Giovanni Angelini, assessore all'Edilità del Municipio capitolino, incarica Viviani di redigere i progetti dei nuovi quartieri, nominandolo ingegnere direttore dell'Ufficio tecnico provvisorio per i lavori del primo piano regolatore della capitale, con un assegno mensile di 400 lire.
La commissione del Piano Regolatore, dopo 5 mesi di studi, presenta al Consiglio Comunale la relazione dal titolo "Piano edilizio Regolatore e di ampliamento della città di Roma in relazione alla legge sul concorso dello Stato nelle opere edilizie". La commissione apportata diverse modifiche rispetto alle proposte formulate dal Piano Regolatore del 1873 (approvato ma mai reso operante in termini di legge), ad esempio predisponendo precise indicazioni rispetto al tracciato della via che da piazza Venezia conduceva al Tevere ed al Vaticano (l'attuale Corso Vittorio Emanule II).
Il Consiglio Comunale adotta il Piano regolatore redatto dall'ing. Viviani, sostanzialmente identico a quello del 1873 con alcune modifiche. Progetto per la realizzazione di una strada che colleghi via Cavour con il Quartiere Esquilino (via Giovanni Lanza).
Nel vicolo della Mortella, presso il quadrivio della via di S. Bartolomeo de’ Vaccinari, alla profondità di met. 3,50 è stato scoperto un muraglione costruito a massì di tufa giallo, lunghi in media m. 1,15 alti m. 0,59, e posti in opera senza cemento.
Il muraglione, che è lungo nel tratto scoperto m. 30,00, presenta tutti i caratteri di remota antichità, ed appartiene senza dubbio ad un edificio pubblico.
Nelle terre di scarico aderenti al muro è stato ritrovato un pezzo di cippo marmoreo, con cornice e timpano, e l'iscrizione:
DM PETRONIAE VENERIAE VIXIT A XX M II D V VS EPIG.
Rodolfo Lanciani.
Viene definitivamente approvato il nuovo Piano Regolatore di Roma.
Il barone Guglielmo Huffer propone al comune di finanziare la realizzazione di un giardino con fontana nella piazza realizzata con le demolizioni a via Arenula. La proposta viene accolta.
Fondandosi un nuovo casamento sulla piazza Cenci, lungo la via che dovrà sboccare al ponte Garibaldi, a m. 5,70 sotto il livello stradale è stata ritrovata una grande tazza di fontana in granito, del diametro di m. 3,23.
Nel medesimo luogo è stato raccolto fra le terre un frammento di lapide marmorea, con cornice, che conserva questo avanzo d'iscrizione:
MIVS FECIT MIVS FECIT TIS LIBER SQVE
In piazza Cenci, presso il sito medesimo ove fu trovata la grande tazza di granito, cfr. Notizie 1887, p. 114), fondandosi i piloni di un nuovo casamento si è trovato, alla profondità di m. 7,00, un muraglione foderato di parallelepipedi di tufa, che corre parallelo all'antica via della Mortella. Fra questo muro e il palazzo Cenci è apparsa, nel fondo di altri piloni, una platea lastricata da travertini, e solcata da un canale di scolo, largo m. 0,40.
Nei lavori per una nuova fabbrica, che si costruisce presso la distrutta chiesa di s. Bartolomeo alla Regola, si è raccolto un frammento di grande lastrone di marmo, con questo avanzo epigrafico:I
I
ET SIBI
LIBERTABVS I
IN FRO P
Nello scavo pel fognone della nuova via Arenula, si è incontrato un grosso muro antico a cortina, che attraversa obliquamente l'asse della strada.
Per la realizzazione della nuova strada di Via Arenula, vengono demoliti i fabbricati presso Piazza di Sant'Elena, la chiesa omonima, il vicino Palazzo Cavalieri, la chiesa di Sant'Anna con annesso Monastero delle Benedettine.
Grandiosi avanzi di antiche costruzioni in travertino, sono tornati in luce dagli sterri per la fogna della via Arenula, in prossimità della piazza Cenci.
Notevoli sono, molti frammenti della trabeazione, e due colonne, le quali stanno tuttora in piedi sulle loro basi.
