La società delle Mediterranee sta costruendo una ampia stazione militare, nel suburbio fra le vie Tusculana e Labicana, e precisamente nello spazio compreso fra il Ponte Lungo e l'acquedotto Felice, di prospetto alla vigna Serventi. Questa nuova stazione è già unita, o lo sarà fra breve, con le linee di Firenze, di Sulmona, di Napoli, di Pisa ecc. mediante bracci transversali a doppio binario, lunghi complessivamente quattro chilometri.
Tutto ciò dà luogo a considerevoli tagli e trasporti di terra, talvolta superficiali, più spesso profondi (sino a 20 metri) ed all'attraversamento, in due punti, degli acquedotti dell'Aniene vetere, Marcia, Tepula, Giulia, Claudia, Aniene nuovo, Alessadrina, e Felice.
Le scoperte finora avvenute sono qui appresso descritte secondo l'ordine della loro distanza dalla porta Maggiore.
Spianandosi il terreno ondulato della vigna di s. Marcello, è stata rimessa in luce una rete di cunicoli, scavati nel tufo, con la volta a tutto sesto, e con volta e pareti intonacate di stucco bianco. La sezione dei cunicoli è di circa un metro: l'altezza di due. Devono aver servito per serbatoio d'acqua. Sopra di essi s'incominciano a scoprire avanzi di costruzioni reticolate e laterizie, avanzi di villa o casa rustica del 1° secolo dell'impero.
Fra le terre di scarico provenienti da questo terreno ho raccolto quattro frammenti di vasi campani, a vernice nera iridescente, indizio di sepolcri del 4º e 5° secolo avanti l'era volgare, manomessi in epoca che non è possibile determinare.
Nel viale che conduce al casino e nella scala esterna del casino stesso stavano messi in opera due marmi letterati. Il primo contiene la seguente epigrafe, alquanto corrosa dall'attrito. La lastrina misura m. 0,42 X 0,24.
D M SABINIO SABI NIANO EX OPTI ONE CORTALE MIL AN XVII OPTI O MIL AN VIIII VIX AN XXXX NA TION RAET CLAV DIVS DIODORVS HER B M F
La seconda iscrizione è incisa, a lettere di tipo severiano, su d'una stele marmorea, alta m. 0,80 larga 0,50, con antefisse e timpano curvilineo, nel quale è scolpita di bassorilievo la figura della defunta, distesa sul letto funebre.
D M VLPIA DANAE EX MAVRETANIA CAESARIENSI V A XXIIX C VALERIVS MAXIMVS DECVRIO ALAE ATECTORIGI ARSE EXERCITVS MOESIAE INFERIORIS CONIVGI ENTISSIMAE FECIT
Nell'area circostante al casino, dalla parte di tramontana, sono state rimessi in luce cassettoni alla cappuccina, con lo scheletro disteso sopra un piano di tegoloni bollati. Provengono da questi cassettoni alquante lucerne di buona conservazione, col sigillo CLOLDIA, e monete del secolo terzo incipiente.
L'acquedotto Felice è stato troncato in due punti: a circa 100 m. a monte del bivio delle linee di Napoli e di Civitavecchia: ed al primo chilometro del vicolo del Mandrione, sulla destra di chi volge alla porta Furba. Nell'uno e nell'altro luogo si è riconosciuto che l'acquedotto sistino è fondato sui piloni della Claudia, costruiti di grandi massicci di peperino, con fodere e rinforzi di cortina severiana. Più a monte, nella contrada di porta Furba, l'acquedotto stesso è fabbricato sui piloni della Marcia.
È degno di nota il ritrovamento di alcuni pozzi scavati quasi a contatto delle arcuazioni, a profondità che variano dai 15 ai 25 metri. Il più profondo di tutti, scoperto nella vigna Marolda-Petilli conserva ancora tre metri di acqua, ed ha la tromba munita di pedarole.
Nell'anzidetta vigna Marolda, posta tra la ferrovia Napoli ed il vicolo del Mandrione, sono tornati in luce bellissimi avanzi di un edificio composto di due parti distinte. La parte più antica è fabbricata con massi di tufo, grossi m. 0,60, ed intonacati sulle due facce: la più recente mostra le pareti di eccellente reticolato, con intonaci dipinti a colori vivacissimi.
Vi sono cripte, e voltoni sotterranei illuminati da feritoie frantumi di mosaici monocromi e policromi a tessere di smalto; incrostazioni marmoree, nelle quali prevale il broccatello tagliato a striscie sottili, con guide di rosso, ed altre decorazioni proprie di nobile residenza suburbana.
Nella parte rustica si trovano cocci di dolii, e vasi da semenzaio. Il fabbricato confina con un diverticolo che univa il Mandrione (antico) con la Labicana.
