Storia
CronologiaFra la via Merulana e la chiesa di S. Martino, nel costruire una piccola fogna sotto il marciapiedi della via dello Statuto, sono stati rimessi all'aperto due sepolcri arcaici, scavati nel suolo vergine e coperti con massi informi di tufo.
Il primo conteneva due vasi del noto tipo laziale, e pochi frammenti del cadavere incombusto dispersi fra la terra; nell'altro furono raccolti tre vasi del medesimo tipo, due de'quali con ornati lineari a graffito, il terzo con cordoni rilevati sul corpo.
Si recuperarono pure una fibula di bronzo, mancante dell'ardiglione, due anelli in bronzo, ed un verticchio in terracotta.
Queste tombe appartengono al gruppo di sepolcri vetustissimi, che già tornarono pe in luce in altre parti della stessa regione, e de'quali fu dato un cenno nelle Notizie 1885, p. 17; 1886, p. 122 e 270.
Proseguendosi gli sterri per la piccola fogna in via dello Statuto, si è trovata un'altra simile tomba, contenente l'intiero scheletro; quattro rozzi vasi di tipo laziale,
uno dei quali con ansa lunata; un verticchio; due globetti ed un grande anello di terracotta; inoltre una fibula ed un anello di bronzo. Immediatamente a contatto dei pezzi di tufo, che proteggevano il sepolcro, si è rinvenuto un grande vaso fittile
(alto m. 0,56, diam. alla bocca m. 0,40), collocato nel sito corrispondente al fianco destro del morto.
In via di s. Martino, abbassandosi il piano della strada lungo il lato orientale della chiesa, è tornata all'aperto una tomba dello stesso periodo arcaico; ma talmente devastata, che se ne sono estratti soltanto due vasi frammentati d'argilla, con costolature orizzontali e verticali.
Nell'area posta sul bivio delle strade di s. Martino ai Monti e Giovanni Lanza, già di proprietà Giordani, esplorandosi il terreno per ragioni edilizie, si è sterrato un sacello compitale dell'antichissima regione esquilina. Il monumento, conservato nella sua quasi integrità, sorge sopra un'area pubblica che conserva ancora l'antico selciato. Si compone di una grande ara in travertino, dinanzi alla quale è un ampio suggesto, costruito con grandi massi rettangolari di tufa. Nell'età augustea questo podio fu rivestito di lastre di marmo; e con: servata religiosamente la parte più antica, fra esso e l’ara compitale venne aggiunta una base marmorea, sulla quale fu dedicata una stataa di Mercurio. Ciò è attestato dall'iscrizione incisa sulla fronte della base medesima:
IMP CAES.....DIVI F AVGVST | PONTIF MAXIMVS COS XI | TRIBVNICIA POTEST XIIII | EX STIPE QVAM POPVLVS | ROMANVS | K IANVARIIS APSENTI EI CONTVLIT | IVLLO ANTONIO AFRICANO FABIO COS | MERCVRIO SACRVM
La decimaquarta potestà tribunizia di Augusto ed il consolato di Antonio Jullo e Fabio Africano segnano l'anno 744 di Roma, 10 av. Cr. Con le strenne offerte dal popolo romano nel capo d'anno (cfr. Sueton. Avg. 57), Augusto consacrò in questo sacello il simulacro di Mercurio; siccome negli anni seguenti col prodotto dei medesimi donativi, dedicò statue di altre divinità in altri santuari degli antichi vici (0. 7. £. VI, 456-458).
La posizione del sacello testè discoperto, che si trova in un compito del Cespio, assai prossimo al vetusto tempio di Giunone Lucina, rende assai verisimile che il monumento sorga nel sito medesimo ov'era un sacrario degli Argei; essendoci stata conservata da Varrone (Z. Z. V, 50) la notizia, che il sexticeps della primitiva re| gione esquilina trovavasi appunto sul Cespio apud aedem Junonis Lucinae.
Negli sterri sono stati ritrovati parecchi avanzi di colonne, fregi e grandi cornici marmoree, i quali però non appartengono al sacellum, che non aveva copertura. Si è pure rinvenuto un frammento di grande statua in marmo bianco, che rappresentava una figura sedente, con la metà inferiore del corpo avvolta nel pallio; e due piccoli frantumi di altra statua in giallo antico.
Un cippo di travertino, con iscrizione mutila nella parte superiore, è stato raccolte a piccola distanza dal sacello compitale; e spetta ad una legale terminazione di area pubblica fatta da Augusto. Coll'aiuto di una simile epigrafe, edita nel C.I.L. VI, 1262, il nuovo cippo può essere reintegrato nel modo seguente:
imp. caesar auqustus | ex priVATo iN publicum | RESTITVIt | IN PARTEM SINISTRAM RECta | REGIONE AD PROXIM CIPPum | PED CKLIVS | et in parteM DEXTRAM RECTA regione | AD PROXIM CIPPUM | PED LZXVII
I punti sono incerti, attesa la grande corrosione della pietra.
Relazione del prof. Giseppe Gatti.
Demolita una casa in via di s. Martino ai monti, fra le terre che ingombravano le cantine, sono state raccolte due lucerne fittili, senza bollo di fabbrica.
In una è rappresentato il busto di un personaggio barbato, vestito di tunica e pallio, con la mano destra alquanto sollevata in atto di benedire: nell'altra è una figura muliebre del tutto nuda, che siede di prospetto, acconciandosi il capo, ed ha un leone al due lati.
Giuseppe Gatti.
Sistemandosi la via di s. Martino ai Monti, è stata raccolta fra le terre una lastra marmorea con l'iscrizione: CLAVDIANO VIXIT ANNIS VI MENSIBVS XI CLAVDIA HYGIA FILIO PIO FECIT.
