Alla estremità della villa Patrizi, sul confine del Policlinico, continuando i disterri per il viale parallelo al lato nord del Castro Pretorio, sono stati scoperti due pavimenti: il primo di mosaico fine, bianco con fascia nera; il secondo di rettangoli di alabastro. Su quest'ultimo giaceva una testa di statua, abbozzata in alcune parti, finita in altre, che offre una certa rassomiglianza con la Vesta del Museo Torlonia.
Presso l'angolo nord-est del recinto del castro Pretorio, e presso il cancello posteriore di villa Patrizi, sono tornati in luce avanzi di un fabbricato dell'epoca dioclezianea, conforme può dedursi dal noto sigillo OF SOFDomdeCEMB impresso sui mattoni. Il fabbricato è orientato col vicino castro, e dista dal recinto m. 10,50.
Questa scoperta non manca d'importanza. È noto che quando furono costruiti gli alloggiamenti dei pretoriani, il suolo lungo i lati nord ed est del loro perimetro, era assai piè alto che non apparisce ora. Infatti la risega delle fondamenta, e le fondamenta stesse sono messe a nudo per una altezza massima di m. 3,50. Ora siccome la legge costante per le zone pianeggianti di Roma antica è il sopraelevamento e non l'abbassamento del suolo, non v'ha dubbio che se attorno il Castro il livello è disceso uniformemente di 8",50, ciò devesi attribuire alla mano dell'uomo.
Giuseppe Gatti.
Continuando i disterri per l'apertura di uno dei viali di accesso al Policlinico, vicino all'angolo nord-est del Castro Pretorio ed alla linea di confine tra le ville già Patrizi e Berardi, è stato scoperto un pavimento marmoreo, singolare per la ampiezza, la conservazione, la bontà del disegno, e la ricchezza e colorito dei marmi. L'aula è chiusa da pareti laterizie per due lati, reticolate per gli altri, e misura m. 12,34 in lunghezza, m. 10,61 in larghezza, m. quad. 130,92 in superficie.
Il centro del pavimento è spartito in sedici rettangoli di m. 1,56 X 1,56, divisi l'uno dall'altro da fasce a mostaccioli, larghe m. 0,22. I rettangoli sono chiusi da doppie riquadratura di giallo e di africano, ed hanno nel mezzo o un disco o un ottagono di giallo brecciato, o di pavonazzetto. Questo partito centrale è concordato per due soli lati da un largo fascione a squame, con mirabili macchie di verde ranocchia, granito della sedia, bigio africano, e granito di s. Prassede.
L'ignoranza dei terrazzieri, e l'avanzarsi della fronte di scavo con taglio verticale, hanno danneggiato una parte del pavimento: forse un quarto della superficie totale. Il resto è stato distaccato per mia cura, e trasportato su tavole a disposizione di chi di ragione.
A nord della grande aula s'incomincia a scoprire un secondo ambiente, il cui piano, perfettamente conservato, è composto di parallelogrammi di bigio, divisi ed incorniciati da listellini di giallo.
Tutti i particolari della costruzione e della decorazione di questo edifizio, presentano il tipo gentile ed elegante del secol d'oro.
Rodolfo Lanciani.
La Società Anglo Romana inaugurata la linea elettrica Tivoli Roma, prima trasmissione al mondo in corrente alternata per uso commerciale. L'impianto di produzione è la nuova Centrale idroelettrica di Acquoria (realizzato a Tivoli sul sito del Santuario di Ercole). Dopo 28 chilometri di percorso, la rete elettrica arriva alla stazione di smistamento nei pressi di Via del Policlinico.
L'Illustrazione Italiana. 24 luglio 1892, Ernesto Mancini:
"Il giorno 4 di questo mese venne inaugurato l'impianto che serve alla trasmissione, da Tivoli a Roma, della energia elettrica sviluppata da una grande caduta di acqua in Tivoli. Si tratta di un’opera assai importante, condotta. felicemente a termine ad onta delle numerose difficoltà che si ebbero a superare, e i cui lavori eseguiti senza chiasso ma con costante perseveranza, ‘ ranno apprezzati come meritano fra noi e fuori del nostro paese. In questo momento, infatti, il Neobicina della trasmissione della forza a grandi distanze per mezzo della elettricità è oggetto di Studi e di attive ricerche, ed una sua pratica soluzione ha dinanzi a sè un grande è brillante avvenire; l'interesse destato nel campo degli elettricisti dalle sperienze di Francoforte sul Meno prova il nostro asserto. Un impianto, adunque, come quello di Tivoli-Roma, che rappresenta quanto di più perfetto si è oggi ottenuto in elettrotecnica, e che permette di controllare i risultati pratici e di tentare modificazioni e d’eseguir indagini nuove, può riuscire di grande aiuto, affinchè la questione della trasmissione elettrica della forza acquisti la impronta speciale a questa fine di secolo, in cui ogni scoperta scientifica è feconda di utili applicazioni.
