Il dittatore Quinto Servilio Prisco conquista la città di Labicum (oggi Monte Compatri). Viene realizzata una strada di collegamento alternativa all'antica via Latina, chiamata via Labicana. Le due strade si congiungono nel punto Ad Bivium (a ovest del passo del mons Algidus, oggi monte Artemisio), ma mentre la distanza da Roma restava uguale, la via Labicana si mantiene su un percorso più a valle per evitare di essere ricoerta di neve.
Il Senato romano condanna a morte l'imperatore Didio Giuliano, permettendo a Settimio Severo di conquistare il potere. Viene ucciso in un luogo remoto dai pretoriani, mediante decapitazione e sepolto al V miglio sulla via Labicana.
Nella Vigna dei fratelli Curzio e Marcello Saccocci fuori Porta Maggiore, viene rinvenuto, rotto in due frammenti, l'Obelisco che decorava la spina del circo Variano.
Antonio Bosio riscopre la Catacomba dei Santi Marcellino e Pietro.
Raffaele Fabretti scopre presso la via Casilina una catacomba identificata con quella di San Castulo (per aver trovato dei frammenti di iscrizione oggi però ritenuti dei falsi) con la scritta martyre dominu Castulu.
Marco Antonio Noccioli per necessità finanziarie vende la sua Vigna con Casino su via Labicana a Francesco Antonio Lepri, figlio di Giovanni nativo Bevagna.
Cristiano Lepri (figlio minore di Francesco Antonio) vende la propria Vigna su via Labivana a Pietro Serventi.
L'Eminentissimo e Reverendissimo Principe sig Cardinale Giacomo Giustiniani Camerlengo della SRC avendo inteso per relazione del sig, Cav Visconti Commissario delle Antichità che una importante scoperta era seguita nella vigna dei signori fratelli Tommaso e Natale del Grande situata fuori della Porta Maggiore per essesvisi ritrovato un nobil tratto di antica Catacomba ha desiderato recarsi ad osservarla.
Cosa affatto conforme all'amor sommo che nutre l'Eminenza Sua per gli antichi monumenti commessi alla sua tutela e in ispecial modo per quelli che si riferiscono ai primi e gloriosi tempi del la Sacrosanta nostra Religione.
Sua Eminenza Papa Gregorio XVI si recò alla nominata vigna (del Grande), posta a poca distanza dall antica Chiesa de SS. Marcellino e Pietro e del sepolcro di S. Elena.
Si trovarono quivi a riceverla con i dovuti segni di ossequio, il sig Natale del Grande e il sig Avv Vincenzo del Grande, Luogotenente di Campidoglio.
Disceso l'Eminentissimo, nell'interno della Catacomba, ne ammirò l'ampiezza e la disposizione, che permette di potervi dimorare senza incomodo veruno e osservò tutto il pavimento, che per la lunghezza di palmi 62, è tutto messo a mosaico, spiccandovi sei quadri di mosaico colorito di ben accurata, opera ne quali si distinguono emblemi cristiani.
Appartenne questo tratto, tanto nobilmente decorato al cimiterio celebre ne fasti della Chiesa, ch'ebbe denominazioni di S. Tiburzio de SS Marcellino e Pietro di Elena e inter duos lauros.
Sua dopo aver di tutto preso la più esatta notizia, commendo l'opera dei signori fratelli Del Grande fatta a nettezza del luogo, e die de gli ordini opportuni per la conservazione di tanta preziosa memoria, che non ha la simile nelle numerose Catacombe che circondano la città.
Nei pressi della torre di Centocelle, viene rinvenuta casualmente un ambiente di pianta quadrata, parzialmente scavato nel tufo, in origine decorato da ricchissimi rilievi. La struttura, appartenente alla famiglia degli Haterius, risulta molto rovinata, ma conserva rilievi con la rappresentazione del Foro Romano.
Nella vigna del cav. Paolo Massoli, che è l'ultima a dr. della via Labicana, prima di raggiungere la campagna aperta, aprendosi una cava sotterranea di pietra e pozzolana, a met. 60 a margine della strada fu scoperto un cassettone formato con tegole, e contenente uno scheletro.
Più oltre fu trovata una magnifica galleria scavata nel tufo, con pareti a volta intonacate di stucco a polvere di marmo, bianco e bene levigato. E alta met. 3,25, larga met. 1,50, e vi si aprono lateralmente nicchie quadrate e semicircolari, larghe nel diametro met. 1,18.
Rodolfo Lanciani.
Nei lavori di sterro, che l’amministrazione delle ferrovie romane ha fatto eseguire al secondo km. in via Labicana per la posa di nuovi binari, apparvero mura laterizie e reticolate, ed aperture di volte sotterranee.
Nella vigna del capitano Marescotti, presso Tor Pignattara, si è ritrovato il selciato della strada antica, distante 25 m. dal margine sinistro della moderna. Vi sono rimasugli di monumenti sepolcrali, e alcuni frammenti di epigrafi.
Nella vigna del cav. Pasquale Ojetti, sulla stessa via, è stata ritrovata una peschiera, dalla quale si dipartono, o verso la quale convergono moltissimi tubi di terracotta, lunghi più diecine di metri.
Rodolfo Lanciani.
Nei fossati del forte Casilino, sono stati scoperti tre cunicoli scavati nei banchi di scorie vulcaniche, alti m. 1,20, larghi m. 0,70
Rodolfo Lanciani.
Nelle Notizie del nov. 1881, fu dato annuncio della scoperta di un antico cunicolo nella vigna Massoli, l'ultima della Labicana prima di entrare in campagna aperta. Il sig. Bargelletti, appaltatore delle cave di pozzolana nell’anzidetta vigna Massoli, ha ora scoperto nuovi e più importanti bracci di quegli antichi ipogei. Eccone la pianta da me rilevata, trascinandomi carpone sul terriccio, che riempie le gallerie sino al nascimento della volta.
Tutte le gallerie sono scavate nel cappellaccio di tufa; hanno la volta a botte; volta e pareti intonacate di stucco candidissimo, a polvere di marmo; pavimento di cocciopesto. La sezione normale dei cunicoli è di due metri, l’altezza, dal pavimento al cervello della volta, metri tre e un terzo. Ho contato quattro pozzi o spiracoli per aria e luce, larghi in ogni senso due metri incirca. La differenza di livello, fra il piano di campagna ed il piano dei sotterranei, è di nove metri.
Il braccio compreso fra il primo ed il secondo pozzo, verso mezzogiorno, ha la volta decorata di affreschi, di una conservazione e di una vivacità tale di colorito, da destare maraviglia. L’arte è quella dei tempi severiani. Le divisioni degli scomparti sono segnate da festoni di lauro. Gli scomparti poi sono suddivisi in segmenti di circolo, triangoli, rombi, e riquadri mistilinei, per mezzo delle consuete guide di foglioline e di fiorellini. Nel centro degli specchi, a fondo bianco, si veggono genietti alati, uccelli, cavalli marini ecc.
Ignoro assolutamente quale possa essere stata la destinazione di questi singolari ipogei. Non sono conserve d'acqua, perchè vi mancano i cordoni angolari di signino, vi mancano gl' intonachi idraulici delle pareti, e perchè non si potrebbe spiegare o concepire altrimenti quella decorazione a fresco, in superficie destinata ad essere bagnata e ricoperta dalle acque. Non sono celle vinarie, perchè queste hanno il piano di sabbia o di terriccio, pel collocamento delle anfore, mentre qui abbiamo piano di cocciopesto. Rimane a discutersi la possibilità del carattere sepolcrale: ma anche questa sembra esclusa, dalla mancanza assoluta di ogni più piccolo frammento di iscrizioni, di sarcofagi, di cinerarii, di qualsiasi altra funebre suppellettile. Fra le terre che ingombravano il secondo pozzo, è stata bensì rinvenuta la metà supe riore di un cipp.
SEXTI VALERI urceolo EVRETI C VIBIVS patera ANICETVS PER AN NOS XXII CONDIE
Ma questo marmo è certamente caduto dal soprassuolo, per la bocca dello spiracolo. Senza insistere sulla soluzione del problema, noterò un solo particolare che forse potrà favorirla, specialmente se il proprietario od altri per lui, vorranno proseguire le indagini. A trenta metri di distanza dalla estremità settentrionale del ramo maestro della galleria, ho potuto penetrare, non senza rischio e pericolo, in una. catacomba cristiana, coi loculi chiusi da tegoloni. I due ipogei hanno senza dubbio comunicazione fra loro.
Eseguendosi poi talune riparazioni alla casa colonica della vigna predetta , sono state ritrovate queste due iscrizioni:
D M IVLIO QVINTIANO E Q S AVGG NN VIX AN XXVI MAN T AVG NA DAC HER AM BRV APRIO ET TN
DM ONESIMO F IV HIMERI ET CISSIDIS B M FEC HELPIS FRA DVLc MEMOR CAVS VIX A XI MEN IX DI XXII
Rodolfo Lanciani.
Nella vigna Marescotti Colombo, sulla sinistra della Labicana presso il mausoleo di S. Elena a Torre Pignattara, ampliandosi le latomie di pozzolana, alla profondità media di 18 m. sotto il piano di campagna, sono stati scoperti cinque antichi pozzi a sezione circolare, di m. 1,00 di diametro, profondi oltre a 20 metri, scavati nel cappellaccio, e distanti una quindicina di metri l'uno dall'altro.
Hanno le pedarole alternate per la discesa, e sono ripieni di rottami d'anfore e di olle cinerarie, e di marmi di varia specie, spoglie dei sepolcri pagani e cristiani del soprassuolo.
Gli oggetti più notevoli, scoperti nello spurgo del primo pozzo, sono: torso di statuetta di buon lavoro in marmo bianco, alto m. 0,35 rapppresentante un Satiro che suona la zampogna; titoletto ansato marmoreo.
Rodolfo Lanciani.
