Storia
CronologiaIl censore Gaio Flaminio Nepote inizia la costruzione di una nuova strada consolare che collega Roma con l'Italia settentrionale, unificando e risistemando vari tratti preesistenti nei territori di Veio, Capena e Falerii.
Si conclude la costruzione della via Flaminia. La strada inizia il suo itinerario dalla Porta Fontinalis delle Mura Serviane, nei pressi del Campidoglio, per poi proseguiva verso Ponte Milvio.
Costantino marcia verso Roma. Sulla via Flamina, secondo la leggenda, ha la visione di una croce con la scritta “In hoc signo vinces”, interpretata come promessa divina di una vittoria. Massenzio nel frattempo aveva fatto abbattere il ponte in calcestruzzo costruendo accanto uno di barche, in modo da creare una trappola per l'esercito nemico.
Battaglia di Ponte Milvio. Le truppe di Costantino sconfiggono quelle di Massenzio, che viene ucciso.
Costantino entra a Roma da porta Flaminia e riceve il trionfo dal senato e dal popolo romano.
Esondazione del fiume Tevere che entra da Porta del Popolo, giungendo ai piedi del Campidoglio.
I ruderi dell'Arco di Malborghetto sono trasformati in un casale, circondato da un piccolo borgo o castrum fortificato, chiamato Burgus S. Nicolai de Arcu Virginis.
In pratis apud pontem milvium (l'attuale largo Cardinal Consalvi) papa Pio II incontro il cardinale Bessarione, giunto a Roma con la testa dell'apostolo Andrea, dono dell'ultimo imperatore di Bisanzio Tommaso Paleontologo. Dal ponte Milvio parte poi un corteo che condusse la reliquia nella basilica di San Pietro. Sul posto dell'incontro, verrà realizzata un'edicola con la statua di sant'Andrea.
Carlo VIII di Francia, ottiene dal papa Alessandro VI il permesso di entrare a Roma. Dopo aver attraversato il Tevere a Ponte Milvio, entra con le sue truppe da porta del Popolo, dove riceve in dono le chiavi di tutte le porte di Roma. Prende poi alloggio nel palazzo del Cardinale Barbo.
150 Mercenari Svizzeri dal Canton Uri sotto il Comando del Capitano Kaspar von Silenen, dopo avere percorso un lungo e tortuoso cammino lungo quasi 800 km, entrano a Roma dalla Porta del Popolo. Giunti al Vaticano, sono benedetti dal papa Giulio II, che li aveva arruolati per diventare guardia pontificia.
Il cardinale Antonio acquista un terreno con un modesto casale situato tra la valle a sud del Monte San Valentino e un viottolo non distante da via Flaminia. Qui realizza sua residenza estiva (che poi sarà chiamata Vigna Vecchia e su cui verrà costruito il casino nobile di Villa Giulia).
Antonio Bosio riscopre ed esplora una catacomba alle falde del Monte Cacciarello a via Flaminia.
La Regina Cristina di Svezia giunge a Roma e viene ospitata a Villa Giulia.
La Regina Cristina di Svezia, dopo aver passato alcuni giorni a Villa Giulia per riposarsi dal lungo viaggio, entra trionfalmente a Roma da Porta del Popolo.
Durante i lavori di ampliamento della via Flaminia in vista del Giubileo, alcuni operai che cavavano delle pietre scoprono una tomba completamente intatta con un importante ciclo pittorico e al suo interno due sarcofagi contenenti resti umani. Un'iscrizione riporta il nome del proprietario, Quinto Nasonio Ambrosio, appartenente alla famiglia dei Nasoni.
Entrano da Porta del Popolo le truppe del generale Michele Carascosa, avanguardia dell'esercito di Murat.
Un donatore anonimo garantisce l'affitto per tre anni del piano superiore di un ex granaio fuori Porta del Popolo, per ospitare le funzioni religiose della comunità anglicana.
Comincia l'assedio francese di Roma. Il generale Oudinot (che aveva invece annunciato per il 4 giugno la data di riprese delle ostilità), attacca dal versante del Gianicolo. Alle 3 del mattino, la colonna del generale Mollière (affiancata da una seconda colonna, condotta da Levaillant), fa saltare alcune mine nel recinto della Villa Doria Pamphilj, scacciando gli assai sorpresi difensori. Da lì prosegue contro Villa Corsini, dove si sono rifugiati i circa 200 fuggitivi difensori del primo caposaldo, insieme a pochi bersaglieri del Pietramellara e al battaglione del Galletti. Tutte le forze romane, dopo tre ore di combattimenti, ripiegano a Villa del Vascello. Garibaldi verso le 5 del mattino assalta Villa Corsini, prendendola alle 7:30 per poi esserne di nuovo scacciato, nel giro di un'ora con ingenti perdite. Seguono vari assalti delle truppe garibaldini, con un'ultimo tentativo nel tardo pomeriggio, nel corso del quale sono feriti Emilio Dandolo e Goffredo Mameli. A sera, dopo 16 ore di combattimenti, le posizioni sul Gianicolo erano divise fra i francesi, che si fortificavano alla Doria Pamphilj e alla Corsini e i romani, attestati al Vascello, ultima posizione prima delle mura di Roma.
Candido Valli acquista Vigna Cini (già del Monte) e la rivende dopo pochi mesi dopo alla Società Anglo Romana, che intende qui creare i nuovi impianti per la produzione e lo stoccaggio del Gas, necessario all'illuminazione della zona nord di Roma.
Per soddisfare l'accresciuta domanda di gas, la Società Anglo Romana inaugura sulla via Flaminia (dove sorgeva la casina di Villa Cini) una nuova officina del gas, detta “del Popolo”.
il Consiglio Comunale approva uno schema di Piano che prevede l’espansione urbana soprattutto verso est. Il voto del Consiglio dà ragione a chi, come Q. Sella o Monsignor De Merode sostiene da tempo che la città debba svilupparsi “verso l’altipiano orientale dove migliori sono le condizioni igieniche, più piacevoli le viste, più fermo e asciutto il suolo”. Banche piemontesi e genovesi, imprese romane hanno investito su molti terreni in questa direzione. In questa direzione, lungo via XX settembre, erano stati localizzati, secondo le indicazioni di Q. Sella, i Ministeri delle Finanze e della Guerra In seguito lungo la stessa direttrice ne verranno localizzati altri (Agricoltura e Foreste, Lavori Pubblici e Trasporti, Lavoro) ma altri ancora saranno costruiti in parti diverse della città (Grazia e Giustizia a via Arenula, Istruzione a Trastevere, Marina a via Flaminia, Interni al Viminale).
Inaugurata la linea tramviaria a cavalli lungo la via Flaminia. Si sviluppa a binario unico, con scartamento ordinario di 1445 mm, sul lato destro della via Flaminia uscendo da Roma, con due raddoppi intermedi ed uno sviluppo di circa 2800 metri fino all'imbocco di ponte Milvio.
La struttura è stata realizzata da Ernesto Emanuele Oblieght, proprietario di terreni lungo la via Flaminia (che usa come campo prove) ed imprenditore nel campo delle costruzioni ferro-tramviarie, che aveva costituito una società, l'Impresa Tramways (con capitali forniti da una finanziaria belga, la Société d'Entreprise) e ottenuto dal comune la concessione per la futura linea.
La Impresa Tramways, dopo il successo della tramvia a cavalli di via Flaminia, prolunga il binario al di là del Tevere, oltre ponte Milvio, per consentire un veloce trasporto dei materiali da costruzione dalle sue cave a Grottarossa, nell'edificazione del quartiere Prati.
Vengono realizzati due nuovi raddoppi intermedi. Il deposito delle vetture è realizzato a circa due chilometri da piazza del Popolo, in località villa Massani (circa all'altezza dell'attuale palazzetto dello sport).
Presso il punto ove la via Flaminia attraversa il fosso di Prima Porta, il sig. cav. Piacentini ha scoperto gli avanzi di un nobile mausoleo rotondo, riccamente ornato di marmi. Sembra che avesse un portico esastilo, essendosi già ritrovati cinque piedistalli di colonne isolate. Queste erano di porta santa. In un frammento della trabeazione, finamente intagliata, rimangono le lettere: GELLI TI L MENO secondo la trascrizione che ne ho ricevuta.
Vi sono poi cinque piedistalli e cinque basi di colonne isolate; molti tronchi di colonne di giallo brecciato; parecchie centinaia di frammenti di affricano e di sculture diverse in marmo lunense, i quali ultimi frammenti furono estratti da un nucleo di costruzione medioevale.
Rodolfo Lanciani.
Portati ornai da qualche tempo a compimento i lavori della porta Flaminia, non essendovi più luogo ad aspettarsene altre scoperte, a noi corre il debito di ripigliare e concludere la esposizione dei marmi scolpiti o scritti, che ne tornarono in luce. Non molto, in vero, ci resterà ad esporre: perciocché i monumenti di cui si tratta, col venire adoperati ad infarcire i torrioni di Sisto IV, furono sì crudamente rotti e malconci, che per lo più dai loro frammenti, e dalle parti scompagnate e disperse non può ricavarsi la forma primitiva dell'edilìzio al quale appartennero, o veramente il senso ed il tenore del testo epigrafico da cui furono spezzati.
Prendendo a considerare con attenzione i molti e grandi frammenti di membri architettonici, che per cura di questa Commissione si conservano presso la piazza del Popolo, dietro l'emiciclo dirimpetto al Pincio, da un occhio esperto con facilità si ravvisa, come oltre un certo numero di marmi e pietre, appartenenti a piccoli edilizi sepolcrali, ed altre memorie funebri di vario genere, vi siano parecchie parti di tre sepolcri di granmole, e di architettura ornatissima, che si elevarono già sui margini della via Flaminia, iu prossimità della porta omonima di Aureliano, della quale ci fu dato rivedere le vecchie torri onoriane.
Due di cotesti monumenti erano di forma quadrata, ed uno di forma circolare. Di questo ultimo furono ricuperati moltissimi avanzi, sì del rivestimento del corpo rotondo, tagliato a bugne piane; e sì della base, con le sue modanature vagamente intagliate. Non può quasi esser dubbio, che tali avanzi non debbano assegnarsi a quel monumento medesimo, il cui massiccio notammo essere segnato nella pianta del Bufalini, pochi passi fuori della porta Flaminia, a sinistra; e che perciò dovea esistere ancora nella seconda metà del secolo XVI.
Vi si acconciano e le dimensioni ed il grado di curvatura di più marmi che possediamo, dei quali più sotto si darà in succinto la descrizione. Se questo monumento ebbe, come quello di Cecilia Metella, un gran cartello nell'alto con la iscrizione, può darsi che nel medesimo stesse infìssa, o la epigrafe di Quinto Trebellio Cattilo, questore della Gallia narbonese, circa i tempi di Claudio3; o quella di Caio Gallonio, e del prefetto del pretorio Quinto Marcio Turbone, dell'età di Adriano; ovvero una terza, che daremo nell'articolo presente: giacche tutte e tre queste lapidi, essendo in forma di cartello, ed essendo massicce e grandissime, poteano bene adattarsi ad un sepolcro rotondo di vasta mole.
Di un altro monumento di forma quadrata, e molto decorato anche questo, si hanno pure alcuni frammenti estratti dai muri della torre sinistra. Dalle medesime strutture essendosi ricavata ad un tempo anche la iscrizione del console Lucio Nonio Asprenate, che ricorrea, come sembra, sul fregio dell'edilizio, non sarà forse improbabile congettura il supporre, che a tale cospicuo personaggio avesse appartenuto il monumento di cui si tratta.
I molti marmi scolpiti, che per suoi rivendica il terzo edifizio, alla natura istessa delle loro rappresentanze, dichiaransi adoperati nel sepolcro di un qualche rinomato agitatore circense. Avvertimmo già da lungo tempo, che in cotesti marmi si hanno per certo a riconoscere gli avanzi del mausoleo di Publio Elio Gutta Calpurniano, auriga fortunato e famoso, dei tempi forse di Adriano, o dei primi Antonini: monumento che durava ancora nel secolo VIII, poco al di fuori della porta Flaminia, siccome raccogliesi dall'Itinerario Einsiedlense, il quale registra la lunga iscrizione di detto sepolcro immediatamente dopo la legge di Marco Aurelio, e di Severo Alessandro, concernente la esazione dei dazi, che stava collocata dinanzi la medesima porta.
La suddetta iscrizione, che sembra mancare di qualche parte e che dal compilatore dell'itinerario non fu descritta con piena esattezza, è stata di poi presa a disamina, e dottamente supplita dal Friedlaender: qualche nuova osservazione vi aggiunse in appresso anche il Wilmanns.
Insieme colla coincidenza del luogo cospira nell'appropriazione teste accennata eziandio la considerazione della forma del monumento. Perchè i frammenti che abbiamo icuperati del sepolcro dell'auriga si acconciano a formare un monumento quadrato: e che tal fosse quello di Calpurniano ce lo dà ad intendere il fatto, che l'autore dell'itinerario suddetto trascrisse, dividendola in tre parti, la epigrafe del mausoleo; apponendo alla prima la indicazione in ipsa via flaminia; alla seconda: item ibidem in ipso monumento; e medesimamente alla terza: item in ipso monumento: con che si viene a fare intendere, che le tre divisioni della iscrizione appellano a tre lati del monumento; rimanendone forse priva soltanto la parte posteriore di esso.