Altro fatto degno di considerazione è che l’ardita impresa della trasnvissione elettrica da Tivoli a Roma, è dovuta ai capitali privati. La Società anglo-romana del gas, diretta dal commendatore Pouchain, la quale si è riserbata di ricorrere ad altri sistemi d’ illuminazione oltre a quella a gas, impiantò due anni or sono in Roma una officina, sistema Edison, per distribuire la luce elettrica in città. Resosi necessario d’ingrandire l'impianto, si riconobbe che il sistema Edison, in una città come Roma dove la popolazione è disugualmente distribuita sulla rete che partiva dall’ offi non poteva dar buoni risultati, e allora si pe di utilizzare addirittura una parte della forza idraulica di Tivoli, ricorrendo ad un nuovo e speciale impianto, di cui l’amico Paolocci ha qui riprodotto le parti principali e caratteristiche.
A Tivoli la forza sviluppata da un volume di acqua di 4 metri cubi, che cade da un’altezza di 50 metri e che pone in movimento le turbine, è tre duemila cavalli. L'acqua è guidata, nella sala delle macchine da enormi colonne in ghisa, vuote. alle turbine, le quali a loro volta pongono in movimento di rotazione 6 grandi dinamo, a corrente alternante; mentre 3 altre dinamo più piccole, a corrente diretta, situate nella parte centrale della sala. servono per eccitare, ossia per far entrare in azione le dinamo maggiori che danno una corrente di 45 ampéres ciascuna, A conforto di coloro i quali si lagnano, non a torto, che le esigenze industriali guastano è distruggono le hellezze naturali, aggiungeremo che il volume d’acqua sopra ricordato non rappresenta detrazione alcuna alle celeberrime cascate di Tivoli; è acqua raccolta, in un canale collettore. da vari piccoli corsi che andavano a perdersi nell’ Aniene. dopo aver servito in diversi opifici. Fd è da notare ancora come la Società del gas utilizza oggi di quest’acqua soltanto un salto di 50 metri, mentre dispone di altro salto eguale al precedente, che permette di raddoppiare il numero di cavalli disponibili.
Le dinamo. che funzionano nelle sale delle macchine a Tivoli. e quanto altro riguarda la officina di produzione, vennero costruite dalla casa Ganz di Budapest, Le dinamo lavorano accoppiate; e la condizione indispensabile di un perfetto sincronismo nella loro rotazione rapidissima, si ottiene con un regolatore di un'estrema sensibilità ed esattezza inventato dall’ing. Wein. La corrente che si sprigiona dalle dinamo è obbligata a percorrere una linea di conduttori aerei lunga, tra le due officine. 26 chilometri. Questa linea segue, da Tivoli a Roma, quasi un rettifilo, sd è formata da quattro cordoni di rame pur simo, ottenuto coll’elettrolisi, ravvolto in treccie: due soli cordoni devono stare in azione, per la corrente di andata e ritorno, mentre gli altri due sono destinati a surrogare i precedenti in caso di guasti. La perdita di forza che si verifica nella trasmissione è del 20 per cento.
I conduttori sono sostenuti da pali in ferro, formati da travi convenientemente accoppiati, e passano su appositi isolatori in porcellana: mentre gli stessi pali sopportano due altri conduttori più sottili che servono alle comunicazioni telegrafiche e telefoniche tra la officina di Tivoli è quella di Roma. In quest’ultima. costruita presso porta Pia. la corrente a potenziale elevato è trasformata nella così iletta “camera della morte,, mediante appositi apparecchi, e ridotta ad nn poten cinque volte meno elevato e adatto quindi agli usi di illuminazione e di fo motrice. Dalla officina di porta Pia la distribuzione della corrente è fatta, in città, con due sistemi: quello parallelo e quello in è: è il primo tentativo di questo connubio, destinato a soddisfare bisogni differenti. Nel primo gli utenti prendono l'elettricità ai due poli; nel secondo l'elettricità è consumata lungo il suo percorso nel conduttore, dove suli serie di cadute. In città poi la distril fatta con canapi sotter ed ha uno sviluppo di
Per l'inaugurazione dell'impianto sopra descritto la Società del gas distribuì largamente gli inviti. L'onorevole ministro delle poste e dei telegrafi, le autorità, le notabilità più spiccate della scienza, dell’industria, della finanza, e i rappresentanti della stampa italiana e straniera, recaronsi in treno speciale a Tivoli, dove, dopo una chiara e dotta conferenza del prof. Mengarini, îl quale, coll’ aiuto di valenti collaboratori, ha diretto e portato a compimento un’opera grandiosa e difficile, si visitarono le officine in cui generasi l'energia elettrica. Un lauto pranzo dette occasione agl invitati, elettrizzati dalla. conferenza, dalle dinamo.... e dalle trote dell'Aniene, di estrinsecare in brindisi spesso felici, ma ni no ele vato come quello dell'onorevole duca Caetani, la soddisfazione generale di e nel nostro paese non manchino lo sp niziativa. l'ingegno, la tenacia per tenere alto il vessillo del progresso; e una fantastica illuminazione della officina di porta Pia, dove |’ edificio dei tras matori pareva incand in modo splendido o meglio radioso, una giornata addirittura campale.