Nella vigna già Aldobrandiui, ora Apolloni, posta sulla sinistra della via Labicana, nella zona di Torre Pignattara, è stata spurgata e ridotta per uso di tinello un'antica piscina, di bella e perfetta conservazione. È lunga m. 15 larga m. 6, ed ha le pareti con nucleo di scaglie di selce, paramento reticolato, e piano di cocciopisto con cordoni agli spigoli. Attorno alla piscina sono state scoperte altre pareti in opera laterizio-reticolata.
Rodolfo Lanciani.
Scavandosi una galleria per estrarre pozzolana, in una vigna del sig. avv. cav. Niccola Bartoccini presso Torre Pignatara, si scoprì una camera sepolcrale, scavata interamente nel tufo e nella pozzolana, e priva di costruzioni murarie e d'intonaco.
Tale camera misura m. 3,00 X 2,50 di superficie; e trovasi a m. 8 circa sotto il piano di campagna. Vi si rinvennero da prima due sarcofagi, di marmo bianco. Il maggiore di marmo greco, misura m. 2,70 di lunghezza, 1,35 d'altezza, 1,23 di larghezza, 0,12 di spessore.
Sul davanti porta scolpita una piccola edicola, con timpano e colonnine tortili. Ai lati dell'edicola sono effigiati assai rozzamente i due defunti: la donna ha il corpo coperto da ampio manto, che scende sino ai piedi, e reca nella mano sinistra due cornucopie. L' uomo apparteneva alla magistratura, come r indicano i fasci e la scure che sono a' suoi piedi, ed anche il volume che sorregge colla sinistra. Al destro lato è scolpita la porta (simboleggiante la porta della domus aeterna) a due battenti, divisi questi in quattro riquadri. Ne' due riquadri superiori vedesi un puttino, in atto di aflVontare un leone; ne' riquadri inferiori ricorre lo stesso puttino, che timidamente ha abbassata la lancia, ed un leone che piìi minaccioso lo incalza.
Al sinistro lato poi è effigiato un Genio, dentro di un' edicoletta con timpano e colonnine tortili, appoggiato su di una fece rovesciata a terra.
Rimosso il pesantissimo coperchio, sonosi veduti i due cadaveri ancora benissimo conservati, coperti da una specie di sottilissima stoffa. Esaminata alla luce del giorno tale fragile velo, risultò non essere altro, che uno strato di foglie d'alloro disteso sui cadaveri, come un preservativo dalla rapida putrefazione. Tranne qualche traccia di filamenta d'oro, non si rinvenne altro.
Il secondo sarcofago, tutto di marmo grezzo delle cave di Limi, è lungo ni. 2,10, largo 0,05, alto 0,76. Dentro eravi il solo scheletro, colle mani incrociate sul petto.
Scalzando le pareti di questa camera, per estrarre i predetti sarcofagi, se ne trovò un terzo parimenti di marmo bianco, lungo m. 1,10, alto m. 0,50, largo m. 0,37. Conserva ancora traccio di policromia (rosso e turchino), ed ò tutto grezzo, tranne il lato anteriore. In tale lato sono rappresentate scene di caccia al cinghiale ed al leone. Le figure sono in numero di sette, e misurano in altezza m. 0,20; due di esse sono a cavallo. II coperchio porta scolpiti otto delfini, anch'essi dipinti in rosso e torchino.
Essendo tutti e tre i sarcofagi anepigrafi, è positivo che l'iscrizione collettizia dovea essere nella camera sepolcrale superiore, dovendo noi credere tali sarcofagi aiipartenenti a una delle grandi tombe, che fiancheggiavano la via Labicaua, e che argomentando dalle sculture, appartenevano al IV secolo dell'era volgare.
Rodolfo Lanciani.
Per le continue pioggie della prima quindicina di quest'anno, essendo franato il suolo in diversi punti nella vigna del sig. conte Marescotti-Colombo, presso il mausoleo di s. Elena, si è scoperto quanto segue.
La frana maggiore prodottasi presso il cancello d'ingresso della vigna, ha messo alla luce due pareti laterizie, di buona costruzione, e formanti angolo. Presso quest'angolo fu ritrovata una grossa olla cineraria fittile, con ceneri. Sotto questa stanza corre una chiavica con volta alla cappuccina. L'orientazione di tale camera c'indica, essere una tomba fiancheggiante la via Labicana.
Verso la sommità della collina di Torre Pignattara, e vicino ad una antica piscina, la frana mise allo scoperto un ustrinum di grandezza considerevole, la cui sezione presenta vari strati così disposti sotto il piano di campagna.
Superiormente uno strato di m. 1,50 di terra vegetale, sotto cui uno strato di cappellaccio, alto m. 1,00. Quindi ceneri per l'altezza di m. 1,40; e poi ossa combuste per l'altezza di m. 2,00. Inferiormente altro strato di terra alto m. 0,12, e quindi altre ossa combuste per m. 0,20. Di sotto infine è il tufo.
Frammiste alle ceneri ed alle ossa, ho ritrovate lucernette di terracotta di nessun conto, se si eccettua una che presenta in rilievo un gladiatore in atto di guardia. Il gladiatore ò armato di corta spada, colla sinistra regge lo scudo, ha l'elmo a visiera, cresta e pennacchio, porta le ocrene, bracciali e indossa il subligaculum. Inoltre furono trovati quattro vasi fittili, della forma presso a poco dell' idria, e sei tazze pure fittili, con piccoli globuli a rilievo. Kaccolsi anche una tazza aretina in frantumi, nel cui fondo ho letto: P CORN PRAS
Nella medesima vigna ampliandosi le latomie di pozzolana, si scoprì un pozzo antico a sezione circolare, di m. 1,00 di diametro, profondo oltre a 20 metri, scavato nel cappellaccio. Ha le podarole alternate per la discesa, e si trovò tutto ripieno di rottami d'anfore e doli, e di marmi di varia specie, spoglie dei sepolcreti del soprassuolo. A metri 6 circa dal fondo, s'apre una finestra che dà nel pozzo, e comunica con due camere rettangolari, di m. 2X3 di superficie.
Dai rottami d'anfore d'ogni dimensione, che ingombravano queste camere, e dal non aver trovato niente che alluda a tombe, sono d'avviso di riconoscere in questi ambienti sotterranei celle vinarie, alle quali il pozzo serviva di comunicazione col soprassuolo.
Luigi Borsari.
Nella vigna Marescotti Colombo, presso il mausoleo di S. Elena, si è trovata un'elegante umetta cineraria di marmo bianco greco con scorniciature, di corretto disegno e buon lavoro.
L' iscrizione incisa nel cartello, esso pure scorniciato, dice:
DIS MANIBVS M PETRON I BERYLLI
Poco discosto, si rinvenne un mutilo frammenta d'iscrizione. Essendo il marmo opistografo, l'altro lato porta inciso: NIS II M ensibus AVRELIV STATILIO AL
Rodolfo Lanciani.
Scavandusi una fossa per piantagione d'alberi nella vigna del sig. cav. Nicola Bartoccini, presso Torre Pignattara, si è scoperto parte di cippo sepolcrale di uno degli equites singulares che aveano sepoltura in questa località. L'iscrizione è del tenore seguente:
D M T AVRELIVS GEMELLINVS SESC EQ SING AVG NN NASVRVS VIXIT ANN XXXV MIL ANN XVI EX TVR PRESENTIS IVLIVS MACEDO BEHERES AMICO
Rodolfo Lanciani
In una latomia di tufa della ditta Santini-Giacchelli, è stata rinvenuta una piscina sotterranea, le cui gallerie, di varia ampiezza, con volta a sesto leggermente ribassato, si incrociano ad angolo retto.
La volta e le pareti sono intonacate di stucco bianco; il fondo è di coccio pesto, e di. coccio pesto, sono pure ì cordoni che proteggono gli spigoli rientranti.
Grande rivista militare al pratone di Centocelle, in onore di Guglielmo II. A sera viene organizzato un ricevimento in suo onore al Campidoglio.
Nel punto d'incontro della via Labicana (moderna Casilina) con la strada militare, al ponte della Marranella, poco prima di giungere a Torre Pignattara, eseguendosi uno scavo per le fondazioni di una casetta colonica, in terreno Anconi, a circa m. 3 del piano attuale di campagna, sono stati incontrati i resti del lastricato dell'antica Labicana, consistenti in pochi poligoui di lava basaltica. L'antica corre più a sinistra dell'attuale, e quasi in direzione del mausoleo di s. Elena.
Non lungi dai resti della via si è rinvenuto un blocco di marmo, quasi tutto interrato, ma che dal poco che se ne potè vedere, pare un pezzo di cornice o trabeazione, certamente spettante a qualche sepolcro fiancheggiante la Labicana. In questo stesso luogo infatti, si rinvennero altre tombe con iscrizioni (cfr. Notizie 1876, p. 89).
Luigi Borsari.
La società delle Mediterranee sta costruendo una ampia stazione militare, nel suburbio fra le vie Tusculana e Labicana, e precisamente nello spazio compreso fra il Ponte Lungo e l'acquedotto Felice, di prospetto alla vigna Serventi. Questa nuova stazione è già unita, o lo sarà fra breve, con le linee di Firenze, di Sulmona, di Napoli, di Pisa ecc. mediante bracci transversali a doppio binario, lunghi complessivamente quattro chilometri.
Tutto ciò dà luogo a considerevoli tagli e trasporti di terra, talvolta superficiali, più spesso profondi (sino a 20 metri) ed all'attraversamento, in due punti, degli acquedotti dell'Aniene vetere, Marcia, Tepula, Giulia, Claudia, Aniene nuovo, Alessadrina, e Felice.
Le scoperte finora avvenute sono qui appresso descritte secondo l'ordine della loro distanza dalla porta Maggiore.
Spianandosi il terreno ondulato della vigna di s. Marcello, è stata rimessa in luce una rete di cunicoli, scavati nel tufo, con la volta a tutto sesto, e con volta e pareti intonacate di stucco bianco. La sezione dei cunicoli è di circa un metro: l'altezza di due. Devono aver servito per serbatoio d'acqua. Sopra di essi s'incominciano a scoprire avanzi di costruzioni reticolate e laterizie, avanzi di villa o casa rustica del 1° secolo dell'impero.
