Durante lavori di consolidamento del palazzo a Vicolo delle Palme (ora dell'Atleta) 13-15, sotto la direzione dell'architetto Enrico Enrici, viene scoperto un ambiente romano in cortina dipinta con nicchie ed un cavallo bornzeo (ai musei capitolini). Pochi giorni dopo, sotto la direzione del Canina, gli scavi scoprono la statua dell'Apoxyomenos (ora ai Musei Vaticani), la parte posteriore di un toro bornzeo.
Una delibera comunale cambia il nome di vicolo delle Palme a trastevere (nome usato anche per una via del rione Ponte), in vicolo dell'Atleta.
Presso il vicolo dell'Atleta, sull'angolo di via Genovesi, facendosi un cavo per la condottura dell'acqua marcia, si è rinvenuto un piedistallo di statua in marmo greco, alto mei 1,10 x 0,45x0,50, con cornice intagliata a specchi e fusarole. Nel piano di sopra si veggono perni, che assicuravano la statua di bronzo.
Il sig. Costantino Corvisieri, negli scavi che sta praticando in certe aree di sua proprietà tra la via dei Vascellari ed il vicolo dell'Atleta, ha scoperto parecchi avanzi di antichi fabbricati, ed ha rinvenuto una testa di Marco Aurelio, assai danneggiata nel naso e nella bocca.
Rodolfo Lanciani.
Sottofondandosi la casa posta nel vicolo dell’Atleta, ai n. 18 e 19, il proprietario sig. Merenda scoprì un muro di mediocre cortina, a mattoni triangolari. Il muro è lungo circa 10 metri, è perpendicolare all’asse del vicolo sunnominato, e sembra far parte del fabbricato scoperto dal cav. Corvisieri, dalla parte di via de’ Vascellari (v. Notizie 1882, p. 413). A nord del muro laterizio si rinverne un deposito di anfore, collocate in buon ordine, con la bocca in alto ed il corpo confitto nel suolo di scarico. Le anfore sane, o quasi sane, sono otto: abbondano poi ì frammenti di quelle spezzate. Due hanno il bollo impresso F SECVI, GRAMA.
Si rinvennero pure i seguenti oggetti: 3 lucerne fittili coi bolli FLORENT, PASAVG, C CAESAE; un cucchiaio di bronzo di forma elegante; una basetta pure di bronzo, rettangola, col tronco d’albero al quale appoggiavasi la statuina, che manca; un dado di osso; quadrelli e rombi di marmi colorati; una moneta di Commodo; una moneta di argento delle zecche aragonesi; molti spilli, stili, ed aghi erinali, e molti frammenti di vasellame di vetro.
Fu quindi rimesso all'aperto tutto l'angolo di un vastissimo ambiente, chiuso da muri di buona cortina, alti m. 6,59 sul piano antico, che è di mosaico geometrico a chiaro scuro, riquadrato da fascione nero, largo più di un metro. Nella parete meridionale, ed all’altezza di 5 m. da terra si aprono alcune feritoie, il cui architrave è costruito da un tegolone, col bollo lunato: EX FIGLIN TONNEIAN A ... CI ... FELI.
La parete occidentale è decorata di tre zone di dipinti murali. La zona inferiore è ad imitazione del marmo venato: la zona media a riquadri e fascioni, con encarpi e figurine di uccelli: la zona più alta è alla pompeiana.
Nel terrapieno sono stati raccolti moltissimi oggetti, vetri, ossi, terracotte ecc. È notevole fra gli altri un pezzo di incrostazione di mobile, in osso, tagliato a foggia di capitello ionico, di rara eleganza.
Lo scavo di sottofondazione del sig. Merenda, trovasi a soli 17 m. di distanza dal sito della scoperta dell’ Apoxiomeno, e dei bronzi capitolini.
Rodolfo Lanciani.
Negli scavi fatti eseguire dal sig. Merenda al vicolo dell'Atleta, è stato ritrovato un brano di epigrafe, così trascritta dal ch. Pellegrini: D AEPIGE HODIA FE NIDCIA TIF DVLCISSIM NEMERENT ANNIS XXXV
Rodolfo Lanciani.