Nella villa Patrizi eseguendosi uno sterro per sistemare la strada di accesso al Policlinico, si è raccolto un pezzo di cornice marmorea, lungo m. 0,40 X 0,25, ed un rocchio di colonna di marmo bigio, lungo m. 0,75 col diametro di m. 0,25.
Un frammento di lastra marmorea con iscrizione sepolcrale cristiana è stato trovato per i lavori di sterro ad est del Policlinico: ian VARIo bene me | reRENTICQui vix. | anNOS XXX... | iannARIACOniux
Giuseppe Gatti.
Negli sterri per la fondazione di un'altra parte del fabbricato, ove sono le officine per la illuminazione elettrica presso porta Pia, sì è incontrato il pavimento di due antiche stanze, a piccole tesselle di marmo bianco, con fasce in musaico nero. Questi pavimenti si trovano a m. 4,25 sotto il piano stradale.
Giuseppe Gatti.
Per i lavori di ampliamento delle officine elettriche in prossimità di porta Pia, sono stati scoperti altri avanzi di muri laterizî spettanti ad antiche fabbriche private: e fra la terra si sono raccolti un pilastrino scorniciato, di marmo bianco, alto m. 0,39 X 0,24 X 0,05, ed un rocchio di colonna in portasanta, finamente baccellato, lungo m. 0,33 col diametro di m. 0,44.
Giuseppe Gatti.
La SRTO attivata la trazione elettrica con filo aereo sulla diramazione da porta Pia per il Policlinico.
Presso l'ingresso alla villa Patrizi, costruendosi una fogna, alla profondità di m. 0,60 si è incontrato un grande pavimento a lastroni di marmo, per la lunghezza di otto metri; e presso il medesimo è stato scoperto un avanzo di altro pavimento, a musaico grossolano, in scaglie di selce. Fra la terra si è trovata una base rotonda di colonna, che ha il diametro di m. 0,60.
Giuseppe Gatti.
Eseguendosi un cavo per condottura del gas sul viale Castro pretorio, in corrispondenza della terza torre a destra di porta Pia, si è incontrato, a m. 0,60 sotto il piano stradale, un avanzo di pavimento a musaico bianco e nero, di fattura grossolana e senza ornati. Fra la terra sono stati raccolti tre lastroni di marmo e due frammenti di cornici.
Questi resti spettano allo stesso antico edificio, di cui nello scorso anno si trovarono circa lo stesso luogo altri avanzi (cfr. Notizie 1900, pag. 255).
Giuseppe Gatti.
Sterrandosi nell'area della villa Patrizi, per la costruzione di un villino, sulla strada che da porta Pia conduce al Policlinico, sono stati scoperti, al piano della via moderna, gli avanzi di un'antica scala in muratura, con quattro gradini rivestiti di lastre marmoree. La larghezza della scala è di m. 2,65; i gradini sono larghi m. 0,29 ed alti m. 0,17. Di fianco a questa scala si rinvennero due statue marmoree. La prima, alta m. 0,85, rappresenta una Musa, seduta su di una rupe. È di assai mediocre lavoro: mancano la testa e la mano destra. L'altra è una figura femminile, vestita di tunica e peplo, alta m. 1,85. Mancano la testa e le braccia, che erano lavorate a parte ed impernate.
Giuseppe Gatti.
Costruendosi un nuovo villino nell'area dell'antica villa Patrizi, in immediata prossimità di quello in cui nello scorso anno si rinvennero due statue in marmo (cfr. Notizie 1903, pag. 60), ne sono state recuperate altre due, alla profondità di m. 6,50 dal piano di campagna. Una (alt. m. 1,10) è in marmo lunense, acefala, e mancante della metà inferiore delle gambe e di una parte degli avambracci. Rappresenta un oratore seduto, avvolto nel pallio che gli lascia scoperto il petto e dalle spalle scende ai lombi, ripiegandosi poi sul ventre e sulle ginocchia. Nella destra posata sul grembo stringe un rotolo; la figura ricorda il così detto Demostene del Louvre.