Fra le terre di scarico provenienti da questo terreno ho raccolto quattro frammenti di vasi campani, a vernice nera iridescente, indizio di sepolcri del 4º e 5° secolo avanti l'era volgare, manomessi in epoca che non è possibile determinare.
Nel viale che conduce al casino e nella scala esterna del casino stesso stavano messi in opera due marmi letterati. Il primo contiene la seguente epigrafe, alquanto corrosa dall'attrito. La lastrina misura m. 0,42 X 0,24.
D M SABINIO SABI NIANO EX OPTI ONE CORTALE MIL AN XVII OPTI O MIL AN VIIII VIX AN XXXX NA TION RAET CLAV DIVS DIODORVS HER B M F
La seconda iscrizione è incisa, a lettere di tipo severiano, su d'una stele marmorea, alta m. 0,80 larga 0,50, con antefisse e timpano curvilineo, nel quale è scolpita di bassorilievo la figura della defunta, distesa sul letto funebre.
D M VLPIA DANAE EX MAVRETANIA CAESARIENSI V A XXIIX C VALERIVS MAXIMVS DECVRIO ALAE ATECTORIGI ARSE EXERCITVS MOESIAE INFERIORIS CONIVGI ENTISSIMAE FECIT
Nell'area circostante al casino, dalla parte di tramontana, sono state rimessi in luce cassettoni alla cappuccina, con lo scheletro disteso sopra un piano di tegoloni bollati. Provengono da questi cassettoni alquante lucerne di buona conservazione, col sigillo CLOLDIA, e monete del secolo terzo incipiente.
L'acquedotto Felice è stato troncato in due punti: a circa 100 m. a monte del bivio delle linee di Napoli e di Civitavecchia: ed al primo chilometro del vicolo del Mandrione, sulla destra di chi volge alla porta Furba. Nell'uno e nell'altro luogo si è riconosciuto che l'acquedotto sistino è fondato sui piloni della Claudia, costruiti di grandi massicci di peperino, con fodere e rinforzi di cortina severiana. Più a monte, nella contrada di porta Furba, l'acquedotto stesso è fabbricato sui piloni della Marcia.
È degno di nota il ritrovamento di alcuni pozzi scavati quasi a contatto delle arcuazioni, a profondità che variano dai 15 ai 25 metri. Il più profondo di tutti, scoperto nella vigna Marolda-Petilli conserva ancora tre metri di acqua, ed ha la tromba munita di pedarole.
Nell'anzidetta vigna Marolda, posta tra la ferrovia Napoli ed il vicolo del Mandrione, sono tornati in luce bellissimi avanzi di un edificio composto di due parti distinte. La parte più antica è fabbricata con massi di tufo, grossi m. 0,60, ed intonacati sulle due facce: la più recente mostra le pareti di eccellente reticolato, con intonaci dipinti a colori vivacissimi.
Vi sono cripte, e voltoni sotterranei illuminati da feritoie frantumi di mosaici monocromi e policromi a tessere di smalto; incrostazioni marmoree, nelle quali prevale il broccatello tagliato a striscie sottili, con guide di rosso, ed altre decorazioni proprie di nobile residenza suburbana.
Nella parte rustica si trovano cocci di dolii, e vasi da semenzaio. Il fabbricato confina con un diverticolo che univa il Mandrione (antico) con la Labicana.
La ferrovia taglia questi ruderi sotto un angolo assai acuto, e per la sezione di pochi metri; di maniera che è quasi impossibile riconoscerne la disposizione architettonica.
Rodolfo Lanciani.
L'Amministrazione comunale di Roma, allo scopo di provvedere al benessere degli abitanti della campagna romana, nella convenzione 2 Dicembre 1885 con la Società dell'Acqua Marcia, stabili di costruire otto fontane per uso pubblico, in diversi luoghi fissati nella stessa convenzione.
Ciascuna di queste fontane, doveva occupare approssimativamente uno spazio di metri quadrati 35 per impiantarvi un fontanile, e due piccoli lavatoi laterali con qualche albero intorno da dare ombra nella stagione estiva.
Una delle anzidette fontane, doveva costruirsi sulla via Casilina a Tor Pignattara, e precisamente in un relitto della strada provinciale, incontro alla proprietà Cellere, fra la proprietà Massoli e l'ingresso alla cava Bargelletti.
Alla progressiva 25,446,33, nel piazzale ove sorgerà la nuova stazione di Colonna-Monte Porzio Catone, fu scoperto un tratto di antica strada, larga m. 6, coi margini conservati e stratificata di poligoni di selce.
Sulla sinistra di detta strada vennero in luce gli avanzi di varî antichi sepolcri a forma di colombarî. Sulla destra furono raccolti varî blocchi di marmo lavorato, a forma di larghe ‘ bugne delle dimensioni di m, 1,50 X 0,45, alte m. 0,645, Tali bugne presentavano tutte il lato esterno centinato, e dovevano aver fatto parte del basamento di qualche mausoleo eretto ai fianchi dell'antica strada.
Considerando la giacitura di questa, nonchè l'importanza dei monumenti che la fiancheggiavano, non esito a credere che sia questa l'antica via Labicana, la quale, come è noto, partendosi dalla porta Esquilina di Roma, finiva alla stazione ad Prctas, dove univasi alla Latina. Come pure sono di parere che abbiano errato quei topografi che le hanno attribuito un diverso andamento, facendola passare inferiormente a Colonna e nella sottoposta valle presso la tenuta di Pantano, ayvienandola di troppo alla Prenestina.
Infatti, sia che l'antico Labico fosse situato presso un Da medio del percorso dell'antica via, cioè sulla collina ove sorge Colonna, sia che fosse posto più verso l'estremità di tale percorso, cioè a Zugrazo od a Valmontone, il tracciato che ora si può stabilire con il capo saldo della recente scoperta, si presenta come il più spontaneo e più conveniente, perocchè metteva in comunicazione un maggior numero di centri abitati, e quel che è più notevole, congiungeva con una linea più breve i due punti estremi della via.
Da ultimo, alla progressiva 26,800, al di sopra della valle del Pzscaro, alla quota di m. 237, nel taglio del versante occidentate di una collinetta, si incontrarono le vestigia di costruzioni spettanti ad un'antica villa, come lo attestano i molti frammenti di intonachi e stucchi dipinti, delle lastrine di marmi colorati e qualche frammento di decorazioni architettoniche in marmo, rinvenuto tra le macerie.
D. Marchetti
Nella vigna Bartoccini, già Aragni, presso Torre Pignattara, nella quale si trovarono le epigrafi sepolcrali, edite nelle Notizie del 1876, p. 89; ed i sarcofagi figurati dei quali pure fu detto nelle Notizie 1884, p. 424, eseguendosi recentemente i lavori per scassato della vigna, fu scoperta la parte superiore di una cella quadrilatera, tagliata nel banco tufaceo, senza pareti di muratura.
Nella volta, pure ricavata nel tufo e coperta di intonaco, erano specchi e riquadrature di stueco, a fondo bianco e turchino, nel quale risaltavano figure in alto rilievo. In due frammenti di tali stucchi, che si conservano dal proprietario nel casale della vigna, vedesi una biga condotta da una vittoria alata, ed un Genio alato volante.
A breve distanza da questa cella si scoprì un piccolo colombaio, esplorato in antico, nel quale non conservavansi che le solite olle fittili coi resti della cremazione. Tra le terre che riempivano la cella ed.il colombaio, ed in altri punti non lontani, ai quali si estesero i lavori di scassato, si recuperarono varî vase i fitt frammenti di lucerne semplici, e grossi tegoloni battentati privi di Si raccolsero inoltre i seguenti titoli sepolcrali in marmo:
1. Lastrina di colombaio di m. 0,22 X 0,09: D MS ATEIAE THEMIDI; 2. Id. di m. 0,27 X 0,16: D M BRVTTI APELLETIS ASTYANAX AMICVS A B M; 3. Lastra di m. 0,29 X 0,21: D M Q CAECELIVS PECVLI ARIS FEC POMPONIAE VITALI CONIVGI BE NE MERENTI...SI BI ET POSTERISQVE SV ORVM; 4. Lalastrina di colombario m 0,28 x 0,16: CALVSIAE CL EPISTOLIO Q MVCIO ADMETO; 5. Id. di m. 0,22 Xx 0,11: ERATI SVLPICIORVM VIXANN VIII; 6. Id. di m. 0,20 x 0,14: ...BIVS FABIA | ML | ...IVS FAVSTA; 7. Lastra di m. 0,33 X 0,21, scorniciata e con corona lemniscata: D M CAIA FELICVLA SIBI ET SVIS POSTERISQVE EORUM ET COIVGI SVO MARTIALI BENE MERENTI IN FRONTE P V IN AGRO P V IN ACRìGRO P VII H R D M ABESTO; 8. Lastrina di colombario di m. 0,22 X 0,18: M LICIN FELIX SIBI ET...; 9. Lastra di m. 0,25 X 0,23: D M C LVCILI EVNI ...| VIX A V M VII D II ...| C-LVCILIVS TELESPH R ...| PATER FILIO DVLCIS SIMO ET SIBI ET...; 10. Lastra arcuata superiormente, di m. 0,42 X 0,25: D M S QVARTILLAE PIAE PRIMVS CONIVNX SPONSAE SVAE BENEMERENTI FECIT VIX ANN XIII MENS X D VI; 11. Lastrina di colombario, di m. 0,20 X 0,12: OBVLNIA SPERATA; 12. Lastra di m. 0,36 × 0,32: D M VERATIA LAVDICE CL PRVNICE MATRI PIENTISSIMAE B M SIBI ET SVIS POSTERISQ EORVM; 13. Urnetta quadrata di m. 0,25 X 0,19. Sulla fronte, entro cartello, leggesi: L VESONIVS AGATHC F SIBI ET L VESONIO FAVSTO FILIO SVO ET CL VRBANAE CON SVAE CON QVA VIX ANN XL; 14. Lastrina di m. 0,13 X 9,11: VICIRIVS ASTRAGALVS; 15. Lastra di m. 0,33 × 0,22: VIVS Q M L bs SIBI ET QCL EVGENIAE AE SVAE ET SATVRNINO F S; 16. Frammento di m. 0,22 X 0,11: DERE..|... NVMEN..|..OSOLAT...|OET DE..|...VDIVS N...|...TE LIB SVAE...; 17. Lastra marmorea rettangolare:corona lemniscata D M CN DOMITI PRI MITIVI QVI VIX ANN VII DIEB VII FECERVNT DOMITIAE LAVICA NA MATER ET IA NVARIA AVIA ET CASSIANVS PATER ET DALES VIAE LAVICANae; 18. Frammento di lastra di m. 0,27 X 0,24: ...SSIMAE ...|...VI TEMPORIS PRIMO ET AVRELIC ...|... BVSQVE POSTERISQVE EORVM ITA ...|... EX GENERE EORVM LICEAT CORPVS EXTE | ...AICO OPTIMO PROCVRATORI GENERI MEI DO | ...CEPOTAPHIVM VENDERE AVT DONARE VEL | ...IGENVM VEL OSSA INTVLERIT POENAE NO |...MMILIA NVMMVM AERARIO POPVLI
Luigi Borsari.