Cosa tanto più verisimile, in quanto che sembra evidente, che il descrittore abbia, per inavvertenza, trasposto l'ordine delle leggende, siccome i recenti espositori di questa lapide hanno saviamente osservato: il che in effetto potea facilmente intervenire copiandosi, dopo la iscrizione della fronte, prima quella del lato sinistro, e poi quella del lato dritto. Opinò per tanto il Wilmanns, che la epigrafe fosse incisa su di una base quadrata: ma di presente ci sembra possa affermarsi ch'ella si leggesse in diversi lati del monumento. Accennammo noi già, che avremmo tentato di dare in disegno un'idea dell'insieme di questo edilizio, traendo profitto dai frammenti superstiti, che spettano sicuramente al medesimo. Ma, chiamati tutti questi pezzi a rassegna, abbiamo veduto, che la sola parte inferiore e media di esso erano capaci di un ristauro, che quasi non ammetta dubbiezza; laddove quello della parte superiore avrebbe a riuscire di necessità più o meno arbitrario. Si aggiunge, che un grande marmo coi nomi di tre cavalli, appartenuto di sicuro alla struttura di detto sepolcro, per la mancanza assoluta di qualunque parte corrispondente non si potea ravvisare dove, o in qnal modo vi fosse stato inserito.
Laonde ci è sembrato più savio partito il restringerci a farne una descrizione succinta, che valga a dare un'idea della forma e della sontuosità di questo funebre monumento. Sorgeva dunque il sepolcro, di forma rettangola, su di un basamento riccamente intagliato, di cui possediamo alcune parti, che più sotto ricorderemo. Si ergeva su questo una mole quadrata, nei lati, o specchi, della quale erano scolpite di basso rilievo, una per lato, le quadrighe correnti, nel momento decisivo di girare le mete. Di cotesti rilievi abbiamo undici frammenti, spettanti a tre quadrighe diverse: indizio anche questo che, raffrontandosi con quello della iscrizione divisa in tre parti, può confermare il sospetto, che il lato posteriore del monumento non fosse così riccamente decorato come i tre più esposti alla vista dei passanti. Dicevamo testé, che in ciascuno dei lati figurava una sola quadriga.
Ne può credersi altrimenti al considerare, che ciascuna quadriga, eseguita nella proporzione di circa due terzi del vero, occupa una larghezza di metri 4,45, compresivi i due pilastri che racchiudono la composizione. Con cinque frammenti, che benissimo si ricommettono, abbiamo potuto formare pressoché intera una quadriga. Con franco e maestrevole artificio, sebbene di lavoro non molto accurato (trattandosi di cosa da osservarsi ad una certa distanza) vi si esprime la foga e l'ansietà dei cavalli anelanti alla meta, incalzati dal flagello dell'auriga; le vene si gonfiano per lo sforzo sotto i muscoli dei focosi animali.
Nell'armatura dei cavalli è notabile quella striscia di cuoio che ne stringe i garetti delle zampe anteriori, onde ovviare ai danni di qualche sforzo anormale e soverchio; prattica non ignota alla moderna ippiatria, ma che in fatto di antichi monumenti non rammentiamo di avere osservato altrove. Della figura dell'auriga si è pur conservata una buona parte, ma senza la testa.
Essendosi nel medesimo luogo trovata una testa di cavallo circa il vero, di tutto rilievo, simile di stile e di arnese a quelle dei cavalli, possiamo di buon dritto inferirne, che una marmorea quadriga di tutto rilievo, guidata senz'altro dalla figura di Calpurniano, dovea formare il corona-mento dell'edifizio sepolcrale. Resterebbe quindi ad immaginarsi soltanto quel piano del monumento che servia di sostegno alla quadriga medesima: ma questa parte, nella quale, secondo noi, si leggeva la triplice iscrizione, sembra essere al tutto scomparsa ; il che non ci ha consentito di eseguire in disegno il ristauro di questo nobile mausoleo; facile del resto, e sicuro.
Che un semplice auriga si facesse un sepolcro di tanta magnificenza, ed in luogo sì cospicuo della Flaminia, ninno potrà meravigliarsene, il quale ricordi le ingenti somme che sovente fruttavano agli aurighi le loro vittorie ; secondo impariamo, non meno da classiche testimonianze, che dalle loro stesse iscrizioni. Ed ecco il monumento di un auriga, il quale con la sua sontuosità ci dimostra, come costoro, gonfi dell'aura popolare che li esaltava, si argomentassero di perpetuare, col fasto dei loro funebri marmi, quella vana rinomanza e quel grido, che gli avea lusingati, accompagnandoli durante la vita, ma l'eco del quale non dovea durar lungo tratto di là dalla tomba.
Ennio Quirino Visconti, Carlo Ludovico; Vespignani.
Rimosse appena alcune difficoltà, le quali aveano fino ad ora impedito, che si recasse a fine l'escavazione delle fondamenta del bastione sinistro della porta flaminia:, la nostra Commissione ha dato opera ad eseguire al più corto quel tanto che restava da farsi, onde l'esplorazione potesse aversi per esaurita: talché a noi si appartiene di ripigliare ornai la interrotta descrizione di quel notevole complesso di monumenti, che tornava in luce mediante la demolizione dei due bastioni di Sisto IV, che fiancheggiavano la detta porta, e racchiudeano nella loro struttura, più o men conservate, le antiche due torri delle mura imperiali.
Rammentiamo di volo, aver noi nel primo scritto chiarito ad esuberanza, che la porta flaminia delle mura suddette non ha mai cangiato di situazione, checche i topografi ne abbiano detto e disputato in contrario ed abbiamo allora notato, come la esistenza delle due torri rotonde, di costruzione onoriana, entro i bastioni del secolo XV, ne forniscano una delle prove più sicure e palpabili: alle cose dette aggiugniamo, che per cura dell'ufficio nostro, e per uso di quegli eruditi che non furono testimoni di sì rilevante scoperta, si fecero cavare, e conservansi nella residenza della Commissione, le vedute fotografiche del sinistro bastione, già disfatto nella parte anteriore, e che mostra l'antica torre laterizia incastrata nello interno di esso.
Sui primi adunque dell'agosto passato si pose mano alla escavazione di cui si, tratta, la quale venne profondata per circa 6 metri sotto il piano attuale del suolo. Si è veduto, che il fondamento di quel bastione constava di sei ordini di marmi antichi, lisci o scolpiti, cui sottostava un ordine alquanto sporgente di travertini; piantando il tutto sopra di una platea solidamente murata di scaglia di selce.
La massa interna di quel fondamento era fatta in gran parte con pezzi di tuta, misti a frammenti di marmi, fra i quali si trovarono ancora dei pezzi scritti, o scolpiti. Il frutto ritratto da cotesti lavori, che durarono circa 15 giorni, può dirsi considerevole: giacche, oltre i non pochi massi di marmi lisci che furono ricuperati alcuni dei quali contrassegnati con le marche di cava, se ne cavarono: un grande e notabile epitaffio, in parte mancante, che or ora divulgheremo; molti grandi massi di marmi intagliati, appartenuti, come quelli anteriormente scoperti, ai prossimi sepolcri della flaminia; parecchi pezzi di scultura figurata; e diversi frammenti di cospicui titoli sepolcrali, e di altre iscrizioni. Dobbiamo avvertire, che non vi si è punto ritrovata l'antica iscrizione con le lettere IT AD VS che il Ficoroni avea veduto, nel 1706, a fianco del bastione sinistro, ben venti palmi sotto il livello del suolo: eppure quella fiancata fu demolita a profondità anche maggiore, fino all'infima platea su cui piantava.
Ennio Quirino Visconti, Carlo Ludovico; Vespignani.
In vista dell'allargamento della via Flaminia, Candido Valli, proprietario del casino di Villa Altemps, avvia le demolizione cedendo i marmi della facciata al Comune di Roma, che li deposita all'interno di Villa Borghese.
L'ispettore sig. march. G. Eroli mi fece tenere le seguenti notizie, sopra alcune scoperte avvenute fuori di Porta del popolo. Il mio concittadino e amico sig. cav. ing. Candido Valli di Narni, intraprese nel 1881, in compagnia di altri soci, ad innalzare una nuova fabbrica qui in Roma fuori di Porta del popolo; ed è quella appunto che vedesi ancora in costruzione, situata con la parte postica vicinissimo all'ingresso della villa Borghese, e col prospetto a confine del marciapiede della via Flaminia, a destra di chi vada verso Ponte Molle.
Nello scavare le fondamenta di cotal fabbrica venne trovato un chiavicotto, di cui ignorasi il termine, alto circa un metro e mezzo, con terra nericcia da sembrare abbruciata, e ricoperto a capanna da alcuni grandi mattoni, non cotti, ma asciugati all'aria, aventi quasi nel mezzo il bollo della fabbrica. Furono anco trovati alcuni ignobili sepolcri, formati nello stesso terreno, similmente coperti da tegoloni, con alcune ossa e cranî, e i seguenti oggetti di poco o niuna importanza.
Alcuni blocchi di marmo e di travertino di varia grossezza, forma e misura. Molti piccoli balsamari di vetro splendidamente iridati; dei quali non furono conservati che due soli, mancanti del collo. Un ex-voto fittile rappresentante una mammella. Molte lucerne di creta ordinarie prive d'ogni fregio. Se ne nota una sola di pasta rossa finissima, ornata nella superficie da una corona di foglie, ed avente sotto al corpo il marchio della fabbrica PA. Molti frantumi di rustici vasi mescolati a terra; laonde lo strato superficiale di quel perimetro venne giudicato non naturale del luogo, ma formato con terra di trasporto. Un frammento di base di piccola statua di marmo, che ancora conserva un piede della medesima. Quattro iscrizioni latine, una delle quali venne trovata nel giugno dell'anno passato, e le altre nel febbraio del corrente.
La prima, in lastra di marmo, priva di cornice e di ogni fregio, alta cent. 26, e larga 34 dice: MEMIAE SABINE SANTISIME PATRON ELIBERTI CARISIME B M FECERVNT
La seconda è scolpita sulla tabella di un ossuario di marmo, ornato di bassorilievi di cattivo stile, alto col coperchio cent. 34, largo 35, grosso 251/2. Quest'ultimo è formato a timpano, con antefisse ai lati, figurate da due ricciuti mascheroncini. Nel suo mezzo scorgesi a bassorilievo un canestro, pieno di frutti, beccati da due informi pennuti, posti ai suoi lati, che per la lunga coda sono a tenersi forse per pavoni, animali rappresentati in altri monumenti di tal fatta. A basso sono incise alcune linee torte, ed in mezzo è un concavo circolare, del diametro di sei centimetri, con quattro piccoli buchi in fondo, per le offerte funebri. Nel prospetto è l'iscrizione chiusa in cornice: D M FELICI CONIVC ROGIA HELPIS BENE MERENTI FECIT
Sotto questa iscrizione, e nel mezzo, osservasi un' ara rotonda sostenuta da quattro piedi, con sopra un vaso ardente; ed ai lati di essa due grifoni acculattati, che torcono il grifo alla loro sinistra in sulla schiena, come per evitare la molestia della gran vampa della fiamma. I due spigoli anteriori sono occupati da capo a piedi per un tripode coperchiato; e ne' due specchi laterali sorgono due cespi vigorosi di foglie; l'urna è rotta e mancante, ma di poco, in alcune parti.
La terza epigrafe è mutila, ed incisa in frammento di marmo incorniciato, largo cent. 15, alto 14 1/2 con lettere: Q M VLPIV ET PA LIBER
La quarta in lastra marmorea alta 70 cent., larga 33, incorniciata e formata in cima a timpano un po' guasto, con antefisse ai lati sfigurate e rotte, e con una corona a lunghe bende posta nel mezzo, dice: D M P ANNIO GETHOSYNO AMICO OPTIMO VIXIT AN XXXX C TVRRANIVS STEPHANAS FECIT
A piedi sono due galli, l'uno rimpetto all'altro. Quello a sinistra tien col
becco una palma, l'altro a destra una corolla infettucciata. La corona del timpano è comunissima ad altri consimili monumenti, la rappresentanza dei galli più rara.
Dei mattoni con bollo uno solo si è recuperato intero, ed appartiene all'anno 126 dell'era volgare, ed è riportato dal comm. Descemet (Marques des briques n. 155). LBRVTTIDI AVGVSTALIS OPVS DOL EX FIG CAES N PROPET AMBI COS
In un cavo aperto nel mezzo della piazza del Popolo, sul prolungamento dell'asse del Corso, e fra lo sbocco di questa strada e l'obelisco, alla profondità di m. 4,00, è stato scoperto il selciato dell'antica via Flaminia.
Rodolfo Lanciani.
Nella vigna del sig. prof. Tassi, è stata scoperta una stela sepolcrale di travertino, alta m. 0,90, larga m. 0,85 con l' iscrizione: POTACILIVS P L HILARVS VOTACILIA P L MALCIS IN FR P XIV IN AGR P XIIX
Rodolfo Lanciani.
Il sig. march. G. Eroli, ispettore degli scavi in Narni, riferì intorno ad altri rinvenimenti avvenuti fuori di porta del popolo, sulla Flaminia, presso l'entrata della villa Borghese, nelle costruzioni fatte eseguire dal sig. Candido Valli suo concittadino ed amico.
Secondo il giudizio del relatore, la scarsezza degli oggetti nuovamente trovati, sarebbe stata compensata dal vantaggio per la topografia, se avessero potuto essere convenientemente studiati i resti di un edificio, che pel modo con cui furono condotti i lavori, vennero subito ricoperti e confusi nelle nuove fondamenta, alla distanza di circa ventisei metri dall' entrata della villa. Si notarono tre gradini, lunghi circa due metri; e presso di questi si raccolsero fusti di colonne, del diametro di m. 0,90, vari pezzi architettonici con decorazioni scolpite in rilievo, e due epigrafi marmoree.
La prima, frammentata, misura m. 0,32 X 0,30, ed è parte di latercolo militare. La seconda, incisa in un ossuario di marmo bianco, di m. 0,80X0,24X0,16, con busto di fanciullo, e con ornati architettonici, dice:
DIIS MANIBVS PRIMITIVO FECIT TI CAEPIO ALEXANDER CVM TYCHE CONIVG FILIO PIENTISSIMO QVI VIXIT ANNIS VIII MENSIBVS IIII
Furono pure scoperte varie anfore.