L'altra (alt. m. 1,40), in marmo greco di grana sottile e tinta calda, è parimenti seduta ed acefala; la testa era lavorata a parte ed inserita nel collo. Mancano il braccio destro, l'avambraccio sinistro, ed il piede destro. La figura è avvolta nel manto, che si aggruppa con bel partito di pieghe; ed aveva la gamba destra protesa in avanti, mentre la sinistra è alquanto ritirata indietro, per modo che il piede sta col tallone sollevato. Rappresenta forse un poeta: sembra infatti che con la mano sinistra sì appoggiasse ad una cetra, e con la destra tenendo il plettro si rivolgesse verso l'istrumento, come nella celebre statua di Anacreonte, già Borghese, ora a Copenaghen. Nella fronte del masso rettangolare, su cui siede il personaggio, e in vicinanza del piede sinistro, v'è inciso il nome dell’artefice che scolpì la statua. Quest' autore è sconosciuto, ed appartiene all'epoca ellenistica romana.
Giuseppe Gatti.
Nella stazione dei trasformatori elettrici, tra il Corso d'Italia e il Castro Pretorio, alla profondità di m. 4,80 si è rinvenuta una fistola acquaria in piombo, che porta scritto il nome del proprietario della condottura: P POSTVMI HECTORIS Ivi stesso sono stati scoperti i resti di due pavimenti, in lastre di marmo bianco, sovrapposti l'uno all'altro; e sotto a questi si è incontrato un piccolo cunicolo, largo m. 0,30, rivestito anch'esso di lastre marmoree.
Giuseppe Gatti.
Per alcuni movimenti di terra eseguiti nello Stabilimento per la luce elettrica, nell'area dell'antica villa Patrizi, sono stati trovati due capitelli marmorei, d'ordine corinzio, in cattivo stato di conservazione, alti m. 0,76 col diam. di m. 0,55; un frammento di colonna strigilata, in marmo giallo brecciato, aito m. 0,85, col diam. di m. 0,40; cinque basi di colonne, di vario diametro, in gran parte guaste.
Giuseppe Gatti.
In occasione delle Olimpiadi, per ragioni di decoro, gli ex voto dell'edicola di via del Policlinico, vengono rimossi e spostati al Santuario del Divino Amore. L'immagine sacra viene spostata in una cappellina costruita a pochi metri.
Presso la Posterula Nomentana delle Mura Aureliane, viene scoperta una grossa crepa. Il tratto viene provvisoriamente isolata con pannnelli di truciolato.
Presso la Posterula Nomentana delle Mura Aureliane, crolla il tratto di paramento laterizio settecentesco da poco transennato per la scoperta di una crepa. L'area viene ora consolidata tramite puntellamento.
Presso la posterula Nomentana delle di Mura Aureliane, crolla un nuovo tratto di paramento laterizio adiacenti alla porzione già oggetto di un crollo e successivo consolidamento.
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Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II
1965 edifici
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Madonna del divino amore presso il Castro Pretorio
1944 edicole sacre
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Targa in memoria della Linea Elettrica Roma Tivoli
1932 targhe
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Palazzo Ministero dei Lavori Pubblici
1911 edifici
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Palazzo delle Direzione Generale delle Ferrovie dello Stato
1907 edifici
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Villino Fraknói
1894 villini
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Lapide del 1752 sulle mura del Castro Pretorio
1752 targhe
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Stemma di Pio IV presso porta Nomentana
1564 targhe
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Castra Praetoria
20 archeologia
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Sepolcro di Villa Patrizi
0 sepolcri
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Sacrario del Museo storico dei bersaglieri cappelle
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Porta Nomentana
porte
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Posterula Nomentana
porte
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Sepolcro Haterius
sepolcri
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Stemma di Pio II sulle mura aureliane presso via Montebello
targhe
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Torre delle Mura Aureliane a Viale del Policlinico
torri
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Stemma di Niccolò V a Viale del Policlinico
targhe
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Posterule presso il Castro Pretorio
porte
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Mausole di Villa Patrizi
sepolcri
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Monumento ai caduti dei ferrovieri nella prima guerra mondiale
memoriali
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Cave di Tufo nero di Villa Patrizi
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Domus di Villa Patrizi
domus
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Porta Pretoriana dei Castra Pretoria
porte
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Palazzo della SIDA
edifici
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Villino hertha
villini