Dal 1870 rinominata via Giulio Romano.
Nel cortile della casa testè demolita in via Giulio Romano, e già appartenuta al pittore Pietro da Cortona, si è ritrovato il seguente cippo marmoreo, che dalle sole schede del Tolomeo è stato pubblicato nel C.I.L VI, 17584:
M S L FABIO FORTVNATO PATRVO L FABIVS AEMILIANVS GENER
In occasione degli sterri per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele II, nel versante occidentale del colle capitolino, lungo la via Giulio Romano e precisamente dietro la chiesa di S. Rita, è tornato in luce un tratto della sostruzione del recinto serviano.
Consistono questi avanzi in sei ordini di pietre, dell'altezza complessiva di m. 3,60. L'ordine inferiore della muraglia è incassato nella rupe tufacea del colle, su di un piano che elevasi di m. 4 dalla prossima piazza di Venezia. Ha in base una grossezza di m. 2,54; gli altri ordini sovrapposti vanno gradatamente diminuendo, di ma-
niera che il superiore ha una grossezza di m. 1,15.
La fronte della muraglia rivolta verso il Campo Marzio, è distante m. 3 dal fianco del monumento a Vittorio Emanuele II, col quale alla base trovasi a contatto il tergodella medesima.
D. Marchetti
Per i lavori di fondazione d'un nuovo pilone nel lato occidendale del monumento al re Vittorio Emanuele, si è trovata, alla profondità di circa quattro metri dal piano della via Giulio Romano, un'antica stanza, che misura m. 3,30 di lunghezza per m. 2,25 di larghezza, ed è alta m. 2,50.
È costruita in laterizio ed addossata alla rupe capitolina. Le pareti erano intonacate ed adorne di dipinti entro cornici ed inquadrature di color rosso. Delle pitture restano appena qua e là languide tracce; e possono soltanto riconoscersi una figura con velo agitato dal vento, e n altra parte un oggetto in forma di pigna con due aquile ai lati. Il pavimento era battuto a tasselli bianchi e neri, seuza verun disegno od ornato.
Da alcuni avanzi di muri laterizi, che sono stati osservati sopra la descritta camera, sembra che un'altra simile stanza vi fosse sovrapposta; al piano della quale, e forse in comunicazione diretta con essa, era un cunicolo scavato nel vivo della roccia, che si dirige verso il lato settentrionale del colle. Un simile cunicolo è apparso a circa m. 3 di maggiore profondità.
Fra le terre si è rinvenuta una statuetta sedente, alta m. 0,36, che rappresenta la Fortuna o l’Abbondanza. Oltre la testa, mancano l'avambraccio destro e la parte superiore del cornucopia sostenuto con la mano sinistra. Nel plinto è incisa, a piccoli caratteri, ed in due parti distinte, l'iscrizione PER VOCE SANCTO DEO SABAZI PEGASI D SACERDOT ATTIA CELERINA D. Un'altra epigrafe votiva alla stessa divinità si rinvenne, tre anni or sono, circa il medesimo luogo (v. Notizie 1889 p. 225). E, come in essa, è ricordato il dono votivo di una statua di Mercurio, fatto da M. Furio Claro saneto invieto Sabazi, così il monumento ora scoperto si palesa egualmente come l'offerta di un simulacro di un'altra divinità, fatta Sancto deo Sabazi da Attia Celerina, per voce[m] Pegasi sacerdoi(îs).
Avvio delle demolizioni alla falde del Campidoglio per la realizzazione della Via del Mare e liberare il colle. Nell'Occasione vengono scavate l'insula dell'Ara coeli, la taberna di via delle tre Pile, l'insula magiore, la casa cristiana ed un Balneum, il portico repubblicano al Vico Jugario. La chiesa di Santa Rita viene smontata ed i pezzi sono depositati in un magazzino comunale in attesa della ricostruzione. Oltre ai resti dell'insula imperiale, ritornano alla luce due piccole memorie di San Biagio de Mercatello: il campaniletto romanico dell’XI secolo con due bifore e l'arcosolio affrescato con la quattrocentesca "Deposizione di Cristo tra la Madonna e S. Giovanni".