Di travertino è parimenti il lastricato, che trovasi a circa m. 5,00 sotto il piano stradale, e prosegue per una notevole lunghezza verso tramontana. Un tratto ne fu pure scoperto l'anno scorso, nelle fondazioni del casamento De Vecchis, nella stessa piazza dei Cenci (cfr. Notizie 1887, p. 144).
Nello scavo sono pure apparsi residui di mura laterizie; e furono recuperati varî pezzi di una grossa lastra di quel marmo colorato, che è conosciuto col nome di fiore di persico.
Fra le vie del Pianto e in Cacabariis facendosi il cavo per la grande fogna della nuova via Arenula, si è trovata a m. 7,00 di profondità dal piano stradale un grosso muro, costruito a paralellepipedi di tufo, che attraversa il cavo per tutta la sua larghezza, e poggia sopra un basamento di grandi lastroni di travertino, scorniciati.
Presso la via dei Falegnami, eseguendosi gli sterri per la grande fogna della nuova via Arenula, si sono incontrati avanzi di grandiose costruzioni in opera laterizia. Nella demolizione di questi antichi resti sono stati raccolti alcuni mattoni, che portano i bolli seguenti:
...DOL EX PR M AVRELI ANT... | ...NI AVG N PORT LI...
OP DOL EX PR AVG NFIG TERE | NT LAELIO PHIDELE
CN DOMITI CLEMENTIS
Dall’angolo delle vie della Mortella e della Stufa, è stato rimosso un grande lastrone di marmo (di m. 1,22 X 0,84), che in origine era la gigi di un'ara. Vi è incisa, in lettere alte m. 0,11, la dedicazione:
DEO HERCVLI
Dagli apografi di antichi trascrittori, che videro il monumento circa il medesimo luogo, l'iscrizione è stata pubblicata nel vol. VI del C. I. L. n. 263
Inaugurazione di Ponte Garibaldi, in contemporaneamente all'apertura di Via Arenula.
Per i lavori della grande fogna di via Arenula, nel sito corrispondente all'antica via della Mortella, è stato scoperto un altro tratto del pavimento, formato con lastroni di rosso-di-levante, che già si era incontrato in prossimità della piazza Cenci (cfr. Notizie 1888, p. 135). Ne sono stati raccolti due pezzi, che misurano m. 1,20 X 0,90 X 0,35; uno di m. 0,70 X 0,66 X 0,18; ed altri nove di varie dimensioni minori.
Giuseppe Gatti
Presso dell'angolo della nuova via Arenula con quella di s. Bartolomeo de’ Vaccinari, costruendosi un fognolo, è stata scoperta un'ara di marmo, che stava tuttora eretta nel suo antico luogo, sopra un lastricato di travertini. Il monumento era alla profondità di otto metri sotto il piano stradale. È alto m. 1,05, largo nei lati m. 0,53, ed alla base m. 0,63. È conservatissimo nella parte inferiore, guasto e mancante nella parte di sopra.
Nel lato principale vi sono scolpiti quattro personaggi togati, con corona sul capo e velati, in atto di fare una libazione sopra un altare. Due vie/#marzi portano innanzi all'ara un toro ed un porco; un altro ministro reca gli stvumenti pel sacrifizio; un tubicine suona la doppia tibia. L'iscrizione sovrapposta fa intendere, che i quattro sacrificanti sono i magistri di un vico; e che il sacrifizio è diretto ad onorare i Lari compitali coll’ immolazione del porco, ed in pari tempo è onorato il Genio dei Cesari coll’immolazione anche del toro. Della epigrafe rimane quanto segue: LARIB AVGVST | IS CIVS CM | MANIVS C STVS | MAG VICI ANNI NONI
Nei due fianchi dell’ara erano scritti i nomi degli altri due vicomagistri, rimanendo su quello destro: P CLODIVS P. e sul sinistro: S LL SALVIVS
Sotto questi nomi è scolpita, in ambedue i lati, la figura di un Lare, con breve tunica succinta, e con ramo di alloro nella mano destra. Nella sinistra sollevata i due Lari dovevano portare il rAyton, del quale in quello che è sul fianco destro si vede qualche traccia.