Rodolfo Lanciani.
Viene presentato il progetto per il raddoppio di via Flaminia con il Viale Tiziano.
Nelle fondamenta della casa posta sul fianco sinistro della Flaminia n. 48-53, sono avvenute le scoperte seguenti, giusta il rapporto del comm. Rodolfo Lanciani:
Sull'angolo nord-est della casa, sono tornate in luce costruzioni di tipo sepolcrale, e di maniera reticolata, orientate in modo da formare un angolo di circa 20° con l’asse della strada. A piedi di una di queste pareti, ed alla notevole profondità di m. 8,40, stava confitto nella creta vergine un vaso cinerario marmoreo, di sorprendente bellezza. Il vaso ha il corpo semisferico baccellato, con cornici, golette, scozie di fino intaglio: il coperchio a squame ha forma conica, con battente ornato di intagli di uguale perfezione.
Fra il corpo del vaso ed il coperchio è posta una grossa lastra battentata di piombo: due perni, che passano da parte a parte il labro del vaso, la lastra di piombo ed il battente del coperchio, saldano questo al primo, e ne rendono impermeabile il vacuo interno: precauzione non inutile per un cinerario, sepolto a profondità inferiore a quella del pelo magro del vicino fiume. Che cosa contenesse oltre le ceneri, non è possibile il dirlo, perchè fu violato e frugato dagli operai prima che sopravvenisse il ch. architetto Rodolfo Buti, direttore dei lavori. Ho visto soltanto i frantumi di una scatola o teca di avorio.
Alla distanza di circa 20 metri dall'angolo nord-est sunnominato, e al piede di muraglione di macigni di tufa, grosso 80 centimetri, si è rinvenuto nel proprio luogo un cippo marmoreo alto circa m. 1,25, largo 0,70, grosso 0,48, con due vani per cinerarî, ricavati nella grossezza del marmo. Stando ancora confitto in terra fino allo sporto della cornice, non posso dire se contenga iscrizione.
Procedendo di qualche metro verso sud, ossia verso la città, s'incontra un masso di muro compatto che rinchiude e nasconde un sarcofago. Questo è scolpito in marmo di Carrara; lungo m. 1,98, largo 0,72: è coperto con lastrone battentato, liscio, il quale lastrone è alla sua volta protetto da cappuccina di tegoloni bollati. I bolli son tutti dell’anno 123, ad eccezione di uno che reca: FELICIS DOMITIAE...
Nel mezzo della fronte si vede il clipeo col busto virile abbozzato: segue, ai due lati, una baccellatura a spirale: due figure stanti, sugli spigoli, e nei fianchi, ippogrifi di basso rilievo.
Spianandosi il terreno sotto i monti Parioli, per la nuova passeggiata Flaminia, al primo miglio dalla porta, nell'area corrispondente alla vigna posseduta prima dai religiosi Agostiniani, quindi dal comm. Bernardo Tanlongo, sono avvenute notevoli scoperte di antichità.
Imperocchè in primo luogo si è riconosciuto, che una vasta superficie è occupata in quel luogo da sepolcri, e pagani e cristiani, i quali, almeno in parte, speriamo possano essere scavati ed esplorati.
Secondariamente sono stati rimessi all'aperto avanzi delle fabbriche monumentali, che furono costruite nel secolo quarto presso il sotterraneo cimitero di s. Valentino. Le esplorazioni vengono fatte a cura dell'amministrazione comunale, sotto la direzione e la sorveglianza della Commissione archeologica. i
I sepolcri, che sono tornati in luce nei primi saggi di escavazione, sono stratificati a livelli diversi. I più profondi si trovano circa m. 2,50 sotto l'attuale livello della strada; e consistono in piccole celle costruite in laterizio. Una di queste celle è stata intieramente esplorata. La sua porta, con stipiti, soglia ed architrave di travertino, è rivolta ad occidente, guarda cioè verso la pubblica via. Nelle due pareti laterali ed in quella di fondo, sono aperte tre grandi nicchie in forma di arcosoli; dentro le quali è scavata una fossa rettangolare assai profonda, capace di contenere, uno sopra l’altro, quattro cadaveri, separati fra loro mediante tramezzi costruiti con tegoloni di terracotta.
La cella sepolcrale ora descritta servì più tardi a nuovi seppellimenti. Il pavimento fu rialzato fino all'altezza degli arcosoli, e tanto sul nuovo piano, quanto sulle fosse preesistenti, furono deposte casse mortuarie di terracotta, coperte con grandi tegoli. Nello stesso tempo, in tre luoghi diversi delle pareti furono aperti irregolarmente tre piccoli loculi, della forma dei colombarii, e dietro ognuno di questi venne murata un'ampia olla, che si trovò ripiena di ceneri e di ossa combuste. Fu pure costruito accanto alla porta della cella una specie di sarcofago, con opera laterizia; ed una piccola nicchia, che doveva contenere un vaso cinerario, fu aperta nell'alto della parete di fronte alla porta. Lo stucco nella parte inferiore delle pareti è bianchissimo ed assai fino: quello che segna i nuovi lavori nella parte più alta, è meno buono e più grossolano.
Di un'altra simile stanza sepolcrale, adiacente a quella descritta, si sono veduti in piccola parte i muri delle pareti; ma non è stata ancora disterrata.
Al di sopra di questi sepolcri pagani, si è trovata qualche tomba cristiana, spettante al grande cimitero, che dalla metà in circa del secolo quarto, fino al sesto inoltrato si svolse all'aperto cielo, attorno la basilica di s. Valentino. Di cotesto grande sepolereto, che certamente occupava un'area assai vasta, molti monumenti son tornati in luce in varie altre parti del terreno ; e consistono principalmente in sepolcri composti di grandi tegole di terracotta, in arche fittili deposte sotto il suolo, ed in sarcofagi marmorei collocati all’aperto. La chiusura dei sepolcri fittili, talora è fatta con grandi lastre di marmo, talora con tegoloni.
Dai vari movimenti di terra, e dalla demolizione del casino di vigna Tanlongo (che si è riconosciuto essere stato fondato e costruito, in gran parte, con marmi spettanti ai monumenti sepolcrali del luogo) provengono le iscrizioni ed i frammenti epigrafici, che sono dati qui appresso. Ho lasciato da parte tutti i minuti frantumi, sui quali rimangono soltanto poche lettere, e che al termine dell'escavazione dovranno essere studiati ed eventualmente ricomposti.
Parecchi marmi, taluni dei quali inscritti, furono tolti a monumenti pagani, ed adoperati per chiusura di tombe cristiane. Anche diverse pietre con iscrizioni cristiane del terzo e del quarto secolo, furono più tardi adattate a sepolcri dei secoli susseguenti, incisovi un nuovo epitaffio, talora sulla fronte stessa della lapide, talora nella parte opposta.
La grande arca marmorea, sulla quale leggesi il bell'elogio metrico sepolcrale, riportato al num. 40, fu trovata quasi a fior di terra ed a ridosso della collina, a circa m. 30 di distanza dall’ accesso alla cripta storica di s. Valentino. A poca distanza da quel sito, verso occidente, fu recuperata un'altra grande cassa di marmo, di m. 2,20 X 0,72 X 0,70, tnttora chiusa con un grande lastrone con battenti laterali, che era fissato con grappe di ferro impiombate. Non vi era iscrizione di sorta.
Tre altri sarcofagi sono stati finora rinvenuti. Uno di m. 0,70 X 0,40, è baccellato a strie ondulate. Sull'angolo sinistro della fronte ha scolpito in rilievo il buon pastore; sull'angolo destro la figura del fanciulletto che vi fu seppellito. Un altro sarcofago, similmente baccellato, reca nel clipeo centrale il busto di un personaggio con trabea consolare, che stringe un volume nella sinistra: al di sotto, cornucopia. Un terzo sarcofago ha pure rilevata nel clipeo la protome del defunto; due genii alati e volanti sostengono il clipeo medesimo, sotto il quale sono scolpiti due galli, di fronte l'uno all'altro. Agli angoli, due genietti nudi, uno dei quali suona il liuto, l'altro la lira.
Si è pure raccolto fra le terre: Un coperchio di grande ossuario marmoreo rotondo, tutto decorato con foglie d'acanto, sulle quali è un'aquila, che tiene stretta negli artigli una lepre; una piccola testa marmorea, alquanto danneggiata; una piccola base, sagomata, in alabastro; frantumi di sarcofagi con bassirilievi; una lucerna fittile, col busto di Igea in rilievo e la marca L MAR ME; un piatto di lucerna, con pantera rilevata; varie piccole lucerne semplici di bassa età.
Sono state continuate le escavazioni nel sito dell'antica basilica di s. Valentino, di cui si disse nelle Notizie del passato mese.
Alcuni muri tornati in luce sotto la collina, e come sembra, coordinati con quello scoperto nel sito dell’antico casino Tanlongo (cfr. Notizie cit. p. 448), gioveranno forse a chiarire il problema, circa la posizione di quel celebre santuario. Parecchie epigrafi sepolcrali, intiere o frammentate, sono state raccolte negli sterri, e vengono qui appresso trascritte.
Presso la stanza sepolcrale pagana, esplorata nel mese scorso, un'altra n'è stata sterrata; ove parimenti si rinvennero arche di terracotta, e loculi con olle cinerarie. A m. 6,00 di distanza dai predetti colombari, verso sud, si è trovata un'altra cella costruita a mattoncini di tufa, ma totalmente disfatta e manomessa in antico. Approfondato lo scavo fino a m. 5,00 dal piano di campagna, è tornato in luce un sepolero, composto di una cassa di piombo, lunga m. 2,00, larga m. 0,50, ed alta m. 0,35, coperta con tegoloni di terracotta. Conteneva lo scheletro ben conservato, che al contatto dell’aria si è quasi intieramente disfatto. La cassa plumbea era assai consumata; e dentro di essa non si è trovato altro che una moneta di bronzo, portante l'effigie di Faustina.
Nello sterro di questo sepolcro, sono state trovate le poche iscrizioni pagane che seguono, e niuna cristiana; cosicchè possiamo quivi determinare e ricononoscere il limite, tra il gruppo delle tombe che fiancheggiavano in questo sito il margine destro della Flaminia, e il sepolcreto cristiano del secolo IV e seguenti, il quale si estende a sud delle tombe predette.
Rimuovendo le terre presso il muro con le basi di colonne, descritto precedentemente (p. 443), e dentro l’area del sepolereto cristiano, è stato trovato questo avanzo di da tavola arvalica, che servì alla costruzione di un sepolcro di tarda età, od ai restauri della basilica.
Giuseppe Gatti.
L'esplorazione tanto dei sepolcri pagani, che della basilica di s. Valentino e del circostante cimitero cristiano, al primo miglio della Flaminia, intrapresa nel luglio decorso (cfr. Notzie 1888, p. 440 e 500), è stata proseguita nei mesi di settembre ed ottobre, ed ha dato i risultati seguenti.
Fra le due stanze di sepolcri pagani, già descritte precedentemente, ne sono state sterrate altre due; le quali formano con le prime una linea continua, ed hanno tutte la porta verso occidente, cioè verso il margine destro dell'antica via Flaminia. Ambedue le camere ora sooperte sono costruite in laterizio, ed hanno nei quattro lati fosse profonde (formae), capaci di più cadaveri: i quali erano sovrapposti l'uno all'altro, e separati da tramezzi orizzontali formati da grandi tegoli. I bolli improntati sopra alcuni di questi fittili, sono tutti circolari, e portano le leggende.
Il colombario più prossimo a quello, che fu scoperto nel mese di luglio, è privo di qualsiasi decorazione. Nella parete di fondo ha una piccola nicchia, destinata forse ad un vaso cinerario. L'altro colombario, ad esso contiguo, ha parimenti una nicchia nel fondo, ma alquanto più ampia: sullo stucco vi erano dei dipinti, dei quali rimane soltanto la figura di un pavone. Il pavimento di questa stanza era decorato di musaico a chiaroscuro, in gran parte perito. Nel mezzo v'era un disco ripieno di piccoli rombi, per metà bianchi e per metà neri; ai lati, due grandi festoni ed un cratere, sul cui orlo è posato un uccello.
Alla distanza di m. 37,50, verso nord, dal predetto gruppo di sepolcri, cioè più di m. 50 dal muro della basilica di s. Valentino, e del tutto fuori dell’area del cimitero annesso alla basilica medesima, si è rinvenuta un'altra tomba, di singolare costruzione, perfettamente conservata nel suo stato primitivo. Si compone di una stanza quadrilunga (m. 3,15 X 2,20), costruita in mattoni e tufi: nel mezzo vi era una grande arca, costruita anch'essa in laterizio, e foderata all’interno con lastroni di marmo, i quali evidentemente erano stati tolti da un preesistente monumento, essendo ornati di cornice e di altri intagli architettonici. Il loculo era coperto da una enorme tavola di marmo, parimente scorniciata, lunga m. 2,15, larga m. 1,10. Su questo coperchio era stata costruita una specie di gradinata piramidale, composta di cinque ordini; i quali venivano restringendosi verso l'alto, fino a formare un rettangolo di m. 1,80X0,34.
Aperto il sepolcro, vi si rinvenne il cadavere totalmente disfatto e ridotto in polvere. Esaminato diligentemente il terriccio, fu constatata la presenza di alcune scheggie di legno, e si raccolsero parecchi chiodi di ferro: onde risultò, che il defunto era stato tumulato entro una cassa di legno. Nel posto corrispondente ai fianchi del defunto, si trovarono gli avanzi di una ricca cintura.