Via Labicana. Nel campo militare di Centocelle eseguendosi un fossato per il salto dei cavalli, alla profondità di soli m. 0,70, si è ritrovata una statua di marmobianco, mancante del capo, del braccio destro e delle gambe. Nello stato attuale è alta m. 1,65. Il lato posteriore è piano, e posa sopra un lastrone alto m. 0,40. Rappresenta una figura muliebre, vestita di lunga tunica succinta, col braccio sinistro ripiegato sul petto. È di arte assai mediocre, e doveva essere posta ad ornamento di qualche sepolcro.
Nello stesso luogo è pure tornato all'aperto un leone scolpito in marmo, e di stile semplicemente decorativo. L'animale sta seduto sulle zampe posteriori: manca della testa e della coda. È alto m. 1,00 ed al petto è largo m. 0,34.
Giuseppe Gatti.
Comunicazioni della Commissione di Archeologia sacra intorno alle epigrafi pagane scoperte nei lavori esequiti durante il corrente anno nel cimitero dei ss. Pietro e Marcellino.
Numerosi frammenti sono stati tutti rinvenuti nello sterro di una spaventosa frana, la quale dal sopraterra raggiungeva il secondo piano del cimitero. La maggior parte di essi era stata adoperata nei fondamenti di un edificio dell'epoca cristiana, il cui peso è stata una delle principali ragioni che hanno dato origine a siffatto scoscendimento delle sottostanti gallerie, che ha portato seco la rovina delle mura sovrastanti.
Le stele degli equiti singolari furono prese dal prossimo sepolcreto di quei militi e, dopo spezzate colla mazza, vennero usate come materiale.
Assieme ai frammenti scritti sono venuti fuori anche molti pezzi scolpiti che spettano alle medesime o ad altre stele. Pel modo come queste sono state infrante è assai difficile poter riuscire a congiungere assieme e ricomporre i detti frammenti. Ciò non pertanto si è potuto ottenere qualche risultato in questo senso.
Giuseppe Gatti.
Nelle Notizie dell'anno 1896, p. 525, sono stati divulgati molti frammenti d'iscrizioni, specialmente appartenenti agli equites singulares, trovati negli sterri che la Commissione di sacra archeologia faceva eseguire nel cimitero dei ss. Pietro e Marcellino ad duas lauros. La maggior parte, come si disse, proveniva dai fondamenti di un muro dell’epoca cristiana, precipitato dal sopraterra nell'ipogeo cimiteriale.
Ora Monsignor Crostarosa, segretario della Commissione predetta, fa sapere che nel cimitero medesimo sono stati in seguito raccolti anche i frammenti qui appresso descritti; dei quali i n. 1-50 provengono dai sopraindicati fondamenti di un edificio di bassa età, ed i n. 60-63 dallo sterro della cripta storica dei ss. Pietro e Marcellino, e dalle prossime regioni, dove giacevano fra le terre e le macerie. I n. 51-59 sono stati rinvenuti nella vigna soprastante al cimitero sia che già ivi giacessero inosservati, sia che provengano dagli sterri praticati nel corso dei lavori.
Giuseppe Gatti.
Al quarto chilometro della via Labicana, facendosi piantagioni di alberi lungo il margine stradale, è stato ritrovato un blocco di marmo, lungo m. 0,90 X 0,80 X 0,40, a superficie leggermente convessa, il quale appartenne ad un grandioso sepolcro della Labicana, di forma circolare. Vi rimane questa parte dell'iscrizioce, incisa in belli caratteri dei primi tempi dell' impero: C SERGIO CF ...|... ANTISTIA CF VXOR ...|... ET ...|... C SERGIO C F PAP VE ...|... SEXTILIAE ...|... c ser GiO...
Giuseppe Gatti.
Nella vigna Serventi, nota per numerose antichità, si è rinvenuta la seguente iscrizionè in peperino, in due pezzi, collocati giè come posti di botti nella cantina del casino: 1) ... EST-SPVLTA-VIRGO ... QMAE INDELICIEIS FV ... IT EAM MORTE OB ... ETV AC MVNERIBV ... IAM ESSE EREPTAM SIBEI S...; 2) ... REGIEIS MORIBVS ... RAT VETTIAE QVA ... A DILIGVNT MO ... EPLENT SEQVE IPS ... E SVIS DELICIIS VITA...
Giuseppe Gatti.
Sulla via Labicana, a destra, presso il 15° chilometro, si estende la Valle dei morti, così denominata dalla necropoli cristiana, di cui fa parte il noto cimitero di s. Zotico.
In questa valle esiste una pedica detta la Selvotta, a cui si giunge dopo circa due chilometri dalla suddetta via. In un terreno appartenente ad Antonio Silvestrini, essendosi eseguiti lavori per piantar vigna e per seminare, si sono scoperti avanzi ragguardevoli di ricche abitazioni dell'età imperiale.
Apparisce a fior di terra un grandioso recinto rettilineo di mura costruite con tufi e mattoni alternati. Nel centro di questo recinto si è scoperto un avanzo di costruzione accurata, con muri a cortina ed a reticolato di tufo.
Si nota tra i muri un vano rettangolare (metri 2,20 X 0,60) con volta a stucco finissimo bianco. Tra i frammenti numerosi di decorazione si veggono marmi preziosi, cioè: alabastro rosa, porfido, rosso antico, senza tener conto dei meno importanti. Numerosi pure sono gli avanzi di intonachi dipinti a varii colori.
Una gamba di statua nuda, grande al vero, appoggiata ad un tronco; una piccola mano di fanciullo; un pilastrino rettangolare elegantemente baccellato ed altri frammenti architetionici marmorei attrassero l'attenzione dello scrivente, il quale desidera un'indagine efficace su questo imporlante edifizio, nella stagione di primavera. Egli vi ha trascritto due bolli di mattone, che corrispondono a quelli editi nel C.I.L. vol. XV n. 705, 1244 e sono della fine del I secolo dell'impero.
Oreste Tomasetti..
Scoperta dei sarcofagi di Torre Nova:
Alcuni contadini di Frascati andavano, di notte, a scavare presso le rovine di una villa romana, a Torre Nova, sulla via Labicana. Di questi scavi clandestini, rimasti in sulle prime ignorati non solo dal competente Ufficio per gli Scavi, ma dal proprietario del fondo, l'onor. principe don Scipione Borghese, venne a conoscenza il sindaco di Frascati; il quale credè opportuno di intervenire, inviando guardie municipali, che custodissero gli scavi iniziati.
L'intervento del Municipio di Frascati, se non valse ad imporre termine allo scavo abusivo, servi però ad impedire che i marmi venissero asportati, come si dice che sia avvenuto dei primi frammenti scoperti. L'ispettore onorario della Via Labicana, prof. G. Tomassetti, informato del fatto, ne diede notizia all' Ufficio degli Scavi di Roma, che mandò sul luogo della scoperta il defunto ispettore prof. L. Borsari. Sotto la vigilanza del custode Finelli furono compiti, per conto del principe Borghese, alcuni altri saggi di scavo, nell'area dov'erano stati scoperti i sarcofagi, con la speranza di trovare i frammenti ancora mancanti. Ma la speranza fu vana; e in questo secondo periodo dello scavo non furono trovati che pochi frammenti di marmo e il coperchio di un altro sarcofago.
Il Sarcofago, di tipo greco, era decorato con rappresentanze dei Misteri di Eleusi e di Scene di compianto. Fu ritrovato in più pezzi, ora ricomposti, senza restauro o aggiunzioni di sorta. Manca del coperchio, di una parte del lato anteriore, della colonna dell'angolo sinistro, e di quasi tutto il fusto di quella di destra. Le altre piccole rotture e corrosioni nei quattro rilievi saranno descritte altrove. Il marmo è pentelico con patina calda assai bella. Il sarcofago misura nella lunghezza massima m. 1,30, nell'altezza m. 0,587: era dunque destinato ad un giovinetto. Riserbando ogni altra più precisa e minuta illustrazione ad una mia ampia Memoria, che apparirà presto nei Monumenti antichi dei Lincei, dirò qui brevemente che il sarcofago va a ricollegarsi ai pochi che noi conosciamo di tipo greco, scolpiti su tutti i quattro lati.
La sua forma architettonica è quella della casa; e noi quindi dobbiamo supporre che il coperchio, ora perduto, fosse modellato come un tetto, con due spio- venti e con i frontoni sui lati corti. Nelle linee e nelle decorazioni architettoniche, esso trova un riscontro preciso soltanto nel sarcofago di un bambino, proveniente dalla Licia o dalla Cilicia, ed ora conservato in Atene. Ma il nostro è incomparabilmente superiore per i soggetti e per lo stile dei rilievi. Da questo sarcofago differisce anche per il fatto che il lato anteriore non è ornato di pilastri corintii, ma di due colonne con strigilature ad elica e con capitello composito.
È inoltre assai notevole che lo stile del rilievo principale è assolutamente diverso da quello degli altri tre lati; fatto che non è da attribuire alla comune diversità o inferiorità di stile e di tecnica nei lati corti di quasi tutti i sarcofagi romani, ma ad una vera e propria diversità intenzionale, che si spiega con le diverse fonti d'inspirazione artistica.