Sul quarto lato dell’ara era intagliata una grande corona, della quale rimangono soltanto i lemnisci svolazzanti.
L'anno in cui fu eretto il monumento può dedursi dalla indicazione : MAG - VICI ANNI NONI. Imperocchè compiuta, secondo l'opinione del Mommsen, nell’anno 747 di Roma la riorganizzazione augustea dei vici e del culto dei Lari, fu solito segnarsi questa nuova era nei monumenti compitalicii eretti dai vicomagistri. Potremo quindi assegnare all'anno 756 (=2 e. v.) la dedicazione dell’ara ora tornata all'aperto; essendovi indicato l’anno nono dalla compiuta ricostituzione del culto dei Lari e dei magistri vicorum.
Sulle lastre di travertino, ove l'ara fu posta, venne ripetuta l'epigrafe commemorativa dei vicomagistri, i quali la dedicarono. E qui fu aggiunto anche il nome proprio del vico, leggendovisi:
maGiSTRI VICI AESCLETI ANNI VIIII
È assai probabile che il vieus Aescleti, finora affatto sconosciuto, derivasse il suo nome da un aesceuletum — bosco d’ eschi, che doveva trovarsi nelle vicinanze, e forse presso la sponda del Tevere.
Giuseppe Gatti.
Sterrandosi, per la nuova via Arenula, l'area ove era edificato l'ospizio detto di Tata Giovanni, a m. 3,50 sotto il piano stradale, si è rinvenuta una bella statua colossale muliebre, posta sopra un antico pavimento formato di grandi lastre marmoree. La figura, a cui mancano il braccio dritto, la mano sinistra, e la testa, che era riportata ed incassata nel busto, è seduta sopra una roccia.
Veste una tunica con mezze maniche, strette ed allacciate con clavi o bottoncini, e al disopra è coperta d’himation, il cui panneggiamento fu trattato dall'artista in modo grandioso e leggiadro.
Tiene le gambe incrocicchiate, ed ha i sandali ai piedi. Facilmente si riconosce essere effigiata in questo simulacro una Musa; ma la mancanza degli attributi, che teneva nelle mani, rendono difficile determinare quale fosse delle nove figlie di Giove e di Mnemosine.
Incontro la chiesa di S. Carlo ai Catinari, nel fondare una casa privata, è tornata all'aperto un'antica scalinata, lunga dieci metri, parallela alla facciata della chiesa e composta di soli tre gradini.
Le scavazioni per la nuova via Arenula, nel sito ove sorgeva l'ospizio detto di Tata Giovanni, hanno rimesso in luce un erma bicipite in marmo, di cattiva scultura ed assai danneggiata; inoltre una bellissima lastra di rosso antico, che misura m. 0,55 di lunghezza, m. 0,43 di larghezza, e m. 0,07 di spessore. Si è pure raccolta nello stesso luogo una piccola tessera circolare di osso (diam. mm. 25), che da un lato porta le sigle:
STE VINI
Giuseppe Gatti.
Nei lavori per la fondazione di un edificio in via Arenula, sul posto dell'ospizio demolito di Tata Giovanni, si è rimesso all'aperto un piedistallo di statua in travertino, alto m. 1,10, largo e grosso m. 0,60. Sulla fronte vi è scolpita di bassorilievo una corona di alloro, e su questa una colomba. Sono stati pure ritrovati vari frammenti di una statua marmorea togata, di arte scadente e di niun pregio.
Per gli stessi movimenti di terra, si è avuta la parte superiore di una stele marmorea, terminata a semicerchio, con antefisse, che in alto reca scolpito un corvo il quale becca sopra un canestro rovesciato. Vi si legge l'epigrafe: D M VALERIAE CRHYSIDI VALERIA FORTVNATA PATRONAE SVÆ. Il v. 3 in parte fu cancellato e rescritto, per sostituirvi, siccome pare, il cognome CRESTENI.
Due frammenti di mattoni, trovati nel medesimo luogo, portano le impronte: SEX ANNI APROSIDI; EX FIG fab SEI ISAVR O D AB L FAD PAS SERVIANO III ET VARO COS
Giuseppe Gatti.
