Il Comune approva il piano regolatore del nuovo Quartiere Esquilino permettendo l'esproprio di tutti i terreni interessati. Per facilitare l'edificazione della vasta area, viene suddivisa in tre zone di espansione.
Presso l'angolo delle vie Lamarmora e principessa Margherita, è stato ritrovato un frammento di vaso vitreo , con pregevoli rappresentanze d'intaglio. Il campo è diviso in due scene, per mezzo di una linea trasversale. Nella parte piìi alta, contornata da festoni, si veggono due leoni in riposo, sopra i quali vola la figura di un angelo librato sulle ali, con le braccia protese in avanti, e sostenenti un oggetto che la frattura del vetro impedisce di ben discernere. Può darsi che la scena rappresentasse Daniele fra i leoni. Nella parte più bassa appariscono sei teste virili, barbate, guardanti il cielo, che è solcato da alcune linee ondeggianti. Il lavoro, benché da attribuirsi al secolo quarto dell'era volgare, non è privo di merito.
Rodolfo Lanciani.
Cerimonia di posa della prima pietra del palazzo della Zecca all'Esquilino, alla presenza di re Vittorio Emanuele III e della corte_
"Poco prima delle ore 9, le adiacenze di piazza Guglielmo Pepe, nel quartiere dei Monti, erano gaiamente animate. Tutti i palazzi delle vie Principe Umberto, Principe Amedeo, Lamarmora e Cairoli, che delimitano la rettangolare, sulla quale dovrà sorgere il nuovo edificio della Zecca, erano gremite di signore, signori e ragazzi in attesa dell'arrivo del Re, che arrivò alle 9 precise in carrozza scoperta, scortata dai corazzieri, accompagnato dal suo aiutante di campo, generale Brusati, accolto da ovazioni e al suono della marcia reale.
Re Vittorio fu ricevuto dalle autorità presenti, tra cui i ministri Carcano, Mirabello, Schanzer, le presidenze del Senato e della Camera, il direttore generale della Banca d'Italia comm. Stringher, varii generali, il sindaco Nathan, varii funzionari della Zecca e del tesoro.
Si iniziò subito la cerimonia con un breve discorso pronunziato dal ministro del tesoro on. Carcano, al quale, appena ebbe terminato di parlare, il Re strinse la mano; e poi accompagnato dall'ing. Mongini, autore del progetto, re Vittorio osservò le varie piante dell'edificio, informandosi minutamente di tutto.
Il Ministro Carcano aprì il suo discorso con queste parole «Giorno fausto è oggi: un'opera desiderata da tempo, ripetutamente approvata dalle due Camere legislative, una nuova Zecca con annessa scuola di medaglistica, viene ora iniziata da Voi, o Sire della numismatica sommo maestro, in questa Roma donde tanta luce si è irradiata nel mondo degli studi»
Mentre il Re riceveva questi schiarimenti, varii operai saldavano in un tubo metallico delle monete d’oro, d'argento, di rame e la pergamena ricordante l'atto di fondazione firmata dal re e dai presenti.
Appena compiuta questa operazione il Re assistè alla chiusura del tubo stesso nel fondamentale blocco di pietra. Un mastro muratore sollevò nna specie di coperchio che chiudeva l'incavo nel quale andava collocato il tubo.
Il coperchio recava questa iscrizione: Regia Zecca - Giugno 1908.
Il mastro muratore spalmò gli orli del coperchio di cemento e l'applicò esattamente sull'apertura: il Re anzi l'assestò egli stesso. Quindi il capo tecnico, della Zecca, De Silvestris, presentò al Re in elegante astuccio una cazzuola d'argento, colla quale re Vittorio, sorridendo, gettò della calce sulla prima pietra, mentre il pubblico dalle tribune e dalle finestre dei vicini palazzi applaudiva. Contemporaneamente la musica dei granatieri intuonò la marcia reale.
A mezzo di una catrucola, il masso di pietra discese lentamente nella buca preparata. Quest'operazione durò parecchi minuti, durante i quali il Re s'intrattenne a parlare col direttore della Zecca cav. Israel Sacerdote-e col capotecnico De Sivestris, accennando alla necessità di riconiare coi nuovi conii le logore monete da una lira del 1863 e del 1867, cosa che già si sta facendo.
Quando la pietra fu arrivata in fondo, il Re, seguito dalle autorità, escì dal palco reale tra nuovi applausi e al suono della marcia reale; ed anche nella strada il popolo raccolto gli fece una simpatica dimostrazione.
Come è noto la Zecca, attualmente, è ancora quella vecchia, pontificia, di dietro a San Pietro, contigua al Vaticano, anzi, fino a pochi anni addietro, per accedervi bisognava passare davanti alla guardia svizzeta. I locali sono vecchi, disadatti; ed era necessario che il Regno d'Italia avesse una Zecca propria, degna, come pare risulterà dal progetto dell'ing. Carlo Mongini, coadiuvato per la parte decorativa degli architetti Enrico Bachetti ed Ulpiano Bucci.
La spesa preventivata è di L. 1.800.000; e c'è da augurarsi che non accada come pel Monumento a Vittorio Emanuele e pel Palazzo di Giustizia!"
Un cunicolo che si è aperto nel terreno durante i lavori per cambiare una tubatura dell'Italgas a via La Marmora, porta alla scoperta una grande sala affrescata. La sala, posta a quattro metri di profondità, riguarda un ambiente che molto probabilmente faceva parte di una ricca residenza risalente al I secolo d.C., forse parte degli Horti Lamiani.