Sono questi: a) un fermaglio quasi circolare, d'argento, con suo ardiglione, lungo millim. 48: il diametro maggiore della fibbia è di millim. 40, la grossezza millim. b) una laminetta quadrilunga, d'argento, (millim. 45 X 30) con due piccoli chiodetti rilevati sopra una faccia; c) due ornamenti in forma di aquile, le cui teste sono rivolte in senso opposto. La piastrina di fondo è d'oro; e sovr'essa è saldata con stagno un’altra piastrina d'argento, che porta un gancio per esser fermata alla cintura. D'oro è pure il contorno e il rilievo, che disegna le aquile: fra le linee del disegno, sono inseriti pezzi di granate scure trasparenti, che armonizzano con bellissimo effetto. L'altezza di cotesti cimelii è di millim. 46, la maggior larghezza millim. 27.
La forma del sepolcro e gli ornamenti in esso raccolti, non convengono ad età anteriore al secolo sesto o settimo dell'era nostra.
A sud poi dagli avanzi della basilica cristiana, sono state praticate alcune indagini, che hanno fatto tornare a luce, in piccolo spazio di terreno, otto o dieci antichi sepolcri, formati di tegoloni e coperti alla cappuccina. Trovandosi a pochi centimetri di profondità sotto l'odierno piano di campagna, erano in gran parte guasti e rovinati.. Quasi tutti: erano di piccole dimensioni, e vi si rinvennero ossa di fanciulli e di bambini. In uno di cotesti sepolcri si raccolse un piccolo orecchino d’oro, ed un frammento di sottile catenina, parimente di oro. In un altro furono recuperati parecchi grani di collana d'ambra: ed alcune monete di bronzo, corrose ed ossidate, furono trovate in altre tombe del medesimo gruppo.
In quanto agli edificî cristiani, è stata intieramente sterrata l'area frapposta tra la collina ed il muro con basi di colonne, descritto nelle Notizie 1888, p. 443. Si è trovata a ridosso dei Parioli una costruzione laterizia, che forma il fondo come di un'ampia sala, di cui un muro laterale è perfettamente in linea con le predette basi di colonne. Nel mezzo della parete di fondo trovasi una piccola abside, che ha nel centro il nucleo di un basso pilastro, il quale sembra aver sostenuto la mensa di un altare. L'abside era intonacata; ma lo stucco è quasi totalmente caduto. Sopra alcuni laceri avanzi di esso, veggonsi tracciate a colore rosso alcune lettere di un'iscrizione, che girava per tutta la curva dell'abside, in una sola riga.
Tutto ciò rende certo, che cotesti avanzi di costruzione appartengano veramente ad una parte della basilica di s. Valentino, qual'era dopo i restauri ch'ebbe nel secolo VII per opera del papa Onorio è del papa Teodoro. Imperocchè il genere piuttosto grossolano di fabbrica, mentre non conviene alla metà del quarto secolo — epoca nella quale il santuario fu edificato dal papa Giulio —, può benissimo attribuirsi al secolo settimo, presentando tutti i caratteri di quel tempo. È da notare però, che gli anzidetti due muri paralleli non sono di eguale grossezza; nè destinati al medesimo scopo. Quello a nord sorge alto sul pavimento dell'edificio, ed è largo circa m. 0,50. Quello opposto, che serviva a sostenere le colonne, e non s' innalza oltre le basi di queste, è largo m. 1,50 (cfr. Notizie 1888, p. 443). Laonde è da credere, che questa fila di colonne fosse quella della navata sinistra della basilica, e non della navata destra, come sembrò da principio (cfr. Notizie 1. c.); ed il muro ad essa parallelo, è da tenersi per un avanzo del lato settentrionale della basilica stessa.
A piccola distanza dall'estremità del muro di sostegno delle colonne, è stato scoperto un lungo ‘corridoio, costruito in mattoni, largo m. 1,25, al quale si discende per due gradini, posti presso la base dell'ultima colonna. Siffatto corridoio, che procede verso sud, cioè perpendicolarmente all'asse della basilica, è stato sterrato per tutta la sua lunghezza, che è di m. 17,60. Conserva in gran parte il pavimento lastricato di marmo; e le sue pareti erano ornate di simili lastre marmoree, vedendosene qua e là qualche piccolo avanzo. Nicchiette quadrate si aprono in vari punti del corridoio, destinate a sostenere le lucerne. Una di esse ha nella copertura un mattone col bollo circolare: A ARISTI MENANDRI DOLIAREM V Q F
Il corridoio termina volgendo ad angolo retto; e per cinque gradini si sale nuovamente al piano della basilica.
Il muro sinistro del descritto ambulacro, alla distanza di m. 8,00 dall’ ingresso, rientra alquanto, formando una specie di nicchia quadrata (di m. 1,60 X 1,30). Quivi a ridosso del monte appariscono gli avanzi di una grande costruzione curvilinea, che ha nel mezzo un’altra nicchia larga m. 1,40. È dessa probabilmente l’abside della basilica: poichè la curva dei muri superstiti accenna ad una notabile larghezza, ed il suo mezzo corrisponde esattamente col centro dell'ambulacro di passaggio tra le due navate. Il piano di cotesta abside si eleva m. 1,75 sopra il pavimento del corridoio.
Nello sterrare questa parte dell’edificio fu recaperata una lastra di marmo, di m. 0,30 X 0,22, che reca in lettere del secolo sesto o settimo il nome: S ZENO
Il culto di s. Zenone essendo congiunto con quello di s. Valentino (cfr. de Rossi, Musaici delle chiese di Roma, nel testo illustrante il musaico della cappella di s. Zenone in s. Prassede), cotesta lapide è una evidente conferma, che nella basilica della via Flaminia esisteva anche una memoria monumentale di s. Zenone. E non è improbabile, che cotesta memoria s'abbia a riconoscere in quella specie di oratorio, ricavato nel fondo della nave sinistra della stessa basilica.
Varie epigrafi, pagane e cristiane, sono state raccolte nelle ultime escavazioni.
Giuseppe Gatti.
Alle ore 18 alla presenza del Re Umberto I, viene inaugurata il primo tram elettrico italiano. Era una linea sperimentale a conduttore sotterraneo, realizzata dal capitano Michelangelo Fattori sulla via Flaminia.
Entra in servizio al pubblico la linea Tram realizzata dal capitano Michelangelo Fattori sulla via Flaminia. Riscuote scarso successo e sui binari torneranno a circolare i tram a cavalli.
A Quarto di Montebello, lungo la via Flaminia, viene scoperta una villa romana che si sviluppava su di un area di circa 2500 mq. Vengono messi in luce 11 ambienti pavimentati decorati con pregevoli mosaici, I reperti sono distaccati e venduti a Pio Marinangeli, e vengono esposti nel suo Grande salone di antichità al piano terra del palazzo Gresham di via della Mercede 11:
Il sig. cav. Alessandro Piacentini eseguì nel mese di marzo alcuni scavi di antichità nella sua tenuta di Prima Porta, al IX miglio della Flaminia, e vi rimise a luce i resti di un antico edificio. La località precisa in cui si fecero le ricerche, denominasi Quarto di Montebello, ed è a circa m. 200 di distanza dal lato destro della ricordata via consolare.
L'edificio di cui sonosi rimessi in luce gli avanzi, sorgeva isolato su di una prominenza, e ne occupava la pendice meridionale e l'altipiano. E poichè a questa sovrastano altre due colline alquanto più elevate, dai lati di tramontana e di ponente, la posizione delle fabbriche rimaneva circoscritta ed appartata in un tranquillo recesso dell'altipiano, donde godesi un'amena ed estesa veduta dei colli- sabini e del territorio alla sinistra del Tevere.
L'edificio, a giudicare dagli avanzi scoperti, presenta spiccato carattere termale, ed occupa un'area di m.q. 2450. Ha la fronte principale esposta a sud, su di una lunghezza di m. 70 per una larghezza di m. 35. È costituito da varî ordini di ambienti, scaglionati in conformità dell’elevarsi delle pendici della collinetta, formando, a diversi livelli, delle terrazze, sino ad occupare la sommità, dove era forse un atrio circondato da portici. Di questi portici sonosi rinvenuti i resti, consistenti i varî rocchi di colonne in laterizî, del diametro di m. 0,34, rivestite di stucco dipinto.
Tali costruzioni spettanti, indubbiamente a sontuoso suburbano, presentano in generale, e nella struttura e nelle decorazioni, dati che ci riportano al II secolo dell'era nuova. Ma vi si scorgono anche successivi restauri ed ampliamenti del III e IV secolo, e ne fanno testimonianza i diversi metodi di opera murale. La costruzione originaria però devesi far risalire al I secolo, essendovisi riconosciuti, nella parte centrale, alcuni muri di opera reticolata, senza alcun legamento di laterizî; nè sarebbe quindi fuori lungo il supporre che l’edificio in discorso fosse stato di dipendenza della ben nota villa di Livia ad gallinas albas.
Certo si è, che la fabbrica rimessa in luce dal cav. Piacentini, ha servito per uso termale, e moltissimi, tra gli ambienti scavati, hanno le pareti con le consuete tubulature fittili per la trasmissione del calorico, ed i pavimenti con gli ipocausti. L'acqua necessaria agli usi termali era raccolta da un ampio cunicolo, scavato nel tufo lapillare del colle, molto adatto a dar passaggio ad abbondanti filtrazioni delle acque piovane. Tale cunicolo, che faceva anche ufficio di piscina, era di forma arcuata della sezione di m. 1,20 X 1,75, e diramavasi al di sotto del fabbricato, penetrando nelle viscere della collina. Era tutto rivestito di un tenace intonaco di si9grir0 dello spessore di m. 0,035.
Nei pochi saggi praticati dal sig. cav. Piacentini si è anche riconosciuto, che sull'alto della collina e dalla parte postica del fabbricato, eravi un'aia o cortile lastricato con poligoni di selce, con un pozzo nel mezzo, in prossimità del quale scorgesi un masso cementizio, ove era un largo foro circolare, allo scopo evidente di piantarvi un'asta. Verso l’angolo nord-ovest si è anche trovata una grotta larga m. 1,40, con volta arcuata, scavata nel tufo; ai lati della quale apronsi, di tanto in tanto, dei vani semicircolari, o nicchie, capaci di contenere anfore o dolî e molto adatte per la conservazione del vino o di altri prodotti della villa.
Ma sopratutto degni di nota sono i pavimenti a mosaico, in buonissimo stato di conservazione, dei quali si dirà ora brevemente, secondo l'indicazione dell'annesso rilievo topografico. a) Pavimento a musaico policromo, a scomparti geometrici, formati con pietruzze bianche, rosse e nere, a disegno imitante la stuoia; b) Pavimento simile, con disegno di grandi ottagoni intrecciati negli angoli; c) Pavimento a mosaico, a fondo bianco, e con ornati di color nero, decorato con grande rosone al centro di un quadrato ripartito a disegno di curve intrecciate a spirale. Nel mezzo è una figurina di Bacco, coronato di edera e con tirso nella sinistra.
All'intorno sono dei meandri a vilucchi racchiudenti quattro genietti alati, ed uccelli; al quattro angoli sono dei crateri, dai quali si dipartono gli ornati anzidetti; d) Pavimento a mosaico bianco e nero, con scomparti geometrici, ad intarsio, con fascioni bianchi, semplici riquadri neri a guisa di lacunari; e) Pavimento a mosaico di fondo bianco e leggeri ornati e meandri in nero; f) Pavimento a mosaico policromo, con fondo bianco ed ornati a disegno di pietre ‘nere con largo fregio di volute e fogliami ricorrenti all'intorno. La parte centrale, formata di un grande quadrato, è scompartita in un primo fascione esterno, racchiudente una doppia treccia con palmette; segue una piccola fascia di riquadratura, e nel campo centrale si sviluppano, sulle linee di incrociamento, dei leggiadri nascimenti di ornati, con quattro grandi fiori a calice: su questi posano uccelli di varia specie, quali un merlo, una gazza, una pernice, una tortora, imitati con pietre di vivace colore. Al disotto si distaccano dei meandri a vilucchi di fogliami, abil‘ mente annodati agli angoli del quadrato e terminati sugli spigoli da fiorami e palmette. Nel centro evvi una testa gorgonica, di finissimo lavoro, alla quale forma cornice un bellissimo nastro; g) Pavimento a mosaico a fondo bianco e ad ornati policromi. La parte superiore ha una prima zona, suddivisa in rettangoli combinati regolarmente a forma di un bugnato. Nella restante superficie il mosaico è scompartito in un grande quadrato, recante sull'incrociamento dei lati quattro ottagoni, che racchiudono un leggiadro rosone colorato.
All'ingiro ricorre una greca intramezzata da scomparti di ornati in bianco su fondo nero; gli squadri angolari del quadrato sono decorati da vaghi nodi intrecciati. Nel centro è un quadretto a mosaico, formato con tasselli di pasta vitrea, a smaglianti colori, rappresentante una scena egizia, trattata evidentemente da artista romano. Il senatore barone Giovanni Barracco, che ha veduto questi musaici, e che pregato di dare il suo avviso, dettò la nota seguente, crede che nel quadretto sia rappresentata Cleopatra nel momento in cui le viene apportato il cesto coperto, pieno di fichi, dal quale vien fuori l'aspide.
La scena corrisponderebbe alla descrizione di questo fatto che si trova in Plutarco nella vita di Antonio al capitolo LXXXV; per modo che delle due figure, quella a destra, sedente ed imberbe, è la regina Cleopatra, come l'attesta anche l’ureus onde è fregiata, e la figura in piedi, a sinistra, rappresenterebbe il campagnuolo, che, secondo narra Plutarco, recò il cesto ove era celato l’aspide. Il cesto si trova appunto mezzo scoperchiato, e l'aspide è in atto di uscirne. L'arnese, che è nella mano destra della tigura in piedi, potrebbe essere un rastrello; e l'uccello della mano sinistra è un'oca niliaca. L'offerta dell'oca è frequentissima nei bassorilievi funerarî egizî; in guisa che quella in parola si può considerare come una imperfetta reminiscenza rimasta nell'animo dell'artista romano. Ciò che la figura di questo campagnuolo porta sul capo, potrebbe essere un sostegno o cuscinetto, sul quale collocò il vaso nel portarlo ».