La ferrovia taglia questi ruderi sotto un angolo assai acuto, e per la sezione di pochi metri; di maniera che è quasi impossibile riconoscerne la disposizione architettonica.
Rodolfo Lanciani.
Troncandosi l'acquedotto Felice, sulla linea di congiungimento della nuova stazione tuscolana con le linee di Sulmona e di Orte, si è potuto mettere in chiaro che quando l'architetto Fontana scelse i piloni della claudia-aniene nuovo a sostegno dei nuovi fornici, distruggendone al tempo stesso quasi tutta la parte emergente da terra, ogni traccia della primitiva opera a bugna di sperone era scomparsa da secoli.
Rimanevano in piedi le sole fodere e volticelle di sostegno, in cortina dei tempi adrianei, con altri piloni e controfodere del secolo IV scadente.
I mattoni impiegati nei primi restauri portano tutti l'impronta circolare: QOPPINATALIS
I materiali impiegati nei secondi sembrano essere stati raccolti alla rinfusa dai terreni vicini, e comprendono scaglie di marmi scolpiti, pezzi di cocciopisto, ed anche frantumi di lapidi sepolcrali, come il seguente: CORIN ...| VERN ...|QVETE M ...| SIMA FIL
Parallelamente all’acquedotto, ed alla profondità di m. 0,60 corre, in direzione della città, una condottura per irrigamento, composta di diote a larga pancia, ognuna delle quali ha la punta (spezzata) commessa nella bocca della vicina, e cementata con cemento di stucco ed olio.
La collina, sulla quale sorge il casino della vigna, già distrutta, di s. Marcello, è perforata per lungo e per largo da una rete cunicolare i cui bracci s'intersecano ad angolo retto. Le gallerie misurano m. 1,75 di altezza, m. 0,89 in larghezza ed hanno pareti a volta intonacate di stucco tenace e bianchissimo, grosso ben tre centimetri.
A più bassa profondità si trovano arenarie, forse dell'epoca romana, essendovi stata raccolta una lucerna liscia, segnata col bollo PROCLI.
Il centro della collina era occupato da una fabbrica, abbattuta dai frati di s. Marcello quando costrussero il casino sopramentovato. Ad essa appartiene un pavimento di mosaico col campo bianco racchiuso da fascione nero, incominciato a scoprire di questi giorni.
Rodolfo Lanciani.
Facendosi lo sterro per l'ampliamento dei binari sulla linea ferroviaria di allacciamento fra la stazione del Mandrione e la Tuscolana, sono stati rimossi alla luce alcuni avanzi di muri antichi in opera reticolata e laterizia, spettanti a sepolcri.
Uno di questi avanzi è di forma circolare, di circa m. 10 di diametro. Ne rimane la fondazione, formata con pietrame di tufo o calce per un'altezza di m. 2,50, sopra cui sorgeva il muro di opera reticolata dello spessore di ni 0,60 per un'altezza di m. 1 circa, tino cioè al piano di campagna.
Adiacente a questo rudero verso ovest, fu scoperto un cunicolo, le cui pareti erano in opera reticolata, e il piano, a m. 1,50 sopra il livello dei binari, era formato con mattoni bipedali dello spessore di m. 0,05.
Era ricoperto con tegole alla cappuccina. Era largo ni. 0,58, alto m. 1,35, compresa la copertura. Piegava ad angolo retto verso nord per una lunghezza di m. 5,30.
Noi lavori di sterro per costruirò il piccolo tratto di galleria sotto questa via, per l'allacciamento della stazione del Mandrione con quella del Portonaccio, è stato scoperto por una lunghezza di m. 15 un tratto dell'antica via La labicana a m. 3,15 sotto il piano di posa dei binari della ferrovia Roma-Napoli.
L'antica strada, di cui non si è potuto determinare la larghezza, conservava verso nord la solita crepidine, formata con poligoni di selce disposti in coltello. Questa crepidine dista dal muro nord-est sulla Casilina m. 34.
D. Vaglieri.
Il Duce Mussolini nella zona dei cantieri per l'ammodernamento della stazione Termini. A copli di piccone, inizia la demolizione dell'antica Stazione centrale. Di seguito visita i lavori per la costruzione della stazione Prenestina e l'ampliamenti della Tuscolana su via del Mandrione.
Durante gli scavi a Via Casilina Vecchia 19, del pozzo di aerazione della metro C (tra Lodi-Pigneto), viene alla luce parte del basolato dell’antica via Labicana. Si provvede allo smontaggio della strada con relativa segnatura di ogni singolo basolo, per una ricostruzione nello stesso sito, a pozzo completato.
I basolati scoperti per la realizzazione di un pozzo di areazione della metro C a Via Casilina vecchia 19, sono riassemblata a circa due metri e mezzo di profondità rispetto al piano di calpestio moderno, ma poi ricoperti da un largo marciapiede.