Il Coperchio di sarcofago, che non appartiene affatto al sarcofago precedente, sul quale è stato malamente adattato, riproduce la parte “superiore di una kline, con evidente studio di imitazione di un modello metallico. È di marmo bianco con grana fina e compatta (lunense?), e misura, nella lunghezza massima, m. 1,436. Restaurato senza aggiunta di pezzi moderni, manca solo di alcuni frammenti poco importanti.
Il Sarcofago romano con rappresentanza del mito di Endimione e Selene è stato restaurato da varî frammenti; rotture e scheggiature diverse nelle figure del rilievo; marmo greco bianco di grana grossa con cristalli lucenti; lungh. m. 2,17; alt. m. 064 e profond. m. 0,65. Il coperchio adattato sopra questo sarcofago non è pertinente, come dimostrano ma non solo le dimensioni inferiori, ma lo stile, la tecnica, la diversa qualità del marmo. Sui lati corti del sarcofago sono scolpiti, in rilievo basso e trascurato, i due soliti grifi con la zampa alzata su di una testa di ariete.
Il Sarcofago romano con rappresentanza del mito di Dionysos ed Arianna, è invece conservato ottimamente, tranne qualche piccola scheggiatura e rottura in alcune figure (come dalla incisione); privo del coperchio; di marmo greco a grossa grana; lungh. m. 2,19; alt. m. 0,65; profond. m. 0,695. La forma del sarcofago è ellissoidale: i fianchi, cioè, sono ricurvi.
Frammenti di un sarcofago con rappresentanze relative alle origini di Roma. Di questi numerosi frammenti, che disgraziatamente appartengono quasi tutti alla metà inferiore della fronte del sarcofago (se ne togli altri insignificanti dei lati corti e del coperchio), son riuscito a dare, guidato da una felice intuizione ch'io ebbi in principio del soggetto dell'imponente rilievo, una ricomposizione sicurissima in ogni sua parte, dopo un lavoro lungo, paziente, accuratissimo, con l’aiuto del bravo restauratore addetto al Museo Nazionale Romano, sig. Dardano Bernardini. Era un grandioso sarcofago di marmo pario, lungo precisamente m. 2,42, con figure ad altissimo rilievo, e di proporzioni poco inferiori alla metà del vero. Alcune di queste figure erano interamente staccate dal fondo, e lavorate quasi come statue a parte, con arte ammirevole.
Giulio Emanuele Rizzo
Circa il terzo chilometro della via Labicana, sterrandosi per fondare una casa rustica, si sono incontrati avanzi di costruzioni in travertino e in mattoni, spettanti ad antichi sepolcri che fiancheggiavano quella via. In mezzo alla terra si raccolsero quattro olle cinerarie fittili; un'arca, parimenti in terracotta, lunga m. 2,40 x 0,44; ed un cippo marmoreo, con cornice, alto m. 0,90 X 0,42 × 0,29, che in belli caratt eri porta incisa l'iscrizione: D. M RABIRIIS CHRYSAE ET VERNAE ITALVS PATR B M FEC
Giuseppe Gatti.
Facendosi un cavo per fogna sulla via Labicana, alla distanza di circa 200 metri da porta Maggiore, è stata trovata una colonna in travertino, assai guasta, alta m. 1,80, che in basso termina con una rozza base quadrata, la quale doveva essere infissa nel terreno. Vi si legge: I IMP CAESAR VESPASIANVS AVG PONTIF MAX TRIBVniC POTEST VIIII IMP. XVIII P P CEN sor COS VIII
Spetta all'anno 77; ed è la colonna che segnava il primo miglio della via Labicana. Nessun' altra se ne conosce, che appartenga a questa via, la quale presso Valmontone, ad Pictas, si congiungeva con la Latina. L'iscrizione è identica a quelle, che nello stesso anno 77 furono poste da Vespasiano nel tratto più lontano della stessa via Latina, prima che questa si riunisse all'Appia, e di cui due sole sono state trovate intiere; una presso Aquino, che segna il miglio LXXV, l'altra presso s. Giovanni in Fine, che segna il miglio XCVI (C. X, 6896, 6901; cfr. 6894, 6898).
Giuseppe Gatti.
Nella tenuta di Pantano, di proprietà del principe don Scipione Borghese, eseguendosi alcuni lavori di sterro per ricerca di acqua a scopo di irrigazione, è stato scoperto un piccolo tratto di antica strada, formato con poligoni . di selce, il cui piano trovasi quasi alla superficie del piano di campagna. La strada è larga m. 2,50 e limitata in ambo i lati dalle crepidini alte m. 0,15; la sua direzione è da nord a sud, e doveva probabilmente congiungere la Labicana con la Prenestina.
A poca distanza da detta strada, e verso oriente, si sono incontrati, sempre per gli stessi lavori, alcuni avanzi di costruzione, probabilmente spettanti ad un antico monumento sepolcrale. Tale costruzione è formata di grosse lastre di pietra gabina, lunghe m. 1,70, larghe m. 0,88 e dello spessore di m. 0,25, disposte in una fila nel senso della lunghezza, e nell'altra nel senso della larghezza, con inclinazione piut- tosto forte dal lato volto ad oriente.
Fra la terra rimossa si trovarono in gran quantità minuti frammenti di intonachi dipinti e scorniciati, i quali dovevano rivestire le pareti interne del sepolcro medesimo.
Il proprietario della vigna confinante col terreno Tor Pignaltara, sig. Filippo De Sanctis, ha fatto eseguire lavori murarii, e nella demolizione di vecchi muri ha trovato alcune iscrizioni.
Tra queste, ve ne sono alcune spettanti agli equites singulares, che quivi ebbero il notorio sepolcreto (C.I.L. VI, 3173-3323).
Nella occasione avuta di verificare queste lapidi, ho anche voluto rettificare qualche mancanza in quelle già pubblicate. Sottopongo pertanto in primo luogo le inedite, e quindi le osservazioni sulle altre.
1. Lapide marmorea col fastigio ornato del solito rilievo del cavaliere sul letto, e nella parte inferiore, del famiglio conducente il cavallo: D M VLPIVS VALENTIN VS EQVES SING IMP NOST NATI B VIX ANN. XXVIII STIP XT VITALIS C CLAVDIVLIANO ET DOMITIVS SECV (sic) DVS A B M F C; 2. Cippo marmoreo mancante del principio e della fine: TVR CLAV... NAT SYRV... ANN XXX MIL.. XI T AVR VICT.. EX NEODE...; 3. Cippo marmoreo fastigiato, con il cavaliere nel letto convivale: D M AVRELIV... VETERA... ... DAC....; 4. Lapide marmorea con parte del consueto fastigio:D M M AVR PAVLO NAT DAR DANVS EQ SING AVG TVR CL SPECTATI V A XXVII. MIL A VIII AVR VIRIANVS HET; 5. Cippo marmoreo con il solito fastigio: D... T AVRELIO... EQ SING AV...; 6. Frammento di lapide marmorea: TVR... BESS... PA... SPA... A...; 7. Lapide marmorea acefala. Nella parte inferiore è scolpito il servo col cavallo: ...NAT NORICVS VIX ANN XXX MIL ANN.XIII T AVR GRACILIS ARM CVSTOS ET AVRELIVS VITALIS (sic) TV BICEM HEREDES A O F C; 8. Lapide marmorea con il consueto fastigio: ...M TORI EQ VR SATVR VS VA....; 9. Lastra di travertino: M ENNIVS M F CLV PRISCVS HIC SITVS EST SEVERIA FAVSTINA B M IN FR P XII IN AG P XX; 10. Lapide marmorea: V M LAEVIVS M L CAPITO | V POMPONIA O L RVFA | V M LAEVIVS M L SALVIVS | POMPONIA C(rovesciata) L FELIX; 11. Frammento di grande iscrizione marmorea: FLO... | PRO... | ...R; 12. Lastra di travertino (opistografa): a) D M Q ARTORIO AMEMPTO ARTORIA VENERIA C(rovesciata) BENEMER b) A PARIETE MONIMENT RECESS VM LATVM P VI LONG P VIII; 13. Cippo fastigiato marmoreo, alto m. 0,68 X 0,50: D M ANNIAE TYCHE (orciuolo) M ANNIVS. (patera) IVVENALIS CONIVGI B M F; 14. Lapide marmorea: D M C GALERI PLACIDI CECINIA AEGLEI (sic); 15. Frammento di lapide marmorea: ...A ROMA... ... AE BENE... ... FECIT...; 16. Titoletto marmoreo : GALLIA CN L SVRISCA (ramoscello) GALLIA C(rovesciata) L (ramoscello) MELAENE
Le osservazioni che ho fatto in questa ispezione sulle lapidi quivi già esistenti sono: 1° che la iscrizione di L. Urgulanius Cosmus indicata nel C. I. L. come esi- stente nella vigna già Volpi sull'Aventino (VI, 29584), adesso si trova in questo casino De Sanctis; 2°, che l'iscrizione sepolcrále Oppiae Cn. f. Sarrani edita nel C.I.L. dal manoscritto Vaticano del Suarez (VI, 23522) si trova parimenti in questa vigna.
Giuseppe Tomassetti.
Facendosi lo sterro per l'ampliamento dei binari sulla linea ferroviaria di allacciamento fra la stazione del Mandrione e la Tuscolana, sono stati rimossi alla luce alcuni avanzi di muri antichi in opera reticolata e laterizia, spettanti a sepolcri.
Uno di questi avanzi è di forma circolare, di circa m. 10 di diametro. Ne rimane la fondazione, formata con pietrame di tufo o calce per un'altezza di m. 2,50, sopra cui sorgeva il muro di opera reticolata dello spessore di ni 0,60 per un'altezza di m. 1 circa, tino cioè al piano di campagna.
Adiacente a questo rudero verso ovest, fu scoperto un cunicolo, le cui pareti erano in opera reticolata, e il piano, a m. 1,50 sopra il livello dei binari, era formato con mattoni bipedali dello spessore di m. 0,05.