Nei vari ambienti scavati si rinvenne quanto segue: Frammenti di statua virile, di grandezza alquanto maggiore del naturale. Tali frammenti spettano alla parte inferiore delle gambe della figura, e furono impiegati come materiale da costruzione, nei restauri della villa eseguiti, come sopra dicemmo, nel IV secolo.
Tronco di colonnina in travertino, lungo m. 0,88, del diametro di m. 0,205. Quattro frammenti di intonaco dipinto, che ricomposti presentano la metà inferiore di una figurina virile, dipinta ad encausto, con buon disegno. Il colorito è conservatissimo. Frammento di fregio, con ornati a stucco rilevati ed intagliati, che decorava già le pareti od il soffitto di qualche sala. Lo stucco è applicato sopra tegoli di m. 0,41 di lato, e che dovea essere fissato ai muri mediante chiodi o rampini di speciale fattura. Parecchi frammenti di mattoni bipedali, alcuni dei quali recano bolli.
A destra della testata del ponte Milvio, facendosi lo sterro per l'arginatura della sponda sinistra del Tevere e per la livellazione del piano del ponte medesimo, è stato trovato nn frammento d'angolo di grande cornicione in marmo, ornato con mensole intagliate a foglia d'acanto e rosoni fra ima mensola e l'altra. Mism'a in lunghezza m. 2,20 X 1,90 X 0,76.
Sulla parte piana superiore sono incise rozzamente le lettere seguenti: p rabiuc e a poca distanza ò pm'e incisa una mazzuola da scarpellino con le lettere S C.
Altri massi marmorei, ma senza verun intaglio architettonico, si trovarono presso il medesimo luogo fra le sabbie fluviali ; e sembrano spettare all' ingresso di un antico ponte, delle cui testate restano ancora in piedi i solidissimi fondamenti sulle due ripe del fiume, alla distanza di m. 24,50 a monte del ponte odierno.
Sulla predetta sponda sinistra, e precisamente a m. 31 di distanza dal ponte, è stato scoperto, al suo posto primitivo, un altro cippo terminale dulie ripe del Tevere, colla nota iscrizione dell'anno 700 di Roma: P SERVEILIVS C F ISAVRICVS M VALERIVS M F W N MESSALL GENS EX SC TERMIN
Il cippo è in travertino, ed ha l'altezza di m. 2,40 X 0,60 X 0,40. Si sono pure recuperati nello sterro: un coperchio d'urna cineraria, quadrata, con fastigio e pulvini ; un frammento di lastrone marmoreo, su cui si legge: AIAOC K... | MOCA... | KAAHI... CYNB... MNEI... ed im altro frammento di lastrina da colombaro, che conserva: GEMINA BVS SV
Giuseppe Gatti.
Eseguendosi un cavo per la fondazione della spalla destra di un nuovo ponte sul rivo denominato Fosso di Prima Porta, circa m. 80 a valle del ponticello ora esistente, è stato scoperto, a m. 2 sotto il piano di campagna, il lastricato dell'antica via Flaminia. Era formato coi soliti poligoni di lava basaltina, accuratamente commessi, che posavano sulla creta, senza sottostrato di scaglia di pietra, come generalmente costumavasi.
Tra il selciato e la sponda del rivo trovaronsi due ale di muraglione di grossi blocchi di tufo giallastro, squadrati e messi in opera senza calce. La larghezza dei blocchi è di m. 0,60, la lunghezza varia da m. 0,70 a m. 1,75.
Questi avanzi spettano probabilmente alla testata dell'antico ponte sul quale la Flaminia attraversava il fosso.
Questa scoperta è importante, perchè fa conoscere Lestat della via consolare, poco prima di giungere al suburbano imperiale, noto col nome di villa di Livia.
Luigi Borsari.
Giunge a Roma una carovana di velocipedisti lombardi (una sessantina dei migliori): "Fu il cav. Johnson, presidente del Veloce-Club di Milano, che ideò la loro bella passeggiata da Milano a Roma. La carovana dei ciclisti si divise in due squadre, che sì riunirono a Castelnuovo di Porto ed entrarono a Roma insieme, trionfalmente. Una enorme folla li accolse: andò loro incontro anche S. M. la Regina. La lunga schiera passò per Ponte Molle, via Flaminia, piazza del Popolo, fino a piazza della Minerva."
In prossimità del fosso di Prima Porta, a sinistra della strada, facendosi uno sterro per sistemare la via provinciale, sono state scoperte tre antiche tombe, formate, come di consueto, con grandi tegoli e coperte alla cappuccina. Erano rivolte ad est; e fra l'una e l'altra correva la distanza media di m. 5. Si trovarono a m. 14 dal margine sinistro della strada, ed a m. 5 sopra il piano di questa. La prima tomba era lunga m. 1,50, le altre due m. 1,80.
Giuseppe Gatti.
Facendosi una cava di prestito per i lavori del ponte presso Prima Porta, e precisamente sotto la collina, ove restano gli avanzi della villa di Livia, è stata scoperta la parte superiore di un'antica camera con volta, costruita in laterizio. È lunga m. 3,00 e larga m. 2,40. Nella parete di fondo si conservano, sull’intonaco, languide tracce di pittura verdastra. i
Alla distanza di m. 1,20 da tale costruzione è stato rimesso all'aperto un cunicolo scavato nel masso vergine, largo m. 1,70 e sterrato soltanto per l'altezza di m. 1,65. Nel lato a sinistra, entrando, è scavata nella roccia una tomba in forma di loculo rettangolare, lungo m. 1,50, alto m. 0,48.
Sulla linea medesima, e alla distanza di m. 7,50, sono stati scoperti, un muro reticolato con piedritti in mattoni, ed altri muri laterizî; uno dei quali, di forma semicircolare, ha sull'intonaco qualche avanzo di pittura rossastra.
Giuseppe Gatti.
Nell'area della basilica di s. Valentino, al primo miglio della Via Flaminia, sono stati trovati due piccoli frammenti d' iscrizioni spettanti a sepolcri cristiani del quarto o quinto secolo, e questo titolo funerario pagano, inciso su lastra di marmo di m. 0,20X0,16: D M PAELIOPL CASTO FEC IVLIA CASTA MATERQ V AXIIII M XI D XX.
Fu pure trovato un pezzo di coperchio di sarcofago marmoreo cristiano, adorno di scultura in bassorilievo. Vi è rappresentata una nave con vela spiegata, al cui timone sta un uomo con barba corta, presso il quale è scritto il nome PAVLVS. Dal lato opposto, cioè a prua, vedesi un avanzo di altro albero e di vela, verso cui tende le braccia un giovane, la cui azione non può determinarsi per la rottura del marmo.
Sul bordo della nave leggesi il nome THECLA. Sopra uno scoglio, a destra, siede un'altra figura, in atto, come sembra, di pescare. Tutte e tre le indicate persone sono nude, e portano soltanto il subligaculutm attorno ai reni.
Giuseppe Gatti.
Nel terreno denominato Spinacelo, al sesto chilometro della via Flaminia, fra i Due Ponti ed il sepolcro dei Nasoni, facendosi lavori agricoli, si è rinvenuta una lastra marmorea inscritta, alta m. 0,49, larga m. 0,45. In alto vi è inciso un fastigio con acroterì e timpano, nel quale è una grande corona lemniscata, e in mezzo a questa una foglia d' edera : negli angoli sopra il timpano due rosoni. L'iscrizione dice: D M BEIENAE BENTICAE ANI MAE INNOCENTISSIMAE MAE VIXIT ANNIS XIII MENSlBVS IIII SEX CORNELIVS ASCLEPI ADES CON IVGIBM CVM QVA VIXITDIEBVS XXIII
Giuseppe Gatti.
Al Campo da Tiro della Farensina si svolge la IV Gara generale Campionati Mondiali di Tiro a Segno. Per l'occasione sono realizzate vaste e monumentali strutture provvisorie: "Sabato, 18, ebbe Iuogo a Roma la solenne inaugurazione della IV gara del tiro a segno nazionale. La cerimonia d'inaugurazione alla Farnesina fu preceduta dalla formazione in Campidoglio e dallo sfilamento del corteo per via Aracoeli, via del Plebiscito Corso Umnberto I e Piazza del Popolo, fino al campo del tiro. Apriva la marcia la bandiera della società di tiro a segno di Roma; seguivano’un plotone delle guardie municipali, la musica del 94° reggimento: veniva quindi la bandiera d'Italia fiancheggiata dal cav.
Macagnini direttore del corteo, dal sindaco dì Pisa e da altri membri del Comitato; poi, formando un pittoresco gruppo nel mezzo, lo scudo di Roma e lo stendardo di Torino. Poco dopo il corteo arrivarono alla Farnesina le LL. MM., i membri del corpo diplomatico, i ministri, quanto ba di più eletto la capitale.
Il presidente del Consiglio, on. Zanardelli, pronunziò il di scorso inaugurale con slancio giovanile, salutando con parole elevate 6 vibranti i giovani italiani accorsi alla nobile gara delle armi.
Dopo l’applaudito di. si recarono alla galleria del tiro; e di là il Re sparò tre colpi. "
Nei prati della Farnesina, si è rinvenuta un'urna cineraria di marmo, lunga m. 0,60 X 0,27 X 0,27. Nella fronte vi è soltanto intagliata la cornice, senza alcuna iscrizione: nei lati vi sono scolpiti i consueti simboli della patera e dell'ociuolo. Nel medesimo luogo, a piccola profondità dal suolo, sono stati recuperati tre ammenti di iscrizioni sepolcrali. Uno è la parte superiore di un cippo in travertino, di m. 0,23 X 0,23, e conserva il solo nome EGNATIA.
Giuseppe Gatti.
L'industriale meccanico Attilio Tabanelli acquista da Alberto e Riccardo Trocchi un terreno parte in “vignato ed ortivo con casa, fienile e casa cantoniera… in vocabolo vicolo di Malabarba” e parte in cannettato, nell'intenzione di spostare qui la sua fabbrica (di carrozze per tranvie a trazione elettrica ed a cavalli e di carri merci ferroviari e di automobili) dalla via Flaminia, attratto dalla presenza della SRT-O e dalla previsione di potenziamento dello scalo merci San Lorenzo;
Attilio Tabanelli, titolare di una piccola fabbrica per costruzioni meccaniche specializzata in carrozzerie per rotabili tramviari e ferroviari posta sulla via Flaminia, decide di spostarsi sulla via Prenestina, acquistando un lotto confinante con la linea ferroviaria Roma-Sulmona. Si costituisce la Società Anonima A. Tabanelli e C. (futura Società Officine Meccaniche di Roma).
Viene elettrificata l'ultima linea ancora con trazione a cavalli, quella da piazza del Popolo a ponte Milvio.
Fausto Morani, amministratore delegato della Società Automobili Roma, approva il progetto dell'ingegnere Riccardo Memmo, per la realizzazione di uno stabilimento di officine, magazzini e depositi da costruire nei terreni di Villa Oblieght a Via Flaminia.
La facciata su Via Flaminia è caratterizzata da tre edifici, quello centrale per gli uffici e quelli laterali dedicato agli alloggi.
Nella tenuta Piacentini, fra il sesto e il settimo miglio della via Flaminia, sterrandosi per una cava di pietra, sono stati scoperti nel terrapieno, a m. 13 sopra il livello stradale, due grandi dolii fittili. Ambedue sono alti m. 1,40 ed hanno il diametro massimo parimenti di m. 1,40. Uno di essi è rotto e mancante di molte parti; l'altro è intiero, e sotto il collo porta la cifra XXXV III, impressa prima della cottura del dolio, che ne indica la capacità di 35 anfore e 3 sestarii.
Giuseppe Gatti.
Scavandosi per la fondazione di un fabbricato al n. 233 della via Flaminia, ove saranno impiantate le officine della Società automobilistica di Roma, è stato scoperto, a m. 4 sotto il livello stradale, un grande basamento costruito con massi rettangolari di travertino, che probabilmente appartenne ad un grandioso monumento sepolcrale. Fra le terra fu trovato un frammento di lastrone marmoreo, con cornice, largo m. 0,45 X 0,40, sul quale si legge in belli caratteri del primo secolo dell'impero: ...NIVS C(rovesciata)L SEXTIO ...NELIVS FRVCTVS ...NIAE C(rovesciata) L PHOEBE ...CERE SIBI ET SVIS
Giuseppe Gatti.
Per i lavori del nuovo edificio, che la Società per gli automobili costruisce nell'antica villa Massani, sulla via Flaminia, sono tornati all'grandiosi avanzi di monumenti sepolcrali. Un muro, costruito con massi rettan: di tufo e parallelo alla odierna via Flaminia, da cui dista m. 17, è lungo m. Alle due estremità di esso erano infissi nel terreno due cippi in AI m. 1,20 X 0,32, sui quali è ripetuta l'iscrizione: IN:FRONTE P XXIV IN AGR P XVI
Un altro muro in opera reticolata, grosso m. 0,50, è stato scoperto alla d sta di m. 4,45 da quello sopra descritto, ed era allineato con esso. Ne rimane solta una parte, per la lunghezza di m. 3, 80; e sullo spigolo si trovò un siepe, 1 travertino, alto m. 0,95 X 0,39, che conserva soltanto: ...P XVI
Da Sterrandosi nell'area compresa fra i suddetti avanzi di antiche costruzioni e la strada pubblica, alla profondità di m. 5 sono riapparsi alcuni pochi poligoni di selce appartenenti all'antico lastricato della Flaminia. Fra la terra si è raccolta una lastra «marmorea, di m. 0,42 X 0,87, su cui è incisa l'iscrizione scpolcrale: D M LICINIAES FELICLAE POMPE GRAPHIC patera perforata CONIVGI FEC. Su di un altro frammento di lastra marmorea, con cornice, si legge: SEX... C IVNIO.