Giuseppe Gatti.
In via di s. Martino, sterrandosi per un nuovo fabbricato di fronte al civico n. 19, a m. 2 sotto il livello stradale si è rinvenuto un piccolo capitello in marmo, d'ordine corinzio, alto m. 0,35 col diametro di m. 0,18, alquanto danneg- giato, e due frammenti di sarcofago parimente marmoreo, con avanzi di sculture. Sulla fronte vi si riconoscono soltanto le gambe ignude di una figura umana, la parte inferiore di due zampe di cavallo, e qualche resto di altri animali: sul fianco sinistro rimane la metà di una figura vestita di corta tunica, con calzari, e accanto ad essa un grande tronco d'albero.
Giuseppe Gatti.
Sterrandosi per gettare le fondamenta di una nuova casa di proprietà dell'Istituto romano di beni stabili, in via di san Martino ai Monti e precisamente di fronte ai numeri civici 31 e 31a, venne in luce, a circa m. 4 dall'attuale piano stradale, un pozzo di età republicana.
Il diametro di esso era di m. 0,70; e l’intero corpo, lungo per quanto fu dato esplorarne circa m. 18, era formato, nella parte bassa, da una serie di anelli cilindrici di tufo in parte ruinati al fondo, e nella parte verso la bocca, per m. 0,68, da muratura ad opera reticolata. Ogni anello di tufo, dello spessore di circa m. 0,09, era alto in media m. 0,70 e formato di quattro sezioni, tenute assieme a combaciare da una muratura a sacco, che riempiva tutto il rimanente spazio del cavo rettangolare aperto originariamente per cercare il pelo dell’acqua e per piantare il corpo del pozzo. I quattro pezzi di ciascun anello poggiavano direttamente su quelli posti in immediato contatto, ed i lati di ognuno di essi cadevano a filo con i lati degli altri, in modo da formare quella specie di connettitura che si suole chiamare « a sorella ».
Le pedarole, larghe m. 0,12 circa, di forma rettangolare e smussate, che da ambo i lati si svolgevano parallelamente, a distanza di m. 0,37 l'una dall’altra, erano tagliate, come in altri pozzi di tale epoca, successivamente quasi a due terzi del pieno del pezzo e nell’estremità del lato poggiante sulla linea dei blocchi sottostanti, rimanendo, per tale saggia disposizione, intatti tutti gli angoli concorrenti delle lastre.
A tempo imprecisabile, l'antico pozzo fu ostruito con uno strato di pesto a scaglie di travertino, spesso m. 0,12; e poi di nuovo ridato all'uso. Traggo questa conclusione dal fatto che la nuova bocca, misurante soltanto m. 0,35 nel suo diametro, era eccentrica rispetto all'asse del pozzo primitivo, misurando le due spalle interne rispettivamente l'una m. 0,30 e l'altra m. 0,05. Se la nuova bocca non fosse stata riaperta — come io affermo — ma stabilita all’epoca in cui si fece il rimbocco a scaglie del pozzo primitivo, sarebbe stata facil cosa ovviare a tale sconcio.
Per comodità de' topografi mi piace aggiungere che detto pozzo, oramai distrutto, era a m. 13,20 dal muro maestro della confinante casa Corvini e che il suo massiccio quadrangolare, nei due angoli prospicienti l’attuale via, era a m. 1 dalla linea stradale odierna dalla parte che dà verso la casa suddetta, ed a m. 1,20 dal lato opposto.
A. Valle.
Nel fare un cavo sotto il fabbricato posto all'angolo di via s. Martino ai Monti con via Domenichino per la costruzione di una fogna, è stata scoperta un'antica stanza. Il pavimento, il cui piano trovasi a m. 3,75 sotto il livello stradale di via Domenichino, è formato con lastrine di marmi colorati diversi, tagliati a triangoli, e disposti simmetricamente. I muri perimetrali, spessi m. 0,60, conservati per un ai di circa m, 1,60; sono di struttura a pietrame con paramento di mattoni, sul quale è applicato un
grosso strato d'intonaco di calce.
Il rivestimento nella parte inferiore ha uno zoccolo alto m. 0,58, terminato superiormente da un cordoncino formato con la grossezza di una lastra di marmo. Al disopra di questa continua il rivestimento di lastre marmoree.
Presso un angolo erano posati sul pavimento ed addossati al muro due trapezofori dimarmo bianco, differenti per disegno, decorati con semplici ornati, alti m. 0,36, e larghi l'uno m. 0,37 con lo spessore di m. 0,09, l'altro m. 0,33 con lo spessore di m. 0,075.
Sopra questi due trapezofori poggiava, sì da formare un sedile, una lastra marmorea spezzata e lunga m. 1,55; evidentemente doveva esistere anche un terzo sostegno, perchè la lastra, sebbene spezzata, si prolunga ancora oltre il secondo. Innanzi ad essa si ergeva una colonnina di marmo, con base e capitello tutto in un sol pezzo, alta m. 0,55 col diam. di m. 0,15; la quale servi, come lo dimostra win foro nella parte superiore di piede ad una mensa, posta innanzi al suddetto sedile.
Fra la terra sono stati raccolti due frammenti di mattoni con bollo circolare (C.I.L. XV, 157 e 125 c), e un un fondo di vaso aretino con sigillo (ib. 5778).
Dante Vaglieri.
Monumenti
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Casa Giovannoni
1911 edifici
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Targa in memoria del Domenichino
1872 targhe
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Santa Prassede all'esquilino
882 basiliche
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Compitum di via San Martino ai Monti
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Torre dei Graziani
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Torre dei Capocci
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Portico romano a Piazza San Martino ai Monti
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Madonna di via San Martino ai Monti
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Domus di via Domenichino
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