Era ricoperto con tegole alla cappuccina. Era largo ni. 0,58, alto m. 1,35, compresa la copertura. Piegava ad angolo retto verso nord per una lunghezza di m. 5,30.
Noi lavori di sterro per costruirò il piccolo tratto di galleria sotto questa via, per l'allacciamento della stazione del Mandrione con quella del Portonaccio, è stato scoperto por una lunghezza di m. 15 un tratto dell'antica via La labicana a m. 3,15 sotto il piano di posa dei binari della ferrovia Roma-Napoli.
L'antica strada, di cui non si è potuto determinare la larghezza, conservava verso nord la solita crepidine, formata con poligoni di selce disposti in coltello. Questa crepidine dista dal muro nord-est sulla Casilina m. 34.
D. Vaglieri.
Viene inaugurato a via Casilina l'Istituto Farmacologico Serono, alla presenza delle autorità comunali e del suo fondatore, l'imprenditore torinese Cesare Serono.
Alle ore 18, nel pratone di Centocelle, Wilbur Wright effettua una prima dimostrazione del suo aereomobile: «…L'ordine vien dato, un rombo e le eliche sono in moto. L’aeroplano scivola sulla rotaia, si lancia in avanti, s’innalza. S'innalza sempre più, proseguendo in un volo sicuro, meraviglioso, verso la campagna romana. È già lontano, gira, si avvicina, passa sulle teste a venti metri, maestoso, un urlo unanime palesa tutta la commozione e l’ammirazione della folla. Wright continua a volare, si alza ancora e fila verso la torre di Centocelle, passandovi sopra. Un altro giro ancora, e calando lievemente ripassa accanto alla folla e si dirige con volo sempre più basso verso l’aviorimessa, dove prende terra leggermente. Un autentico trionfo. Il volo era durato dieci minuti, a un’altezza massima di trenta metri».
Presso il traguardo di Porta Maggiore, si conclude la 4° tappa della prima edizione del Giro d'Italia di Ciclismo, con la vittroia di Luigi Ganna.
Con Regio Decreto n. 946 viene affidata alla Società per le Ferrovie Vicinali (SFV) la concessione di una linea ferroviaria a scartamento ridotto per unire Roma Termini a Fiuggi e Frosinone.
Scoperta di una serie di colombarii sulla sinistra della via Labicana, odierna Casilina, avvenuta durante i lavori della cava di pozzolana di proprietà del sig. Giuseppe Emiliani, sita in contrada Maranella, a circa 2800 metri da porta Maggiore.
Aperto all'esercizio del tronco Roma Genazzano della Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone. Il servizio (Lungo un percorso di 47,3 km (con capolinea a Termini lato via Cavour usecendo a Via Casilina dalle Mura presso Porta Maggiore) parte con due classi (prima e terza) ed inizia con quattro coppie giornaliere di treni.
Scoperta di alcuni sepolcri in località Marranella e di una statuetta in bromo del Diadumeno di Policleto:
Nella cava del sig. Giuseppe Emiliani, prospiciente sul vicolo dei Carbonari, che si stacca alla sinistra della via Casilina presso il III km., si è scoperto un altro tratto del sepolcreto che fronteggiava la antica via Labicana in quel sito, sepolcreto che fu in gran parte esplorato negli anni dal 1912 al 1917.
I primi avanzi vennero in luce in seguito allo sbancamento del terreno per la ricerca della sottostante pozzolana e subito dopo furono eseguite sistematiche indagini a cura della R. Soprintendenza agli Scavi di Roma, che condussero alla scoperta di una camera sepolcrale in cattive condizioni, sebbene in antico ornata con un certo lusso, di varie sepolture di tarda epoca, incavate semplicemente nel cappellaccio, di alcune formae, e di un gran colombario, assai simile agli altri scoperti più vicino alla Labicana.
Della camera sepolcrale non rimaneva che un lato intero (lungh. m. 2,05) con porzione dei due adiacenti, tutti tagliati a pochi centimetri al di sopra dello spiccato; tre formae, disposte due in senso parallelo e una in senso ortogonale, occupavano il pavimento. Demolite le formae per le esigenze dei lavori, risultò essere il pavimento ornato in antico con un finissimo musaico, i cui frammenti rimasti presentavano fogliami policromi di edera, riquadrati entro fasce anche esse policrome; a date distanze erano incastrati nel musaico quadratini di marmi diversi, serpentino, pavonazzetto e cipollino.
Le pareti erano costruite in opera reticolata di buona epoca e poggiavano sul cappellaccio, con poca fondazione. Ai lati della camera e al suo stesso livello, vennero in luce, scavate~nel vergine, varie tombe di gente poverissima, coperte da tegole in piano, in gran parte rimosse nell'età di mezzo. Se ne contarono sette, fra cui una di bambino, quasi intatta. Nello sbancamento della terra dal piano di campagna al cappellaccio, per l'altezza di m. 1,20, si rinvennero i seguenti oggetti fuori posto.
A sud-est della camera sepolcrale e alla distanza di m. 3,20 si estendeva il grande colombario, di pianta rettangolare (m. 6,20 X 5,82); una scala di 14 gradini, addossata al lato sud e poggiata su arco rampante, conduceva dal piano di campagna antico al pavimento del colombario, profondo in. 3,60.
Le pareti erano tagliate poco al di sotto dello spiccato della volta, che era a crociera; presentavano lesioni, avvenute certamente fin da epoca antica, a causa della cattiva muratura, per il qual motivo nella parete di nord-ovest, era stato aggiunto un pilastro di sostegno. Per la sua costruzione si era fatto un grande cavo nel vergine, che si era poi rivestito con muri in opera reticolata, ricavando 6 file di nicchie per ogni parete, tranne che per quella della seala, ove le nicchie erano irregolarmente adattate secondo le esigenze dello spazio.
Gli archetti delle nicchie, come anche gli angoli delle pareti e gli stipiti dell'ingresso, erano in tufelli piccoli e regolari. Il pilastro aggiunto era invece in laterizio ed era decorato con riquadri di stucco tino, racchiudenti delle voluto di acanto, di buono stile, ma in cattivo stato di conservazione.
Nell'angolo sud-ovest del pavimento, rivestito di musaico bianco e nero, si rinvenne un pozzo circolare scavato nel vergine, con l'imboccatura in travertino, del diametro di m. 0,63, modinata esteriormente.
Il colombario era stato già manomesso in antico, mancando gran parte delle iscrizioni ed essendo state quasi tutte le nicchie rovistate ; nel sottoscala e vicino al pozz« presentava traccie di fuoco quivi acceso per bivacco. Quattro sole nicchie conservavano le iscrizioni in posto.
Una piccola copia in bronzo del Diadumenos di Policleto, alta soltanto 144 mm., è stata rinvenuta a pochi centimetri al di sopra del pavimento, fra la terra di scarico, presso l'angolo sud-ovest del grande colombario. È fusa in bronzo giallo con una colata eseguita accuratamente; tranne forse alcuni leggeri ritocchi nei capelli. Non presenta tracce di bulino, anzi dobbiamo in massima escludere un lavoro di rifinitura, poiché fra le teste interne dei muscoli gastrocnemii cioè fra i polpacci, è rimasto ancora il passaggio della fusione e per lo stesso motivo le dita dei piedi non sono state ben disunite.
La statuetta mantiene in più punti la patina originale e nel resto è coperta da una leggera rifioritura che soltanto in piccola parte ha alterato la superficie, e più specialmente dietro la nuca, ove era il nodo della benda, oggi appena riconoscibile. Il viso è assai bene conservato ed ha gli occhi ageminati in argento; intorno al capo si avvolge la benda che è incastrata a forza entro un solco, appositamente tracciato.
G. Lugli
Edoardo Gatti. Storia della scoperta e topografia dello scavo sul monumento sotterraneo, rinvenuto presso Porta Maggiore.
Il giorno 23 aprile 1917 fu denunziata alla R. Soprintendenza agli scari di Roma la scoperta di un antico edificio esistente sotto la linea ferroviaria, nel tratto compreso tra il ponte in cemento armato sulla via Malabarba ed il cavalcavia ferroviario sulla via Prenestina. La scoperta si deve ad un fatto puramente fortuito, cioè al cedimento del terreno sotto uno dei binarii della linea di Napoli.
Per accertare le condizioni del sottosuolo e la causa che determinò la frana, 1' Ufficio lavori delle Ferrovie dello Stato eseguì uno scavo nel punto dove il terreno aveva ceduto, e quivi, alla profondità di circa m. 8,00 sotto il piano dei binarii, fu scoperto un pozzo a sezione circolare del diametro di m. 0,90, costruito sopra la volta di' una galleria che in quel punto piega ad angolo retto. Dalla galleria, in gran parte interrata, si penetrò, per mezzo di una apertura nella parete est, nell' interno di un grandioso ambiente, anch'esso interrato per un terzo circa dell'altezza.
Allo scopo di rendere più agevole l'accesso nel monumento (pianta fig.' 1) e per provvedere allo sgombro della terra, fu stabilito di aprire un pozzo, nell'area fuori la sede dei binarii verso la via Prenestina, fino a raggiungere il piano del monumento, che trovasi a m. 13,34 sotto il livello dei binarii ; quindi fu cominciato lo sterro del vestibolo che precede l'ambiente suddetto. Il vestibolo era completamente pieno di terra penetratavi da un ampio lucernario rettangolare esistente nella volta. Per sostenere il soprastante terrapieno, alto circa m. 6,00, e sopra il quale corrono due delle più importanti linee ferroviarie, fu necessario di chiudere il detto lucernario con volticine a mattoni.
Il vestibolo o pronao misura m. 8,62 X 3,50 di lato, ed ha il pavimento di musaico a tasselli bianchi, con doppia fascia a tasselli neri lungo le pareti. Il piano del pavimento è. leggermente inclinato verso il centro, dorè esiste un pozzetto, largo m. 0,88 X 0,53, profondo m. 2,55, circondato da una doppia fascia nera ai cui angoli sono delle palmette a tesselli neri. Inferiormente, nella parete settentrionale del pozzetto medesimo, si apre un cunicolo che discende con sensibile pendenza per una unghezza di circa m. 8,80, e termina nel piano in una specie di vasca concava. Tanto il pozzetto quanto il cunicolo sono scavati nel terreno vergine (cappellaccio di pozzolana), e servivano per raccogliere e smaltire l'acqua che eventualmente cadeva dal lucernario.