Giuseppe Gatti.
Continuandosi nell'antica villa Massani gli sterri per la fondazione delle officine della Società automobilistica, si sono rinvenuti fra la terra i seguenti oggetti provenienti da antichi sepolcri della via Flaminia: Olla fittile, contenente un vaso di vetro ben conservato e ricolmo di ossa e ceneri; Piccola anfora, alta m. 0,60, e tre altre olle, in terracotta. Urna cineraria di marmo, di forma rettangolare, larga m. 0,35 X 0,31, con coperchio a tetto: vi sono incavati due loculi, del diametro di m. 0,20; e nella fronte, entro una doppia cornice intagliata, leggesi l'epigrafe seguente: ANNIOLENA C(rovesciata) L IOLE SIBI ET L QVINCTIO L L BVCOLO CONIGI SVO; Cippo di travertino, alto m. 1,35 X 0,95: IVLIA OLI IV LI PHILOMV SI L FAVSTA SIBI SVIS Q E LOCVM IN:FRONT P XII IN AGRO P XIIX; Frammento di simile cippo in travertino, di m. 0,39 X 0,49 : SORORI... FECIT IN FR P X IN AG P X
Giuseppe Gatti.
Sulla collina prospiciente il viale di Tor di Quinto, costruendosi una strada di accesso dalla via Flaminia al fabbricato principale della villa del sig. ing. Mazzanti, sono riapparsi gli avanzi di una serie di pilastri costruiti a mattoncini rettangolari di tufo. Questi pilastri, dei quali ne sono stati riconosciuti sette, sono allineati da nord a sud; misurano m. 1,20 X 0,90, e distano l'uno dall'altro m. 2,35.
Nella stessa direzione sono stati scoperti, a m. 3,60 di distanza da essi, due muri paralleli in opera reticolata di tufo, i quali limitano un cunicolo, lungo m. 7,35 e largo m. 0,90. Tali costruzioni sembrerebbero avere appartenuto alle arcuazioni e al serbatoio di un piccolo acquedotto di antica villa romana, la quale doveva sorgere su quella collina; trovandosi in prossimità di esse parecchi altri resti di piscine in opera reticolata e coperte a volta di pietrame.
Giuseppe Gatti.
Fra il sesto ed il settimo miglio della stessa via Flaminia, nel latifondo del cav. Piacentini, aperta una cava di tufo, si sono incontrati vari antichi cunicoli di drenaggio, scavati nella roccia e rivestiti d'intonaco di calce fina, che ha lo spessore di m. 0,04. Questi cunicoli hanno sezione ogivale: sono alti m. 1,65 e misurano m. 1,00 nella maggiore larghezza. Uno di essi ha nella parte superiore un trombino circolare, del diametro di m. 1,05, anch'esso intonacato, che s'innalza per l'altezza di m. 2,50 fino al piano dello strato di terra vegetale.
Giuseppe Gatti.
Nell'antica villa Massani, al secondo chilometro della via Flaminia, ove si costruisce uno stabilimento per officine di automobili, si è rinvenuto un cippo sepolcrale in travertino, alto m. 0,40 X 0,32, sul quale leggesi l'iscrizione: Q ELVIVS C F PAP IN FR P XIIX IN AGR P XX
Giuseppe Gatti.
Nel terreno della Società Romana per la costruzione del Garage automobilistico si è scoperta un'urna cineraria di travertino con coperchio (m. 0,28 X 0,30) ed un frammento marmoreo (m. 0,54 X 0,25) con capitello corinzio in altorilievo (m. 0,52 X 0,24).
Dante Vaglieri.
Nella cava del sig. Piacentini alla Valchetta, esercitata dal sig. Del Grosso, sulla sinistra della via Flaminia, poco prima delle Due Case, continuandosi i lavori di asportazione del tufo, è stato rimesso alla luce un altro ordine di cunicoli scavati nella roccia e serviti per drenaggio. Essi, a sezione ogivale, si trovano a m. 3,50 sopra il vertice della volta di quelli scoperti antecedentemente (v. Notizie 1906, p. 250). Misurano m. 1,70 di altezza per una larghezza di m. 0,90 nella massima espansione. Il piano è rivestito di coccio pesto per lo spessore di m. 0,20 e le pareti con intonaco; nell'angolo formato da queste con il piano ricorre un cordone pure di coccio pesto lungo m. 0,10 e alto m. 0,10.
Entro uno dei cunicoli fu rinvenuto un frammento di grossa lastra marmorea, largo m. 0,36, alto m. 0,31, sopra cui sono incise le cifre numerali: XVIII
Si rinvennero pure una lucerna semplice ed una matrice di palombino, su cui sono scavate superficialmente due striscie, ciascuna col relativo canaletto e che servì probabilmente alla fusione di lamine di piombo.
Dante Vaglieri.
Nel terzo cavo per il garage, parallelo a questa via, a m. 4,80 sotto il livello della campagna e a m. 8,10 dalla via, si sono rinvenuti due. sepolerali di travertino, alti ambedue m. 1,00 X 0,30.
Sul primo si legge: P PATVLCI LEPOTIS P PATVLCI TIMOTIS PATVLCIAE TRVFIER SVRAE IN FR P XII IN AG P XVI. Sull'altro: P PATVLCI LEPOTIS P PATVLCI TIMOTIS PATVLCIAE T RVPAER SVRAE IN FR P XII IN AGR P XV. In fine del v. 3 il cognome della donna deve probabilmente leggersi TRVA
D. Vaglieri.
Con l'entrata in guerra nel conflitto mondiale, e per poter aumentare la produzione industriale di materiali bellici, il Genio Militare requisisce lo stabilimento della Società Automobili Roma a via Flaminia, e lo trasforma nella Reale Fabbrica d'Armi.
Continuandosi i lavori di sterro per le fondazioni del nuovo garage nell'ex villa Massani, a 5 metri sotto il livello stradale, sono tornati in luce, al loro posto, altri tre cippi di travertino:
1. (m. 0,90 X 0,28) con la fronte verso la strada: L RAECI L L PRIMI ET VIBIAE D L RECEPTAE IN FR P IX IN AGR; 2. (m. 1,30 X 0,27) a m. 4,50 dal precedente, con la fronte verso il Tevere: ...NICE SIBI ET SVIS INAGR P II IN FR P II; 3. (m. 0,51 X 0,32), a m. 3,80 dal precedente, con la fronte verso il Tevere: PAPATVIL CISEEPOTIS PS PATVLCI T EM OPS PATVLCIAE TRVPHERA SVRAE IN FR P XII IN AGR P XV
Dante Vaglieri.
Nella sistemazione del nuovo tratto della via Flaminia, m. 350 circa oltre il nuovo ponte sul Cremera, è stato messo allo scoperto un avanzo di antico sepolero in opera laterizia, distante m. 10 dalla via odierna.
Il sepolcro è coperto con volta a botte, a tutto sesto, in pietrame. Tanto le pareti quanto la volta sono stabilite con intonaco bianco di calce; esternamente i muri sono intonacati a cocciopesto fino. M. 0,80 sopra la volta è costruito un pavimento ad opus spicatum intonacato a calce; i lati di esso terminano con un grosso cordone in cocciopesto, largo m. 0,12. La larghezza interna del sepolcro è di m. 4,80. Nella parete ovest è incavata una specie di nicchia.
Dante Vaglieri.
Nella cava Piacentini alla Valchetta si è rinvenuto un frammento di pilastro marmoreo, sagomato, con listelli (m. 0,30 X 0,30 X 0,065).
Dante Vaglieri.
Nella cava di pietra del sig. Del Grosso a Grotta Rossa sulla sinistra della via, e distante da questa m. 20, eseguendosi i lavori di estrazione di tufo dalla roccia ivi esistente, si sono messe alla luce alcune tombe scavate nella roccia tufacea e coperte con tegole a cappuccina e canali.
In una delle tegole che coprivano una tomba eravi il bollo: C NAEVI GAMI per cui si debbono confrontare i bolli dello stesso figulo editi in C.I.L. XV, 1329, uno rettangolare e l'altro lunato. In due di un'altra si leggeva il bollo C.I.L. XV,
Nella parete superiore a queste tombe si vedono incise, in corrispondenza con alcune di esse, delle lettere. Presso la Celsa, nei lavori della via provinciale, a m. 14 dall'angolo nord del monumento annunziato nelle Notizie dello scorso mese (pag. 115) si è scoperta una tomba scavata nella roccia, finiente in abside. È lunga m. 13,27; la vòlta è larga m. 3,55. A m. 5,55 di fronte al monumento su detto, nella roccia di tufo vi è un'altra piccola tomba, chiusa da tegole (m. 1 X 0,42 X 0,50).
Dante Vaglieri.
Nello sterro presso la tomba lunga tredici metri (v. Notizie, pag. 206), tra le Du Case e la Celsa si è rinvenuta una mensola di travertino con cornice (m. 1,45 X 0, 39 3 d 0,30); un'iscrizione su ar marmorea scorniciata (m. 1,08 x 0,68). NCLYTA ENTASEN VSTVMVLIS ADQOVE ALE PHONINVS PRIMVS.
Dante Vaglieri.
Presso la Stazione di Prima Porta, facendosi degli sterri per la costruzione di nuovi canali per raccogliere le acque della collina sovrastante nella proprietà del cav. Piacentini, sulla destra della Flaminia, all'angolo fra questa e la via Tiberina, sono stati messi alla luce alcuni avanzi di antiche costruzioni a poca profondità dal piano di campagna.
Consistono in una piccola stanza a (fig. 38) di forma rettangolare in opera reticolata con filari di mattoni e gli angoli formati con rettangoli di tufo, lunga esternamente m. 3,60, larga m. 3,25. Sotto questa camera corre un cunicolo (b), che si estende per una lunghezza di m. 23,50, largo m. 0,70, alto m. 2,40, scavato nella roccia tufacea e coperto a volta pure ricavata nella roccia. Termina con un lastrone di peperino (e) nel cui centro è praticato un foro.
Dai due lati di questo cunicolo si staccano altri due cunicoli più piccoli (c, d), larghi m. 0,40, franati ed interrati. Furono pure rinvenuti altri avanzi di muri (f) in opera reticolata, in cattivo stato di conservazione. Fu scoperto pure a m. 1,30 sotto il piano di campagna un tratto di antica strada, larga m. 4, in direzione da nord-ovest a sud-est.
A m. 0,35 sotto questa strada eravi un tubo di piombo (v. fig. 38 gh) del diam. di m. 0,15. Distante da questo m. 6,90 eravi un altro tubo di piombo del diametro di m. 0,12, convergente col primo, a m. 0,60 sotto il piano della strada. Questo ha l'iscrizione: ORFITI ET - PISONIS probabilmente relativa a Ser. Calpurnius Scipio Orfitus, console nel 178 d. C. e L. Calpurnius Piso console nel 175, che sembrano essere stati fratelli. A loro proprietà indivisa accennano anche le due iscrizioni C.I.L. VI, 9830 e 11501, delle quali la prima ricorda un Ser. Calpurnius Gemellus Orfili et Pisonis libertus et procurator e la seconda un servus Orfiti et Pisonis. si estende per una lunghezza di m. 23,50, largo m. 0,70, alto m. 2,40, scavato nella roccia tufacea e coperto a volta pure ricavata nella roccia.
Termina con un lastrone di peperino (e) nel cui centro è praticato un foro. Dai due lati di questo cunicolo si staccano altri due cunicoli più piccoli (c, d), larghi m. 0,40, franati ed interrati. Furono pure rinvenuti altri avanzi di muri (f) in opera reticolata, in cattivo stato di conservazione. Fu scoperto pure a m. 1,30 sotto il piano di campagna un tratto di antica strada, larga m. 4, in direzione da nord-ovest a sud-est. A m. 0,35 sotto questa strada eravi un tubo di piombo (v. fig. 38 gh) del diam. di m. 0,15. Distante da questo m. 6,90 eravi un altro tubo di piombo del diametro di m. 0,12, convergente col primo, a m. 0,60 sotto il piano della strada.
Questo ha l'iscrizione: ORFITI ET - PISONIS probabilmente relativa a Ser. Calpurnius Scipio Orfitus, console nel 178 d. C. e L. Calpurnius Piso console nel 175, che sembrano essere stati fratelli. A loro proprietà indivisa accennano anche le due iscrizioni C.I.L. VI, 9830 e 11501, delle quali la prima ricorda un Ser. Calpurnius Gemellus Orfili et Pisonis libertus et procurator e la seconda un servus Orfiti et Pisonis.
Dante Vaglieri.
Per i lavori di sterro per la costruzione di nuovi locali per l'officina degli automobili Roma, alla distanza di m. 8,30 dalla via, in un cavo parallelo a questa, sono stati messi alla luce, al loro posto, alla profondità di tre metri, alcuni cippi sepolcrali di marmo e di travertino. Cominciando da nord sul primo, marmoreo (m. 0,68 X 0,22), leggesi: D M CONETAN AE SABINA L ALLIDIVS SYN TROPHVS CON ET Q OCTAVIVS HIRPINVS FIL B M F
A un metro da questo eravi una tabella marmorea (m. 0,66 X 0,40): C PVPIVS RESTITVTVS EX PROVINCIA BAETICA CIVITATE BAESARENSI ANN XXV H S E S T T L IN FR P X IN AGR P X
Nuova è, credo, la menzione di una civitas Baesara della Betica. Accanto a questa tabella eravi un cippo marmoreo (m. 1 X 0,24): D M CHRYSEROTI B M CASSIVS AGATHOCL ET & BASS VS POSVERVNT EVNDEM LOCVM EMERVNT IN QVO POSITAE SVNT RELIQVIAE EIVS VENETIANI
In un altro cavo più prossimo alla Flaminia, distante da questa m. 2,90, e a m. 11,50 dal primo cippo suddetto, si rinvenne un cippo di travertino (m. 1,10 X 0,50): T PERPERNA T F QVADRA MAG SCR C HOSTIVS L F COL REDEMPT IN FR PED XX IN AGR PED XX (sic). Nella terza linea si intenderà magister scribarum, ufficio non noto por altra parte, ovvero magister (et) scriba di un collegio.
