glori
1924 parchi
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Cisterna di VIlla Glori
1913 cisterne
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Stadio Nazionale
1911 impianti sportivi
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Memoriale ai fratelli Cairoli
1895 memoriali
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Catacombe di San Valentino
catacombe
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Basilica di San Valentino
chiese
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Sepolcreto al I miglio della via Flaminia
necropoli
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Portale di Vigna Capponi
edifici
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Monumento ai caduti del Quartiere Parioli
memoriali
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Ipogeo di Villa Glori
ipogei
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Casale di vigna Glori
casali