Le pareti del vestibolo conservano su tutta la superficie, le tracce della decorazione a figure in bassorilievo di stucco bianco, eccettuato lo zoccolo e la fascia che ricorre sotto l'imposta della volta, che sono dipinti di rosso con scent figurate a colori di buono stile; la volta è divisa in scomparti, alcuni dei quali racchiudono figure in stucco, altri sono dipinti.
Sopra il lucernario, in corrispondenza di uno dei lati lunghi, fu riconosciuto un muro di buona opera reticolata di tufo, dello spessore di m. 0,60, il quale serviva a recingere il vuoto del lucernario a guisa di parapetto.
Il vestibolo ha due ingressi arcuati: quello nella parete nord, largo m. 1,40, comunica con la galleria che dava accesso al monumento dall'esterno; l'altro, che si apre nel mezzo della parete est, largo m. 1,49, comunica direttamente con l'interno del monumento.
Questo misura m. 12,00 di lunghezza e m. 9,00 di larghezza; la sua forma è quella caratteristica della basilica, costituita da tre navate; quella centrale, larga m. 3,00, termina nel fondo con un'abside semicircolare ; le due laterali, larghe m. 2,00, comunicano con la principale per mezzo di quattro archi a sesto alquanto ribassato, che impostano sopra pilastri rettangolari di m. 0,95 X 1 ,25 di lato. Le navate sono coperte con volte a botte a tutto sesto.
I pilastri hanno, nella parete verso la navata centrale, una incassatura rettangolare, delimitata da cornice a stucco. Ciascuna di queste cornici doveva conteneruna lastra figurata od inscritta, fermata con grappe di ferro. Sotto ciascuna di queste incassature, al piano del pavimento, rimangono le tracce di pilastrini di muratura in pietrame, alti m. 0,80, larghi m. 0,35, serviti di base a qualche oggetto. Giova notare a questo proposilo, che sui pilastri, in ciascuna delle pareti opposte alle precedenti, sono riprodotte a bassorilievo di stucco teste virili e muliebri, probabilmente ritratti, dei quali tre soltanto sono in parte conservati. Ne diamo qui uno che è il meno danneggiato.
Il pavimento di tutto l'ambiente è di musaico finissimo a tesselli bianchi; una doppia fascia nera ricorre lungo la pareti ed intorno ai pilastri; alcune aree quasi quadrate negli spazi fra i pilastri, ed altre rettangolari esistenti nella navata centrale sono delimitate da una doppia fascia nera, simile alla precedente ; in dette aree dovevano essere compresi quadri figurati di musaico o di intarsii pregevoli, dei quali però non rimane la più piccola traccia.
L'abside, esistente nel fondo della navata centrale, è semicircolare col raggio di m. 1,55; nel mezzo di essa e sopra il pavimento era una cathedra o thronus, di cui sono tuttora visibili nel muro le incassatui 3 dei due fianchi. Nella parte cilindrica dell'abside è raffigurata una Nike, recante la palma e la corona, in mezzo a due figure adoranti; nella parte superiore è rappresentata una scena di cui or ora si dirà.
Il pavimento, nella zona semicircolare, ha un Vano, scavato nel terreno vergine, che si estende fin sotto il muro di fondazione dell'abside, formando un piccolo loculo, entro il quale si trovarono gli scheletri di due animali, l'uno di cane, l'altro di maiale. Notevole è la presenza di due fossette concave, scavate sopra due piani differenti, e servite con molta probabilità per il sacrificio dei suddetti animali, allorché fu consacrato l'edificio.
Il monumento era illuminato da un vano esistente sopra l' ingresso, a contatto del lucernario del pronao, e formato in modo che tutto il pavimento della navata centrale era investito dalla luce djretta che entrava dal lucernario. Le navate minori dovevano essere invéce illuminate con lampade, situate sotto ciascun arco degli interpilastri, e sospese a fasce di metallo di cui rimangono evidenti tracce sotto gli archi stessi.
La galleria di accesso al monumento, nel tratto verso il pronao, è in piano orizzontale, mentre la parte che piega ad angolo retto verso est, per raggiungere l'ingresso sopra terra, va salendo con una pendenza di circa il 15°/0. Questo secondo tratto di galleria fu esplorato, per una lunghezza di oltre 25 metri, mediante un cunicolo praticato nella parte alta ; e si constatò che la volta di copertura della galleria medesima è completamente franata con buona jarte dei piedritti; si riconobbe invece un altro pozzo a sezione circolare, eguale a quello esistente sull'angolo della galleria, dal quale dista m. 20,50. Ambedue i pozzi servivano alla necessaria aereazione dell edificio sotterraneo, ed in parte anche alla illuminazione.
La volta della galleria doveva essere decorata con -stucchi figurati e dipinti, dei quali si rinvenne qualche frammento fra la terra di scarico. Del pavimento non rimangono che poche tracce dello strato di calce, sopra cui doveva probabilmente poggiare il piano di musaico.
Il monumento, orientato da est ad ovest, fu fatto appositamente sotterraneo, trovandosi l'estradosso delle volte ad un- piano più basso di quello dell'antica via Prenestina. La costruzione, come si può congetturare, deve essere stata eseguita mediante cavi aperti nel terreno vergine, in corrispondenza dei muri perimetrali e dei pilastri, e riempiti quindi con calcestruzzo di selce, di cui si compone essenzialmente tutto il monumento. Anche le volte e gli archi sono della medesima struttura dei muri, e sembrano ostruiti sopra centine ricavate nel terreno vergine. Tale congettura, relativa alla ostru '.ione dell'editino, può essere avvalorata dalla sensibile irregolaita, della linea dei muri, e dalla non simmetrica disposizione dei pilastri, rispetto l'asso longitudinale del monumento, non credendo possibile che tali difetti siano stati determinatamente voluti.
Un tratto della galleria che dà accesso al pronao, trovasi addossato alla parete est del muro perimetrale del monumento; ciò potrebbe indurci alla ipotesi che la galleria medesima, sia stata costruita dopo ultimata tutta la muratura del tempio e del pronao, e dopo avere tagliato il nucleo di terra vergine, rimasto fra i mini di perimetro e l'intradosso delle volte.
Il tempio, ora scoperto presso porta Maggiore, deve classificarsi nel numero di quei monumenti nei quali si celebravano culti di misteri; la sua origine deve riportarsi ai primi decennii dell' impero, in considerazione della buona e caratteristica struttura delle varie parti del monumento, e della ricca decorazione con stucchi e dipinti di buono stile, che coprono la quasi totalità della superficie delle pareti e delle volte.
Molto sagacemente il prof. Francesco Fornari ha potuto determinare, in base ad accurati studi oltre l'uso e la destinazione del tempio, anche il possessore del fondo in cui esisteva tale monumento, il quale interessa grandemente lo studio topografico della località, la storia dell'arte e soprattutto quella delle religioni.
Re Vittorio Emanuele III assiste alla posa della prima pietra della Città Giardino in costruzione sui terreni della Villa Serventi.
Titoli sepolcrali di colombario dai pressi della Marranella.
Sullo scorcio del novembre 1922 la E. Soprintendenza degli scavi in Roma potè, per una fortunata circostanza, venire in possesso di un interessante e cospicuo gruppo di titoli sepolcrali in targhette marmoree da colombario, nel momento in cui questi stavano per essere introdotti in città dalla via Casiliaa e Labicana, per essere poi esitati sul mercato antiquario.
I titoli sepolcrali sono in numero di quarantatre, quasi tutti intieri e in buono stato di conservazione. Si tratta, come si vedrà appresso, di un gruppo di iscrizioni omogenee, tale da rivelare la sua provenienza da una unica località, se non da un medesimo monumento, certo un colombario, sito probabOmente sulla slessa via Labicana.
Goffredo Bendinelli
Alla presenza di monsignor Bevilacqua, si svolge l'inaugurazione del Monumento ai caduti del Quartiere Tor Pignattara nella I Guerra mondiale.
Inaugurata la diramazione urbana Centocelle-Piazza dei Mirti della linea Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone.
Inaugurazione del nuovo impianto del Pastificio Pantanella a via Casilina.
La STEFER, che esercita la rete delle tranvie dei Castelli Romani, subentra alla SFV nella gestione della rete della Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone.
Primi nuclei dell'esercito alleato composti da canadesi a cui si sono affiancati gli uomini di Bandiera Rossa avanzano su Roma dalla via Casilina, entrando da Porta Maggiore.
Scavi dagli archeologi Deichmann e Tschira presso la via Casilina, confermano che la necropoli degli Equites era probabilmente situata nelle immediate vicinanze del mausoleolo di Elena.
Lavori per la ristrutturazione del nodo tranviario presso il Piazzale Labicano riportano alla luce delle lastre di basolato romano della Via Labicana.
Concerti di Jimi Hendrix. Al Brancaccio (quattro sessioni in due giorni) il pomeriggio, al Titan Club la sera.
A seguito dell'ennesima frana a Genazzano, viene sospeso definitivamente l'esercizio della Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone, tra San Cesareo e Cave compresa la tratta fino a Fiuggi. La linea inizia quindi a svolge unicamente un servizio a carattere suburbano tra Roma Laziali e San Cesareo, che secondo i progetti doveva diventare il capolinea definitivo della linea con attestamento nell'area della stazione anche delle autolinee extraurbane che percorrevano la Casilina, seguendo l'ipotesi di dividere la linea in due distinti tronconi: Roma - San Cesareo e Zagarolo - Fiuggi. Della tratta San Cesareo - Fiuggi resta in esercizio il solo tronco da San Cesareo a Zagarolo Scalo per esigenze di servizio, stante la presenza del raccordo con la rete FS.