Adiacenti a questo cippo, verso nord, alla distanza di m. 0,94, eranvi due parallelepipedi di tufo (m. 0,60 X 0,63) per una lunghezza di m. 2,60. Nel quarto cavo, a m. 4,50 sotto il livello stradale, a m. 15 dal muro, e a m. 12,90 da quest'ultimo cippo, nè è tornato in luce un altro, di travertino (m. 1 X 0,48): ELIQVIAEMEA EANIEME POSITAE (sic) SVNCONVIOLARE NOLI
A m. 0,70 da questo, procedendo verso nord, eravene un altro (m. 0,65 X 0,30): PRIMA ET A LARCIVS APER FECERVN OLYMPIADI-VERNA SVAE ET ACINDYNO SERVO
In fondo a questo cavo eravi un cippo di travertino (m. 1,30 X 0,80 X 0,50) senza iscrizione.
Dante Vaglieri.
Per ordine dell'ingegnere della Provincia, è stata abusivamente spurgata la tomba, scoperta a via Flaminia m. 350 circa oltre il nuovo ponte sul Cremera. La camera sepolcrale misura m. 5,10 X 3,30: aveva l'ingresso verso nord (largo m. 1,30) con due aperture laterali, larghe ciascuna m. 0,55. Le altre tre pareti avevano ciascuna una cripta. A due metri di profondità sotto il piano di campagna, sotto un pavimento di calce, si scoprirono cinque tombe: quattro parallele, da nord a sud, (m. 1,88 X 1,30 X 1; 2,30 X 0,80 X 1,50; 2,04 X 0,90 X 1,40; 1,90 X 0,68 X 1,48) ed una da est ad'ovest (m. 2,27 X 0,60 X 1,10). Si è rinvenuto un frammento di mattone col bollo C.I.L. XV, 881.
Dante Vaglieri.
Facendosi la nuova fogna fuori Porta del Popolo, a circa 200 metri da questa e quasi di fronte allo stabilimento dtdla Società Romana dei Tramway-Omnibus, a m. 2,00 di profondità si è incontrata l'antica pavimentaiione a poligoni di selce, che conserva i solchi prodotti dalle ruote.
Dante Vaglieri.
Il Comune di Roma concesse per ventanni in affitto alla Società Parioli, per un canone annuo di lire 6.067, i vasti terreni alla Flaminia per l'istituzione di un Ippodromo. per le corse al Galoppo.
In un cavo trasversale delle fondazioni delle nuove case popolari, a m. 10 a destra della via Flaminia, è stato scoperto, ancora a posto, un cippo sepolerale di marmo bianco (m. 0,95 X 0,40 X 0,40), la cui fronte guardava esattamente il sud. È sormontato da un timpano e da due acroterî lisci; sul davanti, chiusa da una semplice cornice, leggesi l'iscrizione che segue: DIS MANIBVS T FLAVIO AVG LIB VICTORI GALBIAN M VLPIVS AVG LIB PATIENS VICTORIANV S TABVLARIVS MENSO AEDIFICIORVM BENE MERENTI
Il dedicante è tabularius menso(rum) aedificiorum, ossia contabile della corporazione dei costruttori o capimastri che costruivano per appalto gli edifici secondo il disegno di un architetto (Plin., ep. X, 28, 29; C. Z Z. VI, 1975, 9622-25). Ne è ricordato un altro al (€. /. Z. VI, 8939. Il cippo appartiene alla prima metà del II sec., oltre che per la forma delle lettere, anche per il fatto che il dedicante è liberto di Traiano, mentre il defunto lo era stato di Vespasiano o di Tito. I due cognomi aggiunti, di Ga/bianus e di Victorianus, ricordano i nomi degli antichi padroni dei due liberti, prima di Vespasiano e di Traiano: così il defunto era stato schiavo di Galba, e l’altro di un Victor, che potrebbe anche essere precisamente il menzionato nell'epigrafe, cui l'antico e fedele servo dedica la memoria.
Si rinvenne inoltre una lastra marmorea scorniciata con epigrafe sepolcrale (m. 0,37 X 0,37 X 0,05): DIS MAN CALLIMACHO VILICO SAEPTORV OPER PVB AGR. Trattasi probabilmente di un vilicus saeptoru(m) oper(arum) pub(licarum) agr(ariarum), sopraintendente o fattore di terreni dello Stato tenuti a coltivazione intensiva per bonifica o ad uso di semenzaio. Vennero poi in luce: 1) Una lastra marmorea con iscrizione (m. 0,32 X 0,20 X 0,03): DIS MANIB... | T FLAVIVS AVG LIB... | EVANTHUS FECIT SIBI ET... | VENERIAE CONIVGI SVAECA ris... | SIMAE ET POSTERISQVE SVORM; 2) Due frammenti di stele marmorea fastigiata con timpano ed acroteri (m. 0,34 X 0,31 X 0,03): d M | M LECINVS | HERMES | GALENE CONIVGI | DVLCISSIMAE | ET SANCTISSIMAE | BENE MERENTI FECT | QVAE VIX Ann. XXV; 3) Lastra marmorea in due pezzi (m. 0,32 X 0,24 X 0,04): D M VRBICVS ANNO RVM. XXXX V NYMPHE COIVGI BENE MERENTI (sic); 4) Un altro frammento d'iscrizione marmorea in due pezzi (m. 0,21 X 0,23 X 0,02): vixT ANNIS II MES IIII DIEB III HOR VI FECIT MATER FILIAE PIENTISSIMAE; 6. Una lastra marmorea in più pezzi (m. 0,25 X 0,29), con l'iscrizione: D M LI VIAE MARCI AE T LE XI NI VS PAPHNVS MA RI TVS FECIT; 7. Un frammento di targa marmorea (m. 0,24 × 0,13 X 0,03): D m TI CLAVDIVS APRIlis CATIAE EPAGATae PIENTISSIMAE B m. f.; 8. Un frammento di lastra marmorea scorniciata (m. 0,20 X 0,13 X 0,06): RIVS COH EIV... | CTISSIMO IN... | QVE ET S; 9. Un frammento di lastra marmorea opistografa (m. 0,18 X 0,09 X 0,06): da un lato si legge: dall'altro: D M ...LIAE EVTchae | ...ILIA FORTVnata, dall'altro: NERIAN; 10. Un frammento di targhetta marmorea scorniciata (m. 0,18 X 0,25 X 0,04): C IVLIVs; 11. Un frammento di lastra marmorea (m. 0,15 X 0,13 X 0,02): AEMILIC AELIVS M AMIco carisIMO; 12. Un mattone col bollo C.I.L. XV, 139.
Negli stessi lavori di sterro si rinvennero tratti di colombari con muri a cortina e nicchiette contenenti olle cinerarie. Si videro anche delle tombe a cappuccina franate, contenenti teschi ed ossa umane. Tornarono inoltre alla luce un frammento di fregio a foglie di acanto (m. 0,40 X 0,30 X 0,10) ed una lapide sepolcrale scorniciata, con timpano ornato da una corona di alloro lemniscata: (m. 0,96 X 0,45 X 0,08); vi si legge: D M GEMINIO VIX AN VI D VII L IVLIVS EVTYCHVS ET IVLIA TROPHIME PARENTES PIISSIMI FECERVNT. Un'altra lapide sepolcrale (m. 0,58 X 0,24 X 0,03) ha l'iscrizione: TIRONI QVI VIAN V DIE XX ATHENAIS MAT FILIO DVLC FEC (sic)
Si trovarono poi i seguenti frammenti d'iscrizione, sepolcrali: 1. (m. 0,37 X 0,22 X 0,04): DIIS MANIBVS M SERVILI VER ECVNDI VIXIT ANNIS LXX M SERVILIVS TELESPHOR ET SERVILIA OPTATA PATRONO BENE ME REN FECERVn T; 2. (m. 0,47 X 0,21 X 0,03): MANIBVS LIB BLASTE CONiugi sancTISSIMAE; 3. (m. 0,19 X 0,10 X 0,02): MANIBus... | ...AVIO... | ...HERO... | ...LINE... | ...RISSI...; 4. (m. 0,09 X 0,09 X 0,03): MEN... | ...ONI... | ...IME F... | ...IRIT F...; 5. (m. 0,28 X 0,35 X 0,04): ...an NIS XV MEN VIII.
Si rinvennero infine un mattone con bollo semicircolare (C.I.L. XV 659 a) ed una basetta marmorea (m. 0,53 X 0,15 X 0,06) scorniciata da tre lati, con sopra l'iscrizione: STYLOBATVS DIIMI NORII e quattro lucerne fittili con i bolli: C.I.L. XV 6534 a, 6583 a, 6593 a, 6741 d.
Angiolo Pasqui.
Nelle demolizioni per l'allargamento della via Flaminia, a 100 m. circa sulla sinistra della medesima, uscendo dalla porta del Popolo, è stata messa allo scoperto gran parte deli' emplecion costituente il nucleo di un grande monumento sepolcrale rotondo, sorretto da ogni parto da muri mediani di diversa struttura.
Qualcuno aveva ritenuto che quel rudere facesse parte del monumento del famoso auriga P. Aelius Gatta Calpurnianus, i cui frammenti marmorei del bassorilievo furono scoperti nel 1887 nella demolizione della torre di destra lìancheggiante la porta del Popolo (cfr. C. I. L. VI, 10047; Bull. Gomm. Arch. comwi. 1877, pag. 201).
Fu perciò cura della Direzione per gli scavi di Roma, prima che il rudere fosse demolito far eseguire un saggio di scavo attorno al rudere stesso, durante il quale non si rinvenne altro a m. 3,80 di profondità, che l'angolo nord-ovest della grande platea in travertino che circondava il monumento.
Anche suUa sinistra della via Flaminia, di fronte alla casa recante il n. civico 126, demolendosi un edificio, si incontrò un altro rudere ad emplecton di forma circolare appartenente anch'esso ad un monumento sepolcrale. Esso distava m. 2,25 dalla via attuale, e misurava m. 7,40 di diam.; l' ingresso alla cella centrale era verso ovest, e nella parete di fondo vi era una nicchia alta m. 0,80 e larga m. 0,30.
Avvio dei lavori di costruzione della chiesa di Santa Croce a Via Flaminia.
La linea SRTO 15 (via Flaminia) passa alla ATM (Azienda Tramvie Municipali) ed è prolungata a piazza Venezia.
Il portale di Vigna Capponi sulla via Flaminia, viene demolito e ricostruito come ingresso a Villa Glori.
Nei pressi dei Casali Molinaro, viene scoperta una tomba ipogea con un'iscrizione nel muro che riporta il nome di Fadilla, posta da parte del marito.
In occasione delle celebrazioni per la Festa dei Lavoratori nel giorno del Natale di Roma, Mussolini passa in rivista l'Esercito e la Milizia in una parata organizzata lungo viale Tiziano, accanto alla nuova Piazza d'Armi dei Parioli. Per la cerimonia della III Leva Fascista e il Concorso Nazionale Dux, 15 mila Avanguardisti sono accampamento nel ex area del Campo Corse.
Con il riscatto della linea tramviaria 16 da parte della ATAG, cessano le attività della SRTO (Società Romana Tramways e Omnibus). I rotabili rimangono parcheggiati nell'antico deposito SRTO in via Flaminia, che per l'occasione è rinominato deposito Flaminio. Su una porzione di giardino con aiuole e alberi di mezzo fusto, il comune decide la costruzione di un ricovero coperto per i passeggeri in attesa dei mezzi pubblici che successivamente si trasforma in un Chiosco Bar-Tabacchi-Biglietteria Atac, il Caffè dell'orologio.
In occasione dei lavori per l'allargamento della via della Navicella, la scultura della nave viene riadattata a fontana con l'aggiunta di un basso bacino ellittico. Ricostruizione del nuovo accesso a Villa Celimontana, utilizzando i pezzi del portale della Villa Giustiniani, demolito nel 1885. I pezzi non utilizzati sono usati per decorare una fontana rustica all'interno della Villa.
Inaugurazione della staua equestre di Simón Bolívar, dono del Comitato di nazioni bolivariane al Comune di Roma. Presenzia Benito Mussolini. Il monumento, realizzato per essere collocato sul Monte Sacro, luogo del giuramento del Liberatore, viene invece collocato nei giardini di Viale Tiziano.
La statua equestre di Simon Bolivar, danneggiata durante la guerra, viene trasferita nella bottega dello scultore Pietro Canonica a Villa Borghese, per essere restaurata.
