Demolendosi una casa nella via del Pozzo, per il prolungamento della via del Tritone, è stato trovato il seguente titolo sepolcrale in lastra marmorea scorniciata: D M LPACCIVS ATHENIO ET VLPIA ARETHVSA SE VIVI COMPARAVERVN' SIBI ET SVIS LIBERTIS LIBERTABVSQVE POSTERISQVE EORVM H M D M H.
I fratelli Bocconi (imprenditori del Nord Italia che avevano già pochi anni prima inaugurato un grande edifico commerciale a Milano nel 1879), acquistano un lotto sulla Via del Corso (per la cifra ingente di 900.000 lire). I nuovi magazzini dovranno fornire in un unico luogo tutto ciò che occorre ai ricchi borghesi dell’epoca, un luogo in cui l’esposizione delle merci è visibile anche dall’esterno e dove i clienti possano entrare liberamente senza avere in mente qualcosa di preciso da acquistare. Viene indetto quindi un concorso di progettazione per il nuovo edificio che abbia una pianta più libera possibile, con ampie vetrate espositive su strada. Il concorso viene vinto dall'architetto romano Giulio de Angelis, in collaborazione con l’ingegnere Sante Bucciarelli.
Costruendosi la chiavica della nuova via del Tritone, nel tratto compreso fra il Corso e S. M. in Via, sono stati ritrovati sei piloni di un portico o pilastri di travertino, porzione del quale esiste ancora ben conservata sotto il palazzo Piombino. Molti interpilastri sono chiusi con muro di mattoni mal cementati, e le stanzuole quadrilatere, racchiuse fra codeste pareti, sono pavimentate con selcioni da strada, arrotondati e consunti. Dal vivo d'una parete s' è cavato il bollo rotondo : EXPRCVMES5A_ IN ed un pezzo di labro di dolio col bollo quadiato: L RVSTI A F M
Rodolfo Lanciani
Inaugurazione del Grandi Magazzini “Alle città d’Italia” nel Palazzo Bocconi a Via del Corso. Pesenzia il re Umberto I.
Nei lavori di sterro per la costruzione della nuova fogna che deve allacciare quella di via del Tritone con l'altra di via della Scrofa, è stato trovato, in prossimità dei magazzini Bocconi, un pezzo di mattone che Dia il bolla E circolare inedito e fin qui sconosciuto: IVVENTI SATVRNINI Ex F SEI A E S ISAVRIC OPVS DOLIAR ASIATICO II COS
È dell’anno 125, e nel cerchietto porta in rilievo la protome di Mereuro, volta a destra, con la borsa e il caduceo ai due lati. Per i medesimi lavori in piazza di Montecitorio, alla profondità di quattro metri sotto il piano stradale, si sono incontrati piccoli avanzi di muri, costruiti parte in laterizio e parte in pietrame.
Giuseppe Gatti.
Nello sterro per la costruzione della nuova fogna dalla via del Tritone a quella del Campo Marzio, presso l'angolo del magazzino Bocconi è stato scoperto, alla profondità di m. 6,50 dal piano stradale, un tratto di antica strada a grandi poligoni di selce; ed in piazza Colonna, dirimpetto all'angolo del palazzo Chigi, è riapparso un simile tratto di pavimento stradale, il quale trovasi a livello più alto, cioè a m. 5,50 sotto il piano della piazza.
In quest'ultimo luogo si è rinvenuto un pezzo di condottura in piombo, che doveva traversare obliquamente la via Flaminia, dirigendosi verso sud-est. Questo pezzo di tubo aquario, che ha il maggiore diametro di m. 0,08 ed è lungo m. 0,50 porta a belle lettere rilevate l'iscrizione: I PHOEBIANI TRIB CHO PR VIG cioè: . Mancano il prenome e il gentilizio del tribuno, che ebbe la cura di sovrainten- dere alla condottura la quale doveva portar l'acqua alla stazione della prima coorte dei vigili.
Questa, com'è noto, era nelle vicinanze dell'odierna via di S. Marcello, e trovavasi sul confine fra la settima e la nona regione. La direzione, che aveva la fistola plumbea ora scoperta, è appunto verso quella parte e conferma l'ubicazione della predetta stazione. È conosciuto un altro simile tubo aquario, col nome di Ti. Claudio Juventino centurione della prima coorte dei vigili (C. I. L. XV, 7245), ma ne è ignota la provenienza.
Frà la terra rimossa nei predetti lavori si è recuperato: un rocchio di colonna di africano, lungo un metro, col diametro di m. 0,47; un piccolo frammento di ca| pitello ed un pezzo di cornice intagliata, in marmo; due pezzi di mattoni coi bolli del secondo secolo, (C. I. L. XV, nn. 373 e 1298) ed i frammenti d'iscrioni sepolerali incise su lastre di marmo.
Giuseppe Gatti.
Fallisce un attentato al Duce ideato dal Deputato Socialista Tito Zaniboni e dal Generale Luigi Capello, appostati con un fucile alla finestra di una stanza dell'Albergo Dragoni a via del Pozzo 9, di fronte al balcone di Palazzo Chigi su via del Corso, da cui si sarebbe dovuto affacciare il Duce per celebrare l'anniversario della vittoria.