Una violenta alluvione causa alcuni smottamenti sull'ultima tratta extraurbana Pantano Borghese-San Cesareo della Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone. Il servizio viene limitato definitivamente alla stazione di Pantano Borghese.
Il sindaco Rutelli partecipa all'apertura al pubblico dei primi tre ettari del Parco di Villa De Sanctis, corrispondente alla zona situata tra via Casilina angolo via dei Gordiani.
La tratta Grotte Celoni-Pantano della ex Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone, ultima rimasta a binario unico, è sospesa per lavori di raddoppio e potenziamento.
Il 26 agosto la tratta Torrenova-Grotte Celoni della ex Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone è sospesa per lavori di raddoppio e potenziamento.
Il monumento ai caduti della Prima e della Seconda guerra mondiale della borgata Finocchio Pantano Borghese, posto su lprospetto esterno della ex Casa del Fascio a via casilina angolo Via Rocca Cecncia, viene demolito. Le lastre con iscrizione sono conservate per essere riassemblate.
Riaperta la tratta Torrenova-Pantano dell'ex Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone, dopo i lavori di potenziamento.
Viene chiusa l'intera tratta Giardinetti-Pantano della ex Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone. Sarà ricostruita integralmente (dopo soli due anni dalla sua riapertura) come percorso scoperto della nuova Metro C. La tratta sperstite viene ridenominata Roma-Giardinetti.
La linea Ferrovia Roma-Giardinetti (parte dell'ex Ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone), viene limitata alla stazione di Centocelle. Il tratto Centocelle-Giardinetti viene chiuso per la nuova sovrapposizione con la linea C della metropolitana.
Durante lavori per l'installazione della fibra ottica a via Berneri, sono scoperti i resti di un colombario e due sarcofaghi. Una sepoltura, appartenuta ad un ragazzo di nobile famiglia, riporta scolpito le seguenti parole: «Sacro agli Dei Mani. A Gaio Giulio Longino Giuliano originario di Hierapoli in Asia [Minore], Gavia Manlia la madre fece».
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Memoriale a Amerigo Tot
2010 statue
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Monumento ai caduti di Centocelle per la resistenza
2008 memoriali
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Stazione Metro C Giardinetti
2007 stazioni
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Direzione Centrale delle Pensioni
1967 edifici
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Quartiere Casilino 23
1964 edifici
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Istituto scolastico Pio XII
1957 scuole
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San Lorenzo Martire di Laghetto in Monte Compatri
1954 chiese
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Scuola delle Suore Ancelle dell'Amore Misericordioso
1943 scuole
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Asilo OMNI al Casilino
1939 scuole
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Caserma Piccinini
1938 edifici
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Ex Cinema due Allori
1936 cinematografi
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Palazzina di Tito Bruner a Via Casilina
1935 edifici
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Case dei dipendenti FFSS a Via Casilina
1932 edifici
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Cappella di San Agapito a Labico
1931 cappelle
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Lotto IACP Casilino III
1930 palazzine
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Stabilimento Pantanella a Via Casilina
1929 edifici
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Palazzina di via Casilina 495
1929 palazzine
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Lotti IACP Casilino I - Villa Certosa
1924 edifici
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Monumento ai caduti del quartiere Tor Pignattara nella I Guerra mondiale
1924 memoriali
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Santi Marcellino e Pietro ad Duas Lauros
1922 chiese
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Città Giardino Pigneto
1920 villini
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Stazione Deposito Centocelle
1916 stazioni
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Stazione di Pantano Borghese
1916 stazioni
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Sant'Elena fuori Porta Prenestina
1913 chiese
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Istituto Farmaceutico Serono
1909 edifici
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Aeroporto Francesco Baracca
1909 edifici
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Stazione di Colonna Galleria
1891 stazioni
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Stazione di Colonna
1891 stazioni
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Stazione Porta Maggiore
1856 stazioni
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Torre delle Mura Aureliane restaurata da Niccolò V a Piazzale Labicano
1451 torri
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Castrum Plombinaria a Colleferro
1208 castelli
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Ninfeo di Alessandro Severo
226 acquedotti
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Porta Maggiore 52 archi
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Mausoleo Casa Tonda
sepolcri
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Horti Liciniani domus
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Tempio di Minerva Medica archeologia
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Colombari di Porta Maggiore
colombari
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Porta Onoriana Prenestina labicana porte
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Targa di Gregorio XVI presso porta Maggiore
targhe
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Sala affrescata presso Porta Maggiore
archeologia
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Sepolcro di Eurisace sepolcri
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Basolato della Via Labicana al Pigneto
archeologia
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Cappella di Casa Santa Giacinta
cappelle
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Monumento ai caduti del quartiere di Porta Maggiore nella prima guerra mondiale
targhe
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Villa Serventi
ville
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Cappella di Villa Serventi
cappelle
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Cappella del Convento del Sacro Cuore di Gesù
cappelle
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Convento del Sacro Cuore di Gesù
conventi
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Targa di Gregorio XVI sui restauri presso il I miglio dell'Acquedotto Felice
targhe
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Madonna del Divino Amore a Via Casilina angolo Via di Villa Serventi
edicole sacre
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Cappella della Congregazione Suore Ancelle Dell'Amore Misericordioso
cappelle
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Villa Certosa
casali
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Sepolcro di via Filarete
sepolcri
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Stazione di Torpignattara
stazioni
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Sepolreto della Contrada Maranella
sepolcri
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Casale di Via Artena
casali
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Casale di Via dei Due Allori
casali
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Cave di pozzolana di Vigna De Sanctis
cave
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Istituto delle Suore della Sacra Famiglia conventi
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Basilica ad Duas Lauros chiese
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Mausoleo di Elena sepolcri
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Cappella del Mausoleo di Sant'Elena
cappelle
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Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro
catacombe
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Istituto Cavanis - Congregazione delle Scuole di Carità
scuole
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Sepolcreto degli Equites singulares a via Labicana
necropoli
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Sepolcro di Vigna De Sanctis
sepolcri
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Villa Fiori
casali
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Parco di Villa De Sanctis
parchi
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Casale di Vigna De Sanctis
casali
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Istituto Teologico Internazionale Scalabriniano
conventi
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Cappella dell'Istituto Teologico Internazionale Scalabriniano
cappelle
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Villa Macchi di Cellere
casali
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Cave di pozzolana del Pratone di Centocelle
cave
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Villa della Piscina ad Duas Lauros
domus
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Ipogeo di Villa Cellere
ipogei
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Pratone di Centocelle
parchi
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Basolato della via Labicana a Centocelle
archeologia
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Rifugio antiaereo del Deposito Centocelle
ipogei
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Sepolcri su via Labicana presso il Parco Archeologico di Centocelle
sepolcri
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Villa ad Duas Lauros
domus
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Sepolcro a Tempietto della Villa ad Duas Lauros
sepolcri
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Sepolcro circolare della Villa ad Duas Lauros
sepolcri
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Tunnel della Metro di Centocelle
ipogei
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Osteria di Centocelle
casali
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Ninfeo dell'Osteria di Centocelle archeologia
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Torraccia di Centocelle
torri
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Cisterna presso la Torraccia di Centocelle
cisterne
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Sepolcro presso piazza Sor Capanna
sepolcri
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Quartiere INA-Casa di Torre Spaccata
edifici
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Colombario di Via Berneri
colombari
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Cappella di San Maura
chiese
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Sepolcro presso Villa Allegretti
sepolcri
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Villa Allegretti
villini
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Muraccio di San Maura
sepolcri
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Sepolcro circolare in via dell'Aquila Reale
sepolcri
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Curia Generalizia Figlie del Sacro Cuore Di Gesù
conventi
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Villa romana di Santa Maria dei Ruderi
edifici
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Oratorio di Sant'Erasmo
chiese
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Parco Delle Canapiglie
parchi
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Sepolcro B Torrenova
sepolcri
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Due Torri
torri
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Sepolcro a via dei ruderi di Terronova
sepolcri
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Sepolcro A Torrenova
sepolcri
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Ponte della Via Labicana sul Fosso di Giardinetti
ponti
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Casale del dazio della Casilina
casali
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Ninfeo detto Bagno della Bella Cenci
archeologia
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Stazione Torrenova
stazioni
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San Clemente al Castello di Torrenova
chiese
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Castello di Torrenova
castelli
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Tor Bella Monaca
torri
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Edicola di Sant'Antonio a Torrenova
edicole sacre
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Sepolcro A di Torrenova
sepolcri
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Sepolcro B di Torrenova
sepolcri
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Casale del Torraccio di Torrenova
casali
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Villa romana detta dei Caminetti
domus
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Cisterna Romana detta dei Caminetti
domus
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Ara delle Sette Miglia
sepolcri
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Istituto San Francesco delle Suore Francescane Alcantarine
scuole
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Stazione Torre Gaia
stazioni
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Cappella dell'Istituto Suore Angeliche di San Paolo
cappelle
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Istituto Suore Angeliche di San Paolo
scuole
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Villaggio Breda
edifici
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Cisterna romana detta Torraccio
cisterne
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Catacombe di San Zotico
catacombe
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Basilica di San Zotico
chiese
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Giardino Peppino Impastato
giardini
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Santa Maria della Fiducia
chiese
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Casali della tenuta di Pantano Borghese
casali
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Torre Jacova
torri
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Arcate dell'Acquedotto Alessandrino presso a Pantano Borghese
acquedotti
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Stazione di Laghetto
stazioni
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Cave di Basalto a Laghetto
cave
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Museo della Stazione di Colonna
musei
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Osteria Pallavicini presso Colonna
casali
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Basolato della Via Labicana a San Cesareo
archeologia
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Villa di Cesare e Massenzio a San Cesareo
domus
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Stazione di San Cesareo
stazioni
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Resti dell'Osteria di San Cesario
casali
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Torre del Burgus et Castrum Sancti Caesarii a San Cesareo
castelli
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Torraccio di Mezza Selva
fortificazioni
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Torri del castello Lugnano a Labico
torri
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Catacombe di Sant'Ilario a Valmontone
catacombe
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Sant'Ilario a Valmontone
chiese
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Campanile di Santa Maria prope Castrum Fluminaria
chiese