Alla presenza del Primo Cittadino della Capitale e di larghe rappresentanze del Governo, delle Forze Armate e del Comitato Organizzatore, la staffetta olimpica riprende la sua corsa dal Campidoglio per giungere (dopo aver attraversato Roma percorrendo il Corso e la via Flaminia), nello Stadio Olimpico alle ore 17,30, in concomitanza con Cerimonia d'Apertura. Si inaugurano le XVII olimpiadi. Le gare si svolgono: lotta grecoromana nella Basilica di Massenzio; Tiro a segno nei Poligoni di Tor di Quinto e Cesano; Tiro a volo al Campo Lazio ai Parioli; Pallacanestro e Sollevamento pesi al Palazzetto dello Sport al Flaminio; Scherma e Pentathlon moderno al Palazzo dei Congressi; Pallacanestro e Pugilato al Palaeur; Equitazione a Piazza di Siena e Pratoni del Vivaro; Pallanuoto alla piscine delle Rose; Hockey su prato allo Stadio dei Marmi; Cerimonia di apertura e chiusura, Atletica leggera allo Stadio Olimpico; Calcio allo Stadio Flaminio; Ginnastica alle Terme di Caracalla; Nuoto alle piscine del Foro italico; Penthatlon moderno tra il Golf Club dell'Acqua Santa e Passo Corese; Ciclismo al velodromo ed al Circuito temporaneo di Grottarossa (Via Cassia, Via di Grottarossa, Via Flaminia); Hockey su prato allo Stadio Tre Fontane. Tra le Aree d'allenamento: Centro sportivo dell'Acqua Acetosa, Stadio degli Eucalipti, Stadio della Farnesina, Stadio delle Terme di Caracalla, Stadio della Stella Polare e Stadio della Scuola Nazionale del Corpo Antincendiario.
Alla presenza del Primo Cittadino della Capitale e di larghe rappresentanze del Governo, delle Forze Armate e del Comitato Organizzatore, la staffetta olimpica riprende la sua corsa dal Campidoglio per giungere (dopo aver attraversato Roma percorrendo il Corso e la via Flaminia), nello Stadio Olimpico alle ore 17,30, in concomitanza con Cerimonia d'Apertura. Si inaugurano le XVII olimpiadi. Le gare si svolgono: lotta grecoromana nella Basilica di Massenzio; Tiro a segno nei Poligoni di Tor di Quinto e Cesano; Tiro a volo al Campo Lazio ai Parioli; Pallacanestro e Sollevamento pesi al Palazzetto dello Sport al Flaminio; Scherma e Pentathlon moderno al Palazzo dei Congressi; Pallacanestro e Pugilato al Palaeur; Equitazione a Piazza di Siena e Pratoni del Vivaro; Pallanuoto alla piscine delle Rose; Hockey su prato allo Stadio dei Marmi; Cerimonia di apertura e chiusura, Atletica leggera allo Stadio Olimpico; Calcio allo Stadio Flaminio; Ginnastica alle Terme di Caracalla; Nuoto alle piscine del Foro italico; Penthatlon moderno tra il Golf Club dell'Acqua Santa e Passo Corese; Ciclismo al velodromo ed al Circuito temporaneo di Grottarossa (Via Cassia, Via di Grottarossa, Via Flaminia); Hockey su prato allo Stadio Tre Fontane. Tra le Aree d'allenamento: Centro sportivo dell'Acqua Acetosa, Stadio degli Eucalipti, Stadio della Farnesina, Stadio delle Terme di Caracalla, Stadio della Stella Polare e Stadio della Scuola Nazionale del Corpo Antincendiario.
La collina dove si trova la Villa di Livia sulla via Flaminia viene espropriata dallo stato creando un parco pubblico.
Primi restauri delle strutture superstiti della Villa di Livia alla via Flaminia.
L'area comunale dell’ex deposito tramviario Atac di via Flaminia viene dato in concessione al Museo dei Bambini, per farne la propria sede.
Nel corso dei lavori allo Stadio Flaminio, sotto le tribune ovest, è sono riscoperti alcuni sepolcri della necropoli flaminia.
Monumenti
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Statua di José Protasio Rizal
2011 statue
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Complesso per uffici dello Studio Valle a Via Flaminia Vecchia
1991 edifici
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Cappella Polacca del Cimitero Flaminio
1991 cappelle
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Villa romana di Quarto di Montebello
1991 domus
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Goal
1990 statue
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Centro Radiotelevisivo RAI Saxa Rubra
1987 edifici
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Monumento agli agenti Sammarco e Carretta
1982 memoriali
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Istituto Pietro Calamandrei a Saxa Rubra
1980 scuole
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San Gaetano di Thiene a Tor di Quinto
1975 chiese
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Collegio Romano Della Santa Croce o Cavabianca
1974 conventi-chiostri
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Palazzina a via Flaminio 330
1971 palazzine
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzina a Viale Tiziano 19
1962 palazzine
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Stadio Flaminio
1959 impianti sportivi
☆ ☆ ★ ★ ★
Palazzetto dello Sport
1959 impianti sportivi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Casa Baldi
1959 edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a Tor di Quinto
1957 chiese
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cappella della Casa di Cura Villa del Rosario
1956 cappelle
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Casa di Cura Villa del Rosario
1956 ospedali
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Palazzina di Viale Tiziano 3
1954 palazzine
☆ ☆ ☆ ★ ★
Istituto Villa Flaminia
1952 scuole
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzina di Via del Sansovino
1950 palazzine
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Monumento ai caduti del 1849 a ponte Milvio
1941 memoriali
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cappella di San Michele arcangelo al Cimitero Flaminio
1941 cappelle
☆ ☆ ☆ ★ ★
Cimitero Flaminio di Prima Porta
1941 cimiteri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Santa Maria Immacolata a Grottarossa
1935 chiese
☆ ☆ ★ ★ ★
Villa Augusta a Villa Brasini
1931 ville
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo della Cassa nazionale del Notariato
1930 edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Fontana del Palazzo del Notariato
1930 fontane
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Condominio a Via Flaminia 195
1930 edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Fontana del giardino di viale Tiziano
1927 fontane
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Villa Aloisi
1926 ville
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Edificio per Abitazioni Società Italiana Imprese Edilizie
1920 edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo della Società del Gas
1920 edifici
☆ ☆ ★ ★ ★
Villa Flaminia a Villa Brasini
1920 ville
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Lapide di Pio X a Prima Porta
1912 targhe
☆ ☆ ☆ ★ ★
Palazzo della Marina
1911 palazzi-corte
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Lapide in Memoria di Mariano Fortuny y Carbò
1911 targhe
☆ ☆ ☆ ★ ★
Stadio Nazionale
1911 impianti sportivi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Campo dei Due Pini
1908 impianti sportivi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Tennis Club Parioli
1906 impianti sportivi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Lotto ICP Flaminio I
1905 edifici
☆ ☆ ☆ ★ ★
ex Stabilimento Società Automobili Roma
1905 fabbriche
☆ ☆ ☆ ☆ ★
ex Fabbrica del Ghiaccio
1900 fabbriche
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Officina del Gas al Flaminio
1881 fabbriche
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo Valli
1880 palazzi
☆ ☆ ☆ ★ ★
Mattatoio Flaminio
1822 edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Casina Vagnuzzi
1810 edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Targa dell'Arcosolio di Benedetto XIV sulla Flaminia
1750 targhe
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cappella del Casale di Malborghetto
1744 chiese
☆ ☆ ☆ ★ ★
Villa Altemps a Via Flaminia
1595 ville
☆ ☆ ★ ★ ★
Porta Flaminia
1562 porte
☆ ☆ ☆ ★ ★
Palazzina di Pio IV
1561 casali
☆ ☆ ★ ★ ★
Sant'Andrea a via Flaminia
1553 chiese
☆ ☆ ☆ ★ ★
Fontana dell'Acqua Vergine a Via Flaminia
1552 fontane
☆ ☆ ★ ★ ★
Ponte Milvio
110 ponti
☆ ☆ ☆ ★ ★
Mausoleo di Elio Gutta Calpurniano
sepolcri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
ex Deposito Società Romana Tramways e Omnibus
stazioni
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Villa Sannesi Cavalieri
ville
☆ ☆ ☆ ★ ★
Palazzo della Cooperativa La Casa familiare
palazzi-corte
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Nuovo Sferisterio Flaminio
impianti sportivi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Giardini del Ministero Marina
giardini
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Fontana di Piazza delle Marina
fontane
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Sepolcro di Lucio Aufidio
sepolcri
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Studio Fortuny già Stalle di Villa Poniatowskij
edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Abbeveratoio di Benedetto XIV sulla via Flaminia
fontane
☆ ☆ ☆ ★ ★
Casina della Vigna di Porto
edifici istoriati
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Giardino delle Crocerossine
giardini
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cave di tufo di viale Tiziano
cave
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Palazzo del Tar - Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio
edifici
☆ ☆ ☆ ★ ★
Giardini della Passeggiata Flaminia
giardini
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Scuola Guido Alessi
scuole
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Catacombe di San Valentino
catacombe
☆ ☆ ☆ ★ ★
Basilica di San Valentino
chiese
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Sepolcreto al I miglio della via Flaminia
necropoli
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cippi miliari a Via Flaminia 318
archeologia
☆ ☆ ☆ ★ ★
Villa Oblieght
ville
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Tempietto del dio Esculapio dell'antica Villa Obbligh
edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cappella dell'istituto Maria Giuseppa Rossello
cappelle
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Intensivo a Viale Pinturicchio 13
edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cimitero di Sant'Andrea a Ponte Milvio
cimiteri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Sant'Andrea a Ponte Milvio
oratori
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Edicola di Villa Brasini
edicole sacre
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cappella Santa Maria Addolorata della delle Religiose di Gesù-Maria
chiese
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Casa Generalizia delle Religiose di Gesù-Maria
conventi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Comando Militare Lancieri di Montebello
caserme
☆ ☆ ☆ ★ ★
Castello Marchesi Cappelli
casali
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Necropoli militare della Via Flaminia
necropoli
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Fullonica al V miglio della via Flamina
archeologia
☆ ☆ ☆ ★ ★
Basolato del V miglio della Via Flaminia
archeologia
☆ ☆ ☆ ★ ★
Sepolcro di Marco Nonio Macrino
sepolcri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Cava di tufo di Grottarossa
cave
☆ ☆ ☆ ★ ★
Tombe rupestri di Monte delle Grotte
sepolcri
☆ ☆ ★ ★ ★
Sepolcro dei Nasoni
sepolcri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Sepolcro circolare presso il VI miglio della Via Flaminia
domus
☆ ☆ ☆ ★ ★
Sepolcro a Torre presso il VI miglio della Via Flaminia
sepolcri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Mausoleo presso il VI miglio della Via Flaminia
sepolcri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Terme della Villa romana al VI miglio della Via Flaminia
terme
☆ ☆ ☆ ★ ★
Tomba di Fadilla
sepolcri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Villa rustica di Grottarossa
domus
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Sepolcro presso la Villa di Grottarossa
sepolcri
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Sepolcro romano presso a Via di Quarto Peperino
sepolcri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Sepolcro presso il Centro Rai di Saxa Rubra
sepolcri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Fornace presso il Centro Rai di Saxa Rubra
sepolcri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Mausoleo presso il Centro Saxa Rubra
sepolcri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Basolato della via Flaminia presso il Centro Rai di Saxa Rubra
archeologia
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Basolato della via Flaminia presso Saxa Rubra
archeologia
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Ponte della Valchetta
ponti
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Monumento al Pompiere Giampaolo Borghi
memoriali
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cave di Pozzolana rossa a Labaro
cave
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cave di Argilla di Labaro
cave
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cava di pozzolana alla rupe di Saxa Rubra
cave
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Fortificazione sul Mausoleo La Celsa
fortificazioni
☆ ☆ ★ ★ ★
Mausoleo La Celsa
sepolcri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Edificio con Fornaci presso la rupe di Saxa Rubra
archeologia
☆ ☆ ☆ ★ ★
Tombe della rupe di Saxa Rubra
sepolcri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Torre di Orlando o di Prima Porta
torri
☆ ☆ ☆ ★ ★
Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta
chiese
☆ ☆ ☆ ★ ★
Santi Urbano e Lorenzo
chiese
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Arco presso Santi Urbano e Lorenzo
archeologia
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Impianto idraulico presso la Villa di Livia
cisterne
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Casale di Prima Porta
casali
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Villa di Livia ad Gallinas Albas
domus
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Castello Del Cardinale Silj
castelli
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Cimitero di Montebello
cimiteri
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Villa romana del Cimitero Flaminio
domus
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Tempio israelitico al Cimitero Flaminio
luoghi di culto
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Sepolcro circolare a Prima Porta
sepolcri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Tomba delle Centocelle
sepolcri
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Casale Sant'Isidoro
casali
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Galleria romana di Pietra Pertusa
ipogei
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Mitreo di Pietra Pertusa
mitrei
☆ ☆ ☆ ★ ★
Torre di Pietra Pertusa
torri
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Galleria etrusca di Pietra Pertusa
ipogei
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Basolato presso Pietra Pertusa
archeologia
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Burgus San Nicolai de arcu Virginis
fortificazioni
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Arco di Malborghetto
archi
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Basolato della via Flaminia a Malborghetto
archeologia
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Casali di Malborghetto
casali
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Lapidi romane presso Malborghetto
archeologia
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Cave di tufo del Fosso del Drago
cave
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Macchia della Quartarella a Riano
riserve
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Basolato della via Flaminia presso la Quartarella
memoriali
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Monumento a Matteotti alla Quartarella
memoriali
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Ponte del Cremera presso il Borgo di Belmonte
ponti
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Borgo di Belmonte
fortificazioni
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Ospedale dei Santi Agostino e Antonio Abate a Castelnuovo di Porto
ospedali
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Santi Agostino e Antonio Abate a Castelnuovo di Porto
chiese
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cimitero di Castelnuovo di Porto
cimiteri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cappella del Cimitero di Castelnuovo di Porto
cappelle
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Cisterna del Casalaccio
cisterne
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Castellaccio di Morlupo
fortificazioni
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Istituto di Cultura Missionaria Teatino a Morlupo
conventi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Madonna del Carmine a Morlupo
chiese
☆ ☆ ☆ ☆ ★
San Gaetano a Morlupo
cappelle
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Catacomba ad Vicesimum
catacombe
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Casale di Morolo
casali
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Basolato della Via Flaminia a Rignano Flaminio
archeologia
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Cimitero Comunale di Rignano Flaminio
cimiteri
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Catacomba di San Teodora a Rignano Flaminio
catacombe
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San Teodora a Rignano Flaminio
chiese