Nelle fondazioni di un nuovo casamento fra la piazza Cenci e la via Arenula, è stata ritrovata, ad otto metri sotto il piano stradale, una basetta di marmo, che porta incisa la dedicazione votiva: M LVRIVS GERMVS ARAM RESTITVERVNT IOVI OPTVMO MAXVMO OB SVAM SVORVMQVE SAT... La parola RESTITVER nel v. 2 fu aggiunta posteriormente.
Giuseppe Gatti.
Nel fondare un nuovo casamento tra la piazza Cenci e la via Arenula, ove fu scoperto recentemente un tratto di antico muraglione con una fila di colonne di travertino (cfr. Notizie 1889, p. 241), si è raccolta una bellissima ante- fissa in terracotta, alta m. 0,35 larga alla base m. 0,28. In basso è ornata di larghe baccellature, e al disopra sono rilevate due teste di arieti affrontate, che nascono da foglie d'acanto. Superiormente termina a palma. Il fondo piano era dipinto in colorturchino, le teste di arieti in giallo con le corna rosse.
Giuseppe Gatti.
Dagli sterri per la costruzione del nuovo casamento fra la piazza Cenci e la via Arenula provengono alcuni tegoloni di m. 0,59 X 0,59, grossi m. 0,08. Ciascuno di essi porta il marchio di fabbrica impresso due volte, in modo che l'uno sì sovrappone all’altro quasi a forma di croce. Il sigillo è rettilineo, ed ha il nome: CVSPIDE.
In un altro frammento di mattone rinvenuto nello stesso luogo leggesi il noto bollo circolare: L BRVTTIDI AVGNSTA:ES OPVS DOLIR pigna fra due palmette
Giuseppe Gatti.
Negli sterri per la costruzione di un nuovo fabbricato sulla via Arenula, in prossimità della chiesa di s. Maria in Cacabariis, alla profondità di m. 5,80 dal piano stradale è tornata in luce una platea formata di grandi lastre di travertino. Lateralmente a questa platea è stato scoperto un muro laterizio, sul quale poggiano alcuni parellelepipedi di tufa; e ad angolo retto, un altro simile muro in massi: di tufa, al ‘piedi del quale v'è una cornice di marmo alta m. 0,28.
Giuseppe Gatti.
Nella demolizione della chiesa di s. Maria in Cacabariis, presso la via Arenula, è stato ritrovato un frammento di marmo, di m. 0,50 X 0,94, scolpito a bassorilievo. In un ovale, incorniciato da foglie d’acanto e circondato da strie ondulate, stanno in piedi due piccole figure, un uomo e una donna, con le destre unite. Ambedue vestono tunica e pallio; la donna è anche velata.
Un altro frammento di fronte di sarcofago, rinvenuto nello stesso luogo, conserva un piccolo avanzo di figura panneggiata. Nel rovescio vi è scolpito un ornato medioevale a nodi intrecciati.
Fra le terre si è pure raccolto un pezzo di lapide inscritta, che reca: ...NIV...|...XVII...|...T A...|...IS ET SIB...|...S Q POST
Giuseppe Gatti.
Grande dimostrazione dei Romani ai bersaglieri in partenza per la guerra in Cina: "Alle 6 e mezzo, nel cortile della Caserma di San Francesco a Ripa un caporal-tromba dei bersaglieri suona assemblea. Immediatamente il cortile si riempie di soldati partenti. Si mettono su due righe. Ciascun tenente ha fatto l’appello del proprio plotone. Nessuno manca. Terminato l'appello, vi è un affettuoso scambio di saluti, di abbracci, di baci, fra ufficiali e soldati.
Alle 7 precise, a passo di corsa, escono dalla caserma. Precede la fanfara; seguono tutti gli ufficiali del 5° con a capo il tenente colonnello Ferrucci: vengono poi i quattro plotoni di partenti. Non appena i berretti rossi si mostrano sulla porta della caserma un applauso fragoroso parte dalla numerosa folla (tutta di trasfeverini) che staziona da oltre mezz'ora sulla piazza. I plotoni che hanno tentato di uscire a passo di corsa, fatti appena cinquanta metri, sono costretti mettersi a passo e non è più possibile mutare, tanta e tale è la folla acclamante.
Traversato il ponte Garibaldi, fin dalla Via Arenula si comincia a veder meglio la grandissima parte che la popolazione romana prende alla partenza. Una ventina di signorine allacciate in cinque finestre al terzo piano del palazzo Del Vecchio lanciano centinaia di mazzolini di fiori ai partenti. Sulla piazza Sant'Elena (in prossimità del teatro Argentina) si sono intanto raccolte la fanfara degli ex-militari, le Società di Tiro a Segno, associazione universitaria, fratellanza italiana, fratellanza militare, exbersaglieri, ex-carabinieri, ecc., tutte con bandiere.
Le fanfare intuonano allegre marcie; quindi insieme colle Società si mettono in testa al corteo che ormai si compone di oltre 50.000 persone. Ma la folla, la maggior folla la troviamo dal largo del Corso Vittorio Emanuele a Via del Plebiscito, e Via Nazionale. Tutta Roma vi è accorsa; dal principe romano al falegname, dalla dama alla stiratrice, dal senatore all'usciere della Camera, dal monsignore al sagrestano. E tutti applaudono.
Parecchi balconi di Via Nazionale sono ornati di bandiere, Affacciato al suo balcone, in Via Nazionale, di fronte al palazzo Aldobrandini, il presidente del Consiglio on. Saracco è commosso. I tramtways, impediti nella loro circolazione, servono di balcone a moltissimi che sì sono arrampicati fin sul cielo di essi.
Le adjacenze della ferrovia rigurgitano di altra folla, che ha acclamato i soldati di artiglieria giunti nella notte a Roma e che già hanno preso posto nello stesso treno che deve accompagnare i nostri bersaglieri.
Nelle sale di aspetto della ferrovia si sono intanto raccolti: il sottosegretario di stato alla guerra generale Zanelli, il sindaco principe Colonna con tutti gli assessori non esclusi quelli clericali; parecchi generali, il maggiore Agliardi, e una larga rappresentanza del ministero della marina.
Non era certo desiderio delle autorità politiche, militari e ferroviare, di far entrare la folla sotto la stazione. Ma contro la volontà della folla non si reagisce; i cordoni sono spezzati, i cancelli aperti, e dai diversi ingressi vere fiumane di popolo entrano sotto la grande tettoia gridando: Evviva l’esercito! Quando i bersaglieri, con la fanfara alla testa entrano sotto la stazione, l'entusiasmo è un delirio, Preso posto alla meglio nei vagoni loro destinati, continuano le scene affettuosissime, fra soldati e popolo.
Alle 8,40 i fischi delle due locomotive annunciano la partenza; allora vi è un secondo di profondo silenzio. Ma quando la prima vampata di vapore si sprigiona dagli stantuffi delle macchine e produce il primo mezzo giro delle ruote delle vetture, un grido solo sì innalza da migliaia di petti: Viva l’esercito, Viva Savoja, Viva l'Italia!"
La SRTO attiva una nuova linea a trazione elettrica, dalla stazione di Trastevere alla stazione Termini (in trazione elettrica mista, con filo aereo e accumulatori in via Nazionale, attraverso piazza Venezia, via del Plebiscito, corso Vittorio Emanuele, via di Torre Argentina, via Arenula, ponte Garibaldi, piazza d'Italia e il viale del Re).
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo Ministero della Giustizia
1913 palazzi
☆ ☆ ☆ ★ ★
Palazzetto a Via Arenula 83
1895 palazzine
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo Chiassi Lais
1892 palazzi
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo di Pietro Carnevale a Via Arenula
1892 edifici
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Fontana di piazza Cairoli
1888 fontane
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Ponte Garibaldi
1888 ponti
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Ara del vicus Ausculetus
2 archeologia
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Ara dedicata ad Atlante a largo Argentina
archeologia
☆ ☆ ☆ ★ ★
Sant'Anna dei Falegnami
chiese
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo De Vecchis
palazzine
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Giardino di Piazza Cairoli
giardini
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Casa Boggio
palazzine
☆ ☆ ☆ ☆ ★
Palazzo Signoribus
palazzi